L’accampamento della Dignità

Una novità, che potrebbe rivelarsi di straordinaria importanza, viene dal Sahara occidentale, dove sembra che la lotta contro l’occupazione stia assumendo una dimensione di massa.

Da alcuni giorni, circa settemila saharawi hanno eretto un accampamento nella località di Gdeim Izik (a 12 km da Laayoune, la capitale del Sahara Occidentale), per protestare contro l’occupazione marocchina e per denunciare le “sistematiche” torture cui sono sottoposti i Saharawi, oltre che l’emarginazione della quale soffrono e le pessime condizioni di vita cui sono costretti.

Si sono così auto-esiliati in questo accampamento, che ricorda i campi nei quali i loro fratelli separati vivono da trentacinque anni nel deserto algerino.

Le forze di occupazione marocchine hanno circondato questo accampamento e lo hanno recintato con filo spinato, impedendo (o rendendo più difficoltoso) l’approvvigionamento di cibo, acqua e medicinali, tanto che il 19 ottobre la Croce Rossa saharawi ha lanciato un appello ai paesi donatori e a tutte le organizzazioni non governative per garantire “al più presto possibile assistenza umanitaria alle popolazioni saharawi installate nei campi dell’indipendenza”.

Il movimento di protesta cerca di attirare l’attenzione della comunità internazionale e sollecita una soluzione del conflitto, che sia rispettosa della giustizia e del diritto.

Intanto a Dakhla, Laayoune, Smara e negli altri centri del Sahara Occidentale, si svolgono manifestazioni di protesta e di sostegno all’iniziativa degli “esiliati” e altri accampamenti sono stati eretti: uno a dieci chilometri da Dakhla, sorto per “rivendicare il diritto all’autodeterminazione all’indipendenza”. Sembra che un violento intervento delle forze di occupazione lo abbia distrutto, disperdendo i manifestanti.

Un altro accampamento è stato eretto nei pressi di Smara, da parte di più di 14 famiglie, che hanno lasciato la città occupata di Smara e si sono accampati a 18 km a nord di Oued Saguiet El-Hamra per protesta contro “le miserabili condizioni di vita nei territori occupati. Anche questo accampamento è stato oggetto di un violento attacco da parte delle forze di repressione marocchine. Fonti della RASD parlano di 70 feriti nel corso degli scontri.

 Le ultime notizie di fonte saharawi parlano di un nuovo attacco all’accampamento di Laayoune da parte delle forze di occupazione marocchine, che starebbero usando scavatrici per realizzare delle barricate che impediscano alle auto di altri manifestanti di raggiungere il campo.



Testimonianza di un anziano abitante di Dakhla, Malainin uld Mohamed Benu:

“Sono partito da Dakhla con la mia famiglia per installarmi nell’accampamento degli esiliati, dove già si trovano alcuni familiari, per rivendicare i nostri diritti. Durante il cammino siamo stati intercettati da militari dell’esercito marocchino armati di bastoni, coi quali ci hanno aggrediti e colpiti. Non avevamo bandiere e non avevamo fatto alcun atto di provocazione. Nonostante ciò, si sono avventati contro tutti i componenti della mia famiglia, distruggendo i cristalli dell’auto e ferendo delle donne. Alcune hanno riportato delle fratture e un’altra è stata ferita ad un occhio dai frammenti di cristallo e la si è dovuta ricoverare in un ospedale.

Nonostante ciò abbiamo deciso di proseguire e intendiamo unirci agli auto-esiliati per rivendicare la nostra libertà. Chiediamo che i Marocchini se ne vadano dalla nostra terra, che se ne vadano da qui”.


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