Contenere la Russia: ritorno al futuro?
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Nonostante la Russia moderna sia uno Stato aperto e ben integrato nello scenario mondiale, gli atlantisti insistono nel volerla considerare alla stregua dell’ex Unione Sovietica e cercano di isolarla. Seguendo questa logica, Washington sta andando avanti con l’allargamento della NATO malgrado il suo coinvolgimento e sta disponendo lo schieramento di nuovi sistemi missilistici in Europa. In questo articolo, scritto in particolare per la rivista “Foreign Affairs”, ma poi scartato dal suo consiglio editoriale, il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov chiede agli USA di rinunciare ad una nuova Guerra Fredda e suggerisce di trovare nuovi meccanismi normativi in grado di regolare i rapporti in un mondo tripolare controllato da USA, Russia ed Europa. Questo è il testo completo e incensurato.
Influenti forze politiche provenienti da entrambe le sponde dell’Atlantico sembrano intenzionate a dare il via ad un dibattito sul tema: “contenere” o “non contenere” la Russia? Il porsi questo problema indica che per alcuni non è cambiato quasi nulla dalla Guerra Fredda.
Che cosa si vuole ottenere con un ritorno al contenimento in un momento in cui la Russia ha abbandonato le aspirazioni ideologiche ed imperialistiche in favore del pragmatismo e del senso comune? Qual è lo scopo di contenere un Paese che si sta sviluppando con successo e che sta, quindi, rafforzando naturalmente la propria posizione internazionale? Che senso ha arginare un Paese che aspira a concetti basilari come il commercio internazionale?
Non dovrebbe sorprendere il fatto che la Russia oggi stia usando i suoi naturali vantaggi competitivi. Sta anche investendo nelle sue risorse umane, sta incoraggiando l’innovazione, si sta integrando nell’economia globale e sta modernizzando la sua legislazione. La Russia vuole la stabilità internazionale per sostenere il suo sviluppo. Pertanto si sta operando per ottenere l’istituzione di un ordine internazionale più libero e più democratico. La nuova propugnazione del contenimento potrebbe derivare da un divario notevole esistente tra le aspirazioni americane e quelle russe. La diplomazia statunitense cerca di trasformare quelli che Washington considera i governi “non democratici” del mondo, riordinando simultaneamente intere regioni. La Russia, con la sua esperienza in fatto di rivoluzione ed estremismo, non può sottoscrivere alcun progetto pilotato ideologicamente come è questo, specialmente se si tratta di un progetto che viene dall’estero. La Guerra Fredda ha rappresentato una presa di distanza dal modello vestfaliano di sovranità statale, che poneva i principi esulando dall’ambito delle relazioni intergovernative. Un ritorno alle teorie della Guerra Fredda, come il contenimento, porteranno soltanto allo scontro.
A differenza dell’Unione Sovietica, la Russia è un Paese aperto che non erige muri, né fisici né politici. Al contrario chiede la rimozione degli ostacoli all’ottenimento del visto per gli immigrati e degli altri ostacoli artificiali che rendono difficili le relazioni internazionali. La Russia sposa la causa della democrazia e dell’economia di mercato, considerandole la base per ottenere ordine politico e sociale ed una vita economica.
Nonostante la Russia abbia molta strada da fare, ha scelto un percorso di sviluppo che implica cambiamenti senza precedenti e, a volte, dolorosi. La gran parte della società russa pensa che questi possano essere cambiamenti evolutivi e non creare subbuglio. Insomma, una democrazia matura, con una società civile dinamica e un sistema partitico ben strutturato, emergerà da un livello più alto di sviluppo sociale ed economico. Questo richiede una classe media ricca, che non può nascere da un giorno all’altro. Erano solo i magnati russi che agli inizi degli anni ‘90 spuntavano da un giorno all’altro – e quei tempi sono finiti per sempre.
Energia frizionale
I Paesi che dipendono dall’estero per quanto riguarda le risorse energetiche criticano la Russia per aver assunto, per cause naturali, il ruolo di primo piano nel settore energetico globale. Comunque, questi Paesi dovrebbero riconoscere il fatto che la dipendenza energetica è scambievole, siccome accumulare non è una scelta saggia per un Paese esportatore di energia. Questo è il motivo per cui la Russia non ha mai mancato di soddisfare i suoi contratti di scorte di idrocarburi con i Paesi importatori. Peraltro la Russia considera l’energia un settore strategico che la aiuta a salvaguardare la propria indipendenza nelle relazioni con l’estero. Tutto ciò è comprensibile date le reazioni negative che hanno avuto i Paesi stranieri in seguito al rafforzamento dell’economia russa e ad un più importante ruolo a livello internazionale guadagnatosi dalla Russia nel campo degli affari, in cui il Paese impiega legalmente la libertà di azione e di parola da poco guadagnata. Non dovrebbe essere criticata da quelli che disapprovano una Russia più forte.
La politica energetica del governo russo riflette la tendenza globale di far controllare le risorse naturali dallo Stato. Il 90% delle effettive riserve di idrocarburi esistenti è in qualche modo controllato dallo Stato. Tuttavia, questo controllo statale delle risorse energetiche è controbilanciato dalla concentrazione di tecnologia all’avanguardia che si trova nelle mani di grandi compagnie transnazionali private. Di conseguenza, si incentiva la cooperazione tra le parti, dove tutti condividono lo stesso obiettivo e cioè quello di far convergere il fabbisogno energetico dell’economia mondiale.
La Russia sta portando avanti una politica estera in fortissimo contrasto con l’internazionalismo motivato ideologicamente dell’Unione Sovietica. Oggi la Russia crede che la diplomazia multilaterale basata sul diritto internazionale sarebbe in grado di gestire relazioni locali e globali. Quando il processo di globalizzazione si è esteso oltre l’Occidente, la concorrenza è diventata davvero globale – niente meno che un cambiamento di modello. Gli Stati concorrenti devono ora prendere in considerazione modelli di valori e di sviluppo diversi. La sfida è stabilire giustizia all’interno di questo complesso ambiente concorrenziale.
L’approccio logico è che i Paesi si concentrino sui propri vantaggi competitivi senza imporre i propri valori sugli altri, cosa che tentano di fare gli Stati Uniti indebolendo la posizione competitiva dell’Occidente. Come illustra Eberhard Sandschneider, direttore del Research Institute of the German Society for Foreign Policy, negli ultimi anni le politiche americane “hanno danneggiato profondamente l’immagine dell’Occidente” in Asia e in Africa. Conclude che non è stato fatto nulla, o quasi, per rendere interessanti i valori occidentali agli occhi delle popolazioni africana e asiatica. Difficilmente la Russia ne può essere considerata responsabile.
Nel suo discorso a Monaco all’inizio dell’anno, il Presidente russo Vladimir Putin, ha dichiarato l’ovvio dicendo che non si è riusciti a creare un “mondo unipolare”.L’esperienza recente non ha mai dimostrato così chiaramente che nessuno Stato o gruppo di Stati possiede risorse sufficienti per imporre il proprio volere sul mondo. Nell’ambito degli affari globali, a qualcuno la gerarchia potrebbe sembrare invitante, ma è assolutamente irrealistica. Un conto è rispettare la cultura e la civiltà americana, un altro è abbracciare l’america – centrismo.
Il nuovo sistema internazionale non ha uno, ma molti attori principali e la loro leadership collettiva è necessaria per la gestione delle relazioni globali. Questa multipolarità sostiene che la democrazia sia il miglior modo per gli Stati di raggiungere obiettivi comuni. All’interno di questo sistema, le Nazioni Unite rivestono un ruolo fondamentale fornendo, attraverso la loro carta, i mezzi per discussioni e azioni collettive.
I limiti della forza
Nel XXI secolo, il ritardo nella risoluzione di problemi accumulatisi porta a conseguenze devastanti a tutte le nazioni. Una lezione certa è che le reazioni unilaterali, che consistono innanzitutto nell’uso della forza, sono in una situazione di stallo e sembrano porcellana rotta. L’attuale elenco delle crisi irrisolte – Iraq, Iran, Libano, Darfur, Corea del Nord – lo testimonia. Una sicurezza autentica verrà raggiunta soltanto instaurando relazioni normali e impegnandosi nel dialogo. Il Ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier ha colpito nel segno, quando ha consigliato di basare il mondo di oggi sulla cooperazione e non sulla deterrenza militare.
Problemi complessi richiedono strategie globali. Nel caso dell’Iran, risolvere le differenze deriverebbe dalla normalizzazione da parte di tutti i Paesi dei loro rapporti con Teheran. La normalizzazione aiuterebbe anche a conservare il regime di non proliferazione nucleare. Per quanto riguarda il Kosovo, l’indipendenza dalla Serbia creerebbe un precedente che andrebbe oltre le esistenti norme del diritto internazionale. La tendenza dei nostri partner a lasciare il passo al ricatto della violenza e dell’anarchia verificatasi durante i contrasti in Kosovo, con l’indifferenza dimostrata nei confronti di una simile anarchia e violenza all’interno dei territori palestinesi, zona in cui questo clima è stato tollerato per decenni mentre la Palestina deve ancora avere un suo Stato. Eliminare l’eredità della Guerra Fredda in Europa, dove la politica di contenimento è stata dominante per troppo tempo, è una questione particolarmente urgente. Creare divisioni all’interno dell’Europa incoraggia sentimenti nazionalisti che minacciano l’unità del continente. I problemi che sta attualmente affrontando l’Unione europea, in particolare e la politica europea, in generale, non possono essere risolti se l’Europa non mantiene rapporti costruttivi ed orientati al futuro con la Russia – rapporti basati sulla fiducia reciproca e sulla sicurezza. Questo dovrebbe essere visto anche come un modo per servire gli interessi americani.
Invece, si sono fatti molti tentativi per cercare di contenere la Russia, anche attraverso l’espansione ad est del North Atlantic Treaty Organization che ha violato i precedenti impegni presi con Mosca. Oggi i sostenitori dell’allargamento della NATO insistono sul supposto ruolo dell’Organizzazione di promuovere la democrazia. Come può un’alleanza politico – militare che sta presentando scenari in cui si fa uso della forza promuovere la democrazia?
Allo stesso tempo, alcuni promuovono di estendere la possibilità di far parte della NATO a quegli Stati che fanno parte del Commonwealth of Independent States (CIS) come una specie di biglietto d’ingresso che permette di entrare a far parte del club degli Stati democratici, che questi Paesi abbiano superato i test che valutano il loro grado di democraticità o meno. Non si può fare a meno di domandarsi se questa iniziativa sia stata portata avanti per amore di soddisfazione morale o di nuovo per contenere la Russia.
Per quanto riguarda il CIS, la Russia ha la capacità di mantenere forme di stabilità sociale, economica e di altro tipo nella regione. Il rifiuto di Mosca di un mercato politicizzato e di relazioni economiche e l’adozione di principi basati sul mercato testimonia la sua determinazione ad avere l’abitudine ai rapporti interstatali. La Russia e l’Occidente possono cooperare in questa regione, ma solo abbandonando i giochi di potere a somma zero.
La decisione di mettere missili da difesa nell’Europa dell’est è la prova del tentativo americano di contenere la Russia. Sarebbe difficilmente una coincidenza che questa installazione si adattasse nel sistema di difesa missilistico globale americano che è dispiegato lungo il perimetro della Russia. Molti europei temono giustamente che la presenza di elementi del sistema di difesa missilistico americano in Europa possa mettere a repentaglio i processi di disarmo. Da parte sua, la Russia considera l’iniziativa una sfida strategica che richiede una risposta strategica.
L’offerta del Presidente Putin di permettere l’uso congiunto del radar Gabala in Azerbaijan, invece degli impianti presenti nell’est Europa, così come la sua proposta, fatta durante l’incontro col Presidente George W.Bush a Kennenbunkport nel Maine a luglio, di creare un sistema di allarme e di monitoraggio regionale – offre un’ottima opportunità per trovare una via d’uscita dall’attuale situazione mantenendo intatta la dignità di tutte le parti. Come punto di partenza di un vero sforzo collettivo nell’area, la Russia vuole prendere parte, insieme agli Stati Uniti e ad altri, ad un’analisi congiunta di potenziali minacce missilistiche fino al 2020.
Il desiderio di contenere la Russia si manifesta chiaramente anche dalla situazione legata al Treaty on Conventional Armed Forces in Europa del 1990 (o Trattato CFE). Russia accetta di buon grado il trattato ed insiste solo sull’unica cosa che il trattato promette: pari sicurezza. Tuttavia, il principio di pari sicurezza è stato compromesso dallo scioglimento del Patto di Varsavia; nello stesso tempo la Nato è rimasta intatta e poi si è allargata. Contemporaneamente, sono nati tentativi di correggere la situazione rispetto al rifiuto degli Stati membri NATO di ratificare la modernizzazione del trattato sotto vari pretesti non collegati che non hanno alcuna giustificazione legale, ma interamente politica. La situazione di stallo del Trattato CFE dimostra che l’intero sistema di sicurezza globale o europea che non si basa sui principi di uguaglianza e mutuo beneficio non è sostenibile. Del resto, se non riusciamo ad adattare questo vecchio strumento alle nuove realtà, non è il momento di rivedere la situazione e di iniziare a sviluppare un nuovo sistema di controllo degli armamenti e misure che diano sicurezza, se scopriamo che l’Europa ne necessita uno? Inoltre, la discussione tenutasi a Kennebunkport fa sperare nella possibilità di far entrare in vigore il trattato adattato.
Oltre la Guerra Fredda
È il momento di seppellire l’eredità della Guerra Fredda e stabilire strutture che soddisfino gli imperativi di quest’epoca – specialmente da quando la Russia e l’Occidente non sono più avversari e non vogliono dare l’impressione che in Europa la guerra sia ancora una possibilità. Il cammino che conduce alla fiducia si trova tra il candido dialogo e il dibattito ragionato, così come le interazioni basate sulle analisi congiunte delle minacce. Attualmente, comunque, la Russia è esclusa, senza giustificati motivi, da tali analisi congiunte. Al contrario, è urgente credere nelle abilità analitiche e nelle buone intenzioni dei suoi partner.
I russi non credono di essere eccezionali, ma non considerano nemmeno le loro abilità analitiche e le loro idee inferiori a quelle degli altri. La Russia risponderà alla salvaguardia della sua sicurezza nazionale e nel farlo sarà guidata dal principio della “sufficienza ragionevole”. Nello stesso tempo, lascerà sempre aperta la porta ad azioni congiunte positive che si prefiggono lo scopo di salvaguardare gli interessi comuni sulla base dell’uguaglianza. Questo è l’unico serio approccio alle questioni di sicurezza nazionale.
Nel suo discorso a Monaco, il Presidente Putin ha invitato tutti i partner della Russia a dare il via ad una seria ed essenziale discussione sullo stato attuale degli affari internazionali, lungi dall’essere soddisfacente. La Russia è convinta del fatto che assumere un atteggiamento da amico o da nemico nei confronti di ciò debba essere considerata un’attitudine del passato. Se sono stati fatti degli sforzi per “reagire al comportamento negativo russo”, come ci si può aspettare che la Russia cooperi in aree di interesse dei suoi partner? Bisogna scegliere tra cooperazione e contenimento. Questo è importante per l’accesso della Russia all’Organizzazione Mondiale del Commercio e alla Banca di Sviluppo asiatica e per l’infondata continuità dell’emendamento Jackson – Vanik degli anni ’70, che nega alla Russia rapporti commerciali permanenti normali con gli Stati Uniti.
I rapporti tra Stati Uniti e Russia beneficiano ancora della stabilità frutto di una relazione lavorativa onesta e intima tra il Presidente Putin e il Presidente Bush. Entrambi i Paesi e le due popolazioni condividono la memoria della loro vittoria congiunta sul fascismo e la loro uscita congiunta dalla Guerra Fredda, che le unisce nella sua giustezza. Se nei rapporti tra Russia e Stati Uniti prevalesse una partnership alla pari, i due Paesi potrebbero realizzare quasi tutto. Le sfide sono molte – la lotta contro il terrorismo internazionale, il crimine organizzato e il traffico di droga, la ricerca di una protezione climatica realistica, lo sviluppo dell’energia nucleare mentre si intensificano gli sforzi di non proliferazione, la ricerca di una sicurezza energetica globale e l’esplorazione dello spazio cosmico. La cooperazione pratica in queste ed altre sfide non dovrebbe essere sacrificata sull’altare di un nuovo contenimento.
Al momento, l’anti - americanismo è meno diffuso in Russia che altrove, ma un ritorno al contenimento e il pensiero del blocco politico che lo accompagna, potrebbe innescare un’alienazione reciproca tra americani e russi. L’evidente tensione nei rapporti tra Stati Uniti e Russia richiede un gruppo di lavoro di alto livello che si faccia carico di trovare possibilità per un’ulteriore cooperazione. Il Presidente russo e gli Stati Uniti sostengono l’idea di creare un gruppo di questo tipo, guidato dall’ex statista Henry Kissinger e Yevgeny Primakov.
Entrambe le parti dovrebbero dimostrare una visione aperta ed imparziale, che rappresenti la Russia e gli Stati Uniti come due ramificazioni della civiltà europea. La Russia, gli Stati Uniti e l’Unione europea dovrebbero lavorare insieme per preservare l’integrità dello spazio euro – atlantico nella politica mondiale. Come disse Jacques Delors, finche la troika “sarà divisa dalle differenze, finchè ogni partito farà il suo gioco, il rischio di instabilità mondiale aumenterà enormemente”.
Allora perché non stare insieme agendo nello spirito di cooperazione ed di equa concorrenza sulla base di standard condivisi e rispettando il diritto internazionale? All’incontro di Kennebunkport a luglio, il Presidente Putin e il Presidente Bush hanno dimostrato che risultati può raggiungere il gruppo di lavoro. Si sono trovati d’accordo sulla ricerca di approcci comuni alla difesa missilistica e sulla riduzione strategica degli armamenti e hanno lanciato nuove iniziative sull’energia nucleare e sulla non proliferazione. Non c’è nulla che divida Russia e Stati Uniti; insieme ad altri partner, condividono le responsabilità per il futuro del mondo. Non è la Russia che deve essere contenuta, ma coloro che vogliono privare il mondo dei benefici che deriveranno da una partnership forte Stati Uniti – Russia.
source: Voltairenet.org
Traduzione a cura di Francesca Pollastro (Ossin.org)