Europa: crepuscolo del capitalismo e orizzonte del socialismo
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Le blog de Mohamed Belaali, 22 marzo 2012 (trad. Ossin)
Europa: crepuscolo del capitalismo e orizzonte del socialismo
Mohamed Belaali
Con le sue decine di milioni di disoccupati, di precari, di poveri, di senza tetto ecc., l’Europa sprofonda nella miseria. I popoli d’Europa, come “schiavi”, sono ridotti a vivere giorno per giorno sotto la dittatura brutale del capitale. La loro vita e il loro destino è nelle mani delle multinazionali, dei mercati finanziari, delle agenzie di rating, degli esperti dell’Unione Europea, della BCE, del FMI che decidono al posto loro. I governi ripetono loro per tutto il santo giorno e la notte che la loro prosperità, la loro salute e la loro felicità sono nei piani di rigore e di austerità. E quando ci sono le elezioni, gli istituti di sondaggio e i media si fanno carico di “aiutarli”, dettando loro la scelta da fare. Questa “farsa democratica” si verifica normalmente e porta alla testa dello Stato dei partiti la cui mission è di dare esecuzione agli ordini dei monopoli che detengono, loro, il vero potere. Talvolta la classe dominante non considera nemmeno utile procedere alle elezioni. Sceglie direttamente il suo governo senza preoccuparsi minimamente dell’opinione della popolazione. Solo qualche giorno è stato necessario per sostituire Georges Papandreu e Silvio Berlusconi. Al posto loro, la borghesia ha collocato degli uomini che sapranno servire i suoi interessi in un modo più brutale e più violento, realizzando una politica di distruzione di ciò che resta ancora del tessuto economico e sociale. La Grecia e l’Italia sono oramai sotto la tutela dell’Unione Europea. La sovranità nazionale e la democrazia sono così svuotate del loro contenuto e trasformati in una mascherata grossolana e ridicola.
In Spagna, J.L.Zapatero ha mandato in rovina il suo paese a colpi di piani di austerità, prima di cedere il posto a Mariano Rajoy. Solo qualche mese dopo le elezioni legislative di novembre 2011, gli Spagnoli si sono resi conto che il signor Rajoy – per il quale avevano votato massicciamente – applica le stesse ricette economiche di J.L.Zapatero. Più di 100.000 disoccupati in più solo nel mese di febbraio 2012, portando il totale degli uomini e delle donne senza lavoro a 4,7 milioni, record assoluto per la Spagna di Zapatero e di Rajoy (1). Deluso, smarrito e indignato, il popolo spagnolo è sceso massicciamente in piazza il 19 febbraio 2012 e ha fatto uno sciopero generale il 29 marzo per protestare contro questa politica di miseria imposta dal capitale per governi interposti. Nelle regioni autonome di Valencia (2) e di Galizia (3) vi sono forti mobilitazioni popolari contro questa stessa politica miserabile praticata dai governi regionale e centrale. In Andalusia, duramente colpita dalla disoccupazione, gli operai agricoli riprendono l’occupazione delle terre. Dal 4 marzo 2012, 500 giornalieri agricoli occupano la Finca Somonte vicino a Cordoba (4). Questa occupazione delle terre ricorda le gloriose lotte effettuate dagli abitanti di Marinaleda negli anni 1980 (5).
I Paesi Bassi, indicati con la Germania come un modello da seguire e ai quali le agenzie di rating hanno accordato la “Tripla A”, anch’essi sono colpiti da un aumento netto della disoccupazione e da una recessione persistente (6). Come gli altri paesi dell’Unione Europea, subiscono anch’essi in pieno la crisi del capitalismo. La borghesia olandese approfitta di questa situazione per tagliare la spesa pubblica, soprattutto in materia di Sanità e di Educazione. Ne approfitterà anche per “flessibilizzare” un po’ di più il mercato del lavoro a vantaggio dei padroni olandesi.
Quelle piccole differenze di grado e non di sostanza che esistono tra l’UMP e il PS, due partiti che si alternano al potere in Francia da decenni a danno di quelli che chiamano “piccoli partiti”, non saranno evidentemente sufficienti a rovesciare questa tendenza di fondo. Al contrario questa alternanza, profondamente fissata nell’Unione Europea, peggiora solo la situazione economica e sociale del lavoratori. La borghesia francese, come tutte le altre borghesie europee, è determinata a dare un colpo a tutte le conquiste sociali strappate dalla lotte delle generazioni successive. Durante tutta la campagna elettorale, la classe dirigente francese ha diffuso, come un veleno mortale, il suo discorso astioso e fascistoide ed ha creato un clima soffocante e detestabile. Mai la Francia ha avuto una campagna elettorale così mediocre e pericolosa. In termini generali, durante tutta la campagna elettorale, è riuscita a nascondere in modo relativamente facile, grazie ai suoi media, i veri problemi quotidiani dei cittadini (disoccupazione, precarietà, sanità, educazione, alloggi, ecc). E qualsiasi sia il partito che uscirà vincitore dalle elezioni presidenziali e legislative del 2012, avrà come compito primario quello di proseguire la politica di austerità con tutte le sue conseguenze drammatiche negli strati popolari.
In tutta Europa, con o senza elezioni, ad est come ad ovest, è sempre la stessa politica che serve sempre gli stessi interessi. Massimizzazione del profitto, qualsiasi sia il prezzo da pagare per le popolazioni.
Corruzione, scandali finanziari, affari di ogni tipo si moltiplicano nello stesso momento in cui la borghesia esige dalle classi popolari dei sacrifici sempre più insopportabili (7). Pensioni ricchissime, tutele formidabili, benefit, indennità, bonus ed altri stock-option vengono concessi allegramente ai dirigenti delle grandi imprese, anche quando procedono al licenziamento di coloro che queste grandi ricchezze hanno prodotto, i salariati.
Per mascherare la propria responsabilità nella massiccia distruzione delle economie europee e sviare la rabbia e la lotta dei lavoratori e salariati in generale dai veri problemi economici, sociali e politici, la borghesia europea fabbrica dei capri espiatori. Lo Straniero, il Nero, il Mussulmano, il Rom, il Clandestino ecc., della cui forza lavoro la borghesia non ha più bisogno e che vengono presentati ad una popolazione traumatizzata e impoverita dai diversi piani di austerità come i veri responsabili delle disgrazie dell’Europa. La classe dirigente tenta, con questa stigmatizzazione generalizzata, di nascondere il proprio fallimento economico e morale. Allora mobilita i governi, i media, la giustizia, per braccare questi nemici che “rubano” il lavoro ai “veri” europei e sviliscono la “civiltà europea”. Ricordiamo che è stato in nome di questa stessa “civiltà” che la borghesia europea, spinta dalla ricerca sfrenata del profitto, ha invaso e colonizzato il mondo intero compiendo i peggiori massacri della storia. I crimini della borghesia in Europa e nel mondo, spesso in nome di questa pretesa “civiltà”, sono innumerevoli e vanno oltre l’ambito di questo articolo.
Ma nonostante tutti questi guai, il capitale e la classe che lo detiene, la borghesia produce e prepara nello stesso tempo le condizioni materiali della trasformazione sociale e del superamento del capitalismo. I lavoratori e i salariati in generale non hanno assolutamente niente da aspettarsi da questo sistema che li opprime. Per contro, hanno tutto da guadagnare lottando uniti per la loro emancipazione. Ricordiamo che in questo sistema la vita degli uomini in sé stessa non ha alcun valore!
L’abolizione del capitalismo e la costruzione del socialismo restano la sola prospettiva. Il socialismo, tuttavia, non è un dogma, un modello, un ideale, ma un movimento che attinge la propria forza nella realtà economica, sociale e politica creata dallo stesso capitalismo. L’attuale società borghese riesce sempre meno a mascherare l’opposizione tra lo sviluppo prodigioso delle scienze e tecniche che consente una potenza scientifica alla produzione mai eguagliata nella storia e la distribuzione delle ricchezze che restano concentrate nelle mani di una minoranza: ricchezze favolose per una piccola parte della popolazione da una parte e miseria sordida per la maggioranza dall’altra!
L’esempio della situazione materiale degli strati popolari, a confronto con quella della minoranza dominante in Grecia, Spagna, Portogallo, e presto in Italia, in Inghilterra, in Francia, senza parlare dei paesi dell’Europa dell’est, è eloquente sotto questo profilo. Lo sviluppo delle associazioni caritative come i Restos du Coeur in Francia o la distribuzione di pasti caldi da parte dei Comuni e dalle chiese in Grecia, il lavoro dei bambini che lasciano la scuola per aiutare i genitori disoccupati, sono solo alcuni dei segni visibili di questa miseria che si diffonde in Europa. La povertà in Europa è una realtà che la propaganda della classe dominante fa fatica a nascondere.
Ma il capitalismo non sparirà da solo. Più affonda nella crisi e più diventa pericoloso. Lo si vede in Europa con gli intrighi del capitale finanziario che è una componente essenziale del sistema preso nella sua globalità. Lo si può constatare anche nel mondo arabo, dove l’imperialismo tenta di spezzare , direttamente o indirettamente, lo slancio e la vitalità rivoluzionaria dei popoli. In America Latina utilizza tutti i mezzi a sua disposizione per annientare o bloccare le esperienze originali di un certo numero di paesi che tentano di uscire dal capitalismo per andare verso il socialismo: controllo delle risorse naturali, nazionalizzazione di vasti settori dell’economia, distribuzione più equa delle ricchezze, accesso universale alla Educazione e alla Sanità, protezione dell’ambiente, resistenza all’imperialismo USA, ecc. ecc.
Il crepuscolo del capitalismo non significa di per sé l’alba del socialismo
Se alcuni paesi dell’America Latina sono seriamente impegnati a progredire verso il socialismo del XXI° secolo, l’Europa dal canto suo affonda nella notte oscura del capitalismo: privatizzazione di tutti i settori dell’attività economica, asservimento totale al capitale, crescita del neo-fascismo, guerre interne ed esterne, disprezzo assoluto per la vita degli uomini, ecc. ecc. Malauguratamente il progetto di passare ad una società socialista è un orizzonte lontano per le forze progressiste europee. Schiacciata dalla disoccupazione di massa e dalla “guerra di tutti contro tutti” in un mercato del lavoro oramai mondializzato, la classe operaia in Europa fa fatica ad esprimere dei dirigenti sindacali e politici capaci di resistere efficacemente agli assalti del capitalismo. La borghesia trae la sua forza dalla debolezza del suo nemico di classe.
Tuttavia, qui è là scoppiano delle rivolte. Sono ancora timide, disperse, isolate le une dalle altre, effimere e senza un progetto realmente socialista. Ma la fuga in avanti della borghesia nella politica di austerità aggrava ancor più le condizioni materiali di vasti strati della popolazione. I lavoratori e l’insieme delle vittime del capitalismo in Europa devono prepararsi a nuove lotte se non vogliono vedere peggiorare le loro condizioni di esistenza. Le forze progressiste, prima in ciascun paese, devono allargare la mobilitazione che già esiste e poi estenderla a tutta l’Europa. La lotta contro il capitalismo senescente non deve essere solo una guerra di scaramucce contro i suoi effetti. Bisogna a un tempo lavorare alla sua sparizione ed alla costruzione del socialismo.
(2) Le Monde del 1° marzo 2012, pag. 2
(3) http://www.elmundo.es/elmundo/2012/03/11/galicia/1331473505.html
(4) http://www.medelu.org/Tierra-y-libertad
(5) http://belaali.over-blog.com/article-un-village-andalou-55816840.html
(6) Le Monde del 4/5 marzo 2012, pag. 5.
(7) http://belaali.over-blog.com/article-qu-elle-est-jolie-la-republique-bourgeoise-53498647.html
Vedi anche l’inchiesta Eurobaromètre della Commissione Europea :
http://ec.europa.eu/luxembourg/news/frontpage_news/12_2012_fr.htm