"Alza la testa fratello..."
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Il blog di Gilles Munier – 7 febbraio 2011
Egitto in ebollizione : « Alza la testa fratello… »
di Gilles Munier
“Una scintilla può mettere fuoco a tutta la pianura”, scriveva Mao Tse Tung in una lettera del 5 gennaio 1930 indirizzata ai membri del partito comunista cinese che dubitavano della rapida vittoria dell’Armata Rossa. Il seguito è noto.
Primi obiettivi: i regimi filo-occidentali
In Tunisia la scintilla che ha annunciato il grande rivolgimento – il suicidio col fuoco dello sfortunato Mohamed Bouazizi – ha infiammato la “piazza araba” da Tunisi ad Amman, e non è ancora finita. Il tempo in cui il presidente Gamal Abdel Nasser gridava alla folla: “Alza la testa fratello, il tempo dell’umiliazione è passato” è tornato, portato dalle medesime esigenze: l’indipendenza nazionale e la dignità. Tutti i regimi filo-occidentali sono nel mirino, dall’Atlantico al Golfo. Se cadono sarà un sollievo! Hillary Clinton, che si chiede come canalizzare tanta rabbia, compressa o contenuta, ha ragione di parlare di una “tempesta” che si è abbattuta sul mondo arabo. In Egitto non è per niente certo che il generale Omar Souleiman, 75 anni, ci riesca. Il suo nome ricorda la repressione dei Fratelli Mussulmani e il compromesso con Israele. L’uomo, formatosi in URSS, poi a Fort Bragg (Carolina del Nord) negli anni 1980, è immerso fino al collo nello scandalo delle prigioni segrete della CIA. E’ stato lui che ha fatto interrogare Ibn al-Sheikh Al-Libi, capo dei moudjahidine di Ossama Bin Laden nella battaglia Tora-Bora in Afghanistan, per strappargli sotto tortura una falsa confessione sui legami tra Al-Qaida e Saddam Hussein e giustificare così l’invasione dell’Iraq. E’ stato sempre lui che ha dato la caccia in Egitto ai Palestinesi di Hamas e che continua ad affamare gli abitanti della striscia di Gaza.
E’ suonata l’ora della resa dei conti
In Giordfania il re Abdallah II ha messo le mani avanti nominando Primo Ministro Marouf Souleiman al-Bakhit, suo consigliere incaricato della intelligence, ex ambasciatore in Israele. Gli ha chiesto di avviare “delle riforme politiche ed economiche autentiche”, ma questo non ha soddisfatto il Fronte d’azione islamica, che è alla testa della contestazione. In Yemen, Ali Abdallah Saleh ha rinunciato al progetto di farsi eleggere presidente a vita. In Algeria, Abdelaziz Bouteflika ha abbassato il prezzo dell’olio e dello zucchero per calmare i rivoltosi. Progetta di revocare lo stato d’emergenza in vigore da 19 anni. In Marocco si parla di movimenti di truppe e di un incontro segreto, in Francia, durante il quale Mohammed VI avrebbe chiesto a Nicolas Sarkozy di aiutarlo a rendere l‘opposizione inoffensiva. Il principe Moulay Hicham, soprannominato il “principe rosso”, cugino del re, pensa che “tutti i sistemi autoritari saranno colpiti dall’ondata di protesta”, ivi compreso il suo paese. In Iraq, Nouri al-Maliki, posto di fronte ad un malessere crescente, si è impegnato a non candidarsi per un terzo mandato ed a restituire il 50% del suo appannaggio – 30.000 dollari al mese – al Tesoro Pubblico. Ci si aspetta che i Parlamentari iracheni facciano lo stesso, e anche Iyad Allaoui, che ha dotato la sua presidenza di un fantomatico Consiglio nazionale per la politica strategica di un appannaggio identico a quello del Primo ministro.
In Egitto, dove l’ora della resa dei conti è suonata, il primo atto della rivolta – la sparizione di Hosni Moubarak dalla scena medio-orientale – già provoca sudori freddi a Israele. Cosa succederà se i Fratelli Mussulmani – già maggioranza in Parlamento – denunceranno il trattato di pace con Israele, firmato da Anouar al-Sadate nel 1979? Gli Occidentali fomenteranno un colpo di forza militare annullando lo scrutinio, come successe nel 1991 in Algeria – con la complicità francese – dopo la vittoria elettorale del Front Islamique du Salut (FIS)? In nome della pace e della democrazia, naturalmente…