Le bufale del Sun
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Corriere del Mezzogiorno, 22 luglio 2017
Le Bufale del Sun
Nicola Quatrano
Molto opportunamente l’ambasciata italiana di Londra ha reagito con pacata ironia alla bufala del Sun, quella che Napoli sarebbe una delle città più pericolose del pianeta, scrivendo sulla sua pagina facebook che si tratta di un «colpo di sole». O di un «colpo di sun», perché l’ammiraglia dell’impero mediatico del gruppo di Rupert Murdoch non è proprio un esempio di autorevolezza. The Sun è certamente uno dei più diffusi tabloid britannici, ma è soprattutto specializzato in casa reale, sesso e scandali (che d’altronde la corte inglese generosamente dispensa ai suoi sudditi), e gran parte del suo successo si deve alla famosa pagina tre, dove campeggia immancabilmente la foto di una qualche bella ragazza giovane e non troppo vestita.
La società News Corp (cassaforte editoriale del gruppo) possiede anche il prestigioso Times, il Sunday Times e la catena televisiva BSkyB ma, quanto a vendite, è il Sun che batte tutti. L’altra specializzazione del Sun sono le bufale. Il 4 maggio scorso, il tabloid ha pubblicato il falso scoop della morte del principe Filippo. Un equivoco forse, o una spregiudicata strategia di vendita. Tutto era nato infatti da un innocente comunicato di Buckingham Palace, che annunciava la decisione del duca di Edimburgo di ritirarsi prossimamente a vita privata. L’articolo è stato subito cancellato ma, scrive l’Independent, ha continuato per un po’ a comparire sulle ricerche di Google. Il colmo si era raggiunto però nel luglio del 2011, quando il sito del Sun annunciò niente meno che il suicidio del suo padrone, il magnate Rupert Murdoch. Poi hanno dato tutta la colpa agli hacker del gruppo LulzSec, ma chissà! Il tycoon, sul momento, non sembra avere avuto voglia e tempo di scatenare (più che) giustificate rappresaglie. E si capisce, preso com’era da tante preoccupazioni: incombeva infatti lo scandalo che ha poi travolto e portato alla chiusura l’edizione domenicale del Sun , il News of the World .
L’accusa era di avere raccolto informazioni personali e riservate su varie personalità, servendosi di intercettazioni illegali e corrompendo compiacenti funzionari di polizia. Il processo, celebrato nel 2014, si è concluso, tra l’altro, con la condanna di Andy Coulson, ex direttore ed ex portavoce di David Cameron a Downing Street. Ma c’è qualcosa che rende, se possibile, ancora più odiosa la denuncia della pericolosità di Napoli da parte di un giornale pure così volgare e screditato. The Sun si è anche caratterizzato, per tutti gli anni 1980, come un fanatico sostenitore di Margaret Thatcher e delle sue politiche di deregulation. In seguito si innamorerà di Tony Blair (e delle sue politiche di deregulation). E, di deregulation in deregulation, siamo arrivati al recente drammatico incendio che ha distrutto la Grenfell Tower nel North Kensington, e ha provocato la morte di circa 80 persone, tra cui i poveri Marco Gottardi e Claudia Trevisan.
Secondo il Daily Telegraph , un effetto diretto proprio di queste politiche, dal momento che il divieto di usare i materiali infiammabili e scadenti che hanno preso fuoco nella torre distrutta era stato abrogato nel 1986, proprio quando la Lady di Ferro era primo ministro. E non è stato mai più ripristinato, nemmeno quando un analogo incendio provocò sei morti – sempre a Londra – nel 2009. D’altronde anche il leader laburista, Jeremy Corbyn ha puntato il dito contro i tagli imposti dai governi agli enti locali, denunciando i pericoli che comportano per la sicurezza dei cittadini. E allora, se proprio vogliamo giocare al gioco delle città pericolose in un mondo che è tutto pericoloso, facciamolo sul serio e non sulla base di suggestioni avventate.
Prendiamo lo stato deplorevole delle strutture londinesi e il numero di vittime che ha provocato, consideriamo pure gli attacchi terroristi favoriti dagli ambigui rapporti tra i servizi di informazione britannici e certi ambienti estremisti, gli scippi nei quartieri malfamati di Tottenham Hale, Peckham e Brixton, o nelle stazioni di Peckham, Brixton, Harlesden e South Hampstead, i tanti ubriachi nelle strade, le risse frequenti nei pub, la folla dagli spacciatori nel mercato di Camden Town, Thamesmead e Bexley. Mettiamo tutte queste cose insieme, aggiungiamo il pessimo funzionamento della metropolitana, la spazzatura per strada e il traffico caotico, e verrà fuori che Londra è davvero una città che sarebbe prudente evitare. Magari meno pericolosa di Raqqa, ma non certo di Napoli.