Liberazione e Cuba
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Cuba - Il quotidiano Liberazione del 30 maggio 2007 ha pubblicato un "reportage" dall'Isola caraibica davvero insulso. Disinformato, banale, sembrano le considerazioni di un turista che pretenda di farsi un'idea del paese attraverso gli sguardi che riesce a lanciare dal pulman che lo porta in spiaggia o le chiacchiere scambiate col cameriere del bar. Invece apprendiamo che l'autrice dell'articolo, Angela Nocioni, è nientedimeno che "l'inviata" di Liberazione all'Avana. Vogliamo offrire il "reportage" al giudizio dei nostri lettori, insieme ad una lettera che Angela Riccio e Folco Giannini, due persone che invece conoscono bene Cuba e che sanno riflettere, hanno scritto al direttore, Piero Sansonetti. Il quale però non l'ha ancora pubblicata.
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Lettera a Piero Sansonetti
30.5.007
Per Piero Sansonetti “Liberazione”
La dose settimanale di anticastrismo ce l’ha fornita ieri “Liberazione” per la penna di Angela Nocioni, inviata del giornale all'Avana. Unendo la sua voce al coro pressocché unanime dei mass-media, la Nocioni entra subito in argomento rivelando che quella società non piace a tutti; per esempio, non piace a Blanca e Manuel, edizione tropicale di Giulietta e Romeo, entrambi ballerini classici, lei bionda, bianca e ricca di famiglia e lui nero, povero e “chancletaro” , cioè cafone e anche fedifrago perché vuole tagliare la corda e sposare una ragazza di Marsiglia. Da questo esempio lampante deriva, secondo Nocioni, la notizia davvero straordinaria che la gioventú cubana, facendo poco caso alla possibilità di studiare in una delle piú prestigiose scuole di balletto del mondo, frequentemente in tournée nei grandi teatri all’estero, anela ad un sogno impossibile: quello di avere un passaporto europeo. Non diversamente da quanto sognano i giovani per l'80 % della popolazione mondiale. Ma in questo caso, la colpa è di Castro e di suo fratello Raúl che, a quanto pare, non ne hanno mai azzeccata una. Sono stati loro, a leggere l’articolo, ad aver reagito con un “gelo diplomatico” alle proteste europee per le fucilazioni di qualche anno fa, e non l’Europa a comminare sanzioni economiche a un paese che stava appena riprendendosi dalla catastrofica crisi economica conseguente alla caduta del campo socialista, l’unico paese in cui vige la pena di morte ad essere stato oggetto di sanzioni, dopo una campagna di stampa che chiamava “dissidenti” dei terroristi e degli assassini. Nocioni passeggia per l’Avana e forse non essendosi spinta mai fino a Palermo nel cui centro pericolano ancora le rovine dei bombardamenti- rimane sgomenta per il degrado del Centro Avana. Ma siccome qui in Italia si può dire di tutto purché si rispetti la par condicio, subito dopo accenna frettolosamente al meraviglioso restauro dell’Avana vecchia grazie al quale è stata restituita all’umanità una delle piú belle città coloniali del Mondo. In questo caso Nocioni non trova parole di elogio, fa solamente notare che quest’impresa è stata “affidata da Castro al fedelissimo Eusebio Leal”, riducendo in tal modo l’opera di una vita di questo straordinario storico della città, al gesto di obbedienza di un cortigiano. Del resto, anche il piccolo Elián , sopravvissuto al naufragio in cui è morta sua madre che, con un grave gesto di incoscienza, lo aveva caricato su un natante di fortuna e sottratto al padre, viene descritto dalla Nocioni come una “mascotte” mentre nulla dice della battaglia legale durissima sostenuta da Cuba per far restituire quel bambino di cinque anni a suo padre, ai fratelli e ai quattro nonni disperati. Per Nocioni, Elián è stato “rispedito” all'Avana. L'inviata di “Liberazione” sembra d’accordo con un anziano e anonimo scrittore che, dai corridoi dell’UNEAC, si lamenta perché nella penuria di edizioni si perda tempo a pubblicare le poesie, le testimonianze, i ricordi di cinque uomini coraggiosi, infiltrati negli ambienti anticatristi della Florida per vigilare contro gli infiniti sabotaggi, progetti di destabilizzazione, tentativi di omicidio che vengono approntati da cinquant’anni in quel territorio statunitense senza che le autorità di quel paese intervengano. Per l’articolista, quei cinque “per mestiere facevano la spia”, dunque restino pure a imputridire con condanne tombali nelle inumane celle di segregazione, e le loro signore, ci rivela Nocioni, hanno avuto un bel colpo di fortuna: con la scusa di fare campagna per la libertà dei mariti, viaggiano, stanno in prima pagina, godono di privilegi; e questo da ben dieci o piú anni, tanti quanti sono quelli della carcerazione dei Cinque. C’è da chiedersi con chi ha parlato l’inviata di “Liberazione”, visto che nomi non ne fa e quando ne fa, come nel caso dell’ottantottenne Giustino di Celmo, ne parla come di un bieco approfittatore del destino tragico del piú piccolo dei suoi figli, vittima di un attentato commissionato da Luis Posada Carriles. Giustino, ricco di suo, alla fine della vita, viene descritto in maniera ingiusta: la laurea in sociologia che ha preso dopo studi regolari e discussione della tesi , è diventata una laurea honoris causa e la pizzeria aperta nel Vedado come un suo affare esclusivo (fa pagare la pizza 4,65 dollari!) mentre è in joint venture con il governo cubano. Conclude Nocioni con una prova contundente dell’inferno castrista: non sapendo piú a che santo votarsi, i cubani disperati lasciano fiori ed ex voto sulla tomba de La Milagrosa. Ma i nostri concittadini, che godono del passaporto europeo e della nostra democrazia, cosa chiedono alle immagini di Padre Pio che si moltiplicano a ritmo vertiginoso su tutto il territorio nazionale? E quanto ai dazi che il governo cubano impone per rilasciare un visto, come giustifichiamo i dazi che impongono i nostri governi di paese ricco per consentire ad un cubano di entrare in Italia?
Fosco Giannini Alessandra Riccio
Senatore di PRC Docente universitaria
Direttore de L¹Ernesto Condirettrice Latinoamerica