Un francobollo per Sarkozy
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Novembre 2007 - Sarkozy è un razzista e un provocatore. Non nasconde il suo disprezzo per africani e mussulmani, però la stampa italiana non se ne accorge e, alla prima occasione, rivolge al ministro algerino Abbés l'accusa di antisemitismo, per avere criticato la politica filoisraeliana del nuovo presidente francese. Cronaca di una nuova bufala.
(nella foto, francobollo dell Poste Israeliane per Sarkozy)
Sarkozy è un razzista ed un provocatore. Ma la stampa italiana non se ne accorge e accusa il Ministro dei moudjahiddines algerino, che lo critica, di essere “antisemita”. Cronaca di una bufala.
(di ossin)
La Repubblica (ma gli altri giornali hanno fatto lo stesso, perché le notizie vengono fabbricate da qualcuno e poi riportate tutte uguali sui diversi giornali) nella edizione del 29 novembre 2007 scrive:
PARIGI - La «lobby ebraica» avrebbe deciso le sorti delle presidenziali francesi e portato al potere Nicolas Sarkozy, amico di Israele: è questa la tesi sostenuta in un´intervista dai toni fortemente antisemiti da Mohamed Cherif Abbés, ministro algerino degli Ex combattenti. Parole pesanti, blandamente smentite dall´interessato dopo la pubblicazione: «Non ho mai avuto l´intenzione di oltraggiare l´immagine di un capo di Stato straniero». E si è detto «stupito e scontento» per l´interpretazione fatta da «alcuni giornali».
A pochi giorni da una visita ufficiale di Sarkozy in Algeria, l´intervista ha suscitato la reazione del quai d´Orsay, «stupito» dalle bordate di Abbés. Il ministro dice che le relazioni franco-algerine non potranno essere normalizzate fino a che la Francia non si pentirà del suo passato coloniale, ma anche a causa di Sarkozy: «Lei conosce - dice all´intervistatore - le origini del presidente francese (il nonno di Sarkozy era ebreo, ndr) e le forze che lo hanno portato al potere. Sa che le autorità israeliane avevano messo in circolazione un francobollo con la sua effigie in piena campagna elettorale?». In realtà, il francobollo era stato stampato su richiesta dei sostenitori di Sarkozy e non come un´emissione ufficiale. Il ministro sostiene inoltre che Bernard Kouchner è entrato al governo non in nome dell´apertura politica, ma in nome di un disegno filo-israeliano: «Tutto ciò era il risultato di un movimento che riflette l´opinione dei veri architetti dell´arrivo di Sarkozy al potere, la lobby ebraica che ha il monopolio dell´industria in Francia».
Non è la prima volta che le autorità algerine usano questi toni. Nei giorni scorsi, il cantante Enrico Macias, amico di Sarkozy e nato in Algeria, ha annunciato che non accompagnerà il presidente: una parte dei dirigenti algerini lo considera «un agente sionista».
Si tratta di una notizia manipolata, il cui fulcro sta tutto in quella espressione “una intervista dai toni fortemente antisemiti”, che è la solita arma di distruzione di massa utilizzata per annientare una posizione senza spendere contro di essa alcun vero argomento.
L’intervista, che riproduciamo in originale e nella traduzione italiana curata da ossin, non contiene alcun “tono fortemente antisemita”, ma molte ragioni di malcontento dell’Algeria contro il neo presidente francese. Una delle quali è la linea di politica estera filoisraeliana, dimostrata dalla presenza nel suo governo di importanti esponenti della lobby ebraica filoisraeliana, come l’ex socialista Bernard Kouchner, il cui esordio è stato infatti una dichiarazione di impegno per la guerra contro l’Iran.
La Repubblica (o comunque chi ha confezionato la notizia) però fa di più: si preoccupa di chiarire quello che fa comodo alla posizione che intende difendere, ma non approfondisce gli altri (pur rilevantissimi) temi trattati. Così, precisa che il francobollo della Poste Israeliane non è stata una emissione ufficiale, ma solo una iniziativa privata dei francesi, residenti in Israele, sostenitori del presidente.
Dimenticando però di fare altre importanti precisazioni: che Sarkozy è violentemente antimussulmano ed è anche profondamente razzista. E che non la finisce mai di provocare gli algerini.
Proviamo a fare noi quello che non ha fatto La Repubblica, a delineare un profilo veritiero del nuovo presidente francese.
Sarkozy vuole riabilitare l’OAS
Già prima di diventare presidente, a fine aprile, il quotidiano Le Monde aveva dato conto di una lettera inviata da Srkozy ad alcune associazioni di rimpatriati francesi d’Algeria, nella quale il futuro presidente affermava di non voler “cadere nella demagogia del pentimento”. Si augurava inoltre che “alle vittime francesi innocenti” della guerra d’indipendenza e “soprattutto le vittime del 26 marzo 1962” si riconoscesse la qualifica di “morti per la Francia”.
Quel giorno del 1962, l’esercito francese aveva sparato sulla folla durante una manifestazione dell’OAS ad Algeri, provocando una cinquantina di morti.
Come si sa, l’OAS era una organizzazione terroristica che si opponeva alla indipendenza dell’Algeria e che ha compiuto atti di raccapricciante violenza contro algerini e francesi.
A suo tempo il segretario generale del Front de Libération Nazionale algerino (FNL), Abdelaziz Belkhadem, aveva fortemente criticato queste dichiarazioni. “Noi conserviamo nella memoria tutto quanto è stato detto in Francia – aveva spiegato – Noi non abbiamo dimenticato niente e secondo noi non si può parlare di aspetti positivi della colonizzazione”.
Belkhadem si era già opposto ad una legge francese nel 2005, un articolo della quale – successivamente abrogato – celebrava gli “aspetti positivi” della colonizzazione. E non si stanca mai di domandare un “pentimento” della Francia per il suo passato di antica potenza coloniale (1830/1962), una idea, questa, respinta con forza da Sarkozy.
Sarkozy razzista
L’anno scorso, di fronte a un pubblico ostile, a Bamako, il futuro presidente ha riassunto il suo pensiero in materia di immigrazione: «La Francia, economicamente, non ha bisogno dell’Africa». Poi, sempre più nervoso, ha continuato dicendo che «la colonizzazione è il passato. Non ascoltate coloro che esonerano l’Africa dalla responsabilità del suo sotto-sviluppo». Per Sarkozy la nuova legge francese anti-immigrati non era “per nulla xenofoba”. La Francia «non può essere il solo paese al mondo a non decidere liberamente chi vuole sul proprio territorio». Per Sarkozy, «se a partire dal momento in cui viene pronunciato il termine immigrazione, si viene considerati razzisti, allora Le Pen ha ancora dei bei giorni di fronte a sé».
Questo linguaggio brutale, fatto apposta per sedurre l’elettorato francese reazionario, nasconde l’intenzione di rovesciare la politica africana di Chirac, la «franceafrique» dei toni paternalisti e della corruzione che in realtà sta perdendo pezzi da tutte le parti. Via i complessi di colpa, via «i vecchi demoni del paternalismo e dell’assistenza», via la menzogna che la Francia e l’occidente saccheggiano le materie prime africane. Sarkozy vuole «maggiore efficacia» nelle relazioni internazionali.
Ma né a Bamako né a Cotonou questa visione è condivisa. Sarkozy è stato accolto da manifestazioni ostili, soprattutto in Benin, al grido di «razzista fuori! non ti vogliamo in Benin», «Sarkozy razzista», «Sarkozy-Hitler», «Sarkozy-nazi», «feccia di carne di maiale».
Ma il profilo razzista del personaggio sta anche in altro: soprattutto quando dice che “l’uomo africano rifiuta l’idea di progresso”.
Sarkozy antimussulmano
Il 30 novembre 2007 Le Nouvel Observateur riferiva, attonito, dello show antimussulmano del presidente francese il 21 settembre, nel corso di un ricevimento per il primo ministro irlandese, Bertie Ahern, ed il 3 ottobre, nel corso di un ricevimento per il primo ministro svedese, Frederik Reinfeldt.
Il giornale riprendeva le informazioni contenute nel blog di Jean Quatremer:
Secondo quanto riportato dalle fonti di Jean Quatremer “il capo di Stato si è lanciato in un discorso confuso di una ventina di minuti, usando un linguaggio molto duro, a tratti volgare, insomma scioccante, contro l’eccessivo numero di mussulmani presenti in Europa e la loro difficoltà di integrazione.
Il Presidente della Repubblica ha così descritto in modo apocalittico lo choc di civilizzazione che oppone i mussulmani all’occidente. Il tutto, apparentemente, per giustificare la sua opposizione all’adesione della Turchia all’Unione europea. Ma i suoi interlocutori hanno comunque ricevuto la sgradevole impressione che il Capo di Stato, non solo abbia dei seri problemi coi mussulmani, ma sia anche incapace di dominare i suoi nervi”.
Sarkozy provocatore
In occasione del prossimo viaggio in Algeria, tra i componenti della delegazione che doveva accompagnare Sarkozy, era prevista la presenza di Enrico Macias. Si tratta di un cantante abbastanza famoso, dalle origine ebraico-francesi. La provocazione sta nel fatto che è un “pied noir”, uno di quei francesi residenti in Algeria che si sono opposti alla indipendenza ed hanno abbandonato il paese dopo la liberazione. Insomma un modo, per Sarkozy, di ribadire la sua nostalgia per la storia coloniale francese ed il suo rifiuto ad ammettere le colpe della Francia.
Sarkozy filo-sionista
Talmente era gradito Sarkozy in Israele, che i francesi residenti in quel paese hanno addirittura fatto imprimere dalle Poste Israeliane (rashout hadoar), durante la campagna elettorale per le presidenziali, un francobollo con la sua effige. Ci si aspettava dal nuovo presidente francese soprattutto la guerra all’Iran.
E Sarkozy non ha deluso le aspettative, formando un governo fortmente filo-israeliano, soprattutto nella componente ex socialista, come Bernard Kouchner, che è sempre stato considerato come esponente della lobby ebraica filoisraeliana, e che nelle sue prime dichiarazioni ha promesso la guerra contro l’Iran.
In un articolo di Daniel Ben Simon nell’edizione internet di Ha’aretz del 30 novembre un diplomatico
israeliano si esprime sull’entusiasmo di Sarkozy per Israele: “Sarkozy non ha nascosto il suo grande
sostegno per Israele e ha manifestato apertamente la sua ammirazione per le conquiste di questa
giovane nazione”.
Continua l’articolo: “Sarkozy ha parlato coi suoi intimi di una affinità reale (con Israele) e, in occasione della cerimonia di accettazione della candidatura per il suo partito, ha descritto la sua visita
al memoriale dell’olocausto di Yad Vashem, come uno degli avvenimenti più importanti della sua vita.”
In proposito il deputato francese Jean-Francois Cope ha dichiarato: ”Non mi ricordo di una
dichiarazione così manifestamente amichevole (nei confronti di Israele) di un presidente nella storia
della Francia moderna”.
Nell’articolo, si cita anche la dichiarazione dell’ambasciatore francese a Tel Aviv, Daniel Shek: ”Sarkozy sta affermando chiaramente e apertamente che lui è pro-Israele, pro-USA e contro l’Iran. Cosa volete di più ?”
Segue l'articolo di Ha'aretz (in inglese) e l'intervista al ministro algerino (tradotta in italiano a cura di ossin)
w w w . h a a r e t z . c o m
Last update - 22:36 30/11/2007
When leaders fall in love, so do the people
By Daniel Ben Simon
PARIS - An Israeli diplomat who sat in on the recent meeting between Prime Minister Ehud Olmert and French President Nicolas Sarkozy said he could not remember a more jovial and affable conversation between an Israeli head of state and his French counterpart. The suspicions and tensions that loomed
large over many similar meetings in the past had vanished. The diplomat added that the two related to each other as though they were representing sister states.
"Sarkozy did not hide his great support for Israel and openly expressed how impressed he was by the young country's achievements," the diplomat said.
Throughout his presidential campaign, Sarkozy unabashedly declared he was an admirer of Israel. To his inner circle he spoke of a real affinity and on the occasion of his acceptance speech of his party's candidacy for president he described his visit to the Yad Vashem Holocaust memorial as one of the two
most important events in his life. In a country where the president is treated with god-like reverence, his thoughts and statements have a huge influence
on his people. Political commentators are certain that the president's special regard for Israel will soon seep down into the general public and influence how the French see Israel. "I don't remember such a demonstrably friendly statement by a president toward Israel in the history of modern France," said
French lawmaker Jean-Francois Cope as I met him on the steps of the National Assembly. Cope, 43, was elected half a year ago as the leader of the parliament's ruling party. Strange as it may sound, Cope's National Assembly is one of the few governmental institutions that have managed to reject
multiculturalism: None of its 577 members is foreign-born. They are all white and French through and through. Not one of the millions of immigrants from West Africa and North Africa that have moved to France over the last six decades has been elected as a representative.
In this context, Sarkozy launched a French Revolution of sorts when he named Rachida Dati, a Muslim whose parents were born in Algeria and Morocco, as justice minister, as well as appointing two other descendants of immigrants to highranking positions.
"It is obvious we cannot let this absurd situation continue," Cope declared. "The riots of autumn 2005 taught us that we have to make fundamental changes to assimilate immigrants." Back to the subject of Israel, Cope says that the improvement in French-Israeli relations began during Ariel Sharon's second
term as prime minister. "Who would have believed France and Israel would see eye-to-eye on the problems of the Middle East?" he said.
A French diplomat talking on condition of anonymity said the French were rediscovering Israel, and Israel was rediscovering France. "The music sounded by France is very pleasing to Israel, particularly on the Iranian issue. We see eye-to-eye on the issue of Iran nuclear armament," he said.
Israel's ambassador to France, Daniel Shek, also sounded upbeat about the warming of relations.
"I wouldn't say there was a fundamental shift on the basic policies of France toward Israel, but the tone has certainly changed," the ambassador said. "Sarkozy is stating clearly and openly that he is pro-Israel, pro-America and against Iran.
What more can you ask for?" Sarkozy himself will visit Israel next May. He will be preceded by a visit by President Shimon Peres to Paris. On that
occasion, cavalry in full military dress will lead Peres'motorcade down the Champs-Elysees as he makes his way to Elysee Palace; the display of fanfare being France's way of marking a new era in the relations between the two countries.
http://www.haaretz.com/hasen/objects/pages/PrintArticleEn.jhtml?itemNo=929739 01/12/2007
El Khabar, 26 novembre 2007 (traduzione a cura di ossin)
Il Ministro dei Moudjahiddines, Mohamed Cherif Abbés, a El Khabar
L’arrivo di Macias è una provocazione, uguale a quella che venne fatta quando arrivò il traditore Mekachra. Alcuni dirigenti si sono precipitati ad approvare il progetto di Sarkozy.
Il Ministro dei Moudjahiddines, Mohamed Cherif Abbés, non ha nascosto la sua contrarietà alle posizioni di taluni dirigenti che hanno appoggiato il progetto del governo francese “L’union méditerranéenne”. In una intervista accordata a El Khabar fa presente che tale progetto “non riflette la posizione dell’Algeria”, aggiungendo che la normalizzazione dei rapporti con la Francia non potrà avvenire durante l’era Sarkozy. Tra l’altro ha affrontato la questione della riattivazione dei piani di sminamento (si fa riferimento alle migliaia di mine antiuomo collocate dalla Francia al confine con il Marocco, da un lato, e con la Tunisia dall’altro, durante la rivoluzione algerina. Questione non ancora risolta a distanza di più di quaranta anni. Ndt), le scuse (richieste dall'Algeria per i crimini coloniali della Francia, ndt) ed il ruolo della lobby ebraica nella decisione francese.
El Khabar: In quale contesto lei inquadra la visita di Nicolas Sarkozy il mese prossimo?
Mohamed Cherif Abbés: Si tratta di una visita di cortesia, niente di più, che mira a mantenere le attuali relazioni bilaterali in attesa di vedere quello che ci riserva l’avvenire.
El Khabar: Questo significa che non sono immaginabili delle relazioni di parità tra Algér e Paris?
Mohamed Cherif Abbés: Al momento attuale non sono immaginabili, i francesi non sono pronti e soprattutto durante il mandato di Sarkozy. Voi conoscete le origini del presidente francese ed i partiti che l’hanno portato al potere. Sapete che le autorità israeliane avevano emesso un francobollo con l’effige di Nicolas Sarkozy in piena campagna elettorale? Il governo di apertura che dirige Sarkozy, e che ha visto diverse personalità di sinistra entrare in un governo di destra, solleva diversi interrogativi, come quello che riguarda il perché Bernard Kouchner abbia deciso di saltare il fosso. Non lo ha fatto per convincimenti personali. Si è trattato del risultato di un passaggio che risponde ai disegni dei veri architetti dell’ascesa di Sarkozy al potere: la lobby ebraica che ha il monopolio della decisione in Francia.
El Khabar: Alcuni ritengono che la riattivazione del piano (di eliminazione) delle mine dell’era coloniale è un gesto che dimostra le buone intenzioni della Francia, mentre altri lo considerano solo il rimedio a degli errori. Lei è d’accordo?
Mohamed Cherif Abbés: Io considero la riattivazione del piano antisminamento niente altro che un colpo di pubblicità e non vi ritrovo in alcun modo delle buone intenzioni. Tuttavia questa può essere considerato come una confessione da parte della Francia. In questo modo la Francia riconosce che la guerra che ha fatto in Algeria non ha niente di onorevole, perché è ricorsa a comportamenti barbari come la collocazione di mine antiuomo.
El Khabar: Sarkozy ha chiamato il paesi del bacino mediterraneo, ex colonie del suo paese, a voltare pagina ed a concentrarsi sul progetto di unione mediterranea che considera come il futuro della regione. Non le sembra questo un approccio pragmatico che è utile all’Algeria nel mondo degli affari?
Mohamed Cherif Abbés: Egli insegue una politica di “sarkozizazione” ma credo sia stato troppo precipitoso. In ogni caso lui ha il diritto di proporre tutti i progetti che vuole, ma quello che a noi veramente importa è la sua politica nei confronti dell’Algeria. A mio avviso, se la Francia non riconosce i crimini che ha commesso in Algeria, non è immaginabile né una normalizzazione né una riconciliazione. Le relazioni non oltrepasseranno l’ambito degli scambi commerciali. Parlare di un trattato di amicizia o di riconciliazione senza scuse? … Impossibile.
El Khabar: Cosa pensa della posizione algerina a proposito di questo progetto?
Mohamed Cherif Abbés: Alcuni dirigenti si sono affrettati ad approvarlo. La posizione dello Stato non è cambiata, non riconosce questo progetto perché non ne conosce il contenuto. In breve, noi non approviamo e non rifiutiamo… è questa la posizione ufficiale.
El Khabar: L’arrivo di Enrico Macias in Algeria ha dato luogo a polemiche. Cosa ne pensa lei di questa visita?
Mohamed Cherif Abbés: l’arrivo di Hamlaoui Mekracha, ex ministro dei moudjahiddines, con Jacques Chirac era già una provocazione. La venuta di Enrico Macias è una provocazione ma di grado minore perché lui non è di origine algerina, a differenza del primo che è considerato un traditore. Io credo che Enrico Macias non farà parte della delegazione che accompagnerà Sarkozy.
El Khabar: Che direte a Nicolas Sarkozy se giungerete a parlare della comune storia e delle relazioni tra i due paesi?
Mohamed Cherif Abbés: Non gli dirò certamente che “errore confessato è mezzo perdonato”.