Qualche riflessione estemporanea (e politicamente scorretta) sui fatti di Colonia
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Analisi, gennaio 2016 - Questo articolo darà fastidio a molti, ma l'intento dell'autore non è di colpevolizzare le donne occidentali e i loro costumi di vita. Egli intende solo segnalare che il confronto tra culture e civiltà è qualcosa di molto complicato. E richiede grande umiltà e rispetto reciproco (nella foto, una delle vittime di Colonia)
The saker, 11 gennaio 2016 (trad. ossin)
Qualche riflessione estemporanea (e politicamente scorretta) sui fatti di Colonia
The saker
Cari amici,
ciò che oggi voglio condividere con voi non è certamente un’analisi approfondita dei recenti fatti accaduti in Germania, ma piuttosto qualche idea e dei ricordi che mi sono tornati alla mente quando ho appreso quanto era successo.
Per prima cosa, i numeri sono allarmanti: secondo fonti russe, ci sono state a Colonia più di settecento aggressioni, per il 40% aggressioni sessuali (le altre sono cominciate come “normali” furti, rapine di gruppo, ecc) e ci sono prove sempre più numerose che si sia trattato di un attacco coordinato, organizzato attraverso i media sociali.
C’è una grande differenza tra spiegare e giustificare. Io non intendo giustificare alcunché, ma voglio proporre almeno una spiegazione possibile, e parziale, di quanto accaduto. Io ho molto viaggiato nel corso della mia vita, anche in paesi in cui persistono forti tradizioni sociali e morali (penso all’Indonesia, alla Thailandia, al Maghreb, alla Grecia, alla Turchia, alla Palestina, ecc) e in tutti questi posti ho visto delle donne europee comportarsi con una mancanza totale e flagrante di rispetto per le popolazioni e le tradizioni locali: andare a seno nudo sulle spiagge, arrampicarsi su pire funerarie per farsi fotografare in bikini, ubriacarsi e avere relazioni sessuali con gente del posto, ecc. Anche se a qualcuno potrà sembrare molto offensivo, mi spiace dover dire che le donne europee (bianche) vengono considerate come vacche/puttane/troie nella maggior parte del mondo. E’ semplicemente un fatto.
Il fatto che OGNI film occidentale moderno DEBBA avere almeno una scena di sesso non fa che rafforzare questa idea. Come anche l’enorme produzione occidentale di porno. Anche dopo i fatti di Colonia, questa signora ha pensato bene che esibirsi nuda fosse la risposta adeguata.
Mi spiace turbare quelli che pensano il contrario, ma chi non rispetta se stesso, non può pretendere di farsi rispettare dagli altri.
Adesso parliamo dell’islam.
Molti anni fa, quando ero ancora all’Università, d’estate in Svizzera, lavoravo abitualmente come autista durante le conferenze dell’ONU. Un giorno salirono a bordo un generale saudita, sua moglie e i tre figli. Io ero molto inquieto a causa della spaventosa reputazione che i Sauditi godono tra gli autisti: si dice che bevano, che chiedano agli autisti di procurare loro delle prostitute (di Milano), che siano scostumati e generalmente ripugnanti. Ero pronto a mandarlo al diavolo, ma con mia grande sorpresa il Saudita si rivelò una persona molto dolce e gentile, un mussulmano molto pio che pregava e glorificava dio più volte al giorno, un padre e un marito amabile. All’inizio manteneva un po’ le distanze, ma quando seppe che non ero un crociato ma un cristiano ortodosso, mi ha invitato a pranzo e mi ha presentato sua moglie e i suoi figli. Abbiamo passato dei buoni momenti insieme e, per cinque giorni meravigliosi, li ho portati in giro in Svizzera dappertutto, impegnandomi in appassionate conversazioni che duravano ore. Ci siamo poi lasciati da buoni amici. Anche sua moglie si è dimostrata una donna molto interessante. Credo avesse conseguito un master d’inglese dell’UCLA ed era una persona molto schietta e istruita. Io ho approfittato di questa magnifica occasione per interrogarla circa la condizione della donna in Arabia Saudita. Discutevamo mentre passeggiavamo, col marito e i figli, in un parco vicino al lago Leman. Gironzolando, abbiamo visto una coppia sul prato: la ragazza era distesa di schiena, le gambe aperte, il ragazzo su di lei, e si baciavano appassionatamente. La signora saudita guardava questa coppia con un disgusto totale, e mi ha detto: “Qualsiasi cosa di male noi facciamo nel nostro paese, almeno non trattiamo così le donne!” Io non potevo non essere d’accordo con lei.
Ai nostri giorni, in Europa e negli Stati Uniti, le moda per i ragazzi sembra venire dalle prigioni e dai penitenziari: da qui i pantaloni che scendono (in prigione tolgono la cintura, quindi i pantaloni tendono ad abbassarsi). Per le ragazze, sembra che il modello da imitare siano le prostitute. Sì lo so, la libertà e tutto il resto, e francamente io non me ne preoccupo e tutto questo non mi disturba affatto (evidentemente mia moglie e mi figlia non si vestono così, infatti non portano nemmeno i pantaloni). Ma, ancora una volta, conoscete il detto: “Se assomiglia a un’anatra, nuota come un’anatra e fa qua-qua come un’anatra, allora è probabilmente un’anatra”?
Allora, se assomiglia ad una prostituta, si veste come una prostituta e si comporta come una prostituta, che cosa può essere?
Di nuovo, chi non rispetta se stesso, non può pretendere di essere rispettato dagli altri. Solo come illustrazione, e non come prova di chissà che, date un’occhiata a questo video e traetene le vostre conclusioni.
Bene, prima di attirami il solito coro di risentite proteste di femministe e laici, consentitemi di precisare che nulla di quanto ho fin qui scritto giustifica in alcun modo quanto è avvenuto in Germania. Né che intendo incolpare in alcun modo le donne occidentali. Intendo solo dire che questo tipo di comportamento, considerato normale in Occidente, ha reso facile, a coloro che hanno organizzato i fatti tedeschi, convincere dei rifugiati poco istruiti e generalmente grossolani (diversamente da quelli che sono più istruiti e civili, evidentemente) che le donne (e gli uomini) in Occidente non meritino rispetto.
Un altro mito da sfatare è l’idea ingenua che i rifugiati siano riconoscenti nei confronti dei paesi che hanno loro concesso asilo. Non è evidentemente così. Da molti anni, lavoro come interprete per le autorità federali svizzere e ho assistito a molti colloqui con i rifugiati. Posso attestare che la grande maggioranza di essi disprezza in modo assoluto il paese cui chiede asilo. E ciò per diverse ragioni: la prima è che la grande maggioranza dei rifugiati non è composta da rifugiati politici, ma economici. Quel che vogliono è una parte della torta, di quello che immaginano essere lo stile di vita opulento dell’Occidente. La seconda è che molti rifugiati provengono dalle classi inferiori, perfino criminali, dei paesi che hanno lasciato: di solito dei ladruncoli che sono sfuggiti alle prigioni del loro paese. La terza, giacché sentono molta ostilità o condiscendenza da parte della popolazione locale, i richiedenti asilo contraccambiano. La quarta è che questi rifugiati non provano assolutamente alcun rispetto (o timore) per i poliziotti locali, che considerano dei ridicoli clown, soprattutto a paragone del tipo di polizia con cui hanno avuto a che fare nel loro paese. Quanto alle prigioni locali, esse sono spesso più confortevoli delle abitazioni che hanno lasciato dietro di sé. Ultimo, ma non meno importante punto, i rifugiati sono per la maggior parte del tempo infelici, solitari, alienati e depressi, e oppressi da una rabbia repressa e da frustrazione. Tutto ciò è un combinato tossico che può sfociare in qualsiasi tipo di comportamento criminale.
D’altronde i servizi di sicurezza occidentali sanno tutto questo da anni. Per esempio, io ho partecipato in Svizzera a diverse esercitazioni di controllo delle folle ispirate alle sommosse di Los Angeles del 1992, provocate dalla vicenda Rodney King, con l’unica differenza che lo scenario sul quale lavoravamo era quello di una sommossa generalizzata dei rifugiati provenienti dal sud. Le esercitazioni prevedevano che migliaia di rifugiati cominciassero a ribellarsi contemporaneamente in diverse città, sopraffacessero le forze di polizia locali e rendessero necessario l’intervento dell’esercito, per ristabilire l’ordine, proteggere la popolazione e chiudere le frontiere nazionali normalmente assai permeabili. Sono certo che identici scenari siano stati ipotizzati, e anche sperimentati, dalla maggior parte dei paesi europei. E se fosse stato loro consentito di intervenire, credo che i poliziotti tedeschi avrebbero saputo riportare la situazione sotto controllo. Sospetto perfino che anche i servizi di sicurezza tedeschi debbano avere percepito dei segnali e dei chiari avvertimenti su quanto si stava preparando. Il problema è che le autorità politiche hanno dimostrato una volta di più di essere vittima delle loro priorità ideologiche e completamente indifferenti alla sofferenza della popolazione.
Tutto ciò mi suggerisce una cosa: l’Europa si trova in una situazione di bancarotta morale e intellettuale totale. Sentiamo spesso parlare di una presunta civiltà europea o di valori europei, ma si tratta di un non-senso totale. Se l’Europa moderna avesse qualche vero valore di civiltà, sarebbe stata capace di far fronte a questa crisi dei rifugiati. E che caspita! Direi perfino, per cominciare, che se l’Europa avesse qualche valore vero, tutta questa crisi non sarebbe nemmeno arrivata, semplicemente perché l’Unione Europea non sarebbe stata complice del grande piano degli Stati Uniti di destabilizzare tutto il Maghreb e il Mashrek.
Esattamente come un corpo sano è in grado di reagire ad una ferita o ad un’infezione, che sarebbero invece devastatrice per un organismo infetto da HIV, una società sana è in grado di fare fronte a problemi ben più gravi di quelli che l’Europa sta affrontando attualmente; ma ciò richiederebbe un sistema immunitario intellettuale, morale e spirituale – qualcosa che manca totalmente all’Europa di oggi.
Ciò di cui l’Europa ha assolutamente bisogno è un cambiamento di regime. E non intendo assolutamente parlare di regime nel negativo senso ordinario, io parlo di cambiamento del sistema. Esattamente come per gli Stati Uniti, d’altronde. Laggiù e in Europa, il sistema politico è marcio fino al midollo, e non ha dunque alcun senso mettere una persona diversa, potenzialmente un po’ migliore, a capo di un sistema, o di un regime oramai in agonia. Gli Europei del nord guardano abitualmente dall’alto in basso i loro vicini del sud, ma oggi sono proprio loro ad essere direttamente in un caos, che è effetto di un sistema politico completamente destrutturato: dalla Grecia alla Norvegia, il caos è dovunque.
Quanto al problema dell’immigrazione, io credo che i giochi siano fatti e niente li cambierà. L’Europa bianca è sparita, ed è un fatto storico. I partiti politici che promettono di invertire questa tendenza semplicemente mentono al loro elettorato. Sì, è vero, in teoria un politico potrebbe, una volta al potere, chiudere la porta d’ingresso principale, tappando più o meno i principali varchi attraverso cui gli immigrati entrano, ma essi continueranno semplicemente ad arrivare attraverso le porte nascoste (potrei scrivere un intero articolo su questo). Si può paragonare questa situazione alla patetica guerra contro la droga, che è un altro modo completamente futile di frenare una pressione osmotica troppo forte per essere fermata da una frontiera e dalle leggi. In entrambi i casi, la pressione sociale ed economica sono tanto forti che niente potrà fermarle (e per chi crede all’economia capitalista, allora la spiegazione è ancora più semplice, è solo una questione di offerta e di domanda; finché ci sarà domanda, l’offerta non mancherà).
C’è una certa eleganza karmica dell’Europa, suppongo, ad essere alla fine conquistata da coloro che ha sottomesso alle sue politiche coloniali e imperialiste (e aspettate quando cominceranno ad arrivare anche gli Ucraini in gran numero!). Ma tutto questo è teoria. La realtà è quella di tanta gente innocente delle due rive che soffre per colpa del loro comune nemico – la plutocrazia anglo-sionista che guida l’Impero. Fin quando questo fatto fondamentale resterà un tabù, dunque un non detto, la crisi proseguirà e le vittime continueranno a prendersela le une con le altre, invece di rivoltarsi contro il loro nemico comune. E’ per questo che, per quanto difficile sia sostenere questa posizione, io resto ancora dell’idea di un’alleanza tra Europei e immigrati contro coloro che cercano di distruggere il continente europeo, il Maghreb e il Mashrek. I folli wahhabiti in Siria, i delinquenti immigrati a Colonia, la mafia kosovara, i neo-nazisti in Germania (e in Ucraina), i Lupi grigi turchi – tutti strumenti nelle mani dello stesso padrone, che cerca solo di dividere per regnare. La buona novella è che tutte queste forze hanno sempre una componente di delinquenti, e ciò rende almeno possibile unire le persone oneste e per bene, nella difesa dei loro comuni interessi.