“Non sono razzista, ma...”
- Dettagli
- Visite: 5482
Intervento, settembre 2017 - si ha la sgradevole sensazione che la giunta arancione abbia scelto una soluzione di sapore sottilmente ipocrita, che addirittura finisce con lo strizzare l’occhio agli istinti più meschini manifestati in questi giorni (foto, l'assemblea dei comitati di Miano con l'assessore Gaeta)
Corriere del Mezzogiorno (editoriale), 20 settembre 2017
L'autogol xenofobo di Miano
“Non sono razzista, ma...”
Nicola Quatrano
Giuro che non scriverò più di Rom e integrazione... almeno per tre mesi. Mi si perdoni quindi se torno oggi su Cupa Perillo e la caserma Boscariello, per commentare l’esito di una vicenda che mi pare gestita male e conclusa (provvisoriamente) peggio. Ne parlo, oltre che per il caso in sé, anche perché richiama in modo evidente quello che sta diventando oggi un pericoloso gioco nazionale: il “Non sono razzista, ma...”, incoraggiato e alimentato da veri imprenditori politici dell'odio. Si tratta poi di un banco di prova importante per una amministrazione cittadina che, dell’accoglienza, ha fatto un punto di forza del suo programma, e perfino una sorta di bandiera che si prepara ad incrociare, con quella della Lega Nord, nella prossima tenzone elettorale (o quella dopo). Non a caso, in un primo momento il sindaco aveva deciso di esporsi in prima persona, salvo fare poi un passo indietro quando il clima ha cominciato a farsi pesante, delegando infine interamente all’assessore Roberta Gaeta il compito di “metterci la faccia”.
Ricordiamo che gli abitanti di Miano sono “insorti” (come amano dire i giornali) contro l’ipotesi di allocazione temporanea dei Rom nell’ex caserma Boscariello, su cui pende un progetto di “cittadella dello sport” che sarebbe una vera e propria boccata di ossigeno per un quartiere sfavorito e privo di servizi. Oltre allo scontento per l'inderogabile prassi che scarica le convivenze “difficili” sulle periferie più disagiate, i manifestanti esprimono la ragionevole e fondata preoccupazione che accampare in quel sito 700 Rom possa in qualche modo ritardare, se non pregiudicare dati i tempi esasperanti della burocrazia comunale (ante e post rivoluzione), l’agognata realizzazione dell’impianto sportivo. Chiedono quindi garanzie sulla reale temporaneità della tendopoli, garanzie che l’amministrazione non ha sostanzialmente dato, limitandosi a mere assicurazioni verbali, il cui valore (dati i precedenti) è più o meno quello delle NAPO, le famose banconote napoletane ormai rintracciabili solo nelle fatture della tipografia che le ha stampate.
Ma oltre a ciò, i cittadini di Miano (o almeno una parte di loro) esprimono anche umori di segno francamente xenofobo. Si può comprendere l’esasperazione, ma gridare: “I Rom non li vogliamo”, dire beffardamente: “Noi non siamo razzisti, sono loro ad essere Rom”, fino alle espressioni sprezzanti che si sono udite nell’assemblea tenuta dall’assessore Gaeta coi comitati di quartiere (“A Miano non abbiamo fatto mettere le ecoballe, non faremo mettere gli zingari”), è qualcosa che qualunque amministrazione non leghista dovrebbe respingere e stigmatizzare.
Invece... si ha la sgradevole sensazione che la giunta arancione abbia scelto una soluzione di sapore sottilmente ipocrita, che addirittura finisce con lo strizzare l’occhio agli istinti più meschini manifestati in questi giorni. Evidentemente consapevole della scarsa affidabilità delle promesse di “temporaneità, in difficoltà per la totale assenza di piani che avrebbero dovuto invece essere già operativi (da tempo incombendo le ordinanze di sgombro dell'Autorità Giudiziaria), l’unica vera assicurazione fornita dall’assessore, il punto forte della sua proposta, l’asso nella manica tirato fuori per tener buoni gli spiriti bollenti, riguarda il fatto che ingresso e uscita del campo apriranno sul lato di Scampia. Come dire: “Voi di Miano, i Rom non li vedrete proprio”, e magari: “Non ne sentirete nemmeno la puzza”.
In vista “l'insurrezione” di Scampia, che ha altri progetti per l'ex Centrale del Latte.
Meglio sarebbe stato ricordare agli abitanti di Miano che certe generalizzazioni, oltre a essere ingiuste e orribili, potrebbero facilmente ritorcersi contro di loro. Anche tra loro vi sono delinquenti, e nel loro quartiere si commettono un bel po’ di omicidi ed estorsioni. Rione San Gaetano, poi, non è certo famoso per la laboriosità dei suoi abitanti… cosa direbbero se, poniamo, i Vomeresi bloccassero gli accessi della Metropolitana per impedire che “quei delinquenti” di Miano (“tutti assassini e drogati”) scorrazzino impunemente per via Scarlatti? Magari aggiungendo beffardamente: “Non siamo noi ad essere razzisti, sono loro a essere di Miano”? Almeno, l'assessore Gaeta avrebbe potuto leggere in assemblea gli anche troppo famosi versi del pastore Martin Niemöller, sui rischi che si corrono quando si cominciano a criminalizzare interi gruppi etnici o sociali: «Quando i nazisti presero i comunisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero comunista./ Quando rinchiusero i socialdemocratici/ io non dissi nulla/ perché non ero socialdemocratico./ Quando presero i sindacalisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero sindacalista./ Poi presero gli ebrei,/ e io non dissi nulla/ perché non ero ebreo./ Poi vennero a prendere me./ E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa».