Il dominio israeliano su Washington
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Unz Review, 14 dicembre 2021 (trad.ossin)
Il dominio israeliano su Washington
Philip Giraldi
È peggio che mai, ma lo “Stato dell’apartheid” è sempre più sotto pressione
Alla fine di ogni anno, mi piace commentare i progressi – e le battute d'arresto – nella nostra lotta per far capire al governo degli Stati Uniti che il suo compito è quello di migliorare la vita degli Statunitensi, e non di lavorare a tempo pieno per assecondare gli Israeliani e le loro potenti lobby interne. Ci si sarebbe potuti aspettare che nulla sarebbe stato peggio dello strisciare in ginocchio dell'amministrazione Donald Trump per soddisfare ogni capriccio espresso, o anche lasciato inespresso, dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, davvero uno degli uomini più malvagi che siano mai esistiti sulla faccia della terra. Trump si è ritirato dal Trattato sul nucleare iraniano, una mossa dettata da Israele e dalla sua lobby statunitense, e resa appetibile dai cospicui finanziamenti del mega-donatore del GOP (Partito Repubblicano), Sheldon Adelson. Israele è una potenza nucleare segreta, sulla base di un programma sviluppato attorno alla tecnologia e all'uranio rubati agli Stati Uniti, dunque la mossa di Trump è stata il massimo dell'ipocrisia, perché mirava a consentire a quello che la maggior parte delle nazioni considererebbe uno Stato canaglia di avere l'opzione nucleare nei confronti di vicini relativamente indifesi.
Oltre a ciò, e senza alcuna reale sollecitazione da parte di Israele, Trump ha fatto una pioggia di regali allo Stato ebraico, spostando l'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme in violazione dello status "internazionale" della città, riconoscendo l'annessione da parte di Israele delle alture del Golan siriane occupate illegalmente e approvando Il “diritto” di Israele di trattare con i Palestinesi in Cisgiordania come meglio crede. Nessuna di queste iniziative rispondeva a reali interessi statunitensi, e non era nemmeno necessaria per compiacere gli Israeliani. Né corrispondeva ad un qualche interesse statunitense rilasciare dalla libertà vigilata la spia israeliana Jonathan Pollard, la spia più dannosa nella storia degli Stati Uniti, e consentirle di emigrare in Israele dove ha ricevuto il benvenuto di un eroe. Quando Trump ha terminato il mandato, si è appreso che era il genero ebreo e sionista di Trump, Jared Kushner, a sovraintendere le decisioni più importanti su Israele-Palestina.
Di recente, Trump, che spesso è stato definito "delirante", ha affermato con enfasi che Israele ha "giustamente" controllato il Congresso degli Stati Uniti ma non lo fa più. In un'intervista rilasciata ad un certo Ari Hoffman, Trump ha dichiarato che “Il più grande cambiamento che ho visto al Congresso, Israele possedeva letteralmente il Congresso – lo capisci? – dieci anni fa, quindici anni fa. Ed era così potente. Era così potente. E oggi è quasi il contrario. Tra gente come AOC (Alexandria Ocasio-Cortez) e Omar (Ilhan Omar) e tutte queste persone che odiano Israele con passione, stanno controllando il Congresso. Israele non è più una forza al Congresso! È fantastico. Non ho mai visto un tale cambiamento. E non stiamo parlando di un periodo di tempo molto lungo, penso che tu sappia esattamente cosa sto dicendo. Avevano un tale potere. Israele aveva tale potere, e giustamente, sul Congresso. E ora no! È incredibile, in realtà".
Siccome manca qualsiasi prova a sostegno di simili affermazioni di Trump, soprattutto visto che il Congresso continua a riversare armi e denaro su Netanyahu e sul suo successore Naftali Bennett, dobbiamo ritenere che Donald sia altrettanto ignorante per ciò che riguarda il dominio della lobby israeliana sul Congresso. Deve essergli sfuggito lo stanziamento di un miliardo di dollari per consentire agli Israeliani di ricostruire le loro scorte di missili dopo averli lanciati tutti contro condomini, ospedali e scuole palestinesi. E poi ci sono i miliardi in più per Israele che provengono dal commercio sbilenco e da schemi fraudolenti di beneficenza e di cooperazione allo sviluppo truccati, oltre al denaro nascosto in importanti stanziamenti come il finanziamento della Difesa e della Sicurezza Nazionale.
L'incapacità di Trump di comprendere la verità su Israele e sulla sua continua attività di corruzione del nostro governo è un'altra buona ragione per cui i repubblicani non dovrebbero mai più lasciarlo candidarsi alla presidenza. Ma, naturalmente, il GOP a tutti i livelli ama Israele tanto quanto i Democratici. L' indimenticabile e imperdonabile commento della presidente della Camera Nancy Pelosi: "Ho detto a qualcuno che se questo Campidoglio crollasse, l'unica cosa che rimarrebbe sarebbe il nostro impegno per l’aiuto ... e non lo chiamo nemmeno aiuto ... la nostra cooperazione con Israele. Questo è fondamentale per quello che siamo” avrebbe potuto facilmente uscire dalla bocca del suo omologo repubblicano Kevin McCarthy.
Quindi cosa ha fatto Joe Biden ora che Trump non c'è più e noi statunitensi abbiamo sofferto altri undici mesi sotto il dominio israeliano? Ebbene, possiamo dire che ha assurdamente invitato Israele a partecipare al ridicolo "Vertice sulla democrazia" che è stato organizzato la scorsa settimana dalla Casa Bianca anche se l'Israele dell’ "apartheid" non è affatto una democrazia e discrimina praticamente in ogni funzione del governo sia la religione che la razza, dal momento che le strade, le scuole e i progetti abitativi sono riservati ai soli ebrei. Sono stati esclusi altri paesi che hanno elezioni e non discriminano in modo simile i loro cittadini, come Russia, Turchia, Brasile, Polonia e Ungheria. L'unico stato arabo invitato era l'Iraq.
Tuttavia, al di là di questo, una cosa da notare è che il gioco e la trama sono cambiati considerevolmente nell'ultimo anno. Joe Biden e il suo team tutto ebraico del Dipartimento di Stato hanno tentato di rientrare nell'accordo nucleare (JCPOA) con l'Iran attraverso colloqui indiretti che si sono svolti a Vienna, ma si è trattato di un imbroglio fin dall'inizio. Biden credeva che fosse politicamente opportuno promettere di raccogliere i pezzi di quello che un tempo era stato considerato un successo significativo dell'amministrazione Barack Obama, che avrebbe inibito ogni possibile proliferazione nucleare iraniana. Ma il vero obiettivo politico non era quello di concludere un accordo con l'Iran, ma piuttosto di incolpare Trump per un grave errore in politica estera.
Non c'è mai stata alcuna reale intenzione di tornare allo status quo ante con l'Iran, perché ciò richiederebbe anche l'approvazione di Israele, che non è prevedibile. E, sia la doppia lealtà di molti ebrei statunitensi, sia la pretesa dei funzionari del governo israeliano di interferire direttamente nella politica degli Stati Uniti, sono venuti fuori con evidenza in occasione di una recente visita del ministro israeliano per gli affari della diaspora, Nachman Shai, alla sinagoga di Park Avenue. Shai ha previsto una possibile "crisi" tra Stati Uniti e Israele a causa dell'accordo con l'Iran, affermando la necessità per Israele che gli ebrei statunitensi si schierino dalla sua parte contro il presidente Joe Biden, se necessario. Ha detto che "In occasione di molte crisi... molti problemi tra Israele e gli Stati Uniti, l'ebraismo statunitense è sempre stato lì a sostenere Israele". Davvero.
Un nuovo accordo con l'Iran richiederebbe anche la cancellazione dell'ampia gamma di sanzioni punitive messe in atto da Trump contro Teheran, ma Biden ha pensato bene di accettare il concetto di Trump secondo cui fare pressioni sull'Iran potrebbe "migliorare" l'accordo, aggiungendovi misure per prevenire "l'ingerenza" iraniana nella regione e per mettere un freno allo sviluppo dei missili balistici iraniani. La Casa Bianca sapeva bene che simili misure e pretese sono considerate come violazioni delle regole del gioco dall’Iran che, dal canto suo, ha sempre rigorosamente rispettato gli accordi dello JCPOA, e che chiede il ritorno all'accordo originale insieme alla garanzia che una nuova amministrazione nel 2024 non farà marcia indietro.
Sia il primo ministro israeliano Naftali Bennett che il ministro degli Esteri Yair Lapid hanno fatto numerosi viaggi negli Stati Uniti per mantenere saldamente il nuovo presidente degli Stati Uniti sotto il pacchero. Ad ogni visita vengono accolti da Biden, dal suo Gabinetto e dalle solite organizzazioni parassitarie ebraiche che sanno tanto bene aprire il portafoglio dello Zio Sam e indurlo a fornire un supporto totale e acritico a tutto ciò che il regime cleptocratico di Gerusalemme sceglie di fare. Il ministro della Difesa Benny Gantz e il capo del Mossad David Barnea sono attualmente a Washington per incontrare alti funzionari dell'amministrazione Biden. I media israeliani riferiscono che sono in città per aiutare gli Stati Uniti a pianificare un attacco militare su obiettivi iraniani quando i negoziati a Vienna prevedibilmente falliranno. In effetti, Bennett ha chiesto che i colloqui siano chiusi perché l'Iran è impegnato in un "ricatto nucleare". Sia Biden che il Segretario di Stato Tony Blinken hanno già avvertito che, se l'Iran non accetterà un nuovo accordo, ci saranno conseguenze, compreso il ricorso ad una possibile opzione militare.
Il caloroso abbraccio di Israele è come al solito del tutto indifferente ai reali interessi statunitensi che potrebbero risultarne compromessi. Lo spyware telefonico israeliano sviluppato dal gruppo NSO è stato recentemente individuato nei dispositivi di alcuni utenti iPhone, tra cui almeno nove dipendenti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Essi si aggiungono ai dispositivi di intercettazione delle comunicazioni israeliani "spyware" scoperti a Washington nel 2019. Gli israeliani spiano gli Stati Uniti perché sanno che non corrono alcun rischio a farlo.
Nel frattempo, l’interferenza israeliana nella politica statunitense si approfondisce sempre di più. Alison Weir di If Americans Knew ha riferito come, nel pieno dell’emergenza COVID nel 2020, il Congresso abbia continuato a "lavorare incessantemente per stanziare enormi aiuti militari e trattamenti speciali per lo Stato ebraico con 68 atti legislativi riguardanti Israele."
La corruzione è penetrata anche a livello statale e locale. Ventisette Stati hanno adottato una legislazione che limita le garanzie del Primo Emendamento in materia di libertà di parola, penalizzando coloro che boicottano Israele. Una dozzina di procuratori generali a livello statale hanno chiesto il disinvestimento dalla società britannica Unilever perché uno dei suoi marchi, Ben & Jerry's, non vuole vendere gelati nei territori occupati da Israele. In un certo numero di università negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada, gli insegnanti sono stati licenziati o puniti in altro modo quando hanno cercato di tenere corsi sul Medio Oriente che raccontassero con chiarezza la spietata occupazione israeliana della Palestina storica.
Ma si registra anche un mutato orientamento fuori dagli ambienti governativi statunitensi. La buona notizia è ad esempio che molti hanno finalmente capito quanto sia malvagio Israele. V’è adesso una certa unanimità di consensi sul fatto che in Israele viga un vero regime di "apartheid" e molti governi, e persino alcune società, hanno cominciato a usare questa parola. I sindacati di tutto il mondo hanno organizzato proteste contro la repressione israeliana dei Palestinesi e persino i dipendenti di Google e Amazon hanno presentato una petizione contro la connivenza delle loro aziende con l'esercito dello Stato ebraico. Il Belgio e altri Stati europei ora richiedono che gli articoli importati prodotti negli insediamenti israeliani siano etichettati come tali, non "Made in Israel". E molti ebrei liberal, che preferivano tacere sui comportamenti di Israele, hanno iniziato ad essere apertamente d'accordo con quella designazione di "apartheid", particolarmente tra gli ebrei più giovani. Il cambiamento è avvenuto gradualmente dopo gli orribili attacchi israeliani a Gaza degli ultimi due anni, che hanno ucciso principalmente civili e devastato le infrastrutture impoverite della regione. Da allora, i coloni israeliani si sono scatenati, rubando case e attaccando civili palestinesi, distruggendo anche i loro mezzi di sussistenza impunemente mentre i soldati dell'IDF stanno a guardare. Il mondo si è stancato di Israele e delle sue pretese, anche se non ancora al Congresso degli Stati Uniti o alla Casa Bianca, né tra i sionisti che controllano i media degli Stati Uniti.
Israele e le sue potenti lobby hanno colto un tale cambiamento di percezione e hanno lanciato una grande campagna internazionale per criminalizzare le critiche allo Stato ebraico, definendole un "crimine d'odio". Hanno avuto un discreto successo nello sfruttare la definizione di antisemitismo dell'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto (IHRA), che include nel concetto di antisemitismo anche le critiche a Israele. Sia il Congresso degli Stati Uniti che la Conferenza recentemente terminata sul presunto risorto antisemitismo tenutasi in Svezia hanno accolto pienamente il perpetuo vittimismo promosso da Israele e hanno preso provvedimenti per criminalizzare le critiche agli ebrei e a Israele. La Gran Bretagna ha risposto alla presunta ondata di antisemitismo designando l'organizzazione di Hamas, che governa Gaza, come un gruppo terroristico. Il ministro degli Interni Priti Patel ha detto ai giornalisti a Washington che la mossa ha lo scopo di combattere l'antisemitismo usando il Terrorism Act, e che i sostenitori di Hamas che vanno alle manifestazioni o addirittura esibiscono una bandiera di Hamas potrebbero essere condannati a 10 anni di carcere.
Quindi, come spesso accade, ci sono stati progressi, ma anche alcune battute d'arresto. Un progresso è che il mondo si è stancato della pretesa eccezionalità dello Stato di Israele e, alla fine, lo Stato ebraico sarà più isolato e le sue politiche sempre più insostenibili man mano che la pressione cresce, proprio come il Sudafrica che è stato alla fine costretto ad accettare il cambiamento. Ma, allo stesso tempo, gli israeliani sono riusciti in gran parte a convincere i governi in Europa e negli Stati Uniti ad andare avanti nella criminalizzazione e nell'emarginazione delle critiche legittime. Hanno anche venduto con successo, tramite i media mainstream completamente controllati, il mito che l'antisemitismo sia in aumento, ignorando il fatto che, poiché qualsiasi critica a Israele è considerata un atto antisemita, è facile trovare esempi da sfruttare. Ma il vero "mistero" continua a essere il fatto che gli ebrei, ovvero il gruppo demografico più ricco, più istruito, più potente e privilegiato in paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Canada, possano continuare a dipingersi come la vittima perpetua e farla franca con una simile impostura. Speriamo che, alla fine, il velo cada e l’elettore medio riesca a vedere e comprendere l’enormità dell’imbroglio cospirativo che ha prevalso negli ultimi settant'anni. Speriamo in qualche vero cambiamento nel 2022!
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