La curiosa centralità napoletana
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Interventi, marzo 2017 - “La vita è altrove”, come scriveva Rimbaud e ripetevano i giovani del maggio francese, anche rispetto a questa politica fatta di tessere regalate e storie di palazzo...
Corriere del Mezzogiorno, 5 marzo 2017
La curiosa centralità napoletana
Nicola Quatrano
Andrea Romano, parlamentare del PD, non la manda a dire. Sul sito ufficiale del partito tuona contro i grillini: “Non è accettabile che dal movimento 5 stelle vengano lezioni di moralità al Partito democratico. Restiamo ancora in attesa di conoscere la verità sulla vicenda delle firme false a Palermo”. La vice capogruppo alla Camera Alessia Morani aggiunge: “Non possono dare lezioni di moralità… Attendiamo ancora di capire perché alcuni artefici del pasticcio delle firme di Palermo facciano ancora parte del Gruppo M5s.…”. Andrea Romano e Alessia Morani sono sfortunati: hanno postato le loro critiche il 1° marzo ma, se avessero atteso anche solo qualche ora, avrebbero forse più opportunamente desistito (come assennatamente consiglia il Don Pasquale di Miseria e Nobiltà). Quello stesso giorno infatti scoppiava lo scandalo delle tessere pagate nel circolo PD di Miano (“per i soldi se lo vede Michel”), un pasticcio legato ai giochi delle prossime primarie e che non ha niente da invidiare, quanto a immoralità politica, alle firme false di Palermo. Naturalmente sono seguite promesse di pulizia da parte dei dirigenti del Partito, e il presidente Matteo Orfini lo ha definito un “episodio”. Ma è davvero un “episodio”?
“Affollamenti” sospetti nelle ultime ore utili per il tesseramento sono stati registrati pure in altri circoli (non solo in Campania), e il tutto segue la vicenda dei candidati a loro insaputa nelle liste elettorali delle comunali, e del voto pagato (più a buon mercato) durante le primarie per la scelta del candidato sindaco. Risalendo poi più indietro nel tempo (e nella cronaca), viene alla mente il caso delle code dei cinesi in altre primarie napoletane, e perfino dei cinesi meneghini, quando si trattò di candidare l’attuale sindaco di Milano (code che, però, non suscitarono altrettanto scandalo, come d’altronde le indagini nei confronti dello stesso Sala, forse perché alla capitale morale sono consentite licenze negate ad altri).
Insomma non si può dire un fatto isolato, ma piuttosto un modo di concepire la politica, più che altro un modo per uccidere la politica, o quel che ne resta.
E tutto questo è avvenuto a Napoli, la cui centralità nelle attuali e future sorti del PD non cessa di sorprendere. Il ministro della giustizia Andrea Orlando, avversario di Matteo Renzi alla carica di segretario, ha dichiarato infatti di voler avviare la sua campagna proprio a Napoli, la città “dove si è manifestata in tutta la sua potenza la crisi della politica”. Ma senz’altro contano anche le sue origini partenopee, e l’importante esperienza fatta in città come commissario del PD dopo le primarie dei cinesi.
L’annuncio della sua candidatura ha stupito molti, e i primi sondaggi lo dann solo terzo. Ma ancora non c’era stato lo scandalo Consip, che coinvolge “babbo Tiziano”, e Renzi non potrà cavarsela con le battute, o invocando una doppia pena se il padre dovesse essere riconosciuto colpevole (in sentenza ovviamente, di qui a mille anni).
Cosa potrà succedere nel caso, non dico di ulteriori colpi di scena, ma anche solo di un prolungamento nel tempo dello stillicidio di notizie e rivelazioni imbarazzanti? Quanti nel PD resisteranno alla tentazione di cambiare cavallo? E se lo stesso Matteo Renzi dovesse decidere di sottarsi al gioco al massacro ritirando la candidatura? Ecco che la decisione di Orlando di concorrere – all’inizio apparsa incomprensibile o addirittura avventata – si rivelerebbe oltremodo giudiziosa, collocandolo al posto giusto e nel momento giusto per conquistare la segreteria.
Sarà solo una coincidenza, ma lo scandalo Consip è nato a Napoli, dalle indagini della Procura napoletana, e vede come protagonista un noto imprenditore napoletano. Inoltre Orlando sembra godere dell’importante endorsement di un napoletano di nome e di fatto, due volte presidente della Repubblica (come si sussurra in certi ambienti da quando il ministro della giustizia è apparso, unico “giovane”, alla festa per il 70° compleanno di Ugo Sposetti, perfettamente a suo agio tra Napolitano, D’Alema, Tortorella, Macaluso e tanti altri).
Napoli si conferma quindi come curioso crocevia delle vicende presenti e future del PD.
Se poi questa rinnovata centralità possa essere un bene per la città, è tutt’altra questione. Personalmente non credo. “La vita è altrove”, come scriveva Arthur Rimbaud (nell'immagine a destra) e ripetevano i giovani del maggio francese, anche rispetto a questa politica fatta di tessere regalate e storie di palazzo. Meglio prenderne le distanze e proclamare, scrollandosi la polvere di dosso: “Io è un altro”.