L’Expression , 11 novembre 2010

Il Marocco sotto accusa al del Consiglio di sicurezza
di Mohamed Touati

L’attuale presidente, l’ambasciatore inglese Mark Lyall Grant, consulta gli altri paesi membri dell’organo esecutivo dell’ONU per fissare la data della riunione e stabilirne le modalità

Mohammed VI non uscirà bene dal massacro seguito allo smantellamento del campo di Gdeim Izik, devastato, messo a ferro e fuoco dalle forze di occupazione marocchine. Infatti, mentre il terzo incontro informale tra Marocco e Fronte Polisario si è chiuso martedì senza alcun progresso conosciuto, il Consiglio di sicurezza, per iniziativa del Messico, si prepara ad aprire un’inchiesta sui violenti attacchi delle forze di occupazione marocchina al campo di Gdeim Izik e che sono proseguiti con una feroce caccia all’uomo nella città occupata di Laayoune.
Questa operazione militare ha provocato la morte di 11 persone, 723 feriti e 159 dispersi, oltre ai 163 arresti comunicati ieri dalle fonti ufficiali marocchine. Il bilancio resta purtroppo provvisorio. La comunità internazionale indignata e preoccupata ha vivamente reagito a questo massacro pianificato ed eseguito a porte chiuse.
“Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha avviato martedì una procedura, su richiesta del Messico, per convocare una seduta informativa sui violenti attacchi contro i cittadini saharawi in Sahara Occidentale dopo l’assalto di lunedì delle forze marocchine contro il campo di Gdeim Izik”, ha segnalato l’agenzia di stampa saharawi SPS in un dispaccio datato 10 novembre.
La stessa fonte ha aggiunto che il presidente del Consiglio di sicurezza può contare sugli altri 14 membri che hanno già espresso la loro “volontà e il loro sostegno” alla richiesta del Messico che il Dipartimento delle operazioni di pace dell’ONU presenti un rapporto su quello che è accaduto nei territori del Sahara Occidentale. La Francia, tradizionale alleata del trono alawita ha reagito. “C’è un problema di urgenza perché a Laayoune gli scontri sono stati violenti e gli incidenti gravissimi. Si ignora il numero dei feriti e dei morti, sia in città che nel campo di tende”, ha riconosciuto il ministro francese degli affari esteri.
Di qui a immaginare, tuttavia, che Parigi intenda ritirare il suo appoggio al piano di autonomia marocchino per il Sahara occidentale, ce ne corre. “La Francia, come d’altra parte il Consiglio di Sicurezza, giudica interessante la proposta marocchina, che merita di essere discussa”, aveva dichiarato Bernard Kouchner in una intervista al magazine Jeune Afrique nel maggio del 2009. “Questa proposta di autonomia costituisce la base più pertinente per uscire dall’impasse. La Francia incoraggia i negoziati sulla proposta marocchina…” ha rilanciato, all’inizio del mese di luglio, il Primo ministro francese François Fillon. Sul piani diplomatico, gli sforzi fatti dall’inviato speciale del segretario generale dell’ONU per tentare di superare lo status quo nel quale galleggia il conflitto del Sahara Occidentale sembrano essere stati annullati dagli avvenimenti drammatici che hanno segnato i territori occupati.
Il terzo ciclo di discussioni informali tra il Fronte Polisario e il Marocco, che si è svolto tra l’8 e il 9 novembre a Manhasset, vicino a New York, si è chiuso martedì sera sulla constatazione del fallimento. Il Marocco, come era prevedibile, è rimasto fermo sulla sua proposta di autonomia in spregio alla risoluzione 1920 adottata dal Consiglio di Sicurezza il 30 aprile 2010, che garantisce al popolo saharawi il diritto a pronunciarsi liberamente sul suo avvenire nell’ambito di un referendum di autodeterminazione.
“Il Marocco e il Fronte Polisario hanno tenuto un’ampia e franca discussione sulle proposte di ciascuno sul Sahara Occidentale, in uno spirito di reciproco rispetto nonostante il fatto che ciascuna delle parti abbia respinto la proposta dell’altra come base dei futuri negoziati”, ha confidato il rappresentante personale di Ban Ki Moon per la regione. Christopher Ross ha annunciato un altro incontro tra i due belligeranti.
“I partecipanti hanno deciso di incontrarsi di nuovo nel mese di dicembre e all’inizio del prossimo anno per proseguire, con un nuovo approccio, il processo di negoziati richiesto dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, ha dichiarato un diplomatico USA. Fino a quando le porte del dialogo resteranno aperte? Una sola opzione può mettere fine al conflitto del Sahara Occidentale: la tenuta di un referendum di autodeterminazione. La palla è nel campo…. marochhino.
 




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