Giornata di chiusura della Conferenza di Algeri
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El Watan, 27 septembre 2010
Chiusura della Conferenza Internazionale sulla resistenza saharawi
Hassan Moali
Le testimonianze dei partecipanti riferiscono di quanto accade nei territori occupati e la repressione che colpisce i Saharawi: "Abbiamo constatato che, al di là dello spirito militante, esiste una chiara volontà di affrontare qualsiasi sacrificio per portare avanti la resistenza pacifica contro la colonizzazione marocchina". Abdelkader Taleb Omar, primo ministro della Repubblica araba saharawi democratica (RASD), non poteva riassumere meglio le testimonianze fatte ieri dai militanti saharawi davanti ai partecipanti alla Conferenza internazionale sulla resistenza che ha chiuso i suoi lavori a Algeri. Questa cerimonia di due giorni è stata lo scenario di uno "show" commuovente sulle sofferenza patite dai militanti saharawi di fronte alla macchina repressiva marocchina. I delegati, di una trentina di paesi, ascoltavano senza parole le terribili testimonianze rese dagli attivisti saharawi nei territori occupati. E' stato il colpo di grazia alla propaganda del makhzen che tenta maldestramente di accollare all'Algeria le violazioni dei diritti umani di cui sono vittime i Saharawi.
A dimostrazione del fatto che vi è stata una presa di coscienza, alcuni partecipanti hanno perfino proposto l'organizzazione di una flotta per rompere l'embargo imposto dal Marocco sui territori saharawi occupati. Altri si sono offerti di accompagnare i militanti saharawi sulla via del ritorno verso casa, dove potrebbero esserci le forze marocchine ad accoglierli.
In ogni caso la conferenza è stata un successo formidabile sia per il numero di partecipanti (304), che per le diverse nazionalità (una trentina). Questo emerge con chiarezza nella dichiarazione finale che ha riaffermato "la legittimità della resistenza popolare pacifica del popolo saharawi nei territori occupati".
Lettera a Sarkozy e flotta verso Laayoune
I partecipanti hanno anche chiesto alle Nazioni Unite "l'applicazione immediata" delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza che raccomandano l'organizzazione di un referendum di autodeterminazione "trasparente e leale, diritto inalienabile riconosciuto al popolo saharawi dalla comunità internazionale".
I conferenzieri hanno anche denunciato le "ripetute violazioni" dei diritti dell'uomo da parte degli occupanti marocchini in Sahara Occidentale e hanno invitato l'ONU, l'Unione Europea, l'Unione africana, le ONG internazionali e tutti i militanti per i diritti dell'uomo "a garantire rapidamente, con tutti i mezzi possibili, il rispetto dei diritti dell'uomo da parte del Marocco e così mettere fine alle sofferenze dei militanti saharawi imprigionati".
La France,uno dei più importanti n"sponsor" dell'occupazione marocchina, è stata chiamata in causa dalla conferenza internazionale attraverso il suo presidente, al quale si è chiesto di assumere "una posizione degna della Francia, patria dei diritti dell'uomo, che consenta l'ampliamento del mandato della Minurso anche alla protezione dei diritti dell'uomo nei territori occupati del Sahara Occidentale".
La Conferenza di Algeri si leva inoltre contro "la sistematica attività predatoria delle risorse naturali del Sahara Occidentale da parte del Marocco, con la complicità, diretta o indiretta, di paesi terzi, essenzialmente europei, che, tuttavia, hanno imposto nel trattato di associazione la condizione del rispetto dei diritti dell'uomo ed il rispetto del diritto internazionale". Nello stesso ordine di idee, l'ONU è stata messa in mora perché assicuri ai rifugiati un aiuto umanitario "sufficiente" e "multiforme" che possa garantire ai Saharawi il "minimo necessario" per beneficiare di cure, alimentazione, educazione, formazione, attività culturali e benessere sociale. Infine la Conferenza ha dato mandato agli organizzatori di fare pressione sui sovrani e i presidenti degli Stati di tutto il mondo, le organizzazioni multilaterali e le ONG internazionali "perché facciano quanto loro possibile affinché cessi il calvario del popolo saharawi e che sia ad esso permesso di scegliere liberamente il suo destino".