"L'antisemitismo" è un pretesto per la censura
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Intervento, 2 marzo 2019 - Rivolta ai Gilet gialli, a congressisti statunitensi o a politici del Regno Unito, l'accusa di antisemitismo serve a censurare il pensiero critico...
Russia Insider, 27 febbraio 2019 (trad. ossin)
"L'antisemitismo" è un pretesto per la censura
Finnian Cunningham Wed
Rivolta ai Gilet gialli, a congressisti statunitensi o a politici del Regno Unito, l'accusa di antisemitismo serve a censurare il pensiero critico
Diciamolo chiaramente, l'antisionismo non è né antisemitismo, né antigiudaismo. Ma la deliberata confusione dei termini consente allo Stato israeliano e ai suoi sostenitori di commettere crimini in piena impunità.
La cinica confusione tra i termini viene anche usata per infangare la reputazione di politici e gruppi critici negli Stati occidentali.
Recentemente abbiamo visto una manifestazione di questa falsa ambiguità con l'attribuzione dell’etichetta “antisemita” al movimento di protesta dei Gilet gialli in Francia, e lo stesso imbroglio ha colpito il leader del partito laburista britannico Jeremy Corbyn e la rappresentante del Congresso degli Stati Uniti Ilhan Omar.
Omar, una recente eletta democratica alla Camera dei rappresentanti, è finita nei guai per avere criticato i gruppi di lobby israeliani e le smisurate donazioni politiche che attribuiscono loro un'indebita influenza negativa sulla politica estera degli Stati Uniti in Medio Oriente.
La deputata è stata criticata dal presidente Donald Trump per il suo "discorso antisemita di odio" e dal suo stesso leader del partito alla Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi.
Ma Omar (nella foto a destra) ha detto solo una semplice verità incontestabile; la constatazione che le lusinghe finanziarie israeliane hanno finito col comprare la pregiudiziale posizione del governo statunitense a sostegno degli interessi dello Stato israeliano contro i diritti dei Palestinesi.
Trump è un primo esempio di simili discutibili transazioni. Durante la campagna presidenziale del 2016, Trump ha ricevuto milioni di dollari in donazioni politiche da Sheldon Adelson, un magnate statunitense-israeliano, ferventemente filo-israeliano. Le politiche di Trump da quando è diventato presidente dimostrano chiaramente un pregiudizio filo-israeliano nella politica della Casa Bianca, in particolare il controverso riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico, che ha precluso la possibilità di uno storico accordo negoziato con i Palestinesi.
Lo Stato israeliano continua a demolire le case palestinesi nei territori occupati illegalmente e ad usare una forza sproporzionata e letale contro manifestanti palestinesi disarmati. Dall'anno scorso, l'ONU stima che circa 200 Palestinesi, compresi bambini, siano stati uccisi da soldati e cecchini israeliani mentre partecipavano alle manifestazioni contro il crudele assedio israeliano a Gaza.
I governi degli Stati Uniti e dell'Europa abitualmente tacciono su questi gravi crimini perpetrati dallo Stato israeliano. Ciò si spiega soprattutto col fatto che la lobby israeliana è potente e ben finanziata negli USA e nell'Unione europea.
L'anti-sionismo è un’espressione che ha un significato specifico e indica l'opposizione politica alle violazioni commesse dallo Stato israeliano contro i diritti storici dei popoli indigeni palestinesi, che hanno visto le loro terre ancestrali gradualmente annesse da quando lo Stato israeliano è stato fondato nel 1948.
Condannare questi crimini sistematici non significa essere antisemita. Infatti molti onorevoli ebrei di tutto il mondo si annoverano tra i critici più veementi dei crimini di Stato israeliani. Tra essi, scrittori e attivisti come Norman Finkelstein e Ralph Schoenman.
Il leader laburista britannico Jeremy Corbyn ha una lunga storia personale di difesa dei diritti dei Palestinesi. Si definisce "anti-sionista", cioè contrario all'inesorabile annessione illegale delle terre palestinesi col proposito autoproclamato di costruire uno Stato ebraico religioso.
Questa settimana un gruppo di parlamentari laburisti si è dimesso dal partito e ha fondato un nuovo gruppo indipendente nel Parlamento britannico. Il gruppo di sette parlamentari sostiene che il partito laburista, sotto la direzione di Corbyn, è istituzionalmente "antisemita". Si tratta di un oltraggio ingiustificato alla reputazione del loro ex leader e di tutto il loro ex partito. Sembra significativo che il gruppo scissionista stia rifiutandosi di rivelare da dove proviene il suo finanziamento. Dalla lobby israeliana?
Allo stesso modo in Francia, il movimento di protesta dei Gilet gialli è stato questa settimana messo nella lista degli "antisemiti". Ciò a seguito di un ipotetico aumento degli atti vandalici nei cimiteri ebraici, dove dozzine di tombe sono state imbrattate con svastiche naziste. Tali presunti vandalismi, in Francia, sarebbero tuttavia cresciuti di numero già molto tempo prima che il movimento dei Gilet gialli contro le politiche economiche del governo francese prendesse il via in novembre. Per pura coincidenza, però, c’è stato un episodio lo scorso fine settimana, che ha visto un importante filosofo francese, Alain Finkielkraut, avvicinato in una strada parigina da alcuni Gilet gialli.
Le riprese video hanno mostrato che gli “assalitori” verbali di Finkielkraut lo hanno chiamato "sporco sionista" e lo hanno beffardamente invitato ad andarsene in Israele. Non hanno fatto alcun riferimento alla sua eredità ebraica, ciononostante diversi articoli di stampa hanno detto che i Gilet gialli sarebbero "antisemiti".
È un fatto che Finkielkraut, nei suoi scritti e nei suoi commenti pubblici, si presenti come un ardente sostenitore dello Stato israeliano. Probabilmente, chiunque si presenti in pubblico come apologeta di questo Stato e delle sue politiche criminali si offre alla critica pubblica di coloro che si definiscono anti-sionisti.
La deliberata e discutibile confusione tra il concetto di "anti-sionismo" e di "antiebraismo", con l’attribuzione implicita ai primi di inesistenti simpatie verso l'olocausto nazista, costituisce un cinico tentativo di coprire gli orribili crimini commessi dallo Stato israeliano. È una forma abietta di censura contro le verità dette in nome dei diritti dei Palestinesi, e contro l’indignazione suscitata dai crimini contro l'umanità perpetrati dallo Stato israeliano e dalla sua protezione militare da parte degli USA.
Peggio ancora, non si tratta solo di intimidire la gente perché non protesti contro l’iniqua oppressione esercitata da Israele in Medio Oriente. La fraudolente equiparazione anti-sionista / antisemita viene anche usata per screditare e infangare qualunque potenziale opposizione politica all'interno degli Stati occidentali.