L'affaire Skripal, il nuovo pasticcio della propaganda occidentale
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Intervento, 1°aprile 2018 - L’affaire Skripal è il nuovo pasticcio occidentale. Come gli incubatori di Kuwait-City, la fialetta chimica di Colin Powell o le pseudo-gasazioni dell’esercito siriano (nella foto, diplomatici russi espulsi dal Regno Unito si imbarcano sul volo per Mosca)
Palestine solidarité, 28 marzo 2018 (trad.ossin)
L'affaire Skripal, il nuovo pasticcio della propaganda occidentale
Bruno Guigue
Bisogna dire che la passione della propaganda occidentale per i gas tossici ha qualcosa di affascinante. Dagli attacchi chimici immaginari del governo siriano, al doppio avvelenamento di Salisbury, la tematica accusatoria brilla per la sua ripetitività e la malafede della NATO si caratterizza per la sua costanza. Nella “vicenda Skripal”, ci vogliono far credere che Mosca abbia tentato di assassinare una ex spia russa e sua figlia sul suolo britannico. Prove? Nemmeno un indizio. Niente dimostra che sia stato utilizzato il gas “Novitchok” per commettere questo tentativo di omicidio. Il miglior modo di saperlo sarebbe di trasmetterne un campione all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC), ma Londra si è ben guardata dal farlo.
I Russi hanno anche detto subito di essere pronti a partecipare ad una inchiesta internazionale, ma i Britannici non ne vogliono sapere. Perché? Inutile chiederselo. In assenza di prove materiali, il dossier dell’accusa ha lo spessore di una cartina per sigarette. Solo una settimana dopo i fatti, all’esito di una pseudo inchiesta, il governo britannico ha dichiarato che la Russia era colpevole. Una tale precipitazione farebbe arrossire di vergogna qualsiasi servizio di investigazione giudiziaria normalmente istituito. Ed è ancora più sospetto che l’accusa anti-russa sia stata orchestrata in Occidente con un accanimento che profuma di premeditazione. Bisognava trascinare la Russia nel fango. Lo si è fatto, con una grossolanità senza precedenti.
Ex colonnello dei Servizi di informazione militari russi, Serguei Skripal è stato trovato in stato di incoscienza su una panchina, con sua figlia, nei pressi di un centro commerciale di Salisbury. Uno strano modo di procedere per dei servizi segreti ! Anche solo il dilettantismo del “modus operandi” dovrebbe far dubitare del loro coinvolgimento. E poi, chi è Skripal, precisamente ? Ingaggiato per fare il doppio gioco dai Servizi britannici nel 1995, venne condannato a 13 anni di prigione per tradimento nel 2004 dalla Russia. In occasione di uno scambio di agenti segreti russo-statunitensi, ottenne l’asilo nel Regno Unito nel 2010. Per quale ragione Mosca avrebbe soppresso questo tranquillo pensionato? In esilio da otto anni, niente fa pensare che avesse conservato dei segreti compromettenti, né che rappresentasse il minimo pericolo per la Russia.
Aggiunta alla mancanza di prove materiali, questa disperata assenza di movente rende ridicola l’accusa occidentale. Ma non fa niente. Per gli Occidentali, gridare all’assassinio equivale ad una dimostrazione di colpevolezza. Il problema è che questa arroganza con difficoltà riesce a nascondere l’essenziale: Theresa May e i suoi colleghi mentono come bugiardi consumati. Chi potrebbe mai credere che il governo russo abbia fatto giustiziare uno dei suoi ex agenti sul suolo di un paese-chiave della NATO, in un momento di tensione senza precedenti con questa organizzazione? Chi potrebbe mai credere che questa decisione, già inverosimile per le motivazioni e grossolana per il suo “modus operandi”, sia stata presa quindici giorni prima delle elezioni presidenziali russe? Chi potrebbe infine pensare che Mosca si sia data la zappa sui piedi sulla scena internazionale alla vigilia di un importante – e prevedibile – successo interno?
Vero e proprio castello di carte, quest’accusa non regge neanche un secondo. Per capirlo occorre verificare le prove dai risultati. Lasciamo quindi perdere il campo dei processi fumosi ed entriamo in quello delle cose reali. Nonostante l’accerchiamento militare di cui è vittima, la Russia ha conservato il suo sangue freddo, e alcuni paesi europei sono pronti a riprendere il dialogo con Mosca. La provocazione di Salisbury mira proprio a raffreddare queste velleità, a separare la Russia dall’Europa accusando Mosca di tutti i mali. La Russia guida le danze in Medio Oriente con disappunto di Israele e degli USA. Non ha ceduto sulla Crimea, definitivamente tornata nel grembo della Madre Patria. I neocon di Washington vogliono farle pagare questo doppio affronto. Demonizzando Mosca, per Londra interposta, uniscono i loro vassalli contro il nemico moscovita, chiaramente indicato nella “Nuova strategia di sicurezza degli Stati Uniti” di Donald Trump.
E’ questa la ragione per cui la requisitoria britannica è stata ripresa in coro dai leader occidentali desiderosi di unirsi in una solidarietà pavloviana col campo del Bene. A parte l’Austria e pochi altri staterelli membri, l’Unione Europea si è messa sull’attenti, il mignolo sulla cucitura dei pantaloni. Questa Europa vassalla degli USA, ma che sostiene di essere “minacciata” dalla Russia, ha soprattutto dimostrato, ancora una volta, di essere un nano politico. Obbedendo all’ingiunzione anti-russa, si è schierata come un sol uomo dietro la leadership anglosassone. C’è da credere che mai niente di positivo verrà fuori da questo grande corpo molle, dove una Francia un tempo ascoltata ha fatto lo sbaglio, sotto la guida degli “Young Leaders” che governano a profitto di interessi che non sono i suoi, di sciogliersi nella massa.
Per gli Occidentali, questo è il momento dello scontro simbolico – per ora – con una Russia alla quale Vladimir Putin ha restituito l’orgoglio. L’affaire Skripal è il nuovo pasticcio occidentale. Come gli incubatori di Kuwait-City, la fialetta chimica di Colin Powell o le pseudo-gasazioni dell’esercito siriano, anche la sceneggiata di Salisbury è un suono di trombetta. I suoi autori intendono perpetuare lo scontro politico e il rilancio militare con Mosca. Vogliono giustificare l’inasprimento delle sanzioni economiche che tendono a ostacolare la ripresa della Russia e l’ascesa di un mondo multipolare. Facendo girare le rotative della propaganda, hanno in programma di dividere il mondo in due blocchi, come se il mondo fosse ancora quello della guerra fredda e non avesse iniziato – in modo inesorabile - il suo spostamento verso est. Non è un caso che la tensione cresca, mentre Trump sfida Mosca nell’est siriano, scatena una guerra commerciale con la Cina e nomina quel pazzo di John R. Bolton come consigliere per la sicurezza nazionale.