Festa della Donna: Omaggio a Aafia Siddiqui
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Le Grand soir – 8 marzo 2011
Festa della donna: Omaggio ad Aafia Siddiqui
di Georges Stanechy
“Dimmi come tratti le donne e ti dirò chi sei”
Marek Halter
In questo 8 marzo, “Giorno della donna”, o più precisamente “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la Pace internazionale”, rivolgiamo il nostro pensiero ad una donna della cui sorte i media dell’Impero non si sono mai occupati: Aafia Siddiqui.
Qualche coraggioso ci ha provato, al di fuori dei tradizionali mezzi di disinformazione. Soprattutto nei media indipendenti anglofoni e francofoni. E’ vero che il Pakistan è lontano.
Sì, Aafia Siddiqui è pachistana. Laureata in neuroscienze in una delle più prestigiose università USA, il MIT (Massachussetts Institute of Tecnology). Specializzata nelle tecniche di apprendimento dei bambini e nelle terapie per la dislessia.
Sposata, madre di tre bambini: due ragazzi e una ragazza. Si occupava dei suoi pazienti, perché era soprattutto un medico, della ricerca, dell’insegnamento. Mussulmana praticante, trovava anche il tempo per l’attività di beneficenza, raccogliendo fondi, organizzando aiuti per i poveri e gli esclusi.
Le bugie degli squadroni della morte
Fino al giorno in cui il suo destino è cambiato. Come succede spesso quando va in pezzi, è stato orrendo. Rapita a Islamabad, coi suoi tre figli. Nel marzo 2003. Si sono completamente perdute le sue tracce.
Come altre decine di Pachistani, rapiti, spariti, dei quali non si conosce la sorte. Sull’esempio di quanto accadeva in America Latina durante l’Operazione Condor, quando gli oppositori, soprattutto Cileni e Argentini, erano vittime di queste azioni segrete organizzate dagli “squadroni della morte”, emanazione dei servizi segreti occidentali.
Poi si viene a sapere, da un prigioniero di nazionalità inglese liberato, della sua presenza nel campo US di internamento e di tortura di Bagram, in Afghanistan. Col numero 650. Avrebbe subito molteplici torture, fisiche, psicofisiche e stupri. Per cinque anni.
Per giustificare questo orrore, le autorità di occupazione hanno inventato uno scenario all’altezza della loro intelligenza di mercenari: “grottesco”.
Dicono che Aafia Siddiqui sarebbe stata arrestata nella città afghana di Ghazni, mentre trasportava nella borsa dei prodotti chimici, dei piani per costruire bombe e una lista di obiettivi negli Stati Uniti (tra gli altri: Wall Stret e il Ponte di Brooklyn). Tutto giusto se non avesse affisso tutto questo arsenale su un cartello appeso al collo…
Demonizzata, ritenuta una militante di Al Qaida, soprannominata dagli organi di propaganda Lady Al Qaida, diffamata anche sulla vita privata, dipinta come una pasionaria che traffica in armi da fuoco e bombe…
Dopo l’arresto, è stata interrogata da una decina di uomini dell’esercito e dei servizi speciali USA. Nel corso di questa cordiale intervista, avrebbe tentato di impadronirsi di un fucile (che cosa ci faceva un fucile in una sala di interrogatorio?...) sparando senza ferire nessuno. E’ lei che è stata ferita da un colpo d’arma da fuoco allo stomaco.
Trasferita negli USA, viene finalmente processata il 23 settembre 2010 a New York. Nella motivazione della condanna, il giudice Richard Berman non prende in considerazione alcun elemento relativo allo scenario terroristico con obiettivi negli Stati Uniti, né di collusione con Al Qaida o altre reti armate. Per mancanza di prove credibili.
Viene dunque condannata a 86 anni di prigione per avere minacciato e sparato, senza ferirli, sugli uomini statunitensi che l’interrogavano. E si tratta dell’unico atto di “terrorismo” a suo carico. Circostanza che ella ha sempre negato, dichiarando di non essere capace di utilizzare un’arma.
Ma sei militari hanno testimoniato contro di lei… La Pubblica Accusa, attraverso la voce dell’Assistant US Attorney (l’equivalente di un sostituto procuratore) Christopher La Vigne, aveva chiesto una condanna all’ergastolo, continuando a sostenere: “Questo atto, questo delitto era orribile nelle sue intenzioni”. (“This act, this crime was horrific in its intent”).
Annotate con cura la parola “intenzione”. Il supporto, la legittimazione di ogni Inquisizione: l’intenzione.
Parodia di giustizia che sciocca perfino i cittadini USA, almeno quelli che si preoccupano delle Libertà Pubbliche e della Dignità Umana.
Con dignità, davanti alle proteste nella sala di udienza alla pronuncia del verdetto, Aafia Siddiqui ha chiesto al pubblico di perdonare il Giudice e la Giuria, facendo riferimento al Profeta che non ha mai praticato la vendetta personale. Dichiarando che non voleva proporre appello, sapendo bene che sarebbe stata una procedura inutile.
Al momento è rinchiusa in un padiglione di alta sicurezza della prigione di Forth Worth, in Texas, come una criminale temibile. Nessun contatto con l’esterno, senza poter vedere i figli, naturalmente.
Il silenzio delle Anime Belle
C’è da dire che, dopo diversi anni di detenzione, separati dalla madre, due dei suoi figli sono stati restituiti alla famiglia. Il terzo sarebbe morto al momento del rapimento. Ahmed, il primogenito, che aveva 12 anni al momento del rapimento e che soffre di gravi problemi psicologici, si ricorda del suo fratellino Souleiman, di 6 mesi, disteso a terra in un mare di sangue. Nel corso del processo, Aafia Siddiqui ha potuto fare allusione al fatto che essi sarebbero stati torturati sotto i suoi occhi.
Perché questi accanimento?
Queste personalità scientifiche, con formazione ed esperienza di livello internazionale, sono sorvegliatissime dai servizi speciali. Esse formano una élite, una leadership potenziale, e costituiscono, nella loro immaginazione paranoica, un pericolo per gli interessi dell’Impero e le dittature corrotte che contribuiscono a proteggere.
Il loro semplice modo di vita è considerato una provocazione. Fuori dal circuito della corruzione. Al contrario, il suo comportamento civile, la sua etica, vengono considerati come qualcosa di blasfemo per l’oligarchia e i suoi “squadroni della morte”. Una sorta di delitto di intenzione, un’eresia, un attentato agli interessi dell’Impero.
Tanto più che era una donna mussulmana, che non corrispondeva affatto ai canoni della propaganda islamofobica che continua a dipingerle come “donne-schiave” che occorre liberare. Il suo dinamismo, la sua indipendenza di spirito, il suo ruolo attivo nella comunità, la sua influenza, la sua capacità di influenza disturbavano gli specialisti della disinformazione.
Per questi, era indispensabile demonizzarla come una strega del Medio evo, bruciarla nella pubblica piazza dopo tortura e falso processo. Queste persone che vogliono dare un senso alla società, alla collettività, bisogna assassinarle o piegarle. Aafia è finita nella seconda categoria. E’ stata piegata.
Per l’Impero si tratta di un esempio che serve a dimostrare che occorre piegarsi alle sue volontà, alle sue norme, alle sue rappresentazioni, soprattutto nei paesi colonizzati sotto dittatura. L’Impero non pratica la “guerra contro il terrore”. Esso instaura il terrore.
Ma Aafia Siddiqui non è dimenticata. Fortunatamente nel mondo sono nati blog e siti. Tutto un reticolo di solidarietà, grazie a Internet. A cura di volontari che intendono difendere la Dignità Umana, oltre alla sua famiglia che ha creato un sito ufficiale, nonostante le minacce e gli atti di pirateria, animato soprattutto dalle sue sorelle (http://www.freeaafia.org).
Ed è diventata in Pakistan ed in Asia un simbolo dell’accanimento dell’Occidente e del diniego di ogni rispetto per la Dignità Umana e la Giustizia, nei confronti delle popolazioni che domina militarmente.
Certamente le Anime Belle tacciono da noi. La causa non è “vendibile”.
Le associazioni e le ONG affermate, così pronte a indignarsi per qualsiasi “dissidente”, temono di perdere sponsor e sovvenzioni, che provengono da diversi canali. Più sotterranee e occulte che trasparenti. Il loro assillo: vedere improvvisamente il rubinetto chiudersi! Addio viaggi, congressi e altri pretesti per poter frequentare palazzi, televisioni e “grandi” del mondo!
E’ il culto del Totem: il politichese.
Leggete in questo testo francese quello in mogano massiccio di Amnesty International, vero capolavoro del genere (http://www.amnesty.org/en/library/asset/AMR51/004/2010/en/7a8ad8a4-90b5-4567-9e42-e9ee86838918/amr510042010fr.html)
Aafia ha compiuto 39 anni il 2 marzo scorso.
Aafia Siddiqui, il tuo supplizio incarna tutta l’ingiustizia e la violenza di questo Impero malato, profondamente malato, che nella sua megalomania pretende di dare lezioni di umanità al pianeta. Ti ha murata viva, come nel Medio evo si gettavano i prigionieri nelle segrete dopo la tortura. Probabilmente per evitare che tu possa ascoltare la voce di quelli che condividono la tua sofferenza e chiedono la tua liberazione.
Ma oltre le mura, le sbarre e le porte blindate, sappiamo che tu senti le vibrazioni di questa moltitudine di pensieri, di tenerezze e di preghiere che vegliano su di te…