Marciare per Israele?
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Intervento, 25 novembre 2023 - Per coloro che se la sono persa o hanno scelto di ignorarla, martedì 14 novembre c’è stata una grande manifestazione a Washington presentata come la “Marcia per Israele”, con molti manifesti e cartelli con la scritta “Israel We Stand With You”...
Unz Review, 24 novembre 2023 (trad.ossin)
Marciare per Israele?
Philip Giraldi
I criminali di guerra statunitensi e israeliani vanno a braccetto insieme
Per coloro che se la sono persa o hanno scelto di ignorarla, martedì 14 novembre c’è stata una grande manifestazione a Washington presentata come la “Marcia per Israele”, con molti manifesti e cartelli con la scritta “Israel We Stand With You”. Non ho nulla da obiettare agli statunitensi che “stanno dalla parte di Israele”, fintanto che si recano in Israele per farlo, mettendo magari a repentaglio la propria vita. Ma non è questo quello che fanno. Ciò che mi preoccupa è la causa che sostengono, vale a dire la pulizia etica di un’intera nazione o anche, qualora se ne presenti la necessità, un genocidio in stile militare degli abitanti di un’area che era interamente popolata da un gruppo etnico chiamato I Palestinesi, prima che alcuni immigrati israeliani, per lo più europei, entrassero in scena e usassero la forza maggiore fornita da paesi esteri per rubare la terra e le proprietà. Così facendo, hanno ucciso migliaia di abitanti del posto e costretto altri tre quarti di milione ad abbandonare le proprie case ed a trovare rifugio per sempre nei campi profughi, un processo di pulizia etnica che è continuato ed è stato ampliato attraverso la creazione di insediamenti illegali sin dalla fondazione dello Stato ebraico, 75 anni fa.
La manifestazione è stata organizzata dalla Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche statunitensi e dalle Federazioni Ebraiche del Nord America in segno di solidarietà con la risposta di Israele all'attacco di Hamas del 7 ottobre. Oltre a sostenere il governo israeliano nel suo devastante attacco contro Gaza, gli obiettivi dichiarati della manifestazione erano di sostenere Israele in generale, chiedere il rilascio degli ostaggi presi da Hamas e combattere l’antisemitismo. Il “crescente antisemitismo” sarebbe seguito all'attacco di Hamas del 7 ottobre e alla reazione israeliana che ha segnato l'inizio della guerra. La fonte solitamente citata, l’Anti-Defamation League, ha affermato che l’antisemitismo è aumentato del 388% negli Stati Uniti dal 6 ottobre 2023. Ora bisogna osservare che l’ADL non è una fonte affidabile quando si tratta di antisemitismo poiché la sua agenda è chiaramente quella di inviare il messaggio che gli ebrei come gruppo sono minacciati, il che non è assolutamente vero, almeno nella misura in cui si cerca di farlo intendere. Il motivo per cui l’antisemitismo e la negazione dell’Olocausto vengono usati così spesso contro i critici è quello di screditarli senza dover fornire alcuna prova. Per l’ADL, uno studente universitario ebreo che, camminando nel campus, passa davanti a un poster filo-palestinese e ne rimane sconvolto costituisce un incidente antisemita. Intendo dire che si tratta di un imbroglio per convincere il pubblico che Israele e gli ebrei sono le vittime, nonostante il fatto che molti più Palestinesi siano stati uccisi e scacciati, dalla fondazione di Israele nel 1948. Se c’è qualche reale aumento dell’antisemitismo vero e proprio, è una reazione alla bestialità altamente visibile che lo Stato ebraico ha mostrato nei confronti degli occupanti originari di quella che una volta era la Palestina. Israele vuole che i Palestinesi se ne vadano e questi sono i primi passi verso quella che potrebbe essere definita una soluzione finale, aiutata e incoraggiata da mostri statunitensi come Joe Biden e Donald Trump, che hanno reso gli Stati Uniti complici di crimini di guerra.
Molti partecipanti alla manifestazione israeliana sono arrivati con autobus charter organizzati da luoghi di culto e scuole ebraiche. La maggior parte della folla sembrava essere composta da ebrei, ma c'era anche una forte componente cristiano-sionista. I gruppi provenivano da New York, New Jersey, Los Angeles, Houston, Miami, Boston, Kansas City, New York, Filadelfia e Miami oltre ad altre località nazionali e persino internazionali. Agli studenti universitari statunitensi sono stati dati, come incentivo per partecipare, 250 dollari per rimborso spese. La folla era numerosa, anche se c'è un po' di confusione su quanti fossero effettivamente presenti. Gli organizzatori avevano previsto 60.000, che era il numero inizialmente accettato, ma altre stime hanno parlato di 10.00 o 25.000. I numeri sono poi cresciuti rapidamente, fino a stime non confermate che parlano di 270.000 - 300.000. Si capisce che gli organizzatori li abbiano gonfiati, tanto più che una manifestazione di solidarietà con la Palestina aveva attirato 300.000 persone la settimana prima, quindi limitiamoci a dire che c’era tanta gente al National Mall.
Joe Biden non ha partecipato personalmente alla manifestazione, ma il giorno successivo ha detto “[che] l’operazione militare israeliana a Gaza si fermerà quando Hamas avrà perso la capacità di uccidere, abusare e fare cose orribili agli Israeliani”. Ha tralasciato la parte relativa ai continui abusi contro i Palestinesi, che proseguono da 75 anni, e ha fatto finta di non sentire gli alti funzionari del governo israeliano quando hanno dichiarato che il grande obiettivo è rimuovere i Palestinesi da quello che presto sarà Eretz o il Grande Israele.
Tra i relatori del raduno, durato tre ore, figuravano Chuck Schumer, il leader della maggioranza al Senato del Congresso, autoproclamatosi protettore di Israele, il presidente della Camera Mike Johnson, il leader della minoranza alla Camera Hakeem Jeffries, la senatrice Joni Ernst, il pastore John Hagee e il presidente israeliano Isaac Herzog (in video da Gerusalemme), che ha elogiato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden per la sua “limpidezza morale e le sue azioni audaci…”. Johnson ha, come da copione, dichiarato che “Le richieste di cessate il fuoco sono oltraggiose!” mentre anche l'inviata speciale del Dipartimento di Stato per il monitoraggio e la lotta all'antisemitismo, Deborah Lipstadt, rispondendo a una domanda, ha lanciato un appello: "Non chinate la testa, non permettete a nessuno di farvi paura". Nel frattempo, l’ambasciatore di Donald Trump in Israele, David Friedman, che si ricorda soprattutto per la sua apologia dello Stato ebraico quando era in carica, vagava per il National Mall esprimendo la sua gioia per quanto stava accadendo. Altri relatori degni di nota sono stati Natan Sharansky e l'attrice Debra Messing. I discorsi hanno seguito la narrazione prevedibile, con descrizioni di come Israele è stato attaccato da terroristi che cercavano di distruggere lo Stato ebraico, che Israele è il migliore amico e il più stretto alleato degli USA, e di come Israele si sta solo difendendo dagli attacchi. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che non ha parlato, ha dichiarato in un'intervista in Israele che, se il suo paese non riuscisse a schiacciare Hamas, i prossimi attacchi terroristici sarebbero diretti contro gli USA, un'affermazione priva di prove per rafforzare la determinazione degli Stati Uniti, ma siccome Netanyahu non dice quasi mai la verità va preso per quello che vale.
E, naturalmente, il messaggio esplicito, o anche solo implicito, di tutti era che gli Stati Uniti devono restare a guardare e fare tutto il necessario per difendere il loro buon amico e alleato, compreso il rifiuto di un cessate il fuoco o di negoziati, e lasciare che il massacro di donne e bambini di Gaza continui. Anche le storie screditate di torture e stupri di massa di donne israeliane e di uccisioni mediante decapitazione di bambini ebrei, raccontate anche dal presidente Joe Biden, facevano parte dell’agenda della manifestazione e venivano richiamate nei cartelli e nei manifesti. Quello cui non si faceva cenno, invece, era il sistematico bombardamento israeliano di ospedali, scuole, chiese e infrastrutture, che costituisce crimine di guerra, così come lo sono gli attacchi contro obiettivi civili ad alta densità che hanno prodotto più di 11.000 morti al momento della stesura di questo articolo, per lo più costituiti da di donne e bambini. Prendere di mira i civili in questo modo e in tali dimensioni può e deve essere considerato un genocidio. La guerra di Israele agli ospedali può anche essere considerata parte di una campagna sistematica di genocidio. Il deliberato attacco alla popolazione civile, ai bambini, agli operatori sanitari e agli operatori umanitari è stato elevato a politica del governo israeliano per scacciare i Palestinesi da quella che una volta era la Palestina.
Washington ufficiale era in gran parata e a passo di marcia per dimostrare la sua incrollabile lealtà a Israele, anche se i sondaggi d’opinione suggeriscono che il pubblico statunitense è stanco di questa farsa. Un paio di coraggiosi pacifisti hanno osato muoversi ai margini della folla con cartelli che chiedevano un cessate il fuoco per porre fine alla carneficina, ma sono stati apertamente derisi e minacciati, quindi hanno mantenuto le distanze. Una partecipazione davvero scioccante alla manifestazione è stata quella dell’ex deputata Tulsi Gabbard, che era presente e declamava la posizione ufficiale di Israele che si considera vittima dei terroristi. Tulsi ha dichiarato: “È stimolante vedere quante persone si stanno riversando a Washington – comprendendo la gravità di questo momento, provenienti da tutto il paese. Molti ebrei [e] molte persone che non sono ebrei. . . vengono e dicono che dobbiamo opporci all’antisemitismo. Dobbiamo difendere i nostri fratelli e sorelle ebrei e dobbiamo assumere una posizione forte contro i terroristi islamici che cercano, non solo di sterminare il popolo ebraico, ma anche di sterminare e uccidere chiunque non aderisce alla loro interpretazione radicale dell’Islam”. Assomigliava alla spregevole numero due del Dipartimento di Stato, Victoria Nuland, in cerca di un altro paese da attaccare. Ora che anche RFK Jr si è schierato a favore dello Stato ebraico, non c'è nessun vero candidato per la pace all'orizzonte, ad eccezione di Jill Stein del Partito Verde, e il ritmo dei tamburi di guerra continuerà a suonare.
Forse più fuori sincrono è stata la presenza come alleato di convenienza del pastore evangelico John Hagee del gruppo Cristiani Uniti per Israele (CUFI), gruppo ben rappresentato sia alla manifestazione che come principale componente cristiano-sionista della lobby israeliana negli Stati Uniti. Hagee ha detto che Hitler era un “ebreo mezzosangue”, creato e inviato da Dio come “predatore”, per guidare gli ebrei europei nella missione divina di adempiere la profezia creando lo Stato di Israele, per realizzare la Fine dei Tempi e la Seconda Venuta di Cristo, seguita dall’Ascensione di tutti i veri credenti in cielo. Gli ebrei dovranno convertirsi per partecipare. Si fa uscire allo scoperto qualcuno controverso come Hagee solo per trasmette il messaggio che non si tratta di garantire che gli ebrei stiano al sicuro. Si tratta di mostrare solidarietà con Israele, qualunque cosa faccia. E che razza di manifestazione contro l’antisemitismo è quella che trasmette segnali razzisti che chiedono più guerre, più bombardamenti e la distruzione non solo di Hamas ma anche la pulizia etnica dei Palestinesi? O come recitava un cartello tenuto da un manifestante mascherato: “Dal fiume al mare, Israele è tutto ciò che vedrai”.
Il cosiddetto Olocausto è stato evocato più volte dagli oratori, in particolare quando si è trattato di descrivere il 7 novembre a Gaza come il più grande massacro di ebrei dalla Seconda Guerra Mondiale. Nessuno ha menzionato il malsano rapporto USA-Israele, nel quale è Israele a decidere quasi tutto, inclusa l’uccisione di 34 marinai della USS Liberty nel 1967 e la più recente uccisione da parte di Israele di giornalisti con cittadinanza statunitense che coprivano le proteste palestinesi. Tiratori scelti dell'esercito. Gli israeliani che uccidono gli statunitensi non vengono mai puniti, a differenza delle richieste o delle ritorsioni proposte dagli oratori di Washington alla manifestazione, di uccidere, tanto per cominciare, non solo tutti i membri di Hamas ma anche gli elettori di Gaza che hanno eletto Hamas. Anche se è un po' ripetitivo, per non creare confusione ripeto che stiamo parlando di genocidio, e che è considerato il crimine più grave contro l'umanità. E alla manifestazione nessuno si è pronunciato contro il coinvolgimento dell'esercito statunitense nell'operazione contro Gaza, sulla quale Biden mente e alla quale si oppone la maggioranza dell'opinione pubblica. Né nessuno ha citato i recenti commenti del generale statunitense Richard Clark secondo cui i soldati statunitensi devono “prepararsi a morire per lo Stato ebraico”.
Forse i politici di Washington dovrebbero domandare ai soldati statunitensi se sono “pronti a morire per lo Stato ebraico”. O forse si dovrebbe indire un referendum nazionale per chiedere all’opinione pubblica se vuole continuare ad armare e inviare miliardi di dollari anche a Israele e all’Ucraina. L’evidenza suggerisce che una chiara maggioranza si opporrebbe a entrambe le proposte, che non sono state quasi mai dibattute in modo serio. Agli statunitensi che vogliono “stare dalla parte di Israele” dovrebbe essere consentito di andare lì con un biglietto di sola andata, in cambio del quale devono consegnare i loro passaporti statunitensi poiché un’altra questione importante è “a chi sono effettivamente fedeli?”
Scommetto che conosco la risposta a questa domanda!
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