Indipendenze e auto-determinazioni
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Analisi, novembre 2017 - La globalizzazione imperiale sostiene dei micro-Stati frammentati, solo per trasformarli in nuovi vassalli dotati della loro bandiera e del loro inno nazionale...
The Unz Review, 19 ottobre 2017 (trad. ossin)
Indipendenze e auto-determinazioni
James Petras
Armi al servizio dell'Impero o autentiche liberazioni nazionali ?
Introduzione
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la maggior parte dei conflitti mondiali sono stati quelli per l'indipendenza contro i regimi coloniali/imperiali occidentali e giapponese.
Con il completamento della decolonizzazione ufficiale, un nuovo tipo di dominazione imperiale ha visto la luce: i regimi neo-coloniali, ai quali gli Stati Uniti e i loro alleati europei hanno imposto dei leader vassalli che agivano come intermediari per lo sfruttamento economico del paese. Con la crescita della dominazione mondiale unipolare degli Stati Uniti, a causa della scomparsa dell'URSS (1990), l’Occidente ha imposto la sua egemonia sugli Stati dell'Europa dell'Est. Alcuni sono stati frammentati e divisi in micro-Stati dominati dalla NATO.
La nascita di un Impero unipolare ha scatenato una serie di guerre e conflitti etnici in Medio Oriente, nell'Europa dell'est, nei Balcani, nei Paesi Baltici, in Africa del Nord, in Asia e in Europa occidentale, provocando pulizie etniche e una crisi dei rifugiati di grande ampiezza. La disgregazione degli Stati-nazione ha avuto una portata mondiale, perché la retorica e la politica della « autodeterminazione » ha sostituito quella della lotta di classe quale punto di riferimento per la giustizia sociale e della libertà politica.
Molti dei principali promotori della costruzione dell'Impero hanno adottato la tattica di dividere gli avversari per meglio controllarli – col pretesto liberale di promuovere « l’autodeterminazione », senza precisare chi e quale « io » rappresentasse e chi ne avrebbe realmente beneficiato.
Le identità settoriali, regionali, culturali ed etniche sono state utili a polarizzare le lotte. Per contro, i regimi « centrali » hanno lottato per mantenere « l’unità nazionale » per reprimere le rivolte regionali.
Obiettivo di questo articolo è analizzare e discutere le forze nazionali e internazionali che si nascondono dietro lo slogan della « autodeterminazione » e le sue conseguenze internazionali e regionali.
Concetti di base: ambiguità e chiarimento
Uno degli aspetti che colpisce del processo di globalizzazione e di sviluppo nazionale è lo « sviluppo irregolare e combinato » (ICD). Esso può assumere diverse forme – uno sviluppo ineguale tra regioni, all'interno e tra diversi paesi, e di solito entrambi.
I paesi imperiali concentrano le industrie, il commercio e il settore bancario mentre i paesi coloniali/neocoloniali vengono lasciati in una condizione di esportazione-dipendenti, enclave per l'estrazione di materie prime e luoghi di assemblaggio a basso salario. Frequentemente, i capitali dei paesi colonizzati e de-colonizzati concentrano e centralizzano il potere politico, la ricchezza, le infrastrutture, i trasporti e le finanze, mentre le loro province sono costrette a fornire materie prime e mano d'opera a buon mercato. Infatti il potere politico e l'amministrazione, ivi compresi l'esercito, la polizia e le agenzie di riscossione delle imposte, sono concentrati in città centrali economicamente improduttive, mentre le regioni che producono ricchezza, ma politicamente deboli, vengono economicamente sfruttate, emarginate e impoverite.
Lo sviluppo combinato e ineguale al livello internazionale e nazionale ha portato a lotte di classe, antimperialiste e regionali. Dove le lotte di classe sono deboli, sono leader e movimenti nazionalisti ed etnici ad assumere la leadership politica.
Il « nazionalismo » però manifesta due facce completamente opposte: in un caso, i movimenti regionali sostenuti dall'Occidente lavorano per indebolire i regimi anti-imperialisti e porre l'intera nazione in posizione di subalternità rispetto ai diktat del potere imperiale. Nell'altro, movimenti popolari nazionalisti laici lottano per ottenere l'indipendenza politica sconfiggendo le forze imperiali e i loro surrogati locali, che spesso sono persone appartenenti ad una minoranza etnica o religiosa, che raccolgono le rendite per conto dei grandi feudatari.
Gli Stati imperiali hanno sempre saputo ben distinguere tra i diversi tipi di « nazionalismo » e hanno capito quali servono i loro interessi. Gli Stati imperiali appoggiano i regimi e i movimenti regionali e /o « nazionalisti » che danneggiano i movimenti, i regimi e le regioni anti-imperialiste. Sono sempre contro i movimenti « nazionalisti » che abbiano una forte leadership di classe operaia
L'esperienza storica
L’imperiale e perfida Albione, il Regno Unito ha massacrato e affamato milioni di persone che gli hanno resistito, in Asia (India, Birmania, Malesia e Cina), in Africa (Africa del Sud, Kenya, Nigeria, ecc.) e in Europa (Irlanda).
Gli imperialisti britannici, allo stesso tempo, incoraggiavano i Mussulmani e combattere contro gli Indù, i Sikh a combattere contro i Mussulmani, i Gurkha a opprimere i Malesi, e hanno formato diversi gruppi combattenti religiosi, etnici e linguistici, in tutto il subcontinente indiano, in Birmania e in Malesia. Allo stesso modo, il Regno Unito incoraggiava i conflitti tra i gruppi religiosi, laici nazionalisti e conservatori in tutto il Medio Oriente.
Le potenze imperiali usano ovviamente la strategia del « dividere per meglio regnare », etichettando i loro avversari come « arretrati » e « autoritari », mentre esaltano i loro surrogati locali come « combattenti della libertà » che, affermano, sono « in cammino verso i valori democratici occidentali ».
La questione strategica è, però, capire in quale modo gli Stati imperiali definiscano il tipo di autodeterminazione da sostenere o da reprimere e quando cambiano politica. Gli alleati di oggi, che vengono definiti « democratici » dalla stampa occidentale, possono successivamente essere etichettati come « nemici della libertà » e « autoritari », se cominciano ad agire contro gli interessi imperiali.
Le due facce dell'autodeterminazione
Diversamente dalla pratica imperiale, che distingue tra i vari regimi dominanti e tra i vari movimenti separatisti, la maggior parte delle « persone di sinistra » appoggia in genere tutti i movimenti che chiedono l'autodeterminazione e definisce tutti quelli che vi si oppongono come « oppressori ».
Può dunque capitare che la sinistra e i regimi imperiali possano trovarsi dalla stessa parte in una massiccia campagna di « regime change » !
La sinistra libertaria occulta le contraddizioni del suo falso « idealismo » definendo le potenze imperiali come « ipocrite », perché ricorrono ad una « doppia morale ». E' un'accusa ridicola, perché il principio ispiratore della decisione imperiale di sostenere o respingere questa o quella « autodeterminazione » si fonda su interessi di classe o imperiali. In altri termini, quando « l’autodeterminazione » conviene all'Impero, essa riceve un sostegno totale. Non esistono precetti storici o morali astratti, che non siano sorretti da interessi di classe o imperiali, alla base di queste politiche.
Casi di studio: i miti dei « Curdi senza patria » e della « liberazione dell’Ucraina »
Lungo tutto il ventesimo secolo, i Curdi dell'Iraq, della Turchia, della Siria e dell'Iran hanno rivendicato « l’autodeterminazione » e si sono battuti contro gli Stati-nazione nei quali si trovavano in nome della « liberazione etnica ».
Nel caso dell'Iraq degli anni 1990, i Curdi sono stati patrocinati, armati, finanziati e difesi dagli Stati Uniti e Israele, perché indebolissero e dividessero la repubblica irachena, nazionalista laica. I Curdi, sempre con l'appoggio degli Stati Uniti, sono stati protagonisti di conflitti regionali in Turchia e, più recentemente, in Siria, per costringere alla resa il governo indipendente di Bachar el-Assad. I Curdi di sinistra definiscono cinicamente i loro alleati imperiali, ivi compresi gli Israeliani, come dei « colonialisti progressisti ».
Insomma i Curdi agiscono come surrogati locali degli Statunitensi e degli Israeliani: forniscono mercenari, accesso alle basi militari, posti di ascolto e di spionaggio nel loro nuovo paese liberato (ed etnicamente purificato), per sostenere l'imperialismo degli Stati Uniti che i loro signori della guerra hanno scelto come « partner » dominante. La loro lotta è quella della liberazione nazionale o quella di marionette mercenarie al servizio dell'Impero contro le nazioni sovrane che resistono al controllo imperiale e sionista?
In Ucraina, gli Stati Uniti hanno applaudito la causa dell'autodeterminazione quando essi stessi avevano orchestrato un violento colpo di Stato per cacciare un governo legittimo, il cui crimine era l'impegno per l'indipendenza nei confronti della NATO. Il colpo di Stato è stato apertamente sovvenzionato dagli Stati Uniti, che hanno finanziato e formato delle canaglie fasciste che si sono occupati della espulsione o repressione dei cittadini russofoni, soprattutto nella regione orientale del Donbass e in Crimea, con lo scopo di poter piazzare delle basi NATO sulla frontiera con la Russia.
La popolazione, in maggioranza russofona, della Crimea si è opposta al colpo di Stato ed ha esercitato il proprio diritto all'autodeterminazione, votando per unirsi alla Russia. Allo stesso modo la regione industriale del Donbass, nell'est dell'Ucraina, ha dichiarato la propria autonomia, opponendosi al regime oppressivo e fortemente corrotto, istallato dagli Stati Uniti a Kiev.
Il violento colpo di Stato patrocinato dagli USA e dalla UE a Kiev era una forma flagrante di annessione imperiale, mentre il voto pacifico in Crimea e la strada verso l'autodeterminazione presa dall'Ucraina orientale (Donbass) erano la risposta progressista delle forze anti-imperialiste. Ostacolata nel suo progetto di trasformare l'Ucraina dell'est e la Crimea in piattaforme di lancio per la NATO per l'aggressione alla Russia, USA e UE hanno condannato questa iniziativa definendola una « colonizzazione russa ».
Il Tibet e gli Uiguri della provincia cinese dello Xinjiang
Gruppi separatisti sono attivamente impegnati in una sollevazione armata da diversi decenni in Tibet e nello Xinjiang, nella Cina occidentale. Mentre rivendicavano « l'indipendenza », i loro signori della guerra feudali erano da tempo ostili ai progressi portati dalla Rivoluzione cinese (come l'abolizione della schiavitù, del commercio dell'oppio, della dote maritale e l'estensione della scolarizzazione per tutti nelle regioni feudali mussulmane). Hanno collaborato con gli Stati Uniti e l'India espansionista (dove il Dalai Lama ha fissato il suo palazzo e acquartierato i suoi campi di seguaci, armati e formati dalle agenzie imperiali occidentali).
Mentre l'Occidente presenta il Dalai Lama come un sant'uomo amante della pace che si limita a fare discorsi dinanzi a folle adoranti, questo santo non ha però mai condannato le guerre di genocidio statunitensi contro i buddisti vietnamiti, coreani e di altri luoghi.
Le rete delle celebrità/vittime dell’Occidente filo-Tibet e filo-uiguri, ben finanziata, ha sempre ignorato i legami tra il Dalai Lama e i suoi patron imperiali, che sono quelli che, in ultima istanza, definiscono il significato operativo della « autodeterminazione ».
Il Kosovo: una autodeterminazione di schiavisti terroristi bianchi
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Jugoslavia, liberata dei suoi viziosi collaborazionisti nazisti dai partigiani comunisti, è diventata una società socialista multietnica, pacifica e autogestita. Ma, negli anni 1990, l'intervento militare delle forze della NATO ha deliberatamente organizzato la violenta dissoluzione del paese in micro Stati « indipendenti ». L’esperienza di uno Stato socialista multietnico in Europa è stato distrutto. Dopo una massiccia pulizia etnica delle popolazioni non albanesi, un nuovo Stato fantoccio della NATO, il Kosovo, è finito sotto il controllo di un terrorista internazionalmente noto, uno schiavista bianco, un narcotrafficante vassallo degli Stati Uniti, Hashim Thaci, e dei suoi banditi dell'Esercito di Liberazione del Kosovo.
Grazie all'intensa campagna di bombardamento statunitense contro Belgrado e altre città jugoslave e col sostegno militare della NATO, il Kosovo ha ottenuto l'autodeterminazione ed è diventato una enorme portaerei terrestre statunitense e un centro di Riposo & Ricreazione (Camp Bondsteel), comprensivo di sconti nei bordelli dell’UCK per i GI. Siccome il Kosovo serve da avamposto mercenario gestito da delinquenti vassalli, Washington e Bruxelles hanno approvato la sua rivendicazione di diventare uno « Stato indipendente liberato ». Il paese è anche servito come deposito internazionale per il macabro commercio di organi umani per il trapianto. Visitando questo Stato mafioso, etnicamente ripulito, che è il Kosovo, un comandante della NATO, il generale canadese Lewis MacKenzie, ha riconosciuto più tardi: « Abbiamo bombardato dalla parte sbagliata ».
La dissoluzione della Jugoslavia ha portato alla creazione di diversi mini-Stati separatisti, sotto il controllo economico della UE e quello militare USA. Nel gergo occidentale è stata definita « autodeterminazione democratica », mentre la dura realtà è quella di una massiccia pulizia etnica, dell'impoverimento e della criminalità.
Indipendenza della Catalogna e Spagna neo-franchista
La Spagna è governata da un regime che discende dal dittatore fascista Francisco Franco. Il presidente e il suo sedicente « Partito popolare » (PP), e anche il suo accolito reale, il re Felipe VI, sono stati protagonisti di scandali, dalla massiccia corruzione al riciclaggio di denaro e contratti fraudolenti di edilizia pubblica e privata per diversi milioni di euro Le politiche neoliberiste di Rajoy hanno significativamente contribuito ad un crash finanziario che ha portato il tasso di disoccupazione al 30% e a un programma di austerità che ha spogliato i lavoratori spagnoli del loro potere di contrattazione collettiva.
Di fronte alla richiesta di autodeterminazione della Catalogna, attraverso elezioni libere e democratiche, Rajoy ha ordinato una irruzione poliziesca e militare, ha sequestrato le schede elettorali, ha sbattuto in prigione i leader e ha imposto un controllo totale.
L’esercizio pacifico di autodeterminazione da parte dei Catalani attraverso libere elezioni, indipendente da ogni manipolazione imperiale, è stata respinta dalla UE e da Washington come « illegale », per avere disobbedito a Rajoy e alle sue legioni neo-franchiste.
L’autodeterminazione della Palestina, la sua colonizzazione e la sua dominazione da parte di Israele, con il sostegno degli Stati Uniti
Per mezzo secolo, Washington ha appoggiato la brutale occupazione israeliana e la colonizzazione della « Cisgiordania » palestinese. Gli Stati Uniti negano sistematicamente l'autodeterminazione del popolo palestinese e dei suoi milioni di rifugiati in esilio. Washington arma e finanzia l'espansione israeliana che si realizza attraverso la confisca violenta di territori e risorse palestinesi e anche attraverso la fame, la carcerazione, la tortura e l'assassinio di Palestinesi, il cui crimine è di affermare il diritto all'autodeterminazione.
La stragrande maggioranza dei funzionari e dei presidenti del Congresso USA, passati e presenti, servilmente seguono le indicazioni che vengono loro date dai presidenti delle 52 maggiori organizzazioni ebraiche (israeliane) e aggiungono miliardi alle casse della colonialista Tel Aviv. Israele, e i suoi alleati sionisti all'interno del governo statunitense, manipolano gli Stati Uniti perché si infilino in guerre disastrose in Medio Oriente e operino contro l'autodeterminazione di nazioni arabe e mussulmane sovrane.
Arabia saudita: nemico dell'autodeterminazione dello Yemen
Il regime dispotico dell'Arabia Saudita si è battuto contro l'autodeterminazione degli Stati del Golfo e dello Yemen. I sauditi, sostenuti da armi e consiglieri USA, hanno espropriato milioni di civili yemeniti e ne hanno ammazzato migliaia con una campagna di bombardamenti senza pietà. Nell'ultimo decennio, i Sauditi hanno bombardato e bloccato lo Yemen, distrutto le sue infrastrutture, provocato una epidemia di colera e minacciato la morte per fame di milioni di bambini nel tentativo di sconfiggere il movimento di liberazione yemenita guidati dagli Huthi.
Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno fornito armi per più di cento miliardi di dollari e dato al tiranno saudita un sostegno logistico, incluse le coordinate per i bombardamenti, e bloccato ogni azione diplomatica patrocinata dall'ONU per alleviare le immense sofferenze yemenite. In questo grottesco crimine di guerra, Washington e Israele sono i più stretti associati della Monarchia Saudita nel negare l'autodeterminazione del popolo oppresso dello Yemen, che a lungo ha resistito al controllo saudita.
Conclusioni
Lo Stato imperialista USA, come tutti gli aspiranti costruttori di imperi, reprime o sostiene i movimenti di autodeterminazione in funzione dei propri interessi di classe e imperiali. Per essere chiari: l’autodeterminazione è un problema politico, non è un principio morale e legale con valenza generale.
L’utilizzazione selettiva e l'abuso dell'autodeterminazione da parte dell'imperialismo non sono esempi di « ipocrisia » o di « doppia morale », come lamentano i loro sostenitori liberali. Washington applica uno standard unico: questo movimento conviene all'Impero ponendo in sicurezza i regimi vassalli e i loro seguaci? Il termine « liberazione » è solo una vernice per assicurarsi la fedeltà dei vassalli dell'opposizione negli Stati troppo indipendenti.
Per decenni, i paesi dell'Europa dell'est, dei Balcani e dei Paesi Baltici sono stati incoraggiati a lottare per la loro autodeterminazione contro il “Patto di Varsavia” a guida sovietica, per poi in seguito ritrovarsi sotto il giogo della NATO e di Washington. In molti casi la loro sovranità e il loro livello di vita si sono ridotti, seguiti da una pulizia etnica, in particolare la massiccia espulsione dei Serbi dalla Croazia e dal Kosovo e la repressione culturale e linguistica dei Russi etnici in Lettonia e in Ucraina.
I « combattenti per la libertà » curdi sono al servizio di signori della guerra finanziati da Stati Uniti e Israele e si impadroniscono di città, di risorse petrolifere e di territori che possano essere utilizzati come basi militari imperiali contro i governi sovrani di Iraq, Iran e Siria.
In tale contesto, i signori della guerra e gli oligarchi curdi sono dei vassalli fedeli e sono parte integrante della politica USA-Israele che, da moltissimo tempo, cerca di dividere e indebolire gli alleati indipendenti della Palestina, dello Yemen e degli autentici movimenti di liberazione.
Dunque il criterio per stabilire la validità delle rivendicazioni di autodeterminazione è quello di verificare se esse fanno avanzare gli interessi di classe o quelli dell'anti-imperialismo.
Al di là dei conflitti immediati, molti regimi indipendenti diventano a loro volta oppressivi nei confronti delle loro minoranze e delle loro critiche autoctone. « L’autodeterminazione » ad infinitum può alla fine creare individui schizoidi, che vantano il loro mitico popolo, opprimendo gli altri. Oggi il sionismo è l'ultima caricatura della « autodeterminazione ». I paesi e i leader di recente indipendenza negano spesso alle loro minoranze il diritto all’autodeterminazione, in particolare a quelle che si erano schierate col governo precedente.
Nella misura in cui la lotta « nazionale » si limita alla indipendenza politica, essa può risolversi in un semplice « cambio di guardia » e mantenere un oppressivo sfruttamento di classe e creare nuove forme di oppressione culturale, etnica o di genere.
In alcuni casi le nuove forme di sfruttamento di classe possono perfino essere peggiori di quelle precedenti, del tempo del vassallaggio imperiale.
I Curdi, i Tibetani, i nazionalisti fascisti ucraini, gli Uiguri e altri sedicenti combattenti per la libertà si dimostrano null'altro che intermediari militari per una aggressiva ingerenza USA in paesi indipendenti come la Cina, l'Iran e la Russia. L'apprezzamento “da sinistra” di questi ambigui « movimenti di liberazione » aiuta l'Impero.
La « globalizzazione » capitalista è attualmente il peggior nemico di una autentica autodeterminazione. La globalizzazione imperiale sostiene dei micro-Stati frammentati, solo per trasformarli in nuovi vassalli dotati della loro bandiera e del loro inno nazionale.