Contro l’ordine sionista nelle Università
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La guerra in Medio Oriente, 4 maggio 2024 - Gli studenti statunitensi in tutto il Paese non protestano, mettendo a rischio il loro futuro e la loro sicurezza, per odio patologico verso gli ebrei. Lo fanno in segno di rifiuto e giustificata indignazione per l’uccisione di massa compiuta da Israele contro i civili indifesi a Gaza...
Mintpress news, 2 maggio 2024 (trad.ossin)
Contro l’ordine sionista nelle Università
Ramzy Baroud
Gli studenti statunitensi in tutto il Paese non protestano, mettendo a rischio il loro futuro e la loro sicurezza, per odio patologico verso gli ebrei. Lo fanno in segno di rifiuto e giustificata indignazione per l’uccisione di massa compiuta da Israele contro i civili indifesi a Gaza
Un accampamento di studenti che protestano contro Israele alla George Washington University, 30 aprile 2024. Mark Schiefelbein | AP
Le proteste di massa in decine di università statunitensi non si possono ridurre al tema soffocante e fuorviante dell’antisemitismo.
Migliaia di studenti statunitensi in tutto il Paese non protestano, mettendo a rischio il loro futuro e la loro stessa sicurezza, a causa di un odio patologico per il popolo ebraico. Lo fanno in totale rifiuto e in una giustificata indignazione per gli omicidi di massa compiuti dallo Stato di Israele contro i Palestinesi indifesi a Gaza.
Sono arrabbiati perché il bagno di sangue nella Striscia di Gaza, iniziato il 7 ottobre, è interamente finanziato e sostenuto dal governo degli Stati Uniti.
Queste proteste di massa sono iniziate all’Università della Columbia il 17 aprile prima di estendersi a tutti gli Stati Uniti, da New York al Texas, dalla Carolina del Nord alla California.
Le proteste vengono paragonate, in termini di natura e intensità, alle manifestazioni pacifiste avvenute negli Stati Uniti contro la guerra del Vietnam negli anni '60 e '70.
Sebbene il paragone sia appropriato, è fondamentale notare la diversità etnica e la varietà sociale che caratterizza le attuali proteste. In molti campus, studenti arabi, musulmani, ebrei, neri, nativi americani e bianchi stanno fianco a fianco con i loro coetanei palestinesi, condividendo una posizione unitaria contro la guerra.
Nessuno di loro è motivato dal timore di poter essere arruolato per combattere a Gaza, come era, per molti studenti all’epoca della guerra del Vietnam. Essi sono invece tutti uniti su una chiara serie di priorità: porre fine alla guerra, porre fine al sostegno degli Stati Uniti a Israele, porre fine agli investimenti diretti delle loro università in Israele e riconoscimento del loro diritto di protestare. Questo non è idealismo ma uno dei più sublimi esempi di umanità.
Nonostante gli arresti in massa, a partire dalla Colombia, e la violenza diretta contro i manifestanti pacifici ovunque, il movimento non ha fatto altro che rafforzarsi.
D’altro canto, i politici statunitensi, a cominciare dal presidente Joe Biden, hanno accusato i manifestanti di antisemitismo senza accogliere nessuna delle loro ragionevoli richieste sostenute a livello globale.
Ancora una volta, l’establishment democratico e quello repubblicano si sono uniti nel cieco sostegno a Israele.
Biden ha condannato le “proteste antisemite”, definendole “riprovevoli e pericolose”.
Pochi giorni dopo, il presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Mike Johnson, ha visitato l’università protetto da strette misure di sicurezza, ed ha usato un linguaggio difficilmente adatto a un paese che afferma di difendere la democrazia, il rispetto, la libertà di espressione e il diritto di riunione.
"Non possiamo proprio permettere che questo tipo di odio e antisemitismo fiorisca nei nostri campus", ha detto, aggiungendo: "Sono qui oggi, unendomi ai miei colleghi e chiedo al presidente (Minouche) Shafik di dimettersi se non riesce a riportare immediatamente l'ordine in questo caos."
Shafik, tuttavia, era già della stessa banda, essendo stata proprio lei a chiedere al dipartimento di polizia di New York di reprimere i manifestanti, accusandoli falsamente di antisemitismo.
I media mainstream statunitensi hanno contribuito alla confusione e alla disinformazione riguardo alle ragioni delle proteste.
Il Wall Street Journal, ancora una volta, ha permesso a opinionisti come Steven Stalinsky di denigrare i giovani attivisti della giustizia per aver osato criticare l'orrendo genocidio di Israele a Gaza.
“Hamas, Hezbollah, gli Houthi e altri stanno adescando attivisti negli Stati Uniti e in tutto l’Occidente”, ha affermato, eludendo ancora una volta un dibattito critico sul sostegno statunitense al genocidio con argomentazioni bizzarre e infondate.
I propagandisti dell’establishment statunitense vorrebbero continuare a ingannare se stessi e i loro lettori. Tuttavia, la verità è che né i “reclutatori” di Hezbollah né quelli di Hamas sono attivi nelle università della Ivy League, dove i giovani vengono spesso preparati per diventare leader del governo e delle grandi aziende.
Tutte queste distrazioni hanno lo scopo di nascondere l’innegabile cambiamento nella società statunitense, che promette un cambiamento di paradigma a lungo termine nell’opinione pubblica sui temi di Israele e della Palestina.
Già da anni, prima dell'attuale guerra, gli Statunitensi avevano cambiato opinione su Israele e sulla cosiddetta “relazione speciale” del loro Paese con Tel Aviv.
I giovani democratici hanno guidato la tendenza, che può essere osservata anche tra gli indipendenti e, in una certa misura, tra i giovani repubblicani.
Dire che “le simpatie in Medio Oriente sono adesso più verso i Palestinesi che gli Israeliani” sarebbe stata impensabile in passato. Ma questa è la nuova normalità, e gli ultimi sondaggi d’opinione sull’argomento e il calo del tasso di approvazione di Biden continuano ad attestarlo.
Le generazioni più anziane di politici statunitensi, che hanno costruito e sostenuto carriere basate sul sostegno incondizionato a Israele, sono sopraffatte dalla nuova realtà. Il loro linguaggio è confuso e pieno di falsità. Eppure, sono disposti a diffamare un’intera generazione del loro stesso popolo – i futuri leader degli USA – pur di soddisfare le richieste del governo israeliano.
In una dichiarazione televisiva del 24 aprile, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha descritto i manifestanti come “folle antisemite” che “hanno preso il controllo delle principali università”, sostenendo che i manifestanti pacifici chiedono “l’annientamento di Israele”. Le sue parole avrebbero dovuto indignare tutti negli USA, indipendentemente dalla loro posizione politica e ideologica. Invece, sempre più politici statunitensi hanno iniziato a ripetere a pappagallo le parole di Netanyahu.
Ma questo opportunismo politico provocherà seri contraccolpi, non solo in un lontano futuro ma anche nelle prossime settimane e mesi, soprattutto nel periodo precedente alle elezioni presidenziali.
Milioni di statunitensi sono stufi della guerra, della fedeltà del loro governo a un paese straniero, del militarismo, della violenza della polizia e delle restrizioni senza precedenti alla libertà di parola negli Stati Uniti e altro ancora.
I giovani statunitensi, che non tengono conto degli interessi personali o delle illusioni storiche e spirituali delle generazioni precedenti, dichiarano: "Adesso basta". Stanno facendo di più che cantare. Si stanno sollevando all’unisono, chiedendo risposte, responsabilità morale e legale e la fine immediata della guerra.
Ora che il governo degli Stati Uniti non ha intrapreso alcuna azione e continua ad alimentare la macchina da guerra israeliana nel suo assalto contro milioni di Palestinesi, questi coraggiosi studenti stanno agendo da soli. Questo è certamente un maestoso momento spartiacque nella storia degli Stati Uniti.
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