L'Unione Europea, il premio Nobel e l'industria degli armamenti
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L’Unione Europea, il premio Nobel e l’industria degli armamenti
Mohamed Jaite
Il premio Nobel per la pace del 2012 è stato assegnato, venerdì 12 ottobre, all’Unione Europea. Così ha deciso il Comitato del Nobel norvegese (composto da cinque membri nominati dal parlamento norvegese). Il comunicato stampa (1) diffuso subito dopo ha fatto riferimento al “contributo dell’Unione Europea nel corso di più di sei decenni per il promovimento della pace e per la riconciliazione, la democrazia e i diritti umani in Europa”.
Secondo il testamento di Alfred Nobel, e senza entrare nella polemica a proposito di questo premio e dei premi in generale, il Nobel per la pace viene attribuito alla “personalità che avrà più o meglio contribuito al riavvicinamento tra i popoli, alla soppressione o alla riduzione degli eserciti permanenti, alla riunificazione o alla diffusione delle manifestazioni pacifiste”. L’Unione Europea merita questo riconoscimento, stando ai criteri stabiliti dall’inventore della dinamite? Certamente no, e l’esportazione di armi da parte dell’UE, in netta crescita ogni anno, può testimoniarlo! Già nel 2004, Amnesty International aveva smascherato l’UE in un rapporto intitolato: “Un rischio per la sicurezza nel mondo: l’esportazione di armi da parte dell’Unione Europea” (2).
L’industria delle armi, che raramente conosce crisi, è in procinto di fare buoni affari per la UE. Secondo gli ultimi rapporti dell’ Institut international de recherche sur la paix de Stockolm (SIPRI) (3), le vendite di armi da parte della UE continuano ad aumentare. “Le vendite degli Stati della UE agli Stati non UE hanno raggiunto il 27% dell’insieme delle vendite nel periodo 2001-2005, facendo della UE il terzo maggior esportatore” (SIPRI YEARBOOK 2006) (4). “Tra il 2007 e il 2011, le esportazioni dell’insieme dei paesi membri della UE hanno raggiunto il 32% del volume globale delle esportazioni delle principali armi convenzionali” (Data on EU) (5).
Peraltro il Comitato del Nobel norvegese, nel suo comunicato, individua due elementi di grande importanza che hanno, forse, spinto per l’assegnazione del premio quest’anno: essi sono “le gravi difficoltà economiche” e “le importanti tensioni sociali” che coinvolgono in questo momento l’Unione Europea. Se il premio Nobel solleverà, temporaneamente, il morale della UE, non sarà invece di alcuna utilità alla pace mondiale e alla limitazione della produzione e della vendita delle armi. Inoltre queste stesse difficoltà economiche e tensioni sociali sono, in parte, conseguenza del debito greco che deriva dall’acquisto di armi dalla Germania e dalla Francia.“Dal 2005 al 2008, la Grecia ha raddoppiato il valore dei suoi prestiti per pagare armi di cui non aveva bisogno. Secondo una inchiesta collegata della magistratura tedesca e greca, i venditori sono ricorsi alla corruzione per assicurarsi la collaborazione di importanti uomini politici, di funzionari e vertici militari. Il denaro preso in prestito per l’acquisto delle armi proviene dagli stessi paesi dai quali provengono le armi, vale a dire gli Stati Uniti, la Francia e la Germania” (6).
L’anno prossimo il Comitato per il Nobel provvederà, eventualmente, a premiare gli acquirenti d’armi favoriti (tra gli altri) della UE, che sono “oasi di democrazia”, “di difesa dei diritti umani” e “simboli della pacificazione tra i popoli”, l’Arabia Saudita e la Cina.
Aspettiamo con ansia il prossimo anno!
[1] http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/2012/press.html
[2] http://www.amnesty.org/fr/library/asset/ACT30/003/2004/fr/4be3e01e-d617-11dd-bb24-1fb85fe8fa05/act300032004fr.pdf
[3] http://www.sipri.org/
[4] http://www.sipri.org/yearbook/2006
[5] http://www.sipri.org/pdfs/SIPRIdataonEU.pdf
[6] http://www.legrandsoir.info/l-endettement-de-la-grece-au-profit-des-industries-militaires.html