Il razzismo del Corriere (e dei suoi editorialisti)
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Palestina, gennaio 2009 - Il Corriere della Sera predica bene e razzola male. Il suo editorialista, Ernesto Galli Della Loggia, critica le analisi di Tariq Ramandan perché "grottescamente unilaterali", e poi si lancia in una analisi degli avvenimenti di Gaza "grottescamente unilaterale"... e anche razzista
Il razzismo del Corriere della Sera (e dei suoi editorialisti)
di Nicola Quatrano
Sugli avvenimenti di Gaza, il Corriere della Sera fa propaganda, cattiva propaganda.
Nel numero di oggi, 3 gennaio, due editorialisti “di peso”, Ernesto Galli Della Loggia e l’ancien nouveau philosophe André Glucksmann, si cimentano nella difficile impresa di dimostrare che il governo israeliano ha ragione e, per farlo, mettono insieme parole, una dopo l’altra, che servono a nascondere o mistificare la realtà.
Prendiamo Della Loggia. In un lungo editoriale dal titolo: “I mediatori introvabili”, se la prende con Tariq Ramadan, “noto intellettuale arabo… incautamente accreditato da molti democratici europei di una presunta ragionevolezza…”, criticandone le tesi, perché improntate ad una “grottesca unilateralità”. La colpa del presunto intellettuale arabo è, secondo l’esimio e democratico professore italiano, quella di attribuire tutte le colpe della situazione mediorientale ad Israele, in un articolo apparso su Il Riformista, improntato ad “un delirio antisionista” , che non dice “neppure una parola su Hamas”.
Forse stanco, o forse troppo occupato, il professor Galli Della Loggia dimentica che, poche righe più su, egli aveva fatto esattamente la stessa cosa, seppure a parti invertite. Senza dire “neppure una parola” su Israele, l’occupazione illegale (secondo il diritto internazionale e le risoluzioni dell’Onu) dei territori palestinesi del 1967, senza dire “neppure una parola” sul furto di terre e di case palestinesi, sull’espansionismo dei coloni, sul regime di apartheid, sul blocco imposto alla striscia di Gaza che ha ridotto alla fame 1 milione mezzo di palestinesi e ha già provocato numerosi morti. Senza dire neppure una parola sulle 430 vittime dei raid di questi giorni, il 40% civili secondo l’ONU, molti bambini… Dimenticando questi “piccoli particolari”, l’esimio professor democratico e ragionevole Della Loggia cerca di dimostrare che Israele non può scendere a patti coi vicini, per il “piccolo particolare” che “dalla parte araba” non vi è mai stata “una figura, un’autorità, una cultura” della mediazione. E ciò anche per colpa di popolazioni arabe,“conquistate da tempo ad un antiisraelismo cieco e violento, nutrito spessissimo di antisemitismo”.
Tutto è dunque colpa degli Arabi, tutti uguali e tutti egualmente colpevoli anche dei massacri in loro danno.
Ad un lettore normale, verrebbe da chiedersi perché mai debba essere considerato “grottescamente unilaterale” il ragionamento di Tariq Ramadan e non quello di Ernesto Galli Della Loggia. Perché mai le tesi di Ramadan debbano essere considerate come frutto di “puro odio verso Israele”, e quelle di Galli Della Loggia ragionevoli e non, piuttosto, “puro frutto di odio verso gli arabi”. Perché mai il “bravo Polito” sia intervenuto, nella sua qualità di direttore del giornale che ospitava l’articolo di Ramadan, per “stigmatizzarlo duramente” e non abbia sentito il bisogno di fare la stessa cosa il direttore del Corriere della Sera nei confronti dell’editoriale di Galli Della Loggia.
Il direttore del Corriere ha anzi dato la parola anche ad un altro autorevole commentatore, André Glucksmann, il quale si è speso con eleganza nel tentativo veramente complicato di dimostrare che la reazione di Israele al lancio dei razzi di Hamas non è affatto “sproporzionata”.
Anche lui dimenticando che la storia del conflitto Israelo-Palestinese non comincia certo oggi, l’ex nouveau philosophe sostiene che 430 morti (40% di civili e molti bambini), le case distrutte e l'azzeramento delle strutture statali sono "proporzionate" a quei razzi artigianali che hanno provocato un solo morto, e solo dopo i primi raid.
Un paradosso! Che ha però le sue ragioni, perché in definitiva si capisce che Glucksmann pensa che l'unica cosa importante in tutta questa vicenda, il valore al quale possono essere sacrificati la giustizia e la vita di migliaia di persone, la loro felicità, le loro speranze, sia il diritto di Israele ad esistere. Non quello dello Stato Palestinese, non quello dei Palestinesi a vivere sulla loro terra, ma solo e unicamente il sogno sionista di Israele.
Così Della Loggia a Glucksmann, ma quello che ci rende attoniti è che queste tesi "grottescamente unilaterali" siano condivise dalla stragrande maggioranza della stampa occidentale. Eppure esse, nella migliore delle ipotesi, devono considerarsi di stampo colonialista, nella peggiore razziste.
Solo l’idea che gli uomini non siano tutti uguali può giustificare la tesi che il massacro, tanto per cominciare, di 200 civili (e numerosi bambini) sia “proporzionato” alla minaccia dei razzi straccioni di Hamas. Solo una simile idea può suggerire un’assoluta indifferenza per il calvario di un milione e mezzo di Palestinesi costretti al freddo e alla fame per il blocco israeliano.
Molta parte dell’Occidente pensa che gli uomini non sono tutti uguali: ci sono quelli che valgono di più e quelli che valgono di meno o non valgono niente. Il massacro, la fame e gli stenti di questi ultimi sono un prezzo accettabile e “proporzionato” alla necessità di garantire gli agi e la tranquillità dei primi