Il narcisismo di Trump ci salverà
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Analisi, 3 ottobre 2019 - La mia più grande speranza è che Trump scopra la verità sugli attacchi e che abbia ancora abbastanza cervello per capire che, se attaccasse l’Iran, perderebbe le elezioni e sarebbe probabilmente deposto (nella foto, il campo petrolifero saudita attaccato dagli Houthi)
The saker, 18 settembre 2019 (trad.ossin)
Il narcisismo di Trump ci salverà
The saker
Il Medio Oriente sta letteralmente esplodendo: gli Houthi hanno sferrato un attacco estremamente efficace alla produzione petrolifera saudita che (secondo loro) è di colpo calata del 50% (per poi risalire); corrono voci persistenti che gli Su-35S e S-400 russi abbiano minacciato di abbattere un aereo israeliano che attaccava la Siria; il Libano ha dichiarato che si difenderà contro gli attacchi israeliani. Hezbollah ha minacciato attacchi paralizzanti contro Israele e anche contro funzionari israeliani; la Turchia ha comprato difese anti-aeree russe e afferma che, se gli Stati Uniti rifiuteranno di venderle gli F-35S, la Turchia prenderà in considerazione gli Su-35 e forse anche gli Su-57. Bibi Netanyahu ha tentato di utilizzare Putin per farsi rieleggere – in fondo, tenta davvero disperatamente di evitare la prigione – ma è stato costretto a rientrare a mani vuote e, secondo il Jerusalem Post, la sua missione è stata un fallimento.
Infine, e per ricordarci che le crisi non si limitano al Medio Oriente: i Polacchi e la Corte europea hanno agito in giudizio per cercare di costringere la Russia a servirsi del gasdotto ucraino; gli Stati Uniti invocano antichi trattati per minacciare il Venezuela; il Regno Unito va all’inferno; L’Europa – beh, la Germania – non riesce nemmeno a convincere i Polacchi sul gasdotto North Stream 2 – beh, si convincono, ma per merito di zio Shmuel, non di Angela Merkel; L’India e il Pakistan si minacciano a vicenda per il Cachemire. Ho dimenticato qualcosa?
Ah sì, la Corea del Nord lancia nuovi missili, gli Stati Uniti vogliono incolpare l’Iran per gli attacchi degli Houthi; la Cina respinge categoricamente queste accuse, mentre la Russia continua ad annunciare nuove armi rivoluzionarie fondate su nuovi principi e prevede di dispiegare il «Prometeo» S-500, solo per assicurarsi che all’Impero non venga la stupida idea di colpire la Russia, o i suoi alleati che acquisteranno gli S-500 nel 2021, secondo fonti ufficiali.
Sono certo di aver dimenticato molto. Davvero l’Impero sta franando su tutti i fronti e, a sua volta, questo significa che le probabilità che gli stupidi ignoranti della Casa Bianca facciano qualcosa di assai stupido aumentano drasticamente.
Sì, lo so, Bolton è stato cacciato. E io mi sono rallegrato, ma siccome penso che Pompeo sia ancora più delirante e diabolico di Bolton – senza parlare della sua fantastica arroganza – non c’è alcuna ragione di speranza. Ho appena letto che Robert C. O’Brien succederà a Bolton, era l’inviato speciale del presidente per gli affari degli ostaggi al Dipartimento di Stato; mi chiedo se questo significherà ancora più rapimenti di cittadini russi nel mondo… ?
Ci sarebbero talmente tante cose da dire, che mi limiterò a dire qualche cosa sul Medio Oriente che, a mio avviso, è importante.
Per prima cosa, la parziale distruzione delle principali istallazioni petrolifere saudite è fonte di enorme imbarazzo per gli Stati Uniti. Tenete a mente che il regno RAS [Arabia saudita] è davvero il «quartier generale» del CENTCOM e perfino la ragione della sua esistenza (per «proteggere» l’Iran dall’URSS, e proteggere ufficialmente lo Scià, ma in realtà questo faceva anche parte di un accordo più complessivo tra gli Stati Uniti e il RAS: «Voi accetterete pagamento solo in dollari, e noi vi proteggeremo da chiunque»). Certo c’è un lungo elenco di marionette occidentali cui è stata fatta una promessa swimile, soprattutto Saddam Hussein, Muammar Gheddafi, Manuel Noriega, Hosni Mubarak e molti altri, la maggior parte dei quali è morta, o in prigione – se ben ricordo. Ora sembra sia il turno dei Sauditi: non solo i super Patriot «migliori degli S-300» non hanno fermato i missili degli Houthi, ma anche tutta la potenza combinata del CENTCOM ha fallito.
In secondo luogo, non posso che essere d’accordo con ‘b’- l’autore del blog Moon of Alabama – la guerra è finita per l’Arabia saudita. Che se ne rendano conto o meno, non fa alcuna differenza. La questione non è “se”, ma solo “quando”. I Sauditi e i loro sostenitori anglo-sionisti hanno tre sole opzioni:
- Continuare più o meno come prima: sono davvero dei folli se si attendono dei risultati diversi.
- Intensificare e colpire l’Iran, dopo di ché tutto il Medio Oriente esploderà con conseguenze drammatiche.
- Fare quello che gli Stati Uniti fanno sempre: cantare vittoria e andarsene.
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Di tutta evidenza, la terza opzione è l’unica ragionevole, ma chi ha detto che Bibi, Trump o Mohammed bin Salman sono ragionevoli? Tulsi Gabbard è d’accordo con me nel considerare Trump una puttana, salvo che per me è una puttana israeliana e per Gabbard è una puttana saudita. E’ la stessa cosa!
C’è però un limite a tutto: se Trump attacca l’Iran, diventerà il «presidente usa e getta» dei neoconservatori. L’Iran coglierà l’occasione per attaccare Israele e Trump sarà assai criticato per questo – i neoconservatori hanno, dopo tutto, il controllo totale del partito democratico e di molti comitati chiave del Congresso.
Dunque tutto dipende da Trump, vale a dire se ha le informazioni e i neuroni necessari per rendersi conto che un attacco all’Iran rovinerebbe la sua presidenza – che è già abbastanza fottuta e attaccare l’Iran lo renderebbe ufficiale – e che sarebbe poi messo sotto accusa e, ovviamente, mai più rieletto.
In terzo luogo, gli Houthi avrebbero potuto farlo da soli? Assolutamente sì. L’Iran non ha dovuto colpire direttamente, proprio perché gli Houthi erano capaci di farlo da soli. Guardate questa esposizione ufficiale di missili balistici e di droni houthi e fatevene un’idea qui e qui. Inoltre gli Houthi assomigliano molto a Hezbollah e hanno chiaramente acquisito capacità avanzate in materia di missili e droni grazie all’Iran, ragione per cui gli Israeliani e gli Stati Uniti sono tanto furiosi. Ora – ripeto – io non dico che l’Iran non li abbia aiutati, o che l’attacco avrebbe avuto lo stesso impatto se l’Iran non avesse fornito loro delle informazioni, assistenza tecnica, ecc. Ma se vi è la minima prova di un coinvolgimento diretto dell’Iran, lasciate che il «lamantino maligno» – è così che Fred Reed ha definito Pompeo – la mostri a tutto il mondo, e sarebbe bene che fosse una prova un po’ più solida del ciarpame mostrato nella vicenda Skripal, o per la montatura delle armi chimiche in Siria.
In quarto luogo, questo significa, per l’Arabia Saudita e per i suoi protettori anglo-sionisti, che gli Houthi sono in grado di colpire qualsiasi cosa all’interno del Regno saudita in assoluta impunità. E non solo là. Penso inoltre che l’Iran sia in grado di colpire tutte le istallazioni petrolifere e di gas che si trovano in Medio Oriente, come anche gli obiettivi statunitensi/CENTCOM/NATO/Israele che gli pare. Inoltre, in caso di guerra totale in Medio Oriente, c’è da aspettarsi che i missili pioveranno sulle istallazioni statunitensi, non solo dallo Yemen lanciati dagli Houthi, o dal Libano da Hezbollah, ma anche potenzialmente dalla Siria, dall’Iraq e dall’Afghanistan.
In quinto luogo, poco importa dove o che cosa Stati Uniti, Sauditi o Israeliani spareranno contro l’Iran, la risposta sarà la stessa, almeno secondo il professor Marandi: essa sarà enorme e la capacità di esportazione di petrolio e di gas di tutto il Medio Oriente sarà minacciata. Non c’è alcun mezzo sicuro, a buon mercato e efficace, di colpire l’Iran. Ma lo capiscono a Washington?
Vorrei poi fare alcune considerazioni sulla presunta intercettazione di F-35 israeliani da parte di un Su-35S russo nei cieli siriani.
Per prima cosa, non conosciamo con precisione i fatti, dunque è meglio aspettare, La maggior parte delle notizie su questa vicenda proviene da un giornale online arabo. Nelle ultime 24 ore vi è stata una «specie di conferma» da parte della Russia, ma non da parte di responsabili. Si tratta di informazioni comunque prive di dettagli, soltanto gongolanti per avere visto Netanyahu tornare dalla Russia senza avere ottenuto niente, con la coda tra le gambe.
In secondo luogo, ritengo tuttavia che queste storie abbiano una base reale. Gli Israeliani si comportano come se non si preoccupassero della presenza russa in Siria: hanno quindi effettuato attacchi aerei esclusivamente per finalità di relazioni pubbliche – non dimenticate che Bibi vuole evitare la prigione! E i Russi se ne sono probabilmente lamentati, sono stati ignorati, e alla fine si sono rotti le palle.
In terzo luogo, il fatto che il Jerusalem Post abbia dovuto pubblicare un articolo inorridito su questa vicenda prova in maniera concludente che coloro che cercavano di convincerci che la Russia e Israele lavoravano mano nella mano, e che Putin era il miglior amico di Bibi, dicevano solo stronzate, e la loro trappola da cliccare era solo questo: una trappola da cliccare.
In quarto luogo, ci sono persone appassionate di tecnologia che tenteranno sempre di dimostrare che lo Su-35S è nettamente superiore allo F-35 e che questa storia è molto verosimile. Ci sono anche quelli che spiegheranno che lo F-35 è nettamente superiore allo Su- 35S e che questa storia è del tutto inverosimile. La verità è che è inutile paragonare due aerei avanzati «in astratto» o di dichiarare che uno è migliore dell’altro. Sì, sì, lo Su-35S è superiore allo F-35 per molti versi, ma non certo in tutti gli scenari possibili. Bisognerebbe infatti sapere quali altri aerei erano in volo in quel momento – compreso AWAC, SEAD e EW – e dovremmo stabilire il ruolo esatto giocato dai S-400 russi (se presenti). In termini generali consiglio di non impegnarsi in una «conta dei fagioli» limitandosi a registrare la quantità di mezzi in azione, o facendo paragoni diretti tra aerei da combattimento. In quest’ultimo caso, dovremmo anche sapere che tipo – e che quantità – di addestramento hanno ricevuto i piloti, di quale tipo di armi disponevano, di quale tipo di sensori si sono serviti e come, e - più generalmente - come gli Israeliani hanno deciso di strutturare il loro attacco e come i Russi hanno deciso di reagire. Dovremo infine avere qualche dettaglio sulla fusione dei sensori, le operazioni di rete, i collegamenti dei dati, ecc. Siccome non sappiamo niente di tutto questo, consiglio di non perdere tempo con gli apparecchi/radar/missili di X verso gli aerei/radar/missili di Y. Semplicemente non ne vale la pena.
Torniamo all’attacco alle istallazioni petrolifere saudite, corrono già voci secondo cui si tratterebbe di una operazione sotto falsa bandiera degli Israeliani, dei Britannici, del Regno Saudita o degli Stati Uniti. Ebbene, io non sono certo in grado di dimostrare il contrario, ma non vedo alcun motivo di giungere a simili conclusioni. In primo luogo, è stata una pessima notizia per l’Impero e, inoltre, gli Houthi hanno già realizzato operazioni di questo tipo varie volte, e non c’è alcuna ragione per dire che non siano stati loro. Tuttavia è anche innegabile che ogni aumento del prezzo del petrolio reca profitto a molta gente – scisto statunitense, Russia, Arabia Saudita, ecc. Infine c’è sempre, e per definizione, il rischio che gli Israeliani e i loro alleati neocon possano avere utilizzato una falsa bandiera per riuscire alla fine a scatenare un attacco USA contro l’Iran. Tuti questi argomenti però sono al momento solo indiziari. Il fatto che una falsa bandiera sia possibile non significa che sia stato davvero così, non dimentichiamolo mai e non fermiamoci mai a conclusioni premature o infondate.
Esaminiamo adesso i bersagli. Stiamo parlando di enormi istallazioni petrolifere che, nella logica di Stati Uniti/NATO/Israele – o «Asse del Bene» – sono certamente classificati come «infrastrutture di supporto al regime» o qualcosa di simile. Inoltre, anche in una logica diversa da quella dell’«Asse del Bene», le leggi della guerra autorizzano attacchi a infrastrutture essenziali all’impegno militare del nemico. Quindi, mentre le stazioni televisive, le ambasciate o gli ospedali non cono obiettivi legali, le istallazioni petrolifere strategiche lo sono. L’unica condizione è che l’attaccante compia uno sforzo onesto di selezione di obiettivi e munizioni, tentando di evitare le perdite evitabili. Per quanto ne so, i Sauditi non hanno lamentato alcuna vittima. Sì, è poco probabile, ma così stanno le cose al momento. In tal caso, l’attacco degli Houthi è stato assolutamente legittimo, tenuto anche conto del tipo di devastazione genocida che l’« Asse del Bene» e l’Arabia Saudita hanno scatenato contro lo Yemen.
Infine cercherò d comprendere come mai la difesa aerea USA e saudita è stata tanto inutile: probabilmente non si aspettavano proprio un attacco dallo Yemen, almeno così sofisticato. La maggior parte delle difese aeree USA/Regno Saudita sono dispiegate contro un attacco proveniente dall’Iran, dal nord. Il fatto che l’attacco abbia avuto tanto successo suggerisce che esso provenisse dal sud, dallo Yemen.
Conclusioni al 18 settembre 2019
Stavo per concludere che, secondo Russia Today, ’il ministro saudita del petrolio ha dichiarato che il suo paese «non sa ancora chi sia il responsabile» e che si tratta di un buona notizia. Ma poi ho letto, sempre su RT: «L’Arabia saudita accusa l’Iran di sponsorizzare un attacco contro una installazione petrolifera, affermando che non poteva essere partito dallo Yemen». Non bene. Nemmeno credibile.
Da un lato, se fosse stato l’Iran, l’attacco sarebbe stato molto più massiccio e di dimensioni molto maggiori, non solo contro le istallazioni petrolifere saudite, ma anche contro tutte le installazioni e forze cruciali del CENTCOM. Non è possibile che gli Iraniani abbiano realizzato importanti operazioni ostili – e questi attacchi sono stati con chiarezza definiti dai Sauditi come «importanti» – solo per doversi poi aspettare massicce rappresaglie da parte di USA /Regno Saudita / Israele. Gli Iraniani non intendono certo ripetere l’errore cruciale di Saddam Hussein, lasciando agli Stati Uniti / CENTCOM / NATO / Israele / Regno Saudita il tempo necessario per preparare un attacco massiccio contro di loro. Sto monitorando vari «indicatori e avvertimenti» che suggeriscono che gli Stati Uniti non fanno niente e, fino a questo momento, ho notato un solo evento potenzialmente inquietante: il MSC Sealift e lo US Transportation Command hanno disposto un’attivazione urgente senza preavviso di 23 o 25 navi sulle 46 della Ready Force Reserve – RRF deve essere pronta in 5 giorni. E’ un numero senza precedenti dopo il 2003 e potrebbe significare che qualcuno sta prendendo delle precauzioni o che sta diventando nervoso. Ma questi movimenti si fanno sempre in settembre, seppure non di queste dimensioni, maggiori dettagli qui. Tenete però a mente che questi indicatori non possono essere valutati isolatamente rispetto ad altri fatti. Se ne venissero fuori degli altri, farò del mio meglio per segnalarli sul mio blog.
Il fatto che le difese anti-aree US / Regno Saudita si siano comportate male, non significa che gli Stati Uniti non abbiano alcuna idea di chi sia stato. Ci sono molti altri sensori e sistemi – anche nello spazio – capaci di registrare il lancio di un missile, particolarmente di un missile balistico! E ci sono alcune modalità radar che consentono il rilevamento a lungo raggio ma non sono necessariamente in grado di tracciare mentre scansionano o impegnarsi su lunghe distanze. Si possono inoltre anche monitorare i segnali di dati e la telemetria generale. E, siccome gli Stati Uniti dispongono di colossali database contenenti le «firme» di tutti gli hardware nemici, sono perfettamente in grado di accertare che tipo di sistema sia stato usato. In questo caso specifico, come in quello del MH-17, il Pentagono ha le chiavi per risolvere il mistero. Idem per i Russi, che dispongono di molti SIGINT / FISINT in Medio Oriente – e nello spazio.
Ma, negli ultimi giorni dell’Impero, i fatti contano poco. Ciò che conta è quello che la gente della Casa Bianca e di Israele considera la soluzione politica. La mia più grande speranza è che Trump scopra la verità sugli attacchi e che abbia ancora abbastanza cervello per capire che, se attaccasse l’Iran, perderebbe le elezioni e sarebbe probabilmente deposto.
Speriamo che i suoi istinti narcisistici salvino il nostro pianeta, che ha già tanto sofferto!