Rivolta sociale a Gafsa
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Jeune Afrique 15-21 giugno 2008
Tunisia - Fuga di grisù sociale
I tragici avvenimenti di Redeyef rivelano in modo evidente le profonde disparità regionali e la diffusione della disoccupazione tra i diplomati della scuola superiore.
Anche se lo sfruttamento dei giacimenti di fosfato non viene più fatto in miniera ma a cielo aperto, il bacino minerario di Gafsa, nel sud-ovest della Tunisia, non è completamente al riparo da una fuga di grisù, questa volta sociale. Gli sporadici scontri tra disoccupati (e i loro familiari) e le forze dell’ordine nel centro minerario di Redeyef hanno preso, il 6 giugno, una piega drammatica. Per la prima volta dopo cinque mesi di tensioni sotterranee, gli scontri hanno provocato un morto tra i manifestati e più di una ventina di feriti, tra cui 3 poliziotti. Di fronte al peggiorare della situazione, il presidente Zine El-Abidine Ben Ali ha immediatamente spedito l’esercito nella città, dove la calma è stata ristabilita.
Rabbia e frustrazione
Due giorni più tardi, Abdelhafid Nsiri, PDG della Compagnia dei fosfati di Gafsa (CPG) e del Gruppo chimico tunisino (GCT), è stato sostituito da Ridha Ben Mosbah, prima di allora Segretario di Stato per l’insegnamento superiore. Un cambiamento che sembra un licenziamento. Conoscitore del CPG, per averne diretto la ristrutturazione industriale più di venti anni fa, Ben Mosbah ha ereditato un incarico: rimettere ordine nella CPG, accusata di avere acceso la miccia di questa esplosione sociale. In effetti ogni 3 anni, l’impresa indice un concorso di assunzione. Evidentemente, in una regione in cui essa è il solo grande datore di lavoro, in lizza ci sono un gran numero di giovani. Quest’anno l’elenco degli ammessi, pubblicato il 5 gennaio, comprendeva circa 300 persone.
Frustrati ed arrabbiati, i disoccupati scartati cominciano una serie di proteste e manifestazioni davanti alla sede della Sotto-Prefettura di Redeyef. Il movimento si estende a Metlaoui, Mdhila e Moulares. I manifestanti accusano la CPG di favoritismi, e di avere selezionato dei candidati raccomandati da notabili e dirigenti locali (cosa che – si dice – costituisce una pratica abituale, che tuttavia la CPG smentisce). I manifestanti pretendono l’annullamento del concorso. Immediatamente ricevono il sostegno delle famiglie, dei sindacalisti della regione, dei militanti per i diritti dell’uomo e dell’opposizione locale.
Neppure i negoziati tra le autorità locali ed i portavoce dei contestatori riescono a disinnescare la crisi. Anzi il movimento si fa più duro e le violenze aumentano in crescendo col passare dei giorni. Le autorità locali gestiscono la crisi maldestramente.
Il governatore (prefetto) di Gafsa (capoluogo della regione) ed il delegato di Redeyef vengono sostituiti, anche se ufficialmente non si tratta di una sanzione. Ma non cambia niente: gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine crescono, soprattutto il 7 maggio a Redeyef ed il 9 maggio a Moulares. Le richieste si moltiplicano ed i sit-in provocano spesso il blocco della circolazione degli autoveicoli e ferroviaria, di qui l’intervento delle forze dell’ordine. Inoltre il movimento minaccia di estendersi a valanga , soprattutto con le manifestazioni di Feriana, nel vicino governatorato di Kasserine, dove il 7 maggio un giovane muore folgorato.
Béchir Tekkari, ministro della Giustizia e dei diritti dell’uomo, ha definito la morte di questo giovane manifestante di Redeyef un “incidente spiacevole”, giustificando completamente l’intervento della polizia contro gli “elementi perturbatori” che – dice – fabbricano bottiglie molotov.
Il movimento di protesta si è limitato a fare delle rivendicazioni sociali e non ha mai espresso obiettivi politici o lanciato attacchi contro il regime. Però la fuga di grisù sociale del bacino minerario di Gafsa dimostra che la questione della disoccupazione dei diplomati ha assunto una dimensione senza precedenti, proprio come in Marocco, dove sono meglio organizzati e dove le loro manifestazioni fanno parte del paesaggio da diversi anni.
Secondo una inchiesta del Ministero del Lavoro in collaborazione con la Banca Mondiale, realizzata alla fine del 2005 e pubblicata nel 2008, si stima al 50% il tasso di disoccupazione tra i laureati ed i tecnici superiori. Si tratta di un tasso su scala nazionale, il che vuol dire che è ancora superiore nelle regioni classificate “di sviluppo prioritario”, tra cui ci sono la maggior parte delle regioni non costiere. Questo fenomeno getta dunque luce sulle profonde disparità regionali.
Si impongono misure drastiche
Se pure può contribuire a migliorare il dialogo sociale, la nomina di responsabili più aperti e meno portati ai giochi clientelari non sembra tuttavia sufficiente. Si impongono misure drastiche che forniscano opportunità alle regioni meno fortunate. Ed è questo l’orientamento del Presidente Ben Ali, quando ha affidato al Primo Ministro il compito di accelerare la realizzazione di programmi destinati a dinamizzare il ritmo di uno sviluppo “equilibrato”, dando nuovo impulso agli investimenti pubblici e privati nelle “regioni prioritarie”, onde crearvi posti di lavoro e fonti di reddito.
Abdelaziz Barrouhi