Ventitreesimo giorno
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Ventitreesimo giorno di sciopero della fame. La controffensiva diplomatica marocchina
Il Marocco sta intensificando la sua offensiva diplomatica e perciò ha inviato rappresentanti dei principali partiti politici marocchini in Spagna per spiegare la posizione del regno del Nord Africa sull’impasse creatasi nel caso Haidar.
L'atteggiamento del Marocco rimane invariata, come quella di Aminattou Haidar, e nessuna delle due 'parti' sembra intenzionato a cedere. Il Ministro marocchino dell'Economia e affari generali, Nizar Baraka, è indignato per il comportamento del noto difensore dei diritti umani: "Il Marocco non merita questo trattamento da parte sua e la Spagna nemmeno. Il governo spagnolo le ha offerto la nazionalità e molte altre cose, ma lei non vuole nulla e sta prendendo in giro tutti ", ha detto Baraka in un'intervista a ELMUNDO.es.
Il regno del Nord Africa non intende in ogni caso consentire il suo ritorno a Laayoune, la capitale del Sahara occidentale, il luogo dove vive con sua madre e due figli, che hanno lanciato un appello per il suo ritorno.
La linea della propaganda marocchina, dunque, è quella di colpevolizzare la vittima: è lei che non si accontenta di niente, è lei che fa del male a Marocco e Spagna. “Con il suo atteggiamento – ha detto ancora il ministro - ha offeso 30 milioni marocchini. Cerca solo di bloccare i negoziati sul Sahara".
Il titolare degli Affari economici ha tentato tuttavia di ammorbidire le parole del suo collega di governo, Taieb Fassi Fihri, il ministro degli Esteri, che aveva minacciato di cambiare la sua politica in materia di immigrazione con la Spagna in conseguenza del caso Haidar.
Baraka ha ricordato le buone relazioni tra i due paesi ed ha sottolineato che la Spagna è il secondo partner economico del Marocco. "Nulla potrà danneggiare le relazioni tra il Marocco e la Spagna. Il Marocco è un paese che non si permette di rescindere il contratto con le grandi compagnie, come Repsol e Gas Natural", ha detto, alludendo chiaramente all’Algeria.
Il ministro marocchino ha proposto una nuova soluzione per consentire ad Haidar di tornare in Marocco: "Se lei si considera una militante del Polisario, il Polisario le fornisca un passaporto algerino.
E come si può risolvere il problema? Il Marocco insistere nel dire che “L'unico responsabile di quello che sta accadendo è Aminatou Haidar. E 'lei che deve decidere. La soluzione dipende da lei".
Spagna e Marocco, 'vittime'
In termini simili si è espresso anche il ministro della Giustizia del Marocco, Abdelwahad Radi. Dopo un incontro con il vice presidente del governo, Manuel Chaves, ha detto che sia il suo paese e la Spagna sono "vittime" di "persone contrarie e ostili all'unità territoriale del Marocco", che hanno utilizzato Haidar "per creare un problema".
In alcune dichiarazioni ai media, Radi ha voluto mettere bene in chiaro che il Marocco è molto interessato ad una cooperazione con la Spagna, che farà tutto il possibile per mantenerne "l'amicizia". "Siamo maturi e saggi abbastanza per superare questa situazione", ha detto.
Alla domanda su cosa accadrebbe se Haidar morisse, Radi ha detto di non interessarsi di "fantapolitica" e che non è un suo problema.
Dibattito sull’ipotesi di alimentazione forzata
Le condizioni di salute di Aminatou Haidar destano sempre maggiori preoccupazioni. I giornali spagnoli riferiscono che uno sciopero come quello portato avanti dalla attivista saharawi, che assume un litro e mezzo di acqua e dodici zollette di zucchero al giorno le potrebbe consentire di sopravvivere per sessanta giorni (oggi siamo già al ventiquattresimo). Ma bisogna fare anche i conti con lo stato di debilitazione della donna, provata da quattro anni di detenzione nei terribili centri di detenzione marocchini.
Tanto basta perché si sviluppi la polemica sulla ipotesi di sottoporla ad alimentazione forzata.
Sia la Federazione delle Associazioni per la Difesa della sanità pubblica (FADSP) che l'Associazione Federale Diritto a morire con dignità (DMD) hanno definito “illegale” ogni alimentazione di Haidar contro la sua volontà, anche se fosse autorizzata dal giudice.
Su questo aspetto, ha finto di pronunciata anche la portavoce del Consiglio Generale del Potere Giudiziario (CGPJ), Gabriela Bravo, che si è detta sicura che, a seconda di come si evolveranno le cose, sarà adottata la decisione giudiziaria "più adeguata".
Per la Commissione mista dell'Unione europea, il Segretario di Stato per l'Unione europea Diego Lopez Garrido, ha difeso l'azione del governo e assicurato che l'Europa "sostiene assolutamente" la Spagna per il modo in cui sta gestendo il caso.
Reazioni politche
Il portavoce del Governo delle Canarie, Martin Marrero, ha chiesto al governo spagnolo di assumersi le proprie responsabilità ed alla comunità internazionale di "non continuare a guardare da un'altra parte".
Tuttavia, critiche al governo hanno continuato ad arrivare da diversi partiti di opposizione.
Così, il segretario generale del PP, María Dolores de Cospedal, ha criticato “lo spettacolo pietoso” che la Spagna sta offrendo "in politica estera”, mentre il PCE, Izquierda Unida e le organizzazioni sociali hanno denunciato l'oltraggio che i governi spagnolo e marocchino stanno facendo contro la vita di Haidar.
“Tornerò a Laayoune, viva o morta”
Le uniche parole pronunciate oggi da Aminatou Haidar sono state: “Tornerò a Laayoune, viva o morta”. L’attivista saharawi non ha rilasciato oggi alcuna dichiarazione, perché si sentiva debole, ma ad un cameramen della Radio Televisione saharawi che le ha chiesto se spera in un prossimo ritorno, è riuscita a dire queste poche, significative, parole..