Ben & Jerry's, il gelato filopalestinese
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Intervento, 17 agosto 2021 - Dopo gli orrori dell'ultimo intervento israeliano contro Gaza, il gelato di Ben & Jerry, che viene venduto nei negozi di alimentari degli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania, ha deciso di non commercializzare più il suo prodotto in quelle aree...
Unz Review, 27 luglio 2021 (trad.ossin)
Un Israele disperato tenta di mettere a tacere le critiche
Ben & Jerry's, il gelato filopalestinese
Philip Giraldi
Prendere di mira e uccidere i bambini palestinesi non ha prodotto gli stessi effetti di cui è stata invece capace la decisione di un'azienda di gelati. Eppure l'impatto visivo del recente attacco israeliano a Gaza ha suscitato molta ostilità nei confronti dei crimini di guerra di Israele, e della sua pulizia etnica dei Palestinesi. Ma più di questa diffusa ostilità, il governo israeliano teme un boicottaggio economico e culturale simile a quello che ha abbattuto il regime dell'apartheid in Sudafrica. Ebbene, un bel colpo è arrivato la scorsa settimana, quando il gelato di Ben & Jerry, che viene venduto nei negozi di alimentari degli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania, ha deciso di non commercializzare più il suo prodotto in quelle aree, alla scadenza dell’attuale contratto, fissata per la fine del 2022
I social media e i media mainstream normalmente censurano qualsiasi post o storia che sia troppo critica nei confronti dello Stato ebraico, eppure, in questo caso, la decisione è stata ripresa da tutti, perché le guerre dei gelati sono degne di nota, oltre che molto rare. Ma la risposta drammatica sia dei politici israeliani che dei loro portaborse nel Congresso degli Stati Uniti, ha indicato quanto questa mossa, poco più di un gesto simbolico, fosse da essi stata presa sul serio.
C'era anche un tocco di ironia nella storia, perché Ben Cohen e Jerry Greenfield erano e sono ancora due ebrei newyorkesi politicamente liberal, trasferitisi nel Vermont per aprire la loro attività. Ma loro non hanno avuto alcuna parte nella decisione, avendo venduto nel 2000 la loro azienda alla multinazionale britannica di prodotti alimentari e prodotti per la casa Unilever, e proprio qui sta il problema per il governo israeliano. Anche se Ben & Jerry's ha un consiglio di amministrazione indipendente, la sua società madre Unilever è una grande società. Il fatto che abbia accettato una decisione che sapeva sarebbe stata estremamente controversa è significativo, e dimostra che sulla questione vi sarebbe stato il consenso anche dei massimi dirigenti e del consiglio di amministrazione della società, nonché dei principali azionisti. Pare infatti che il consiglio indipendente di Ben & Jerry's volesse boicottare tutto Israele, ma è stato trattenuto dalla direzione di Unilever. Ad ogni modo, per Israele, l’iniziativa è stata un campanello d’allarme perché altre società potrebbero seguire l'esempio di Ben & Jerry, e limitare la loro presenza nell'economia del paese o ritirarsi del tutto.
La decisione di Unilever ha notevolmente rafforzato il morale del movimento non violento per il boicottaggio e le sanzioni (BDS), perennemente sotto assedio, che sollecita le aziende e gli investitori a sostenere i diritti umani dei Palestinesi isolando economicamente Israele. Il governo israeliano ha risposto bruscamente, scatenando anche in Internet l'esercito dei troll della diaspora e del Ministero degli affari strategici, invadendo il sito Web dell’azienda di gelati e le pagine di Facebook con una difesa di Israele e vili accuse di antisemitismo.
Anche il capo israeliano della filiale Ben & Jerry sembra rifiutarsi di assecondare quello che è solo un boicottaggio parziale, che colpisce gli insediamenti chiaramente illegali. In un tweet, il CEO locale Avi Zinger ha scritto: "Stiamo continuando a vendere in tutto Israele e non ci arrenderemo alla pressione di Unilever e del Ben & Jerry's globale".
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha immediatamente condannato l’iniziativa di Ben & Jerry, insistendo sul fatto che qualsiasi boicottaggio di Israele per motivi di diritti umani costituisce "un nuovo tipo di terrorismo". Anche il neoeletto primo ministro Naftali Bennett si è inevitabilmente unito al coro, bollando Ben & Jerry come il "gelato anti-israeliano". Ironia della sorte, anche l'ex primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicamente invitato i suoi correligionari a boicottare Ben & Jerry, dicendo "Ora noi Israeliani sappiamo quale gelato NON comprare". È stato un completo capovolgimento da parte di Netanyahu, che ha sempre tuonato con veemenza contro qualsiasi campagna di boicottaggio, almeno quando è contro Israele.
Sempre in Israele, il ministro degli Interni Ayelet Shaked ha visitato la fabbrica di gelati Ben & Jerry's. Ha confermato che le autorità israeliane stanno già lavorando con ebrei statunitensi e sionisti cristiani, ma anche con altri gruppi filo-israeliani ed il Congresso, per fare pressione su Unilever, “fino a quando non cambieranno la loro spregevole decisione. Ben & Jerry's International ha scelto di dare soddisfazione alle organizzazioni terroristiche e antisemite” e il governo si impegnerà nelle “arene legali, dei consumatori e diplomatiche” per ribaltare la decisione.
Non sorprende che Israele stia esercitando una pressione particolarmente forte nei confronti di un pubblico considerato amico come quello statunitense. In una mossa coordinata con il ministro degli Esteri Yair Lapid, che dal canto suo ha twittato: “La decisione di Ben & Jerry rappresenta una vergognosa resa all'antisemitismo, al BDS e a tutto ciò che è sbagliato nel discorso anti-israeliano e anti-ebraico. Non staremo in silenzio", Gilad Erdan, ambasciatore di Israele negli Stati Uniti e alle Nazioni Unite, ha definito l’iniziativa come "la disumanizzazione del popolo ebraico". Secondo quanto riferito, ha contattato i governatori dei 35 Stati degli USA che hanno legiferato contro il movimento BDS, chiedendo loro di sanzionare o punire in altro modo Ben & Jerry's e Unilever per la loro decisione. Ha scritto "Chiedo di prendere in considerazione la possibilità di esprimersi contro la decisione della società, e di assumere qualsiasi altra misura rilevante, anche con iniziative legislative e sul terreno degli accordi commerciali tra Ben e Jerry's e il proprio Stato". Posto che i due terzi degli Stati degli USA dispongono già di tale legislazione, compresi i più popolosi come Florida, Illinois, New York, New Jersey, California, Maryland e Texas, la minaccia è grave, per quanto la legislazione vari da Stato a Stato.
La legislazione anti-BDS è per lo più considerata incostituzionale perché vieta la libertà di parola quando si parla di Israele. Recentemente è stata contestata con successo in Georgia dalla giornalista Abby Martin, cui era stato imposto, come condizione perché potesse parlare davanti a un gruppo universitario, di firmare una dichiarazione con la quale si impegnava a non sostenere alcun boicottaggio di Israele.
In effetti, gruppi e portavoce ebraici negli Stati Uniti stanno iniziando a schierarsi contro l’azienda di gelati. Il finto mezzobusto conservatore Ben Shapiro ha annunciato che non mangerà più il gelato di Ben & Jerry. Forse più significativo, l'onnipresente Anti-Defamation League (ADL) ha rilasciato una dichiarazione sulla decisione "Siamo delusi da questa decisione di @benandjerrys. Puoi non essere d'accordo con le politiche anche senza alimentare pericolose campagne che cercano di indebolire Israele". Nel frattempo, la Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche statunitensi ha scritto ai governatori dei 35 Stati che hanno una legislazione anti-BDS e ha chiesto loro di disinvestire i fondi statali da Unilever.
E come l'ADL e la Conferenza dei presidenti, così anche il governo degli Stati Uniti. Come era da attendersi, chiamami sionista Joe Biden e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (che vede ebrei nelle tre posizioni di vertice) si sono aggiunti al coro, confermando che la Casa Bianca "respinge fermamente il movimento BDS, che ingiustamente prende a bersaglio Israele". E si sentono i soliti bla bla dei pierini israeliani del Congresso e non solo. Il senatore James Lankford dell'Oklahoma, ad esempio, ha subito chiesto di "bloccare la vendita di tutti i #Benandjerry nello Stato e in qualsiasi struttura gestita dallo Stato, applicando la nostra legge”. Anche Ron De Santis della Florida, auto-proclamato governatore più filo-israeliano degli USA, si è precipitato a disporre che il suo governo interrompesse ogni acquisto di prodotti Unilever, mentre il governatore del Texas Greg Abbott ha definito la mossa "vergognosa, e un insulto al più stretto alleato degli USA in Medio Oriente”. Il sindaco di New York, Bill de Blasio, nel frattempo si impegnava a smettere di mangiare il gelato di Ben & Jerry.
Se qualcuno non ha problemi con il comportamento di Israele e dei suoi emissari negli Stati Uniti, cercherò di essere più chiaro. Il ricco Israele, che ha preso in giro i contribuenti statunitensi per oltre settant'anni, è una grave responsabilità strategica per gli Stati Uniti, e un pozzo nero morale a causa delle sue politiche di genocidio nei confronti dei Palestinesi e della sua incessante promozione della guerra all'interno della sua regione e altrove. Il suo presidente definisce adesso, in termini grossolanamente iperbolici, il boicottaggio parziale da parte di un'azienda di gelati come una "nuova forma di terrorismo". Nel contesto attuale, anche il suo ministro degli Esteri e l'ambasciatore si permettono, tra l’altro, di interferire nella politica statunitense e nelle decisioni della nostra magistratura, chiedendo apertamente ai singoli Stati di adottare misure per sanzionare e punire una società di gelati con sede nel Vermont che ha preso una decisione commerciale basata su considerazioni sia morali che legali.
Peggio ancora, molti Statunitensi che affermano di avere senso etico, ma che agiscono perversamente come politici corrotti e puttane dei media, sono pienamente d'accordo con la decisione di sanzionare Ben & Jerry, nonostante si tratti di una palese violazione del Bill of Rights e non abbia alcuna giustificazione in termini di interesse nazionale. È difficile immaginare qualcosa che illustri meglio la tossicità della relazione sbilenca con Israele di quanto sta avvenendo adesso. Si spera che la decisione di Unilever si ritorcerà contro i critici, incoraggiando piuttosto che scoraggiare altre società a disinvestire in Israele o a boicottare ciò che produce. A loro si uniranno i sindacati, gli organismi di rappresentanza degli studenti universitari e le chiese tradizionali, che hanno già denunciato l'apartheid in Israele e aderito al BDS. Che Israele e i suoi amici siano terrorizzati dalle possibili conseguenze del boicottaggio di Ben & Jerry è in effetti una buona notizia. Si spera che la farsa di un regole per Israele diverse da quelle valide per tutti gli altri finisca presto e che gli Statunitensi siano finalmente liberati da una relazione che non ha portato altro che dolore dal 1948.
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