Stati Uniti: movimenti tra Casa Bianca e Pentagono
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Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Reinsegnement) novembre 2021
Stati Uniti: movimenti tra Casa Bianca e Pentagono
Alain Rodier
Mentre la stampa statunitense si scatena sulla possibile offensiva russa in Ucraina, il Washington Post riferisce che il Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca ha chiesto al Pentagono un rapporto dettagliato su tutte le esercitazioni militari statunitensi realizzate negli ultimi anni in Europa e le ragioni che le hanno motivate
Secondo un funzionario dell’amministrazione Biden, l’obiettivo dell’iniziativa è di fornire alla Casa Bianca una piena conoscenza delle attività di addestramento e dissuasione poste in essere in Europa nei confronti della Russia, in modo che le azioni future possano essere valutate e programmate alla luce delle esperienze passate. L’amministrazione Biden ne approfitta anche per mettere in luce le pessime relazioni che correvano tra l’esecutivo statunitense e l’apparato militare, sotto la presidenza di Donald Trump.
Le missioni statunitensi in Europa si sono moltiplicate negli ultimi anni, nell’ambito delle crescenti tensioni con Mosca. L’obiettivo è di dissuadere il Cremlino da uno sfrenato avventurismo e, forse ancora di più, di rassicurare gli alleati.
Alcuni osservatori esterni hanno espresso inquietudine per il fatto che alcune missioni militari sono state troppo « provocatorie » nei confronti di Mosca e ne hanno raccomandato una rivalutazione, anche se l’amministrazione Biden assicura che non intende ridurre le attività del Pentagono.
In molti casi, queste operazioni si sono estese anche oltre i confini della NATO, impegnando anche paesi non facenti parte dell’Alleanza ma confinanti con la Russia, come l’Ucraina e la Georgia. Questi due paesi, che hanno dovuto confrontarsi con atti ostili della Russia, hanno ricevuto garanzie di sostegno da parte degli Stati Uniti, anche se non vi è con essi alcun accordo di difesa.
Il presidente Vladimir Putin ha peraltro alzato i toni negli ultimi mesi a proposito delle attività militari dell’Alleanza. Il 18 novembre, ha dichiarato che i paesi della NATO avrebbero oltrepassato « talune linee rosse », con i voli di bombardieri strategici caricati di « armi molto serie » – riferendosi alle armi nucleari che sono in grado di trasportare – a venti chilometri dalle coste russe del Mar Nero. In particolare ha dichiarato : « esprimiamo regolarmente la nostra preoccupazione a questo proposito, parliamo di linee rosse, ma ci rendiamo ben conto che i nostri partner sono molto idiosincrasici (sic) e – per dirla in tono sommesso – che trattano tutti i nostri avvertimenti e comunicazioni a proposito di linee rosse in modo assai superficiale ».
Punto cruciale, gli alleati USA sul fianco est della NATO, come i partner ucraino e georgiano, chiedono il mantenimento, e perfino l’intensificazione, delle attività militari statunitensi in zona. Secondo loro, occorre mandare un messaggio forte al Cremlino per evitare che si ripeta quanto accaduto nel 2014, quando la Russia si è impossessata della Crimea. Tale precedente è il terrore dei paesi baltici che ospitano importantissime comunità di origine russa.
Le manovre militari statunitensi rivestono un’importanza ancor maggiore per i paesi europei dopo che i Russi hanno dispiegato forze militari in prossimità della frontiera ucraina e dopo la crisi dei migranti alla frontiera Bielorussia/Polonia dell’autunno 2021. I leader europei hanno visto in queste iniziative un’ulteriore manovra di Mosca per destabilizzare il Vecchio Continente. La stampa anglo-sassone, fedele alla sua tradizione molto « guerrafondaia », ha paventato una possibile invasione russa dell’Ucraina quest’inverno…
Il ministro degli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha battuto su questo durante la visita effettuata a Washington in novembre, dichiarando che gli Stati Uniti e l’Ucraina dovrebbero inviare i messaggi giusti e assumere le iniziative appropriate «non per provocare la Russia, non per fornirle una scusa [per l’invasione], ma per dissuaderla e scoraggiarne una possibile escalation ».
Il portavoce del dipartimento della Difesa, l’ammiraglio John Kirby, ha chiaramente affermato che le iniziative della Casa Bianca si muovono nel senso di una comune volontà di riduzione delle tensioni in Europa, e per favorire possibili soluzioni diplomatiche.
Anche al Dipartimento di Stato, si registrano novità nei discorsi sull’Europa. Se i paesi europei vogliono assolutamente diventare più autonomi nei confronti degli Stati Uniti, devono aumentare i loro stanziamenti per la Difesa (2% raccomandato della NATO) e Washington è disponibile a spiegare come fare: « comprando armi statunitensi ».
Breve storia del contenzioso in corso
Dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014, la NATO ha sostenuto l’Ucraina fornendole armi e addestramento. Vi sono state esercitazioni comuni. Sono state dispiegate forze NATO a rotazione in Polonia e gli Stati Baltici dispongono attualmente di una presenza costante di forze dell’Alleanza per contrastare un’eventuale invasione russa.
Nel 2020, navi da guerra statunitense sono entrate, per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda, nel mare di Barents, dove è stazionata la Flotta russa del Nord. L’episodio più eclatante è stato il pattugliamento del cacciatorpediniere britannico HMS Defender al largo della Crimea, che avrebbe provocato dei tiri di avvertimento russi.
Lo stesso anno, alcuni bombardieri strategici statunitensi, B1-B Lancers e B-52, hanno svolto esercitazioni con dei caccia ucraini in prossimità della frontiera russa. Ovviamente, si sono moltiplicati gli incidenti con caccia russi. Altri incidenti, d’altro canto, sono avvenuti durante il sorvolo dei mari europei del Nord da parte di bombardieri strategici russi con dei caccia della NATO.
Uno studio sugli incidenti militari avvenuti tra i due blocchi dal 2013 al 2020, scritta dagli esperti Ralph Clem e Raymond Finch, ne ha repertoriati 3 000, con un rilevante incremento a partire dal 2017.
Vero è che, da parte sua, Mosca fa grande pubblicità alle sue nuove armi e ha anche proceduto, il 16 novembre, alla distruzione di uno dei suoi satelliti inattivi (Tsélina-D in orbita dal 1982) con un missile suolo-aria, attirandosi le critiche mondiali. È stato sottolineato in questa occasione che Mosca è in grado di distruggere gli alianti ipersonici di tipo X-37 statunitensi, capaci di trasportare armi nucleari.
Per altro, i tentativi di assassinio – fortunatamente falliti – si sono moltiplicati contro oppositori russi, con due possibili spiegazioni alternative: o i servizi segreti russi non valgono niente, o si tratta di bufale. Si sono anche registrati molteplici attacchi informatici, senza parlare della sindrome di Cuba [1]…
Inoltre la Russia ha svolto importanti manovre militari sul suo suolo e in Caucaso, ma anche con la Bielorussia (Zapad 2021). Infine comincia a profilarsi una cooperazione militare con la Cina, pattugliamenti congiunti aerei e navali dei due paesi hanno avuto luogo al largo del Giappone.
Ma il Dipartimento di Stato non ha dubbi. C’è una grande richiesta mondiale di presenza statunitense, mentre non è altrettanto per la Cina. Una simile idea conferma che, o la Casa Bianca non vede la realtà delle cose, o è invece bene informata – non bisogna sottovalutare i servizi di informazione statunitensi -, ma è tanto sicura della propria potenza e dell’impotenza dei suoi interlocutori, che non si preoccupa minimamente degli interessi degli altri paesi, alleati come avversari.
Note:
[1] Problemi di udito, vertigini e mal di testa, di cui hanno sofferto alcuni componenti del personale diplomatico canadese e statunitense a la Havana a partire dalla fine del 2016. La loro origine resta ancor oggi non identificata.
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