Putin si è deciso a fare pulizia nel governo Medvedev
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The saker, 17 novembre 2016 (trad.ossin)
Putin si è deciso a fare pulizia nel governo Medvedev
The saker
Mentre tutti si interessavano solo ai risultati delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Vladimir Putin ha fatto qualcosa di assolutamente sorprendente – ha fatto arrestare Alexei Uliukaev, il ministro dell’economia del governo Medvedev, con l’accusa di estorsione e corruzione. Uliukaev, il cui telefono era intercettato dai servizi russi di sicurezza da questa estate, è stato arrestato in piena notte e trovato in possesso di 2 milioni di dollari. Putin l’ha ufficialmente rimosso dalle sue funzioni la mattina dopo
Fonti ufficiali russe dicono che Uliukaev ha estorto tangenti per 2 milioni di dollari in relazione alla determinazione del prezzo dell’acquisizione da parte di Rosneft (un gigante petrolifero russo di proprietà statale) di una partecipazione pari al 50% in Bashneft (altro gigante petrolifero). Sembra che Uliukaev abbia esercitato pressioni illecite su Igor Setchine, il presidente di Rosneft, una persona considerata vicina a Vladimir Putin e ai servizi di sicurezza e di informazione russi.
Sì, avete letto bene: secondo la versione ufficiale, una società di proprietà statale ha versato una tangente ad un membro del governo. Vi sembra possibile? E vi sembra credibile che un ministro importante, il cui telefono era intercettato e che era sotto stretta sorveglianza da parte del Servizio federale di sicurezza da più di un anno, si sia fatto mettere in trappola?
Tutto questo non ha alcun senso e le autorità russe lo sanno bene. Ma è la versione ufficiale. E perché? Si tratta di un messaggio di Putin?
Certo!
Vi ricordate del ministro della Difesa corrotto Anatoli Serdioukov? Egli venne prima rimosso, e poi arrestato. Ma questa volta abbiamo visto un membro del governo arrestato in piena notte. Per qualche ora i suoi subalterni non hanno potuto nemmeno telefonargli – non avevano alcuna idea di cosa fosse successo. Si è trattato di un errore? Non precisamente.
Il modo in cui Uliukaev è stato arrestato è stato oggetto di una attenta sceneggiatura, perché doveva seminare il panico tra tutti gli altri membri della Quinta Colonna ancora al governo, perché Uliukaev era per molti versi un simbolo per tutti gli “integrazionisti atlantici” (quelli al Cremlino che vorrebbero integrare la Russia nel sistema internazionale di sicurezza controllato dagli Stati Uniti): Uliukaev era un liberale conosciuto, esattamente come Nikita Belykh, governatore della regione di Kirov, che è stato arrestato in modo assai mediatizzato a giugno, per avere ricevuto una tangente di 300.000 euro. Direi addirittura che Uliukaev potrebbe essere considerato come l’ultimo simbolo degli integrazionisti atlantici e un fedele esponente della setta “liberale” russa (che vuol dire qualcosa come filo-Washington), che aveva lavorato in passato con Egor Gaidar e Alexei Koudrine e che è stato adesso cacciato dagli “siloviki” russi (i politici collegati ai servizi di sicurezza, ndt), titolari di quelli che vengono chiamati “ministeri potenti” (Difesa, Sicurezza dello Stato, Servizi di Informazione).
Tutti lo hanno immediatamente capito e il titolone di prima pagina del sito popolare Gazeta.ru non avrebbe potuto essere più chiaro. Diceva: “I siloviki hanno fatto cadere Uliukaev” e pubblicava una foto dei protagonisti di questo dramma, compreso l’uomo dallo sguardo duro che si ritiene abbia fatto cadere Uliukaev: Sergei Korolev, il capo del Servizio della sicurezza economica del FSB (nella foto a destra).
Ad aprile, io avevo previsto che vi sarebbe stata una epurazione nel governo russo. Devo ammettere che pensavo ci si arrivasse prima. Sembra che Putin abbia deciso di agire mentre lo Zio Sam era occupato coi suoi problemi interni. Se questa è la ragione del ritardo, dice anche molto del potere che gli Stati Uniti esercitano ancora in Russia. Qualche osservatore ha notato che l’arresto di Uliukaev è avvenuto dopo il colloquio telefonico tra Trump e Putin, sottintendendo che Trump potrebbe avere dato il via libera all’arresto. Evidentemente è del tutto assurdo, ma se questo può servire a fare apparire Putin come il cattivo – va abbastanza bene per i membri della Quinta Colonna.
La lista dei candidati potenziali alla prossima epurazione è ancora lunga e comprende nomi come il vice primo ministro Arkadi Dvorkovitch, il primo vice primo ministro Igor Chouvalov, il governatore della Banca Centrale russa Elvira Nabiullina, il ministro delle finanze Anton Silouanov e, ovviamente, il primo ministro Dmitri Medvedev. Uliukaev è solo uno tra tanti. Però è pur sempre un obiettivo di un livello superiore e il modo in cui è stato arrestato deve avere provocato un brivido nella schiena a tutti gli altri componenti della Quinta Colonna del Cremlino. Già solo il fatto che il suo telefono sia stato intercettato per tanto tempo è qualcosa di impensabile e dimostra che nessuno è al riparo delle purghe di Putin. E questo, in sé, è davvero un cambiamento assolutamente positivo. Ogni membro del governo Medvedev è oramai avvertito che la sua vita è strettamente sorvegliata dal FSB.
Quale sarà la sorte di Uliukaev non ha davvero alcuna importanza. E’ stato formalmente incriminato, sarà oggetto di una indagine e poi deciderà il tribunale (al momento è solo detenuto e resterà agli arresti domiciliari per due mesi). Rischia 15 anni di prigione e una multa equivalente a 70 volte l’ammontare della tangente. Stando al precedente di Serdoukov, che è riuscito ad evitare la condanna grazie ad una amnistia presidenziale in occasione dei 20 anni della Costituzione russa, sembra che Putin sia poco incline a infliggere una qualsiasi forma di punizione ai suoi nemici. Ma anche se Uliukaev non avrà la fortuna di godersi l’aria fresca della sua taiga siberiana, è oramai finito come mediatore del potere ed è solo questo che a Putin importa.
Ciò che qui conta è che, nel giro di una notte, un ministro russo di alto livello è passato dal suo ufficio ministeriale ad una cella di una prigione e assolutamente nessuno l’aveva previsto o ha potuto fare qualcosa per impedirlo. Ancora una volta si è trattato di uno stile 100% Putin: nessun avvertimento di alcun genere, solo un atto spettacolare improvviso, con un risultato immediato. La sua “firma” è dovunque in questa vicenda.
In Russia la reazione a questo arresto era prevedibile, soprattutto dopo che fonti dei servizi di sicurezza hanno detto alla stampa russa che anche Arkadii Dvorkovich e Andrei Belousov erano sotto inchiesta. Anatolii Chubais, per esempio, ha detto di essere “completamente scioccato”. Meglio ancora la reazione del primo ministro Medvedev che ha detto che questi sviluppi erano “al limite della sua capacità di comprensione”.
Sarà interessante notare l’inevitabile reazione degli integrazionisti atlantici: se si sentono davvero vinti, concorderanno a denti stretti sulla necessità di “combattere la corruzione a tutti i livelli” e manterranno un profilo generalmente basso. Se conservano ancora un po’ di combattività, denunceranno una repressione “staliniana”, il ritorno alle “purghe degli anni 1930” e una “nuova campagna di terrore” contro la democrazia. I media dominanti occidentali, per i quali conta solo il denaro, si butteranno sul modo con cui la “polizia segreta” russa reprime “gli imprenditori” e sui danni che ciò provocherà all’economia russa. Fondamentalmente una replica delle lamentazioni già sentite quando Putin smantellò la tristemente celebre semibankirshchina. Come direbbe Elton John, “è un film già visto”…
Quanto ai nazionalisti arrabbiati che odiano Putin, diranno che è troppo poco e troppo tardi. Per anni hanno denunciato la corruzione e l’impunità dei responsabili di alto livello, e adesso che i loro auspici sembrano realizzarsi, è “troppo poco e troppo tardi”. Ma tutto ciò non conta molto, vista la scarsissima credibilità di cui godono presso l’opinione pubblica russa, pari a quella dei partiti filo-occidentali come Iabloko o Parnas.
I principali organi di stampa e commentatori politici in questo momento osannano Putin. E la cosa non sorprende perché proprio loro hanno da mesi fatto chiasso contro il “blocco economico governativo”, intendendo gli elementi della Quinta Colonna che erano nel governo Medvedev. Letteralmente tutti i principali commentatori politici hanno implorato e preteso l’epurazione di questo “blocco economico” e un cambiamento radicale nella politica economica della Russia. Ebbene, hanno ottenuto l’eliminazione di un cattivo, ed è un buon inizio, ma non vi è alcun segnale che altre teste stiano per cadere o che il corso economico della Russia romperà con la sostanziale subalternità a Washington e la sostituirà con indispensabili politiche di crescita interna. Ma, conoscendo Putin, non dobbiamo attenderci alcun segnale, solo atti.
In Russia, esattamente come negli Stati Uniti, cambiare il popolo è molto più facile che cambiare il Sistema, per quanto l’unica maniera di realizzare un vero cambiamento sia quella di cambiare il Sistema, non il popolo. Fino ad oggi, Putin è riuscito solo a mettere fuori combattimento qualche persona tra le peggiori e, a suo titolo di merito, farne entrare qualcuna tra le migliori. Adesso che la minaccia di guerra con gli Stati Uniti si è sostanzialmente ridotta, e zio Sam sarà occupatissimo con le sue lotte interne, io spero che Putin finirà per assumere delle misura ben ferme per liberare la Russia da soggetti subalterni a Washington e sostituirli con dei veri patrioti che sapranno trasformare la Russia in un paese davvero sovrano, anche dal punto di vista economico.
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