Fecero un deserto e lo chiamarono pace
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“Fecero un deserto e lo chiamarono pace” (Publio Cornelio Tacito, De vita Iulii Agricolae)
Una massiccia retata nelle strade e nelle case dei saharawi di Laayoune, con centinaia di arresti, e le scorribande di squadracce di coloni civili spalleggiati dall’esercito, hanno caratterizzato l’intera giornata. Per le Autorità di occupazione, “è tornata la pace”
La MAP, la bugiardissima agenzia di stampa ufficiale del Makhzen in un breve dispaccio dice che la calma è tornata a Laayoune, il traffico è tornato a scorrere, la tensione è finita e la calma regna nuovamente in città. Un grande aiuto al ritorno della normalità – dice il dispaccio – è stato offerto dai cittadini che hanno dato man forte alle forze dell’ordine.
Si tratta in realtà di squadracce che, sostenute dalle milizie, hanno aggredito cittadini saharawi, sono penetrati nelle loro case, picchiando, derubando e (si dice) anche violentando.
La realtà, per come viene descritta dalle persone che siamo riuscite a contattare a Laayoune è molto diversa da come la dipinge la propaganda ufficiale.
La giornata è stata caratterizzata da una retata senza precedenti, con centinaia di arresti. Che coinvolgono perfino ragazzi giovanissimi: si ha notizia per esempio che, questa mattina, Lamin Malaainin, di 17 anni, è stato prelevato dalle forze di sicurezza che hanno bloccato il pulmino che lo stava conducendo a scuola nel complesso scolastico IQRA.
Di moltissime persone non si hanno più notizie, non si sa se siano vive , morte o detenute arbitrariamente. Molti feriti non osano affidarsi alle cure degli ospedali e la gente ha paura di rientrare nelle case, dove sono esposti alle azioni violente dell’esercito e delle ronde di coloni.
Intanto le bugie di regime stanno cominciando a lasciare posto alle cifre reali, dal momento che le stesse fonti ufficiali ammettono che il numero di morti supera quello comunicato nelle prime ore.
Dal canto suo il Ministero dell’informazione della RASD (la Repubblica araba democratica saharawi) conferma la cifra già fornita di 11 morti, 723 feriti e 159 dispersi. “Questo bilancio provvisorio – prosegue la nota – rischia purtroppo di aggravarsi, viste le dimensioni del barbaro attacco delle forze armate reali appartenenti a diversi corpi, soprattutto i Détachements d’Intervention Rapide (DIR), dislocati dalla zona del Muro della vergogna… Le forze di aggressione marocchine hanno usato proiettili, bombe lacrimogene, bastoni, sassi e cannoni ad acqua contro una popolazione civile, pacifica e indifesa, composta da più di 26.000 persone, per lo più donne, bambini e vecchi”.
Fonti locali ci hanno parlato di manifestazioni in varie città del Sahara occidentale e del Sud del Marocco: ad Agadir, dove gli studenti saharawi hanno tenuto un sit-in di protesta all’Università, a Guelmim, a Dakhla, dove le manifestazioni sarebbero state violentemente represse dalla polizia.
Il segnale di attacco era venuto dal Despota di Rabat in persona, il re Moahmmed VI che, nel corso del discorso di celebrazione del 35° anniversario della marcia verde ha reiterato “la ferma determinazione del Marocco nella difesa delle province del Sud” e a non “permettere alcuna violazione o messa in discussione della marocchinità della zona del Sahara posta ad est del muro difensivo (il muro della vergogna)”
Le reazioni in Italia
Le vicende del Sahara Occidentale hanno provocato emozione perfino nella distratta Italia. Si registrano una serie di prese di posizione.
Il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha espresso in una nota “grande preoccupazione” per gli scontri seguiti all’azione di sgombro dell’accampamento saharawi nel Sahara occidentale. “Siamo estremamente preoccupati per le vittime e i numerosi feriti causati dagli scontri”, ha aggiunto invitando le parti “a proseguire costruttivamente il negoziato in corso sotto gli auspici delle Nazioni Unite per trovare una soluzione pacifica al conflitto e mantenere la necessaria calma e moderazione per evitare scontri che causerebbero ulteriori vittime civili e spargimenti di sangue”.
La CGIL, aveva già ieri diramato un comunicato:
“In queste ore l’esercito del Marocco ha attaccato e sta smobilitando con l’uso della forza militare e con grande brutalità un accampamento nei pressi di Al Ayoun (Sahara Occidentale) dove la popolazione Saharawi si era riunita da diversi giorni per rivendicare la fine della repressione, il rispetto dei diritti umani ed il ricorso ad un referendum per l’autodeterminazione secondo le risoluzioni dell’Onu.
Di fronte alla crescente mobilitazione pacifica del popolo Saharawi ancora una volta il Marocco ricorre alla forza ed alla repressione brutale,che non risparmia neppure donne e bambini.
Dalle prime frammentarie notizie che ci pervengono centinaia di feriti sono stati ricoverati all’ospedale e gli scontri continuerebbero.
La Cgil richiede con forza un intervento immediato ed adeguato da parte del Governo Italiano e della Unione Europea nei confronti del Marocco per esigere il rispetto dei diritti umani e per garantire al popolo Saharawi di poter esprimere liberamente la propria volontà politica, mettendo fine alla repressione poliziesca e militare.
Da parte loro le Nazioni Unite debbono agire per garantire il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale ed utilizzare la propria Missione militare presente nel Sahara Occidentale (MINURSO) per garantire i diritti e la sicurezza del popolo Saharawi nei territori occupati dal Marocco".
Il Ministro della gioventù, Giorgia Meloni, ha detto che “Nel giorno in cui si ricorda il vento di libertà che fece cadere il Muro di Berlino, fa male vedere le terribili immagini che ci arrivano dal Marocco, e che raccontano di oltre dieci morti e circa settanta feriti civili nelle operazioni di repressione ai danni della popolazione saharawi”.
Giacomo Filibeck, responsabile Africa, Euromediterraneo e Medio oriente del Forum Esteri del Partito Democratico ha dichiarato: “Alla luce dei recenti drammatici sviluppi a El Aayun, occorre che la comunità internazionale, proprio nel momento in cui si dovrebbero riprendere a New York i colloqui diretti tra Marocco e Fronte Polisario, faccia sentire forte la propria voce a tutela della vita e dei diritti dei saharawi”.
I deputati PD Carmen Motta e Paolo Grimoldi, dell’intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo saharawi, hanno chiesto che “il governo intervenga immediatamente attraverso il Ministro degli esteri affinché il Marocco cessi l’azione violenta nei confronti della popolazione saharawi e ripristini le indispensabili condizioni per garantire i diritti umani ad un popolo che, pacificamente, sta chiedendo migliori condizioni di vita”.
Il segretario nazionale del PRC/Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero e il responsabile esteri Fabio Amato hanno diramato una nota già ieri, 8 novembre: “L’atroce massacro contro la popolazione saharawi che il governo marocchino sta perpetrando nella città di Laayoune nella generale disattenzione della comunità internazionale è un crimine contro l’umanità che va fermato subito. Chiediamo che si ponga immediatamente fine a questa sanguinosa repressione. La comunità internazionale, il governo italiano e l’Unione Europea devono intervenire e condannare senza equivoci l’azione criminale del governo marocchino. Il diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione non può essere più negato”.
Il deputato Pdl Renato Farina ha dichiarato che “La repressione con uso sproporzionato della forza operata da esercito e polizia marocchini nel campo saharawi di Laayoune è un fatto grave, tanto più mentre sono in corso dialoghi all’ONU, e il Consiglio d’Europa manifesta una seria apertura all’ingresso di Rabat nell’istituzione di Strasburgo”.
Infine oggi, 9 novembre, il Consiglio Comunale di Napoli ha adottato una mozione all’unanimità, con la quale, preso atto degli “atti di repressione violenta da parte delle forze militari marocchine… culminate con l’uccisione di un ragazzino di 14 anni, Nayem El-Gareh” e, in seguito, con l’assalto al campo della Dignità di Gmeil izik, impegna “il Consiglio, la Giunta e, per il tramite del Sindaco, il Governo italiano a porre in essere ogni azione presso la Comunità internazionale per raffreddare il conflitto, ripristinare la legalità, in attuazione del consolidato deliberato ONU”.
Ultim'ora
In serata il Ministero per i Territori occupati della RASD (Repubblica Araba Democratica Saharawi) ha divulgato notizie raccapriccianti: alle di 15,30 di oggi sarebbero stati rinvenuti i corpi senza vita di tre
Sahrawi nel fiume Saguia el Hamra. Due di essi sarebbero stati uccisi da colpi di arma da fuoco, il terzo schiacciato da un'auto.
Verso le cinque del pomeriggio, un bambino di sette anni Saharawi sarebbe stato ucciso nel quartiere di Duerat, nel corso delle scorribande violente delle ronde di coloni, spalleggiate dall'esercito marocchino.
Infine, tra il quartiere Hay El Awda e il fiume Saguia el Hamra, sarebbero stati ritrovati i corpi di altri quattro Saharawi. Sono in corso ricerche per la loro identificazione.