L’amore finito per il Labour
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Israelshamirnet, maggio 2002
L’amore finito per il Labour
Israel Shamir
(Una risposta all'articolo di Seumas Milne sul Guardian: "Legenda dell'antisemitismo usata per difendere la repressione", vedi qui)
Nella civile New York, una ragazza che voglia liberarsi di un ammiratore petulante non deve per forza mostrarsi scortese. Basta gli faccia scivolare in mano un numero di telefono da chiamare e lì un messaggio registrato lo informerà: “La persona che stai chiamando non desidera rimanere in contatto con te. Se vuoi ascoltare una poesia triste, premi UNO, se vuoi aggrapparti al sogno irrealistico di un nuovo incontro, premi DUE, se vuoi avere consulenza e consigli, premi TRE ”.
L'importante articolo di Milne è il lamento di un amante respinto. Sembra che non riesca a farsi una ragione del rifiuto della Figlia di Sion. Rimpiange i giorni gloriosi della loro alleanza: “Dalla rivoluzione francese, i destini del popolo ebraico e della sinistra si sono strettamente intrecciati. Dal tempo di Marx, gli ebrei hanno avuto un ruolo centrale in tutte le varianti della sinistra”. Milne e la sinistra hanno bisogno di qualche consiglio e di consulenza (premere TRE).
Tutto ciò che ha inizio, signor Milne, ha una fine. Prima della Rivoluzione francese, il popolo ebraico sosteneva il dispotismo contro l'aristocrazia, e la Magna Carta fu firmata da Re Giovanni nonostante la loro opposizione. Dopo Napoleone, il popolo ebraico strinse una lunga alleanza con la sinistra. Durò a lungo, ma non in eterno. Questa alleanza fu recisa in seguito alla fallita rivoluzione del 1968. Da quel momento il popolo ebraico ha stretto una nuova alleanza con le forze della globalizzazione. E questa nuova alleanza l’abbiamo vista all’opera quando ha sostenuto la vittoria di Margaret Thatcher, lo spostamento a destra del Labour col prodotto di Lord Levy, Tony Blair, e negli Stati Uniti, il programma di Globalizzazione e quello di una Terza Guerra Mondiale ("scontro di civiltà").
Ci rifletta, signor Milne: se la Figlia di Sion ha potuto allearsi con la sinistra, perché non potrebbe cambiare compagni? Dobbiamo considerarla una forza permanentemente benefica, accanto a Dio Onnipotente? La leadership ebraica ha tratto beneficio dall'unione con la sinistra finché è stata una forza che aveva delle aspirazioni, che era alle prese con le classi superiori tradizionali. Ma adesso che le sue aspirazioni sono state soddisfatte, non nutre più alcun interesse per un tale alleato.
Per trent'anni, questo fatto importante e ovvio della ri-alleanza del popolo ebraico non è stato sufficientemente discusso nella sinistra. Come un fidanzato abbandonato, la sinistra sperava di ricostruire l'unione di un tempo. Uno dei motivi stava proprio nella convinzione sentimentale espressa dal Sig. Milne: "L'appello della sinistra alla giustizia sociale e ai diritti universali ha creato un legame naturale con un popolo perseguitato a lungo ed escluso dall'establishment cristiano europeo".
Perché descrivere come un "legame naturale", piuttosto che un "matrimonio di convenienza", questa relazione con i ricchi banchieri ebrei e proprietari di giornali che hanno sostenuto la sinistra? Era un legame piuttosto innaturale, formato contro gli evidenti interessi di classe delle parti coinvolte, e il suo collasso era inevitabile. La sinistra ha accettato l'aiuto dei ricchi ebrei, senza preoccuparsi delle loro motivazioni. Pagando un prezzo pesante: l'alienazione delle classi lavoratrici che avevano avuto una lunga e dolorosa storia di relazioni ebraico-gentili, l'alienazione dalla Chiesa e l'ostilità senza compromessi delle classi superiori. Gli ebrei usarono l'energia della sinistra fino a quando non si esaurì, quindi la abbandonarono. Ora, la sinistra può comporre un numero di telefono a New York e ascoltare il messaggio preregistrato.
II
Milne polemizza con gli ebrei che definiscono la sinistra "antisemita". Pensa che la sinistra non lo meriti. Ma è soprattutto una questione di definizione. Secondo il signor Milne, "l'antisemitismo è un razzismo antiebraico", e il suo uso, "un insulto". Per gli ebrei, invece, "l'antisemitismo" è qualunque politica si opponga a quella del popolo ebraico. Così, fino al 1968, la destra era "antisemita" per definizione, poiché "i destini del popolo ebraico e della sinistra erano strettamente intrecciati". Dopo il 1968, col passare del tempo, la sinistra (e la destra) anti-globalista o i gruppi ambientalisti sono diventati "antisemiti" per definizione. Nel 1953, il comitato per le attività anti-americane di McCarthy era "antisemita" ma, dal 2002, "anti-americano" significa «antisemita», secondo il Commentary, la principale rivista ideologica degli ebrei statunitensi.
Nella Russia degli anni '90, da cui scrivevo per il quotidiano Haaretz, qualsiasi movimento contro "le forze di mercato", per il socialismo e la conservazione dell'Unione Sovietica era considerato "antisemita". L'antiglobalizzazione è "antisemita", come anche ogni contrarietà alle politiche sioniste. Pertanto, l'etichettatura antisemita non è un insulto, è piuttosto la definizione che viene data a qualsiasi politica che contrasti con le attuali idee del popolo ebraico.
Se NON venisse accusato di antisemitismo, dovrebbe rivedere immediatamente i suoi scritti, signor Milne. Ma se LA definiscono antisemita, la cosa non ha troppa importanza: persino Wolfowitz, il falco sionista ebreo bigotto e sostenitore di Sharon, fu accusato di antisemitismo da ebrei statunitensi ancora più ferventi. Perfino Ariel Sharon, l'assassino di massa di Sabra e Shatila, di Qibya e Jenin, è stato relegato in una "sinistra antisemita" dai sanguinari sostenitori di Benjamin Netanyahu.
Ecco perché non c'è motivo di scusarsi incessantemente per le sensibilità offese. La sinistra può accettare la definizione e rispondere con un'alzata di spalle quando viene chiamata "antisemita", mentre deve invece certamente rispondere ad eventuali accuse di un comportamento "anti-britannico" o "anti-aristocratico". Gli ebrei non sono più i miserabili; dopo gli anni '60, occupano (negli Stati Uniti e in Europa) una posizione simile a quella dei Brahmini in India. La sinistra dovrebbe cercare di annullarne la supremazia, preservando e usando i loro talenti e la loro abilità.
Ancor più, dovrebbe superare la sua sindrome di amante respinto e rivalutare la sua posizione nei confronti degli ebrei alla luce dell'insegnamento marxista. Karl Marx (certamente non un odiatore biologico di ebrei) ha respinto i suoi legami con gli ebrei e ha propugnato l'emancipazione del mondo dagli ebrei. In seguito la sinistra ha scelto di dimenticare queste parole di Marx, ma può sempre ritornarvi.
Milne scrive: "Gli ebrei rimangono sproporzionatamente presenti nei movimenti politici progressisti - compresi i gruppi di solidarietà palestinese – di tutto il mondo". C'è una grande differenza tra Marx e molti ebrei politicamente attivi. Marx e Trotsky erano discendenti di ebrei che abbracciarono la causa dei lavoratori e rigettarono quella degli ebrei. Certamente ci sono discendenti di ebrei che emulano il loro comportamento, ad esempio nel movimento di al-Awdah. Ma ci sono altri ebrei che agiscono come emissari ebrei "nei movimenti politici progressisti - compresi i gruppi di solidarietà palestinese". Stanno lì per limitare il danno. La guerra in Palestina ha rivelato il loro programma nascosto e ha dato alla Sinistra un’occasione di riaffermare la sua causa.
La sinistra, liberata dal suo coinvolgimento emotivo col popolo ebraico, dovrebbe offrire agli ebrei lo stesso accordo che aveva offerto dopo la Rivoluzione francese, vale a dire l'uguaglianza ovunque, compresa la Palestina. Uguaglianza, non privilegio. La sinistra ha combattuto contro l'aristocrazia e le altre classi dirigenti tradizionali non a beneficio del privilegio ebraico.
Milne scrive: "Una soluzione a due Stati (in Medio Oriente) è ora l'unico modo possibile per garantire la pace nel prossimo futuro". Al contrario, è un modo impossibile e ingiusto e non si realizzerà mai. Uguaglianza significa decostruire uno Stato ebraico esclusivista e trasformarlo in uno Stato di tutti i suoi cittadini, come gli altri Stati. Questa è la via per la pace, per la giustizia e per la nuova affermazione della sinistra in Europa e nel mondo.
Le accuse di antisemitismo servono a difendere la repressione. La fine dell'occupazione israeliana andrà a beneficio di ebrei e musulmani in Europa
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