La retorica del sindaco solitario
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Intervento, marzo 2017 - Lo storytelling del sindaco di Napoli Luigi de Magistris è tutto fissato sull’io piuttosto che sul noi... (nella foto, il Napo, la "moneta" napoletana)
Corriere del Mezzogiorno (editoriale) 28 marzo 2017
La retorica del sindaco solitario
Nicola Quatrano
Lo storytelling del sindaco di Napoli Luigi de Magistris è tutto fissato sull’io piuttosto che sul noi...
Da qualche tempo questo giornale parla forse anche troppo di Luigi de Magistris, molto più di quanto sarebbe dovuto al sindaco della città. Penso non debba dispiacere granché all’interessato, Oscar Wilde diceva: «Non importa se bene o male, l’importante è che se ne parli», e la vittoria elettorale di Donald Trump è in gran parte dovuta al fatto che il 90% della stampa lo insultava. Non se ne dolga quindi, anche perché questa attenzione oltremisura non è certamente motivata da antipatia personale, né si iscrive in qualcuno di quei complotti di cui si nutre la sua narrazione. Dipende in larga parte proprio dalla scelta del sindaco di Napoli di concentrare tutta l’attenzione su di sé. La sua retorica, lo storytelling, come si dice adesso, sono tutti fissati sull’io piuttosto che sul noi. La stessa sigla del partito di famiglia appena fondato (Dema) richiama ossessivamente il suo nome.
E la sua storia passata, almeno nella versione ufficiale della cacciata del «giusto» dalla magistratura, viene scagliata continuamente in campo come suprema garanzia della giustezza del suo operato successivo. Inevitabile, quindi, che tutto il bene e tutto il male di questa amministrazione siano imputati a lui, e a lui solo. Il male soprattutto. Perché questo abbondare di retorica, di simboli, non accompagnati da adeguata attenzione ai problemi amministrativi, crea non pochi problemi alla maggioranza dei cittadini. Dico alla maggioranza, non a quelle minoranze coalizzate che, in un sistema di partecipazione dimezzata al voto, finiscono per fare maggioranza. Alla maggioranza «vera», che soffre per il pessimo funzionamento dei servizi pubblici, per i tagli al welfare, e che guarda attonita all’incredibile pasticcio che ha portato al sequestro del Mercadante.
Tanto più oggi che de Magistris si presenta come un potenziale leader nazionale, e sembra più che mai preso dalla politica «grande», e meno che mai attento ai quotidiani problemi di una città non facile. Sul suo profilo facebook, tanto per dire, esulta per lo straordinario incremento del turismo, lo addita a esempio del «modello Napoli», in alcun modo interrogandosi però sul come «amministrare» un simile fenomeno, certamente promettente, ma che al momento sembra profittare quasi esclusivamente a sacche di lavoro nero e di evasione fiscale.
Se dovessi sintetizzare tutto questo in una parola, parlerei di improvvisazione. Nel governo della città, ma anche nella proposta politica nazionale. Prendiamo il caso dello scontro con Matteo Salvini, utile a de Magistris per accreditarsi come una sorta di interprete del riscatto meridionale. La trovata è suggestiva ma viene, al solito, interpretata come uno scontro tra un «io» e un «lui», buono magari ad alimentare il tifo, inidoneo ad aggregare forze reali intorno ad un vero programma. Un programma che poi, alla fine della fiera, si rivela contraddittorio e non troppo dissimile da quello dell’avversario.
L’annuncio di de Magistris di «candidarsi contro Salvini» e la minaccia di quest’ultimo di «tornare a Napoli», giungono infatti a pochi mesi dalla campagna sul referendum costituzionale, che ha visto i due «nemici» dalla stessa parte della barricata. E, anche sabato scorso, erano entrambi schierati nel campo dell’opposizione al vertice dei «grandi» di Roma. Matteo Salvini a Lampedusa, «simbolo dei fallimenti europei», de Magistris al contro-vertice organizzato dall’ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis.
Sodalizio pericoloso anche quello con Varoufakis, per lo meno da quando l’enfant prodige dell’Altra Europa è diventato ospite coccolato del sito Project Syndicate, l’house organ del sinistro finanziere George Soros, uomo dipinto negli ambienti che sostengono de Magistris come l’anima nera di tutte le più oscure e malefiche trame mondialiste. E non inedito perché, già nel 2012, anche il sindaco di Napoli si fece prendere dall’ebbrezza delle teorie monetaristiche fatte in casa e coniò il «Napo», una sorta di moneta stampata in 10 milioni di esemplari, con l’obiettivo di arrivare in pochi anni a 70 milioni. Le cose sono andate diversamente: nessuno ha usato la moneta del sindaco, l’amministrazione non è stata all’altezza del progetto, e l’illusione che bastasse stampare pezzi di carta per creare valore è subito svanita, come la pagina del Napo sul sito del Comune.
Insomma, caro sindaco, la politica è un’arte complicata, e non ammette improvvisazioni (almeno quella vera). Occorrono programmi, azioni coerenti, e (tante) gambe su cui marciare, gli «io» servono a poco. Un uomo a lei caro, Ernesto Guevara, diceva: «Ciascuno di noi, da solo, non vale nulla». E si tratta di qualcuno che, come Paolo Borsellino, è stato ammazzato sul serio per quello che ha fatto.