Onore ai resistenti palestinesi
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Intervento, 22 maggio 2021 - Terroristi i combattenti palestinesi? No, sono dei resistenti, di quelli veri, di quelli che si battono per la patria, per la terra dei loro antenati, per poter vivere un giorno in pace, in quella Palestina che l’invasore vuole sottrarre loro...
Le Grand soir, 18 marzo 2021 (trad. ossin)
Onore ai resistenti palestinesi
Bruno Guigue
Ciò che è più rivoltante, nel dramma palestinese, è certamente la brutalità dell’occupante, la sua tracotanza coloniale, il disprezzo che dimostra per la vita degli altri, la disinvoltura con cui uccide, l’arroganza del vincitore che ama vincere facile, l’indifferenza con cui preme il grilletto, la vigliaccheria quando assassina i civili, la sua assuefazione al crimine
Ma lo è anche l’abissale malafede, l’ipocrisia dell’aggressore che si proclama aggredito, la menzogna che gli esce di bocca quando assume che ha il diritto di difendersi, quando condanna il terrorismo, quando osa invocare la legittima difesa, quando parla di antisemitismo.
Terroristi i combattenti palestinesi? No, sono dei resistenti, di quelli veri, di quelli che si battono per la patria, per la terra dei loro antenati, per poter vivere un giorno in pace, in quella Palestina che l’invasore vuole sottrarre loro, in quella Palestina di cui l’occupante si crede proprietario, mentre ne è solo un occupante illegittimo, un usurpatore. La legittima difesa di Israele? Suvvia, siamo seri: l’unica vera legittima difesa è quella del popolo palestinese, non quella della soldatesca coloniale; quella dell’occupato che resiste, non quella dell’occupante che opprime. Dei resistenti che hanno ragione di battersi, e che sanno che l’onore è nel loro campo, il disonore in quello dell’avversario.
Ci vengono a raccontare che lo scontro attuale è dovuto all’intransigenza degli estremisti delle due parti. Ma mettere sullo stesso piano l’occupante e l’occupato è grottesco, è un imbroglio. Da quando in qua la resistenza è estremista? E’ l’occupazione ad essere estremista, con la sua violenza di ogni istante, con l’umiliazione permanente inflitta alla popolazione, con la sua dominazione strutturale, un insopportabile cappa di piombo che pesa su di un popolo martoriato, i cui sussulti di rivolta dimostrano, fortunatamente, che non è stato ancora vinto. No, la responsabilità ultima della violenza, in Palestina, non è dell’uno e dell’altro, non è 50/50, perché è una violenza frutto dell’occupazione e della colonizzazione, e i Palestinesi non sono responsabili dell’ingiustizia che viene loro fatta subire.
Ci sono stati morti da entrambi i lati, sì, e nessuna vittima civile è giustificabile. Ma quando la proporzione è di 1 a 30, è scandaloso fare come se si trattasse di una guerra classica che oppone due eserciti in una battaglia regolare. Perché questa guerra non è cominciata adesso, è un etnocidio, un tentativo di cancellare i Palestinesi, parcheggiandoli nei bantustan dell’apartheid sionista. Questa non è una guerra ordinaria, è la lotta tra una potenza occupante e una resistenza armata, e non basterà fare appello alla cessazione delle violenze per mettervi fine. Quel che è insieme odioso e ridicolo nelle declamazioni della diplomazia occidentale, è questo appello implicito al disarmo dei Palestinesi. Si chiede loro di abbassare le braccia, di rassegnarsi, di accettare il giogo, facendo finta di ignorare le ragioni per le quali essi non lo faranno, né oggi, né mai.
Resta, certo, quest’accusa di antisemitismo, ripetuta all’infinito, pavloviana, patetica nella sua stupidità e ripugnante di ipocrisia, che viene gettata in faccia a chiunque sostenga la lotta dei Palestinesi. E tuttavia questi impostori dovrebbero sapere quanto sia già sufficiente l’antisionismo, quanto, già da solo, questo concetto riesca ad esprimere con sufficiente chiarezza tutto quello che c’è da difendere. L’antisemitismo, quello vero, è una vergogna per chi lo prova. Ma quando viene utilizzato come una scusa per accusare l’antisionista, è una vergogna per chi profferisce questa accusa menzognera. Continuate pure a servirvi di questa calunnia, ma attenti, rischia, prima o poi, di ritorcervisi contro.
Forza irresistibile della propaganda, quando produce un insidioso trasferimento del significato di un’espressione ad un’altra, quando genera la maligna inversione in virtù della quale il torturatore si fa passare per vittima, e l’antisionismo viene definito antisemitismo. Questa accusa, ormai è chiaro, è un’arma di intimidazione di massa, che assicura a governi servili, entusiasti di mettersi al servizio dell’imperialismo e del sionismo, di guadagnarsi una pseudo buona coscienza. Pietosa diplomazia, complicità col delitto che si traveste da depositario di tutte le virtù, e che non cessa mai di toccare il fondo. Quanto ai Palestinesi, hanno capito da tempo che non devono aspettarsi che questi Europei riescano a mostrarsi un giorno meno vigliacchi.
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