Dimissioni di Hariri, prima salva della guerra saudita contro Hezbollah
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Moon of Alabama, 4 novembre 2017 (trad. ossin)
Dimissioni di Hariri, prima salva della guerra saudita contro Hezbollah
Moon of Alabama
Quattro giorni fa ci ponevamo la seguente questione: Il « moderato Al Qaeda » ha scelto Hezbollah come bersaglio? La risposta implicita che questo articolo dava era « Sì, la guerra arriva in Libano ».
Oggi, il Primo Ministro libanese Saad Al-Hariri si è dimesso facendo una dichiarazione scritta dall’Arabia saudita all’emittente televisiva saudita Al Arabia (video). Era la prima salva.
L’asse saudito-israelo-statunitense perderà questa guerra e saranno l’Iran e la Russia a vincere.
All’inizio della settimana, Thamer al-Sabhan, il ministro saudita oltremodo settario degli Affari del Golfo, ha minacciato Hezbollah libanese e annunciato sorprese:
Il bellicoso ministro saudita degli Affari del Golfo, Thamer al-Sabhan, ha esortato a « cacciare Hezbollah » e ha annunciato « sorprendenti sviluppi » nei « prossimi giorni ».
(…)
Parlando del suo tweet di domenica sul governo libanese, il ministro ha dichiarato: « Ho mandato questo tweet al governo perché vi fa parte anche il partito di Satana (Hezbollah), che è un partito terrorista. Il problema non è di rovesciare il governo, ma piuttosto di cacciare Hezbollah ».
« I prossimi sviluppi saranno più sbalorditivi, è sicuro », ha aggiunto il signor al-Sabhan.
Finché c’era la Guerra in Siria e in Iraq, il Libano è stato in pace. Adesso che va terminando, le lotte per procura riprendono in Libano. Joseph Bahout l’aveva previsto a metà ottobre:
« Al livello regionale, l’Arabia saudita e gli Emirati arabi uniti cercano adesso un altro posto da cui sfidare e fare del male all’Iran, per compensare la perdita della Siria. Il violento desiderio di ribaltare la situazione regionale potrebbe portarli a tentare di rimettere piede in Libano. Gli Stati del Golfo, Israele e gli Stati Uniti non vogliono che l’Iran raccolga i frutti di una vittoria in Siria. Se vogliono cercare di riequilibrare le relazioni regionali con Teheran in Medio Oriente, l’unico luogo per farlo è il Libano, nonostante tutti i rischi che questo comporta.
In tal caso, e nonostante la sua reticenza a mettere in pericolo il suo santuario libanese, Hezbollah potrebbe non avere altra scelta se non di accettare la sfida, soprattutto se c’è una componente israeliana ».
La politica libanese è organizzata su un accordo complicato. Il campo sunnita, finanziato dai Sauditi, ha diritto al posto di primo ministro. Quello di presidente è occupato dall’ex generale cristiano Michel Aoun. Quello di presidente del Parlamento è affidato al leader del movimento sciita Amal Nabih Berri. Due mesi fa, Berri ha proposto nuove elezioni parlamentari da tenersi prima della fine dell’anno. I risultati vedranno probabilmente indebolirsi la posizione sunnita.
Saad Al-Hariri è diventato primo ministro dopo una lunga querelle, riaccesasi con l’assassinio del padre di Saad, Rafic Hariri, l’ex primo ministro. Hezbollah è stato accusato di questo assassinio, ma si è trattato più probabilmente di una operazione segreta israeliana.
La famiglia Hariri si è arricchita grazie a Saudi Oger, un’impresa di costruzioni in Arabia Saudita di cui è proprietaria. Gli Hariri hanno passaporto saudita. Con Hariri junior, gli affari sono andati male. A luglio Saudi Oger ha chiuso e corre voce che la famiglia di ex miliardari sarebbe al fallimento. Sono i leader sauditi a sostenerla finanziariamente.
Hariri aveva di recente nominato un ambasciatore libanese in Siria. Ieri Hariri ha ricevuto a Beirut Ali Velayati, un alto consigliere di Khamenei, il capo supremo dell’Iran. I Sauditi non hanno apprezzato né l’uno né l’altro evento. Hanno dato il via al piano di Thamer. Hanno mandato un jet private e condotto Hariri a Riyadh. Lì, il principe clown saudita Mohammad bin Salman ha consegnato a Hariri la lettera di dimissioni (scritta da Thamer ?) che Hariri ha letto alla TV saudita.
Colmo dell’ironia: il Primo Ministro libanese (che ha un passaporto saudita) presenta le dimissioni su ordine dell’Arabia Saudita, in Arabia Saudita, alla televisione saudita. Nella lettera di dimissioni scritta dai Sauditi, accusa l’Iran di ingerenza nella politica libanese.
(Hariri pretende anche che in Libano sia stato organizzato il suo assassinio. La cosa è priva di senso. L’organismo incaricato della sicurezza interna libanese afferma di non essere a conoscenza di un simile complotto. Hariri ha bisogno di un pretesto per poter rimanere all’estero e sottarsi così alla rabbia di quelli che si fidavano di lui. I media sauditi tentano di fabbricare una storia fantastica a partire da questo ipotetico assassinio, ma non c’è alcuna prova di sorta).
Le dimissioni di Hariri si propongono di provocare una crisi costituzionale in Libano e di impedire l’indizione di nuove elezioni parlamentari. Ecco il probabile seguito del piano saudita:
• L’amministrazione Trump annuncerà nuove sanzioni contro Hezbollah e contro il Libano.
• Il governo saudita infiltrerà in Libano una parte dei suoi combattenti per procura di Al Qaeda/ISIS provenienti dalla Siria e dall’Iraq (eventualmente dalla Turchia via mare). Finanzierà operazioni terroriste libanesi locali.
• Estremisti sunniti tenteranno nuovi assassini, attentati terroristi e sommosse contro i cristiani e gli sciiti in Libano.
• Gli Stati Uniti tenteranno di spingere l’esercito libanese a dichiarare guerra a Hezbollah.
• Israele tenterà di provocare Hezbollah e di sviarne l’attenzione con nuove macchinazioni alla frontiera libanese e quella siriana. Ma non comincerà una nuova guerra.
Il piano ha poche possibilità di riuscita:
• Il popolo libanese nel suo insieme non vuole una nuova guerra civile.
• L’esercito libanese non si schiererà con uno o un altro campo, ma al contrario tenterà di garantire dovunque la calma.
• Le sanzioni contro Hezbollah colpiranno tutto il Libano, compresi gli interessi sunniti.
• Sarà nominato un nuovo primo ministro sunnita in sostituzione della marionetta saudita che si è dimessa.
• Il Libano costituirà un nuovo mercato per I Russi e gli Iraniani. Le compagnie russe si occuperanno della estrazione del gas e del petrolio libanese nel Mediterraneo, rimpiazzando gli Stati Uniti.
Il piano saudito-israelo-statunitense contro Hezbollah ha tutta l’aria di un accesso di rabbia impotente provocata dalla disfatta in Siria e in Iraq.
Le truppe irachene hanno, nonostante le proteste degli Stati uniti, liberato da ISIS le zone di frontiera con la Siria. Milizie irachene hanno oltrepassato la frontiera per aiutare le truppe siriane a riprendere Abu Kamal, l’ultima zona controllata ancora da ISIS. Questo aprirà una strada diretta dalla Siria verso l’Iraq e oltre. Gli Stati Uniti vorrebbero conquistare loro Abu Kamal con le loro forze per procura curde/arabe e bloccare la strada. Le forze governative siriane si impegnano ad impedire che questo accada. Per la quarta giornata consecutiva, bombardieri Tu-22M3 a lungo raggio d’azione della Russia hanno appoggiato il combattimento con importanti raid effettuati a partire direttamente dal territorio russo. Hezbollah ha impegnato migliaia di combattenti. Questa forza massiccia sommergerà le difese dello Stato Islamico. La Siria vincerà la gara per conquistare la città e vincere la battaglia.
Lo Stato Islamico patrocinato dall’Arabia saudita in Iraq e in Siria è stato annientato, non esiste più. Alcuni dei suoi elementi formeranno dei piccoli gruppi terroristi nel deserto – crudeli ma senza incidenza sulla situazione complessiva.
L’Iraq ha ritrovato la sua sovranità nazionale. Ha sconfitto ISIS, impedisce ai Curdi di appropriarsi di una parte di territorio arabo, e sventato tutti i tentativi di rilanciare la guerra civile. I combattimenti in Siria contro Al Qaeda, oltre che contro l’ingerenza turca, israeliana e statunitense, dureranno ancora un anno. Ma è assai probabile che la potente alleanza della Siria, dell’Iran, della Russia e di Hezbollah vincerà la guerra. La Siria ha subito importanti danni ma ha difeso la sua unità e la sua indipendenza e sopravvivrà.
La guerra lanciata contro Hezbollah e dunque contro il Libano si concluderà probabilmente allo stesso modo.
Gli sforzi maniacali dei Sauditi e degli Stati Uniti per contrastare un’ipotetica influenza iraniana (e russa), hanno permesso all’Iran (e alla Russia) di migliorare e mettere in sicurezza le loro posizioni, come meglio non avrebbero mai potuto sperare altrimenti. Io davvero non capisco perché i Sauditi pensino che una nuova avventura in Libano possa avere un esito differente. Va oltre ogni mia capacità di immaginazione.