Il discorso di Aminatou Haidar
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Washington, 13 novembre 2008
Onorevoli ascoltatori,
Signore, Signori,
Cari amici
Prima di tutto permettetemi di salutare caldamente e con grande rispetto la famiglia Kennedy e soprattutto la signora Robert F Kennedy. Come pure tutte le personalità che assistono a questa gloriosa cerimonia.
Permettetemi di ricordare l’impegno della gloriosa istituzione Robert F Kennedy Memorial, che ci ha riunito in questa gioiosa cerimonia per commemorare insieme le virtù di un brav’uomo che ha consacrato la sua vita alla lotta per la libertà e la promozione dei diritti dell’uomo, rendiamo omaggio allo spirito di Robert Francis Kennedy.
“Ogni qualvolta un uomo difende un ideale, agisce per migliare la sorte degli altri uomini o protesta contro l’ingiustizia, è come se inviasse un piccola ondulazione di speranza che si propaga e si trasforma, accumulando energia e audacia, in una corrente capace di smantellare i potenti muri di oppressione e resistenza”. Così diceva Robert Francis Kennedy, del quale oggi ho l’onore di ricevere il premio 2008 a lui intitolato per i diritti dell’uomo. Ma più ancora io mi sento ispirata dagli stessi ideali che egli ha difeso con convinzione ed assoluta abnegazione: devo allora dirvi che io condivido la sua stessa convinzione “che tutti i popoli hanno il diritto fondamentale di partecipare alle decisioni politiche che coinvolgono la loro vita” e penso anche – come pensava lui – che la protesta contro l’ingiustizia sia la più alta forma di coraggio.
Il mio popolo, il popolo saharaoui, ha sofferto tanto i postumi di una guerra ingiusta portata avanti contro la sua volontà dallo Stato marocchino dal 1975; oggi più della metà del mio popolo vive in diaspora lontano dalla patria e dalle sue famiglie, in condizioni di vita assai difficili, l’altra metà continua la sua eroica resistenza pacifica sotto l’occupazione marocchina. A tutt’oggi più di 500 saharaoui risultano scomparsi dall’invasione marocchina del Sahara Occidentale e lo Stato marocchino rifiuta di pronunciarsi sulla loro sorte, nonostante le campagne propagandistiche di una pseudo commissione di verità chiamata “instance d’équité et réconciliation” che gira per il mondo senza dare alcuna veritiera risposta sulle gravi violazioni dei diritti dell’uomo perpetrate contro la popolazione saharaoui.
Dal 21 maggio 2005 è scoppiata una sollevazione pacifica e non violenta della popolazione saharaoui che proclama il diritto all’autodeterminazione.
Da allora tutte le località a forte concentrazione saharaoui vedono manifestanti che si riuniscono negli spazi pubblici o nei campus universitari scandendo slogan per l’autodeterminazione e sventolando bandiere saharaoui: cosa che espone sempre a pericolo i manifestanti, che patiscono severe prove di manganelli, torture che giungono fino alla morte, come il caso dei giovani Hamdi Lembarki, Bachaikh Lakhlifi e Sidha Uld Lahbib, o pesanti condanne che arrivano anche a 15 anni di prigione, come il caso del difensore dei diritti dell’uomo Yahia Mohammed Lhafed, o ancora li espone a patire la pena dell’infermità perpetua a causa della brutalità degli interventi delle forze di sicurezza marocchine, che sono costate alla studentessa saharaoui Sultana Khaya l’ablazione dell’occhio destro o allo studente saharaoui Lwali Qadmi una paraplegia totale.
Senza parlare dell’incasso quotidiano di abitazioni saccheggiate, delle incessanti campagne di intimidazione e molestie contro i difensori saharaoui dei diritti umani, che vanno dall’arresto per il solo fatto di fare dell’attivismo, fino addirittura al licenziamento o al divieto di libera circolazione, ma ancora più grave il divieto sistematico di formare delle organizzazioni; nel caso specifico il Collettivo dei difensori saharaoui dei diritti dell’uomo CODESA, del quale sono presidente e che è sempre vietata dall’autorità amministrativa, e analoga sorte ha subito anche l’Associazione saharaoui delle vittime delle gravi violazioni dei diritti dell’uomo ASVDH
Signore e Signori,
come donna saharaoui vittima della repressione marocchina, di sparizione forzata e di detenzione arbitraria, ed anche nella mia qualità di difensore dei diritti dell’uomo, io ribadisco che la situazione dei diritti dell’uomo nei territori occupati del Sahara Occidentale è oggi drammatica e peggiora giorno dopo giorno. Testimonio che la popolazione saharaoui è alla disperazione, rivolgo un appello per la protezione dei loro elementari diritti. E’urgente ed imperativo accentuare gli sforzi ed intensificare il lavoro per porre fine alle nostre sofferenze.
Onorevoli ascoltatori
E’ noto che il costo del conflitto in Sahara occidentale incide pesantemente sulla prosperità dei due popoli, saharaoui e marocchino in primo luogo, ma danneggia altresì le aspirazioni tanto manifestate dei popoli maghrebini. E’ venuto il tempo allora di alleviare le sofferenze indicibili che questa situazione provoca alle popolazioni. Non sarebbe giusto che il popolo saharaoui benefici di una protezione internazionale di fronte alla feroce repressione di cui è vittima? Fino a quando la società internazionale manterrà l’attitudine deplorevole di assistere in tutta tranquillità a simili forme di dominazione straniera che violano il diritto inalienabile dei popoli all’autodeterminazione? Sarebbe invece augurabile un sincero impegno che acceleri il processo verso l’autodeterminazione.
La Commissione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, che ha effettuato una visita in Sahara Occidentale tra il 15 e il 19 maggio 2006, ha confermato nel suo rapporto che tutte le violazioni dei diritti dell’uomo commesse dalle autorità marocchine in Sahara Occidentale derivano dalla negazione di un diritto fondamentale e fondatore delle Nazioni Unite, vale a dire il diritto all’autodeterminazione del popolo saharaoui, che è diritto inalienabile ed imprescrittibile.
Signore e Signori,
Non è molto tempo che i negoziati tra i dirigenti saharaoui e marocchini hanno superato un quarto round a Menhasset sotto gli auspici delle Nazioni Unite e si attende il quinto, ma il presentimento diffuso tra i saharaoui, anche tra i più ottimisti, è che queste discussioni non portino verso un esito positivo. E ciò malauguratamente provoca disappunto e disperazione. A meno di due anni dal completamento del piano di azione del secondo decennio internazionale per l’eliminazione del colonialismo (anno 2010), il popolo saharaoui attende ancora di ricevere il sostegno della comunità internazionale e di vedere le Nazioni Unite giocare un ruolo attivo nella ricerca di una soluzione giusta ed equa di un conflitto che è la nostra tragedia.
Signore e Signori,
Permettetemi di lanciare a nome di tutti i difensori saharaoui dei diritti dell’uomo, dall’alto di questa tribuna, un pressante appello a tutta la comunità internazionale, e soprattutto agli Stati Uniti d’America, perché si adoperi massicciamente per la protezione dei cittadini saharaoui sottoposti alla occupazione marocchina, e voglio cogliere l’occasione per ricordarvi che una quarantina di prigionieri politici saharaoui, e tra loro alcuni difensori dei diritti dell’uomo, sono oggi dietro le sbarre nelle prigioni del Marocco e nella Prigione Nera di El Aaiun occupata. Si trovano in condizioni di detenzione assai deplorevoli, sono maltrattati, privati dei diritti più elementari. Il loro crimine è di avere chiesto il rispetto del diritto di autodeterminazione del loro popolo.
Questi prigionieri hanno bisogno del nostro appoggio e della nostra solidarietà perché riottenano la libertà. Mobilitiamoci dunque per la loro liberazione immediata e perché sia finalmente rivelata la sorte degli altri saharaoui spariti dal 1976.
Onorevoli ascoltatori
Per finire, io mi sento ancora una volta affascinata dalla aspirazioni di Robert Francis Kennedy, che credeva che il ruolo degli Stati Uniti d’America dovesse essere quello di esercitare la sua influenza nel mondo per instaurare la pace e la giustizia; diceva anche: “…la grande sfida degli americani è di mantenersi fedeli alla verità, di mantenersi fedeli alla libertà come valore umano fondamentale e di conservare nei nostri cuori e nei nostri spiriti la tolleranza e la fiducia reciproca”.
Permettetemi infine di dedicare questo prestigioso premio ai prigionieri politici saharaoui, alle vittime della repressione marocchina ed ai difensori saharaoui dei diritti dell’uomo che servono un nobile compito e fanno molti sacrifici per difendere i diritti altrui.
Viva la pace – Viva la solidarietà – Viva l’amicizia
E grazie
Aminatou Haidar, insignita del premio per i diritti dell’uomo
Robert F. Kennedy 2008