Condanna centro Wiesenthal
- Dettagli
- Visite: 6727
Giovedì 8 marzo 2007, il Tribunale di Parigi ha condannato il famoso Centro Simon Wiesenthal per diffamazione nei confronti del “Comitato di Beneficenza e Soccorso ai Palestinesi” (CBSP), per averlo accusato di finanziare gli attentati suicidi in Palestina.
In effetti il Comitato opera fin dal 1990 nel campo degli aiuti umanitari verso i palestinesi, soprattutto gli orfani, raccogliendo fondi destinati ad alleviare le sofferenze del popolo palestinese vittima dell’occupazione israeliana.
Il 1 novembre 2004, Shimon Samuels, responsabile europeo del Centro Simon Wiesenthal, aveva diffuso un comunicato nel quale si accusava l’UOIF (Unione delle organizzazioni islamiche di Francia) – organizzazione di natura culturale e sociale fondata nel 1983 dal tunisino Abdallah Ben Mansour e l’iracheno Mahmoud Zouheir – di effettuare collette a favore delle famiglie dei terroristi suicidi di Hamas servendosi proprio del CBSP, definita “una associazione francese che finanzia il terrorismo e che è proscritta negli Stati Uniti”. Sotto tiro, in particolare, la campagna di raccolta di fondi destinata a sostenere gli orfani palestinesi (“Pour la modique somme de 50 euros, parrainez un orphelin de Palestine”).
Secondo il Centro Wiesenthal, “questi fondi costituiscono un incitamento per i candidati agli attentati suicidi, perché garantiscono un sostegno economico alle famiglie dopo la loro morte… è grazie a questi fondi che vi sono dei padri, ma anche delle madri, che accettano di abbandonare i loro figli per trasformarsi in bombe umane e guadagnarsi il paradiso di Allah”.
Quando il giudice istruttore Nathalie Turquey, lo scorso 12 gennaio 2006, aveva incriminato il signor Samuels, il Centro Wiesenthal s'era affrettato a diffondere un comunicato, nel quale ricordava di avere messo in guardia le Autorità francesi nei confronti delle attività del CBSP, in quanto "alcuni dei beneficiari dei fondi incitano all’odio e promuovono attentati contro la popolazione civile". Si diceva però sicura che l’azione giudiziaria – definita chissà perché “impropria” – le avrebbe permesso di dimostrare pubblicamente la verità delle accuse.
Ricordava che già le Autorità tedesche, olandesi e danesi erano state invitate a prendere delle misure contro le organizzazioni omologhe del CBSP operanti lei loro paesi, in quanto avevano finanziato delle associazioni vicine ad Hamas (della quale si sollecitava il mantenimento, da parte dell’Unione Europea, nella lista delle organizzazioni terroriste).
Aggiungeva che il CBSP è una organizzazione francese considerata dal Dipartimento di Stato degli USA come avente natura terrorista, motivo per il quale i suoi fondi sono stati congelati il 22 agosto 2003.
Ricordava infine che il Centro Simon Wiesenthal, forte dei suoi 440.000 soci, è "una organizzazione internazionale che lotta per i diritti dell’uomo. Fondata nel 1977 a Los Angeles, dove si trova la sua sede centrale, trae spunti dalla lezione dell’olocausto per combattere le discriminazioni contemporanee. Il Centro è una ONG riconosciuta dall’ONU, dall’UNESCO, dall’Unione Europea e dall’Organizzazione degli Stati Americani".
Tutte queste precisazioni non devono però avere convinto i giudici parigini, che non si sono lasciati impressionare neppure dalla qualità e dalla quantità degli avvocati difensori, tra i quali il futuro presidente del Foro di Parigi, né dai testimoni importanti, molti dei quali considerati degli specialisti dell’antiterrorismo. E neppure dai giornalisti e dai tanti altri mobilitati a difesa del Centro Wiesenthal; si segnala la presenza di Clément Weil Raynal, del vecchio commissario di polizia Alain Sam Ghozlan e perfino di un imam, di nome Massimo Palazzi, venuto dall’Italia a testimoniare contro il CBSP e tutti i Palestinesi “estremisti”.
Più di otto ore sono durate le arringhe in favore del Centro Wiesenthal e di Shimon Samuels, del quale sono state sottolineate la “grande notorietà”, “l’autorità morale” e l’interlocuzione privilegiata coi poteri pubblici. Gli avvocati hanno sottolineato i suoi contatti con il papa Giovanni Paolo II, Mitterrand, Chirac, Sarkozy… senza dimenticare il re Hussein di Giordania.
Hanno ancora segnalato che il signor Samuels è un “modello di apertura mentale” e di “tolleranza”, che si preoccupa di lottare contro l’odio e il razzismo” ed è uno “specialista del dialogo tra Occidente e mondo mussulmano” e perfino della "lotta contro le discriminazioni di cui sono vittime i mussulmani”.
Hanno prodotto molte centinaia di documenti, a dimostrazione della serietà dell’inchiesta fatta a proposito del CBSP.
Ma evidentemente, oltre alle molte parole, le prove della implicazione del Comitato di Beneficenza e Soccorso ai Palestinesi nelle trame terroristiche si sono dimostrate decisamente scarse. Perché il Tribunale ha alla fine stabilito che « l’accusa rivolta al CBSP di finanziare il terrorismo affidandosi a raccolte di fondi fittiziamente destinate all’assistenza umanitaria degli orfani palestinesi è gravemente diffamatoria ».
La CBSP ha avuto dunque soddisfazione, con i suoi avvocati, la signora Liliane Glock e il signor Gérard Ducrey.
La pena inflitta a Shimon Samuels è di 1000 euro di ammenda (sospesa per 5 anni) e di un euro simbolico per danni nei confronti del CSBP, oltre alle spese di giudizio e all’obbligo di pubblicare la sentenza su un giornale scelto dal CBSP.
Il Centro Wiesenthal ha preannunciato che proporrà appello.
NOTA TECNICA: Simon Wiesenthal
Simon Wiesenthal nacque il 31 dicembre 1908 a Buczacz, allora Polonia, oggi Ucraina, ed è morto a Vienna il 20 settembre 2005 all’età di 96 anni. Fu internato nel campo di concentramento di Matausen perché ebreo. Sopravvissuto, si è dedicato anima e corpo alla caccia dei criminali nazisti della seconda guerra mondiale. Si calcola che sia riuscito a individuarne e denunciarne più di mille.
Nel novembre 1977 fondò il Centro Simon Wiesenthal che oggi dichiara di contare 440mila soci.
Nella primavera del 2003 considerò esaurito il suo compito: "Se ci sono ancora criminali nazisti che non ho trovato – dichiarò - sono troppo vecchi e fragili per sostenere un processo. Il mio lavoro è fatto". Non allo stesso modo, pare, la pensano i suoi eredi.
I documenti che non hanno convinto i giudici:
1) rapporto sull’UOIF
2) comunicato contro il CBSP
-------------------------
Aggiornamento
Con una discutibile sentenza, il 1 ottobre 2008, l'11 chambre della Corte d'Appello di Parigi ha annullato la condanna pronunciata in primo grado nei confronti di Shimon Samuels. La motivazione non è particolarmente brillante: Le espressioni usate dal Centro Wiesenthal nei confronti dell'UOIF sono "teoricamente" diffamatorie, ma deve riconoscersi la buona fede di Samuels. Come dire pensava male, ma pensava in buona fede.