Washington-Rabat. un deal tra canaglie
- Dettagli
- Visite: 4592
Intervento, 25 aprile 2021 - Patrocinato da un Trump già sconfitto, il riconoscimento dello Stato ebraico da parte del Marocco mira a legittimare due ingiuste occupazioni: quello della Palestina da parte di Israele, e quello del Sahara Occidentale da parte del Marocco...
Le site di Ahmed Bensaada, 13 dicembre 2020 (trad.ossin)
Washington-Rabat. un deal tra canaglie
Ahmed Bensaada
Patrocinato da un Trump già sconfitto, il riconoscimento dello Stato ebraico da parte del Marocco mira a legittimare due ingiuste occupazioni: quello della Palestina da parte di Israele, e quello del Sahara Occidentale da parte del Marocco
Il cancro della normalizzazione con lo Stato ebraico ha prodotto nuove metastasi. Si è allegramente riprodotto in tutto il mondo arabo, dal Golfo all’Oceano, attecchendo per la prima volta anche in Maghreb. Sono bastati due o tre tweet e qualche salamelecco tra un Comandante degli eserciti e un Comandante dei credenti, e il gioco è fatto.
Da una parte l’uomo arancione, barricato nella sala ovale (perché minacciato di espulsione) che ripete: « Make America great again! ». Ea che prezzo? Quello di due popoli simultaneamente venduti nella stessa transazione, ovviamente! Ma non è forse questa la dottrina del « big stick » che ha reso grande lo Zio Sam?
Dall’altra, un monarca, presidente del comitato Al Qods, la cui mission sarebbe quella di « sostenere la popolazione e le istituzioni palestinesi della città santa ». Dopo 21 anni di chiacchiere, pasticcini e « dolcetti », la città santa, i suoi abitanti e l’intera Palestina vengono sacrificati sull’altare della politica delle canaglie.
E quell’imbroglione di Bibi, sempre alla ricerca di un’occasione per uscirsene dai suoi tanti casini, trova un nuovo alibi: un’immensa tajine con pesce di Dakhla. Deliziosi questi pesci e, soprattutto, gratuiti. Non uno shekel, non un dirham : si devono solo raccogliere, sulla riva dell’oceano, giacché i suoi proprietari restano confinati dietro al muro.
In alto, l’« aggeggio » si agita e scoppietta « risoluzione, risoluzione, risol… ». Povero vecchio « aggeggio »! Decenni di risoluzioni e chilometri di rapporti non hanno fermato né la colonizzazione né le bombe al fosforo bianco.
Ma, finché l’amore per la propria terra resterà vivo nel cuore degli oppressi, alla fine gli ulivi cresceranno nella sabbia e le palme sul cemento degli insediamenti.
E’ solo questione di tempo. Ricordalo, Algeria.
Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura |