Duplice attentato a Volgograd: una prima analisi
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Duplice attentato a Volgograd: una prima analisi
Le Saqr
Il duplice attentato (nella foto) che ha colpito Volgograd (ex Stalingrado) costituisce in assoluto un'escalation nella guerra latente ma costante che oppone gli insorgenti wahhabiti non solo al Cremlino, ma anche a tutte le autorità mussulmane tradizionali in Russia. Prima di esaminare ciò che questi ultimi attacchi potrebbero significare per la Russia in generale e per gli imminenti Giochi Olimpici di Sochi, sarà utile ricordare qualche fatto essenziale.
La Cecenia
Prima di tutto, sarebbe un errore credere che ogni atto terrorista "islamista" compiuto in Russia debba necessariamente coinvolgere i Ceceni. La verità è che la Cecenia non solo è stata pacificata, ma è anche sicura. Il dirigente ceceno Ramzan Kadyrov ha realizzato un vero miracolo trasformando il "buco nero" ceceno sconvolto dalla guerra in una repubblica prospera e davvero pacifica. Il fatto che tale miracolo sia stato, o passato sotto silenzio, o ridicolizzato dagli "esperti" anglo-sionisti, che avevano tutti dichiarato davanti alle telecamere che l'insurrezione cecena non sarebbe mai stata battuta, è comprensibile: ammettere tale successo sarebbe puramente e semplicemente impensabile dal punto di vista politico. Peraltro il fatto che Ramzan Kadyrov, il giovane che aveva l'aspetto esteriore di un delinquentello ceceno medio, si sia dimostrato un leader politico estremamente capace e saggio è innegabile, e anche se nessuna "guerra contro il terrorismo" è stata mai definitivamente "vinta", è giusto dire che, almeno per il momento, il fenomeno terrorista ceceno è stato quasi azzerato. Purtroppo, se il futuro si annuncia molto promettente per la Cecenia, le cose vanno infinitamente peggio per il vicino Daghestan.
Il Daghestan
La Cecenia e il Daghestan sono vicine, ma difficilmente potrebbero essere più diverse. In primo luogo la Cecenia è abitata soprattutto da Ceceni, mentre non esistono veramente dei "Daghestani" : più di una dozzina di gruppi etnici vivono fianco a fianco nel Daghestan. Di fatto il Daghestan è la più eterogenea tra tutte le repubbliche russe, e nessun gruppo può considerarsi maggioranza. Questo aspetto è assolutamente cruciale perché il fatto che non vi sia un gruppo etnico dominante significa che è impossibile trovare un "Kadyrov" daghestano. In secondo luogo l'economia del Daghestan è nelle mani di élite molto corrotte che lottano le une coltro le altre e contro i rispettivi clan. In termini pratici, questo significa che la "ricetta" utilizzata in Cecenia (conferire a un leader ceceno locale un livello massimo di autonomia e di autorità) sarebbe un disastro per il Daghestan. La migliore soluzione per il Daghestan dovrebbe probabilmente comportare un intervento energico del Centro Federale e la distruzione dell'attuale sistema di clan fondati sulla etnia - cosa che nessuno al Cremlino ha troppa voglia di fare.
Così, al momento, è il Daghestan il covo del terrorismo wahhabita. Si potrebbe dire che il cancro wahhabita, che aveva in un primo momento contaminato solo la Cecenia, si è spostato in Daghestan mentre veniva distrutto in Cecenia. L'estrema povertà del Daghestan, combinato ai milioni di dollari forniti dai Sauditi ai loro alleati e agenti, ha molto facilitato il compito di commercializzare la merce wahhabita in Daghestan, di reclutare agenti locali e terroristi, cosa che è riuscita loro con successo.
I terroristi del Daghestan hanno anche imparato la lezione della Cecenia, e non tentano più di controllare un territorio o di creare una sorta di mini Stato wahhabita in Daghestan: al contrario, giorno dopo giorno, le forze di sicurezza devono affrontare i terroristi Daghestani, cosa che si conclude sempre per questi ultimi con la cattura o la morte (soprattutto la morte). La ragione è evidente: i terroristi del Daghestan sono deboli e non sono in grado di fare fronte nemmeno alla polizia locale. Ma sono abbstanza forti per allacciare l'esplosivo su un ragazzo o una ragzza ed inviarli a farsi saltare in una stazione di bus o di treno.
I Wahhabiti nel resto della Russia
Sarebbe ugualmente sbagliato pensare che tutto il terrorismo wahhabita in Russia debba provenire dal Daghestan o dal Caucaso. I Wahhabiti (sostenuti dall'Arabia Saudita) reclutano letteralmente dappertutto - dal sud della Russia a San Pietroburgo e dal Tatarstan a Mosca. Così in taluni casi anche persone di etnia russa sono rimasti coinvolti negli attentati wahhabiti. La realtà è dunque la seguente: il terrorismo wahhabita in Russia non è un problema regionale o etnico, è un problema ideologico. E' per questo che non bisogna trarre frettolose conclusioni, né presumere qualunque cosa a proposito di chi potrebbe essere dietro gli ultimi attentati. Potrebbe essere letteralmente chiunque.
Da Volgograd a Sochi?
Volgograd è stata ultimamente teatro di diversi attentati terroristici, e gli attacchi del 29 e 30 dicembre 2013 sono solo gli ultimi di una lunga serie. Perchè Volgograd?
Ebbene Volgograd è - con Rostov sul Don e Krasnodar - una delle più importanti città del sud della Russia ed è abbastanza vicina al Daghestan perché possa essere facile per i wahhabiti daghestani (ammesso che siano loro i responsabili) di organizzare un attacco terrorista in questa città. Infatti Volgograd si trova pressappoco alla stessa distanza dal Daghestan di Sochi. Non è una ipotesi gradevole.
Un altro fattore che potrebbe aver giocato un ruolo nella decisione dei terroristi di colpire a Volgograd è che la maggior parte delle forze antiterroriste russe sono concentrate attualmente all'interno e attorno a Sochi. Una delle regole della lotta contro il terrorismo è che vi sono sempre più obiettivi potenziali da proteggere che forze per proteggerli. Anche se Volgograd fosse stata completamente chiusa, i terroristi avrebbero potuto scegliere Astrakhan, Elista, Stavropol o qualsiasi altra città. Io penso che il sistema di sicurezza locale e federale fosse tutto concentrato sulla protezione delle strutture olimpiche e che, di conseguenza, Volgograd era più vulnerabile del solito.
Cosa sappiamo fino ad oggi?
Molti mi hanno scritto (per posta o sul mio blog) per chiedermi se ritenessi che questi ultimi attacchi fossero da collegarsi alle recenti minacce saudite (di attacchi contro i Giochi Olimpici di Sochi se la Russia continua a sostenere la Siria). Onestamente non lo so, è troppo presto per dirlo. I Russi lavorano velocemente e i media russi riportano che il kamikaze che si è fatto esplodere ieri nella stazione è stato identificato come Pavel Pechenkin.
Pavel Pechenkin
Per quanto ne so, l'identificazione non è stata ancora confermata e sono ancora in corso le analisi del DNA. Se tuttavia dovesse essere confermata, indicherebbe quale responsabile un gruppo di etnia russa cui apparteneva anche Dimitri Sokolov, recentemente ucciso dalle forze di sicurezza. Di origine russa, ha vissuto in Daghestan e si è unito a un gruppo terrorista nella città di Makhatchkala. E' tuttavia interessante notare che i suoi contatti con gli ambienti wahhabiti non sono cominciati in Daghestan, ma in una moschea di Mosca dove si era iscritto per frequentare un corso di arabo. Sokolov era il marito di Nida Asiialova, una kamikaze che si è fatta esplodere in un autobus sovraffollato a Volgograd nell'ottobre di quest'anno. Pechenkin, Sogolov e Asiialova pare che appartenessero alla stessa cellula terrorista che, per quanto basata in Daghestan, comprendeva persone di etnia russa.
D. Sokolov e N. Asiialova
Questo gruppo era molto ben conosciuto dai servizi di sicurezza russi, e i genitori di Sokolov e Pechenkin avevano rilasciato dichiarazioni disperate ai media russi, supplicando i loro figli di non commettere alcun atto di violenza e di rinunciare alla vita da terrorista. Benché avessero certamente dei complici, Sokolov e Pechenkin erano l'immagine di questo gruppo agli occhi del pubblico e, per quanto ne so, non ci sono altri membri di questo gruppo in latitanza. Fino a questo momento, e siamo ancora ad una analisi molto preliminare, non vi è una "impronta saudita" su questi attacchi. Essi sembrano essere quello che gli Statunitensi chiamano un "caso di terrorismo di origine interna" e, se un rapporto c'è con i Sauditi, è attraverso i massicci finanziamenti delle mosche wahhabite in Russia (e nel mondo intero).
Scelte interne russe
Come ha scritto H.L. Mencken, "Per ogni problema complesso, c'è una soluzione che è chiara, semplice e cattiva". Nel caso di specie, la soluzione semplice è di chiudere tutte le moschee che abbiano rapporti con i wahhabiti in Russia, e certi individui semplici di spirito hanno già manifestato un simile proponimento. Ma una simile "soluzione" pone diversi problemi:
1. Sarebbe semplicemente illegale. La Russia è (in fondo) diventata più o meno uno Stato di diritto dove impera la legge, o almeno la Russia è sulla strada di diventare così. Quello che è certo è che la grande maggioranza dei Russi vuole che il loro diventi un paese normale, civile, dove il rispetto della legge sia al centro della vita politica. Chiudere delle moschee sarebbe semplicemente illegale. Per quale ragione dovrebbero essere chiuse d'altronde? Per "sospetto wahhabismo"? Non esiste un simile crimine nel diritto russo. Perché ricevono denaro dall'estero? Anche questo non è illegale. Per i legami con le reti terroriste? Sì, questo sarebbe illegale, ma è altrettanto difficile provarlo e non vi è alcuna speranza che il FSB (Servizio Federale di Sicurezza) o il Comitato di inchiesta possano vedersi accogliere simili accuse da una Corte di giustizia nei confronti della maggior parte di queste moschee. La linea di condotta è la seguente: Putin non è un dittatore e non può agire al di fuori della legge russa, e del resto non lo desidera minimamente.
2. Sarebbe immorale. Io ho vissuto per anni proprio vicino ad una grande moschea interamente finanziata dai Sauditi e, per quanto ne so, non solo questa moschea non ha mai avuto niente a che fare con il terrorismo, ma le persone che la frequentavano non sono mai state coinvolte nel minimo episodio di piccola delinquenza. Dio sa quanto io odio l'ideologia wahhabita con tutto me stesso, ma non posso dire che la maggioranza dei wahhabiti siano delle persone cattive, o che siano legate al terrorismo. Essi non sono e non devono diventare il capro espiatorio per gli atti di altre persone. Io sono assolutamente favorevole alla distruzione fisica di ogni terrorista wahhabita sul pianeta, ma fin quando non prendono le armi e non si mettono ad assassinare e a mutilare gli esseri umani, i discepoli di Ibn Taymiyya e di Muhammad ibn Abd al-Wahhab non devono pagare il fio delle azioni di altri.
3. Sarebbe controproducente. Il vantaggio di lasciare le moschee libere di agire è che esse costituiscono per le forze dell'ordine un obiettivo perfetto per infiltrare e controllare i terroristi. Chiudete queste moschee e le spingerete alla clandestinità e potrebbe essere molto più difficile infiltrarle. Di fatto queste moschee wahhabite possono anche essere utilizzate come esche per attirare, identificare e arrestare i terroristi locali.
No, la miglior cosa da fare di fronte alla propaganda e al terrorismo finanziato dall'Arabia saudita, è di sostenere le organizzazioni islamiche e i capi religiosi tradizionali anti-wahhabiti. Ci sono molti mussulmani bene educati e istruiti in Russia, compresi diversi imam famosi, che possono portare avanti la lotta ideologica e spirituale contro i wahhabiti e denunciarli per quello che sono. Quello che lo Stato russo dovrà fare è: a) proteggere fisicamente queste persone, b) ascoltarle e prendere in considerazione le loro valutazioni, c) spiegare alla popolazione non mussulmana che essi sono degli alleati essenziali nella lotta contro il terrorismo wahhabita.
Cosa fare se emergono degli indizi che incolpano l'Arabia saudita?
E' un grande "se"! Ma supponiamo, per comodità di ragionamento, che i Russi trovino una qualche "impronta" saudita in questi attentati, o in quelli che potranno esservi durante i Giochi olimpici di Sochi e valutiamo le possibili risposte.
1) Un attacco di rappresaglia aperta contro l'Arabia saudita
In termini puramente militari, essa non porrebbe alcun problema. I Russi potrebbero colpire con bombardieri, missili di crocera sottomarini, missili balistici... Tutto quello che vogliono. Gli Stati uniti esprimerebbero certamente tutta la loro indignazione, ma il CENTCOM (U.S. CENTRAL COMMAND) non potrebbe intervenire perché la sua finalità originale era di impedire una invasione sovietica dell'Iran, non di difendere i Sauditi contro un attacco militare russo. Il problema di questa scelta è che essa sarebbe illegale dal punto di vista del diritto internazionale e ciò è qualcosa che la Russia non vuole.
Se la Russia decidesse di accusare pubblicamente e ufficialmente l'Arabia saudita di attentati terroristi, andrebbe al Consiglio di Sicurezza dell'ONU o davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, per portare la vicenda su un terreno legale.
2. Depositare una denuncia ufficiale alla Corte Internazionale di Giustizia e tentare di ottenere un voto al Consiglio di Sicurezza
Di fatto si tratta di una scelta eccellente perché porrebbe i Sauditi in una posizione molto imbarazzante. A seconda del contenuto della risoluzione, gli Stati uniti si asterrebbero o opporrebbero il veto, perché nonostante l'ampiezza dei problemi che sono insorti recentemente tra i due paesi, gli Stati uniti e l'Arabia Saudita restano alleati strategici. In ogni caso una simile denuncia ufficiale da parte della Russia contro il regime saudita metterebbe ancora più imbarazzo sui volti delle scimmie medioevali al potere a Ryad. Personalmente questa scelta mi piacerebbe molto, ma non sarebbe nello stile di Putin - lui preferisce un tipo di diplomazia molto più discreta.
3. Un attacco segreto di rappresaglia contro l'Arabia saudita
Questa opzione è anch'essa assolutamente realizzabile per il Cremlino, non solo perché il Cremlino potrebbe utilizzare le forze russe per colpire uno o due principi sauditi, ma perché potrebbe facilmente subappaltare questo lavoro a una forza alleata. Il problema è che, seppure è un attacco di rappresaglia, sarebbe pur sempre un atto di terrorismo. Fino ad oggi, l'unico caso a mia conoscenza in cui i Russi hanno assassinato qualcuno è stato quando hanno ucciso il noto terrorista Ibn al-Khattab : i servizi speciali russi hanno intercettato una lettera destinata a Khattab e l'hanno impregnata di un veleno speciale che non era pericoloso per nessuno salvo che per Khattab (un metodo molto più efficace e sofisticato dell'accusa stupida secondo cui essi utilizzerebbero il polonio per uccidere). Ma in questo caso i Russi hanno amesso il ruolo avuto nella vicenda e hanno perfino rilasciato dichiarazioni più o meno ufficiali che riportavano i dettagli dell'operazione. Benché questo omicidio mirato sia stato realizzato ricorrendo a metodi segreti, non si trattava di una vera e propria operazione segreta, in quanto i Russi hanno ammesso di loro spontanea volontà di esserne i responsabili. Khattab era talmente una feccia che nessuna persona sana di mente avrebbe potuto esprimere delle riserve: si trattò di uno di quei casi assai rari, nei quali è facile distinguere il buono dal cattivo e quasi tutti convennero che la persona assassinata se l'era cercata e che giustizia era stata fatta. Ma fu una eccezione. Troppe delle sedicenti "operazioni sgrete" non sono altro che un pietoso eufemismo per designare dei (contr)attacchi terroristi, vale a dire qualcosa che un paese civile non dovrebbe fare.
4. Cos'altro? Ragionare a lungo termine
Nella lotta contro il terrorismo, è assolutamente vitale mantenersi esemplari sul piano morale: bisogna fare di tutto per negare al nemico lo stato di "combattente per la libertà". Perciò occorre assolutamente mantenere le mani più pulite possibile e impegnarsi solo in azioni che, se scoperte e rivelate al pubblico, ci facciano apparire onorevoli. Il concetto di Dick Cheney secondo cui "adesso non useremo più i guanti" tradisce solo la sua grossolanità. Stessa cosa vale per la "smentita plausibile" (plausible deniability) della CIA. Il risultato di questa auto-illusione è che gli Stati uniti sono odiati e disprezzati in tutto il mondo e che non c'è operazione tanto vile, troppo codarda e troppo stupida da non poter essere considerata da chiunque come una possibile operazione segreta degli Stati uniti: tutti li sanno capaci di tutto, anche delle azioni più basse. Forse che la Russia intende diventare veramente il "prossimo cattivo" (un'altra volta!) ?
Personalmente penso che sia cruciale per un paese civile che la sua politica ufficiale, annunciata e pubblica, sia coerente con ciò che fa dietro le quinte. Non c'è niente di intrinsecamente negativo nelle operazioni segrete finché esse siano condotte in modo tale che chi le ha ordinate possa apparire ragionevole se l'operazione viene scoperta e rivelata al pubblico. La Russia non può continuamente parlare del ruolo cruciale che deve assumere il diritto internazionale nelle relazioni internazionali, e poi allegramente violare le sue regole fondamentali. Per questo motivo, ogni utulizzazione della forza (aperta o segreta) da parte della Russia dovrà ispirarsi ai seguenti principi:
1) Tutte el altre opzioni non violente dovranno essere state già tentate, o siano impossibili da mettere in opera.
2) L'uso della forza dovrà essere proporzionato all'ampiezza dell'attacco.
3) Dovranno essere fatti tutti gli sforzi per evitare vittime innocenti.
Tutto ciò sembra di un ingenuo ottimismo? Ebbene non è così!
Decenni di uso della forza in modo del tutto irresponsabile da parte degli Stati Uniti, degli Israeliani, degli Europei e dei Sovietici ci hanno completamente reso insensibili nei confronti della intrinseca immoralità della violenza. Cresciuti per lo più coi film di John Wayne e le presidenze di Ronald Reagan, abbiamo perso il disgusto dell'uomo civile verso la viltà e l'immoralità della violenza. Peggio ancora, siamo talmente condizionati da decenni di reportage speciali della CNN montati dal Pentagono che mostravano l'ultimo "briefing" di un intervento militare statunitense, che oramai abbiamo dimenticato che "sparare all'impazzata" è un modo assai inefficace di fronteggiare un problema.
Per trattare un problema come il terrorismo, è sempre preferibile pianificare sul lungo termine. Da questo punto di vista, direi che il regime saudita è un problema sufficientemente importante per meritare di essere considerato come una minaccia intrinseca alla sicurezza nazionale della Russia, e ciò comporta di conseguenza che riuscire a ottenre un mutamento di regime nel Regno di Arabia Saudita dovrebbe costituire una strategia di sicurezza nazionale della Russia. Peraltro tale obiettivo dovrebbe essere perseguito unicamente o, almeno, principalmente attraverso mezzi legali come, per esempio, armare gli Iraniani e i Siriani che, a loro volta, armeranno Hezbollah. Tale obiettivo può egualmente essere raggiunto isolando l'Arabia Saudita sulla scena internazionale attraverso "consultazioni " con gli alleati e i paesi amici. Inoltre la Russia dovrebbe cercare di allargare il suo ruolo e la sua influenza nel mondo mussulmano e nel mondo arabo al fine di controbilanciare l'attuale influenza dei Sauditi e delle monarchie del Golfo.
A breve termine, l'opinione pubblica russa deve essere avvertita che il terrorismo non potrà essere sradicato, che si tratta di un sogno chimerico alimentato da politici disonesti. Ma se nessun paese o governo può veramente sradicare il terrorismo, si può impararsi a conviverci. Dopo tutto, il numero reale delle vittime del terrorismo è assai esiguo, molto minore, per esempio, di quello degli incidenti stradali. La vera forza del terrorismo risiede nell'effetto psicologico che produce non sulle vittime dirette, ma su coloro che ne sono testimoni. Non appena il grande pubblico avrà accettato l'dea che, anche se gli attacchi terroristici potranno essere ridotti al minimo, sarà sembre possibile che qualche attentato si compia, il terrorismo perderà la sua forza reale. O il terrorismo viene accettato come una realtà della vita, o una nazione potrà essere spinta in una spirale di misure futili di lotta contro il terrorismo che sono molto più nefaste del terrorismo stesso.
La Russia vuole davvero diventare uno Stato fascista terrorizzato e paranoico come gli Stati Uniti? O preferisce accettare l'idea che il terrorismo non sarà mai "vinto" e continuare a vivere nel miglior modo possibile in un mondo che è comunque pericoloso?
Gli uomini politici russi discutono già vivamente sulla questione di annullare la moratoria attuale sulla pena di morte: Nikolai Pligin, deputato del partito "Russia Unita" e capo del Comitato del diritto costituzionale della Duma, ha dichiarato che "nessun gruppo sociale sarà vittima di discriminazione, nessuna speciale attività sarà posta in essere contro un gruppo specifico: tutte le attività saranno poste in atto solo nel rispetto delle norme costituzionali e delle leggi vigenti", mentre Ramzan Kadyrov ha invitato il Parlamento a "elevare di molto la pena non solo per quelli che commettono atti terroristi, ma anche per quelli che condividono le idee dei terroristi, divulgano la loro ideologia e la alimentano. Io sono certo che non potremo fronteggiare questo male giocando alla democrazia e all'umanità".
Ebbene, almeno entrambi concordano sul fatto che il luogo giusto per discutere queste questioni e decidere quali politiche adottare è il Parlamento. Io mi aspetto che la Duma si esprimeraà con voce unanime e approverà qualsiasi legge sarà proposta dal Kremlino, dunque le vere decisioni sono nelle mani di Putin. Io sono convinto che la sua scelta sarà di conformarsi strettamente alla lettera e allo spirito della legislazione nazionale russa e al diritto internazionale e che non vi saranno reazioni insulse da parte della Russia.