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Sahara Occidentale, novembre 2009 - La CGIL esprime la sua piena solidarietà ad Aminetou Haidar e chiede alle Autorità spagnole e marocchine di consentire il suo rientro in patria

Comunicato stampa


Marocco: Rocchi, Aminetou Haidar torni liberamente a casa
“Giunta al decimo giorno di sciopero della fame”
24/11/2009 | Esteri
 

Roma, 24 novembre – La CGIL si unisce alla solidarietà internazionale verso Aminetou Haidar e alla richiesta alle autorità marocchine e spagnole di consentire il suo immediato rientro alla propria abitazione, nel Sahara Occidentale, senza condizioni e garantendole la sicurezza e la libertà. Lo afferma in una nota la segretaria confederale della CGIL, Nicoletta Rocchi.

“La nota attivista saharawi per i diritti umani Aminetou Haidar - ricorda la dirigente sindacale - è giunta al decimo giorno di sciopero della fame, all’aeroporto di Lanzarote, Canarie Spagnole. Aminetou si trova a Lanzarote, contro la sua volontà, dal 14 novembre scorso. Giunta all’aeroporto di El Aaiun, nel Sahara Occidentale illegalmente occupato dal Marocco, di ritorno da New York, dove aveva ritirato un premio per il suo impegno a difesa dei diritti umani del popolo Saharawi, Aminetou, dopo un lungo interrogatorio, si è vista ritirare il passaporto valido ed è stata forzatamente portata su un aereo spagnolo in volo per Lanzarote”.

Per la CGIL, che ha partecipato attivamente alla 35^ Conferenza europea di solidarietà con i Saharawi (Eucoco) a Barcellona, “sono gravissime - rileva Rocchi - le responsabilità del governo del Marocco, che continua ed intensifica le violazioni dei diritti umani contro il popolo Saharawi, ma altrettanto grave e incomprensibile appare il comportamento delle autorità spagnole, che hanno avallato la ‘deportazione’, anche contravvenendo alle proprie norme sull’immigrazione”.

La segretaria confederale della CGIL sottolinea, inoltre, come “numerose voci, tra le quali quella del premio nobel Josè Saramago, si sono alzate a difesa degli inalienabili diritti di Aminetou, anche per la crescente preoccupazione sulle sue condizioni di salute, dopo 10 giorni di sciopero della fame. La causa dei Saharawi e dei diritti umani ha bisogno di militanti coerenti e coraggiose come Aminetou ed è intollerabile ogni ulteriore violazione dei suoi diritti. Le autorità spagnole, non meno di quelle marocchine, hanno la responsabilità primaria della sua vita, della sua salute, della sua sicurezza, del suo diritto a ritornare tra i suoi cari. Ad Aminetou - conclude Rocchi - l’abbraccio e il sostegno dei lavoratori italiani”.
 



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