Middle East Eye, 16 maggio 2018 (trad.ossin)
 
L'Olocausto Palestinese in diretta - parte seconda
MEE
 
Prosegue la cronaca in diretta del premeditato crimine perpetrato dal governo israeliano, con la complicità diretta degli USA e indiretta di molti altri paesi, contro il popolo Palestinese. Leggi qui la prima parte
 
 
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I Palestinesi commemorano la Naqba piangendo i morti di Gaza
 
I Palestinesi commemorano, questo martedì, il 70° anniversario della Naqba, la « tragedia » della creazione di Israele sulle terre della Palestrina storica nel 1948, che costrinse circa 750.000 Palestinesi all’esilio, derubati dei loro beni e della loro patria.
 
Il bilancio delle vittime di lunedì 14 maggio, la giornata più insanguinata del conflitto israelo-palestinese dalla guerra dell’estate 2014 a Gaza, è cresciuto : 61 Palestinesi sono rimasti uccisi, per lo più da spari di cecchini israeliani, e più di 2.400 feriti.
 
Dal 30 marzo scorso, data della prima "Grande marcia del ritorno" che da allora si ripete ogni venerdì, più di 100 Palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano.
 
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17:27 La procuratrice del CPI promette di « assumere tutte le misure del caso »
 
 
Fatou Bensouda, procuratrice della CPI (Facebook)
 
La procuratrice della Corte Penale Internazionale (CPI) Fatou Bensouda ha affermato martedì di seguire da vicino le violenze a Gaza e ha promesso di « assumere tutte le misure del caso ».
 
« Il mio ufficio segue attentamente gli sviluppi sul campo e valuta tutti gli eventuali crimini che potrebbero essere di competenza » della CPI, ha dichiarato all’AFP, affermando che « la violenza deve cessare ».
 
Ha chiesto a « tutti i protagonisti di astenersi dall’aggravare questa situazione » e all’esercito israeliano « di evitare un uso eccessivo della forza ».
 
L'Autorità palestinese ha aderito alla CPI nel gennaio 2015, sottoscrivendo il Trattato di Roma che ha creato la CPI. La Corte è competente a giudicare i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità.
 
Su richiesta dei Palestinesi, Fatou Bensouda aveva aperto nel 2015 una inchiesta su presunti crimini commessi durante la guerra a Gaza del 2014.
 
Ella ha ricordato martedì che « la situazione in Palestina è al centro di una indagine preliminare svolta dal mio ufficio ».
 
« Io seguirò la situazione e assumerò tutte le misure del caso nell’ambito del mio mandato definito dal Trattato di Roma », ha promesso, dicendosi « sconvolta » dal bilancio delle violenze di lunedì.
 
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17:26 IN DIRETTA: Riunione di urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla situazione a Gaza
 
 
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17:22 A Gaza, una famiglia piange una bimba, morta asfissiata dal gas lacrimogeno
 
Leïla al-Ghandour, otto mesi, è morta dopo aver inalato gas lacrimogeno (AFP)
 
 
In un ultimo abbraccio, Mariam al-Ghandour si strige al petto il corpicino di sua figlia Leïla, in lacrime. « Gli Israeliani l’hanno ammazzata », singhiozza.
 
Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, la piccola, di soli otto mesi, è morta per avere inalato del gas lacrimogeno durante gli scontri tra manifestanti palestinesi e soldati israeliani, lunedì vicino alla frontiera tra la Striscia di Gaza e Israele.
 
La famiglia pone l’accento sulla responsabilità dell’esercito israeliano che ha lanciato i candelotti lacrimogeni, piuttosto che sulla successioni di avvenimenti che hanno portato la bimba a trovarsi in prossimità della frontiera con Israele, durante la giornata più sanguinosa del conflitto da quattro anni a questa parte.
 
Almeno 60 Palestinesi sono rimasti uccisi lunedì dai soldati israeliani, portando a 114 il numero di morti, sul versante palestinese, dall’inizio delle manifestazioni il 30 marzo.
 
Anwar al-Ghandour, il padre di Leïla (Twitter)
 
Leïla è un caso particolare: mentre la grande maggioranza delle vittime è stata uccisa dal fuoco dei cecchini, lei è morta per l’inalazione di gas lacrimogeno, solo doloroso per gli adulti, ma potenzialmente pericoloso per i bambini. 
La madre Mariam, di 17 anni, ha detto che aveva un appuntamento col dentista. « Quindi ho lasciato Leïla a casa coi miei fratelli », ha raccontato all’AFP dal suo domicilio nella parte est della città di Gaza. « Il mio fratellino piccolo l’ha presa con sé e l’ha portata alla frontiera ».
 
In fondo alla stanza, Ammar, 11 anni, singhiozza senza potersi fermare, gli occhi fissi sul corpo della bimba, poco prima dei funerali che hanno visto la partecipazione di diverse decine di persone.
 
Dice di aver pensato che sua sorella Mariam si trovasse alla frontiera con la madre e altri membri della famiglia. « Allora l’ho portata con me sul bus », spiega riferendosi a  Leïla. « Mi sento responsabile » della sua morte, ammette.
 
Alla fine ha raggiunto sua madre Heyam vicino alla frontiera e le ha consegnato la bimba. Sono rimasti lì solo qualche minuto, ma è bastato perché fossero investiti dal gas lacrimogeno, precisa Heyam. 
 
Leïla al-Ghandour, otto mesi, è una delle più di 60 persone uccise lunedì (AFP)
 
« Riuscivo a stento a respirare », racconta. « Ci siamo allontanati e ho consegnato Leïla a mia sorella e poi siamo andati alla ricerca di altri bambini per andarcene ».
 
« Le abbiamo dato del succo di frutta, ma piangeva terribilmente », prosegue. « E poi è morta. Io pensavo che dormisse ».
 
Solo scendendo dal bus, la famiglia si è accorta che la bimba era diventata viola.
 
« Mi sono precipitata all’ospedale, mi hanno detto che era morta da più di un’ora ».
 
Decine di migliaia di manifestanti si sono riuniti lunedì davanti alla barriera che separa la Striscia di Gaza da Israele per protestare contro l’apertura dell’ambasciata USA a Gerusalemme quello stesso giorno, ma anche per reclamare il diritto al ritorno sulle terre dalle quali vennero cacciate quando fu creata Israele nel 1948.
 
Solo un gruppetto ha tentato di oltrepassare la barriera. I soldati israeliani hanno lanciato candelotti lacrimogeni e i cecchini hanno sparato sulla folla.
 
Israele è oggetto di critiche internazionali per uso eccessivo della forza, ma afferma di avere agito per proteggersi da eventuali incursioni dall’altro lato della barriera che la separa dalla Striscia di Gaza. 
 
(AFP)
 
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16:51 La Naqba, 70 anni dopo: le speranze dei giovani Palestinesi per il futuro
 
Le condizioni di vita nei campi profughi, soprattutto la povertà, il sovraffollamento, le infrastrutture di cattiva qualità e la mancanza di spazi pubblici, sono rese ancora peggiori dai frequenti raid, di giorno e di notte, delle forze israeliane, i numerosi arresti e le innumerevoli vittime dovute all’uso di proiettili veri e di gas lacrimogeni da parte dell’esercito.
 
Inas, futura avvocato di 24 anni, spiega : « La Naqba è la mia realtà quotidiana nei campi profughi. Ogni giorno l’esercito israeliano penetra qui dentro e ci spara contro, è la Naqba. Aver visto il mio vicino farsi sparare addosso e farsi ammazzare proprio davanti a casa mia, è la Naqba ».
 
Ghaida, che pure studia diritto, racconta quella che considera la quotidiana oppressione delle forze israeliane. Secondo lei si tratta di un tentativo deliberato di instillare una « cultura della paura e della sottomissione » tra i rifugiati.
 
« La Naqba non sono solo le terre che ci hanno rubato », dice. « Certo, le terre ci sono state rubate e dovranno esserci restituite, ma ci hanno rubato anche diritti che dovranno essere riconosciuti ».
 
« Io ho diritto a vivere in pace, ho diritto ad una buona formazione. La Naqba è l’essenza per i rifugiati, perché essi sono stati privati dei diritti dell’uomo ».
 
 
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16:20 Algeri condanna ufficialmente, ma le piazze restano vuote
 
Il giornalista della televisione nazionale, Omar Hamdane, ferito dal fuoco dell’esercito israeliano a Gaza (Twitter/RSF)
 
di Adlène Meddi da Algeri
 
Algeri, dove sono vietate le manifestazioni pubbliche, non ha avuto dimostrazioni popolari di solidarietà coi Palestinesi all’indomani dei fatti del 14 maggio.
 
Un’iniziativa dell’ex leader del Fronte Islamico di salvezza (FIS), Ali Belhadj, è stata subito vietata dalla polizia lunedì, quando l’ex imam voleva « marciare » verso l’ambasciata USA nella parte alta della città.
 
Peraltro i poliziotti erano presenti massicciamente nelle strade della capitale per impedire una manifestazione dei medici di famiglia, in sciopero da diverse settimane.
 
La solidarietà degli Algerini si è manifestata in altre forme questo martedì, specialmente in rete, attraverso i commenti alle informazioni che provenivano dai territori palestinesi, mentre i media ufficiali o privati vicini alle autorità trasmettevano a ripetizione le immagini della visita del presidente Abdelaziz Bouteflika nella capitale alla nuova sede di una confraternita religiosa e al cantiere della Grande Moschea di Algeri.
 
 
In tarda mattinata, il ministero degli Affari esteri algerino ha condannato « con il massimo vigore il bagno di sangue perpetrato a Gaza dalle forze di occupazione israeliane contro manifestanti palestinesi indifesi », secondo le parole usate dal portavoce della diplomazia algerina.
 
Tra i partiti politici, il Movimento per la società della pace (MSP, vicino ai Fratelli Musulmani) ha pubblicato sul suo sito web un comunicato di condanna del trasferimento dell’ambasciata USA a Gerusalemme e « il silenzio arabo » di fronte a questa decisione.
 
Identica posizione da parte di Ennahda, un altro partito islamista. Da parte sua, il Fronte della nuova Algeria ha organizzato un incontro nella sua sede di Algeri per denunciare la politica israeliana.
 
 
Ma è stata la stampa che ha commentato e divulgato di più i fatti di Gaza.
 
 
« Mentre contemporaneamente l’esercito sionista uccideva 52 manifestanti a Gaza e ne feriva altri 1.600 a Gaza e in Cisgiordania occupate, i paesi arabi rispondevano con un silenzio assordante, con alla testa il guardiano dei luoghi santi e quello che presiede il comitato Al-Quds, prova che dopo l’elezione dell’attuale presidente USA, la politica brutale di Benjamin Netanyahu si è imposta non solo nei territori occupati, ma anche oltre, fino a profanare la santa città dell’islam », ha scritto L’Expression.
 
Da parte sua , Le Quotidien d’Oran ha sottolineato che « l'assassinio praticamente in diretta di diverse decine di Palestinesi in questa giornata di vigilia della Naqba non ha provocato reazioni da parte di un gruppo di paesi arabi, sempre pronti a dilaniarsi tra di loro, ma che pensano che Israele potrebbe essere una soluzione contro il problema iraniano ».
 
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16:17 Un Palestinese ucciso a Gaza dal fuoco israeliano alla frontiera
 
Il Ministero della Sanità a Gaza ha riportato che Nasser Ahmed Mahmoud Ghrab, 51 anni, è stato abbattuto dalle forze israeliane nella parte est del campo profughi di al-Bureij, nel centro di Gaza.
 
La sua morte porta a 61 il numero di persone uccise tra ieri e oggi nella Striscia di Gaza.
 
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16:09 « Gaza è sommersa dal dolore » : migliaia di Palestinesi seppelliscono i loro morti
 
Migliaia di abitanti di Gaza hanno partecipato questo martedì ai funerali delle persone uccise lunedì dall’esercito israeliano.
 
Parenti e amici si sono accalcati intorno ai corpi dei loro cari, avvolti nelle bandiere palestinesi o in semplici lenzuoli bianchi, per baciarli un’ultima volta.
 
Nel corso di alcuni funerali, sono stati sparati dei colpi in aria mentre le famiglie in lutto gridavano: « Non c’è altro Dio che Dio » e « Con le nostre anime, col nostro sangue, noi vi onoreremo, o martiri ».
 
Momenti molto commoventi, in particolare durante i funerali di Leila al-Ghandour, di otto mesi, figlia unica dei suoi genitori.
 
La madre di Leila al-Ghandour bacia sua figlia, di otto mesi, morta per avere inalato gas lacrimogeno
 
« Gaza è sommersa dal dolore », ci dice il corrispondente di MEE a Gaza, Mohammed Asad. « In questo momento, non c’è praticamente nessun quartiere di Gaza senza una tenda di lutto ».
 
« La gente è colma di rabbia e chiede vendetta. Sono stati fatti appelli per moltiplicare le manifestazioni nei prossimi giorni », ha precisato Mohammed Asad
 
La famiglia seppellisce la piccola Leila al-Ghandour, avvolta in una bandiera palestinese
 
Uomini portano il corpo di uno dei 60 Palestinesi uccisi dall’esercito israeliano a Gaza
 
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15:36 La Turchia espelle l’ambasciatore israeliano
 
L’ambasciatore israeliano in Turchia, Eitan Naeh, è stato convocato al Ministero turco degli Esteri ad Ankara e pregato di lasciare il paese, a causa delle violenze a Gaza.
 
Sollecitato da MEE, il ministero israeliano degli Affari esteri non ha voluto commentare l’incidente.
 
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15:31 VIDÉO : Israele utilizza droni per riversare gas lacrimogeno sui manifestanti palestinesi
 
 
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15:29 53 Palestinesi feriti a Beit El, in Cisgiordania
 
La Mezzaluna Rossa palestinese ha detto che almeno 53 Palestinesi sono stati feriti dalle forze di sicurezza israeliane nel corso di manifestazioni nei pressi della colonia di Beit El, nella Cisgiordania occupata.
 
23 sono stati feriti per avere inalato gas, 30 da proiettili di gomma.
 
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15:20 La Lega araba chiede alla CPI di aprire una inchiesta sui « crimini dell’occupazione » contro i Palestinesi
 
« Israele è un’entità oppressiva e assassina » ha dichiarato questo martedì la Lega araba (AFP)
 
La Lega araba ha chiesto martedì al procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI) di aprire rapidamente una inchiesta sui « crimini dell’occupazione israeliana » contro i Palestinesi.
 
« Israele è un’entità oppressiva e assassina e i suoi politici e militari devono essere tradotti davanti alla Corte Penale Internazionale », ha dichiarato Amjad Shamout, il presidente della commissione permanente per i diritti umani dell’organizzazione panaraba, in un comunicato.
 
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15:11 « Ci hanno preso tutto, perfino il diritto di essere protagonisti delle nostre lotte »
 
Anche qui i Palestinesi assistono impietriti a queste ondate di lacrime e sangue che inondano le televisioni.
 
« E’ un massacro. Guardate le immagini. Guardate le foto che ci arrivano. Nessuno può dire il contrario », esclama un certo Abou Tareq. E’ responsabile di uno dei due comitati di sorveglianza del campo. Anche qui l’esercito libanese non entra e i Palestinesi devono organizzare da loro stessi la loro sicurezza.
 
Sono solo le 18 quando il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, parla alla televisione. In un contesto politico e geopolitico esplosivo, i Palestinesi lo ascoltano con attenzione. Uno di loro esclama: « Qui noi siamo spettatori. Non possiamo fare niente. Ci hanno levato tutto, perfino il diritto di essere attori delle nostre rivolte ».
 
In questo campo di 1 km2, si accalcano quasi 45.000 persone, di cui circa il « 30 % proviene dalla Siria, che siano rifugiati palestinesi o solo Siriani in fuga dalla guerra », commenta Abou Tareq.
 
Il suo compagno, Abou Abdallah, responsabile del FPLP nel campo, critica il trattamento riservato ai Palestinesi dal governo libanese : « La situazione economica nel campo è sotto lo zero. Le leggi libanesi vietano l’accesso al mondo del lavoro a molti Palestinesi, perché è vietata la maggior parte dei mestieri. Nessuno può comprare una casa fuori dal campo. Tutto è controllato ».
 
La notte cala sul campo. I due uomini ci accompagnano in un dedalo di viuzze strettissime. Non c‘è più copertura telefonica. Camminiamo in un labirinto cupo e oscuro, dove si incrociano bambini e uomini armati.
 
 
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14:22 La Turchia chiede ai paesi musulmani di « riconsiderare » le relazioni con Israele
 
Il Primo Ministro turco Binali Yıldırım ha chiesto martedì ai paesi musulmani che intrattengono relazioni con Israele a « riconsiderarli » dopo la morte di 60 Palestinesi sotto il fuoco israeliano.
 
Binali Yıldırım ha chiesto inoltre la convocazione per venerdì in Turchia di un « summit straordinario » dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (OCI), ma non è chiaro al momento se questa riunione si terrà effettivamente al livello di capi di Stato. 
 
Rappresentanti musulmani al summit dell’OCI a Istanbul nel dicembre 2017. L’Arabia Saudita e diversi suoi alleati non erano presenti a livello di capi di Stato (AA)
 
« I paesi musulmani devono riconsiderare le loro relazioni con Israele. Il mondo musulmano deve agire in modo concertato e parlare con una sola voce di fronte a questo massacro », ha dichiarato Binali Yıldırım nel corso di una riunione ad Ankara del gruppo parlamentare del partito al potere, l’AKP.
 
La Turchia ha la presidenza pro tempore dell’OCI, che ha già tenuto un summit a Istanbul in dicembre su richiesta del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, per condannare la decisione del suo omologo statunitense Donald Trump di trasferire l’ambasciata USA a Gerusalemme.
 
Un responsabile del ministero turco degli Affari Esteri, parlando con garanzia di anonimato, ha affermato che la nuova riunione dell’OCI si terrebbe venerdì a Istanbul.
 
Una manifestazione, che si annuncia imponente, si terrà venerdì alle 12 a Istanbul, convocata dal presidente  Erdoğan con lo slogan « Basta con l’oppressione », in segno di solidarietà coi Palestinesi.
 
Ankara intrattiene rapporti delicate con Israele. Nonostante le autorità turche abbiano concluso nel 2016 un accordo di normalizzazione delle relazioni con Israele, che avrebbe dovuto porre termine a diversi anni di gelo diplomatico tra i due paesi, continuano però a criticare regolarmente la politica israeliana.
 
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14:12 In Marocco, Mohammed VI « inquieto » e « preoccupato »
 
Mohammed VI ha espresso « profonda inquietudine e preoccupazione » per l’attuazione della decisione dell’amministrazione USA di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele (AFP)
 
di Reda Zaireg, da Rabat
 
Il re Mohammed VI ha inviato lunedì 14 maggio una lettera a Mahmoud Abbas, dopo il trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme. Ha espresso il proprio appoggio al presidente palestinese, e ha detto di seguire con « profonda inquietudine e preoccupazione l’attuazione della decisione dell’amministrazione USA di riconoscere Al-Quds come capitale di Israele e di trasferirvi l’ambasciata ».
 
Il sovrano marocchino ha insistito sulla « importanza estrema della città di Al-Quds, non solo per le parti in conflitto, ma per tutti i fedeli delle tre religioni monoteiste, e che qualsiasi violazione dello statuto giuridico e storico riconosciuto ad Al-Quds, racchiude il pericolo di trascinare la questione palestinese nei meandri dei conflitti religiosi ».
 
Ampiamente seguite in Marocco, le manifestazioni di Gaza hanno suscitato un diluvio di reazioni, mano a mano che il bilancio di vittime si aggravava.
 
 
Traduzione: Un'ambasciata inaugurata col sangue! "Sì lei ha ragione signor Trump, resterà una data storica!!! " Quella di un massacro di Palestinesi in pieno giorno e sotto gli occhi del mondo intero. Per sempre le sue mani gronderanno di questo sangue 
 
 
Traduzione : « Fatti un favore e guarda come lo spiega @4noura : ‘’In prigione, i Palestinesi hanno avuto la possibilità di decorare le celle a loro piacimento’’ »
 
 
Traduzione: 58 morti dei quali il mondo, e soprattutto l'amministrazione Trump che ha appena bloccato all'ONU l'apertura di una inchiesta, se ne fotte
 
 
Traduzione: Inaugurazione di una ambasciata. 55 morti. qui giacque la diplomazia
 
Lunedì a Rabat, davanti al Parlamento marocchino, una manifestazione organizzata dalla Coalizione nazionale per la Palestina e contro la normalizzazione ha visto la partecipazione di diverse decine di persone, comprese diverse note personalità politiche: i parlamentari Abdelali Hamieddine e Amina Maelainine, del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD, islamisti), Khadija Ryadi e Abdelhamid Amine, figure associative per la difesa dei diritti umani in Marocco.
 
Ai microfoni del sito di informazioni Hespress, Hamieddine ha dichiarato che questa manifestazione era una « reazione immediata al massacro perpetrato dall’esercito israeliano », che vuole impedire ai Palestinesi l’esercizio del loro « diritto al ritorno ».  
 
 
Traduzione : « Ogni Palestinese che è morto oggi conta, ognuno di loro aveva una famiglia, degli amici, persone che lo amavano. Ognuno di loro aveva dei sogni e dei progetti che voleva realizzare. Non sono numeri. Non sono numeri »
 
 
Traduzione; E' sempre colpa: - della cultura del martirio; - di Hamas; - delle donne e dei bambini che non avevano niente da fare là
Ma giammai è colpa: - del cecchino che ha armato, preso di mira e sparato in mezzo alla fronte di un bambino;
- di chi ha dato ordine di sparare
 
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13:10 Soldati israeliani sparano contro Palestinesi disarmati a Beit El
 
BEIT EL, Cisgiordania occupata – Tessa Fox, corrispondente di MEE, si trova dalle parti di Beit El, una colonia israeliana posta a nord di Ramallah, nella Cisgiordania occupata.
 
« Forte presenza dell’esercito israeliano davanti alla colonia di Beit El. I soldati sparano con proiettili veri e agiscono in modo assai aggressivo contro manifestanti disarmati », ha dichiato Fox.
 
« Direi che ci sono circa 500 manifestanti; sono stati rapidamente respinti dagli Israeliani lontano dalla colonia, senza alcuna ragione. » 
 
 
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13:02 Un adolescente palestinese muore a causa delle ferite a Gaza
 
Il ministero della Sanità di Gaza ha annunciato la morte di Talal Adel Ibrahim Matar, 16 anni, a seguito delle ferite riportate nel corso della manifestazione di ieri.
 
Il numero dei morti lunedì a Gaza supera oramai i 60, tra cui 8 bambini.
 
 
 
 
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