Da un Battisti… a un altro
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Le Grand Soir, 14 gennaio 2019 (trad.ossin)
Da un Battisti… a un altro
Philippe Arnaud
Voglio parlare dell’arresto in Bolivia di Cesare Battisti, militante di estrema sinistra italiano, accusato di quattro omicidi nel suo paese durante gli "anni di piombo", e rifugiato dapprima in Francia (dove ha beneficiato della protezione di François Mitterrand), poi, con l’arrivo della destra in Francia, in Brasile, dove ha nuovamente beneficiato della protezione del presidente Lula.
Le osservazioni che intendo fare riguardano il "vuoto", vale a dire ciò che non è stato detto dai media a proposito di questo arresto e del principale interessato, per esempio nel telegiornale delle 13 di domenica 13 gennaio di France 2, condotto da Leïla Kaddour.
1. Si attribuiscono a Cesare Battisti quattro omicidi in Italia, nel solco di quel genere di attentati tipici dei gruppi armati di estrema sinistra dell’epoca: omicidi individuali, omicidi singoli, il più noto dei quali beninteso fu quello del Presidente del Consiglio e Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, nel maggio 1978. Cesare Battisti è il più noto di quei militanti, meno per la gravità dei fatti di cui è accusato, quanto per la clemenza di cui beneficiò in Francia e in Brasile – ma anche, ma soprattutto – e in termini simmetrici e concomitanti, per l’ansia di vendetta di cui fu oggetto da parte di tutte le destre (la destra italiana, come al destra francese).
In questo senso è legittimo anche chiedersi se quest’ansia di vendetta della destra, al di là di Cesare Battisti, non si proietti sulla sinistra in generale, sui governanti che hanno protetto Battisti, e soprattutto su quegli ambienti che lo hanno sostenuto, soprattutto su quella sinistra intellettuale, detestata in quanto tale dalla destra, per esempio Fred Vargas. [Un po’ come, all’epoca dell’Affaire Dreyfus, l’odio dei Maurras, Drumont, Daudet, Barrès, Déroulède e consorti si proiettò oltre la persona del capitano Dreyfus per indirizzarsi contro gli "intellettuali", gli ebrei, i massoni e tutta quella fascia di opinione pubblica francese che la destra considerava responsabile della "decadenza" della Francia].
2. Non si è prestata troppa attenzione in Francia nemmeno sulla connivenza – per l’estradizione di Battisti – tra i due governi di estrema destra che presiedono attualmente ai destini del Brasile e dell’Italia : quello di Matteo Salvini, in Italia, e quello di Jair Bolsonaro, in Brasile (che, peraltro, discende da italiani emigrati in Brasile).
3. Quel che più sorprende è che Cesare Battisti si sia fatto arrestare in Bolivia, paese governato da Evo Morales, presidente ritenuto progressista. Che significa ? Che Evo Morales avrebbe "tradito" i suoi ideali ? O piuttosto che egli governa un paese tanto piccolo che i paesi forti (per esempio il temibile vicino brasiliano col quale condivide una lunghissima frontiera), possono permettersi ogni pressione su di lui ? [Viene in mente in proposito – insomma non a tutti... – che il 2 luglio 2013, l’aereo di Evo Morales, di ritorno da Mosca e in rotta verso il suo paese, fu costretto ad atterrare all’aeroporto di Vienna, Austria, giacché l’Italia, la Francia, la Spagna e il Portogallo, su pressione degli Stati Uniti, gli avevano negato l’autorizzazione al sorvolo del loro territorio].
- Gli Statunitensi infatti sospettavano che ospitasse nel suo aereo Edward Snowden, all’epoca rifugiato a Mosca. Questa inaudita violazione del diritto internazionale ricorda quella di cui si rese colpevole la Francia il 22 ottobre 1956, quando dirottò un aereo di Air Maroc che trasportava i cinque più alti dirigenti del FLN algerino, tra cui Ahmed Ben Bella. Essa rivela come gli Statunitensi considerino – e trattino – un presidente eletto di un paese dell’America Latina, internazionalmente riconosciuto e ammesso all’ONU e nelle altre istanze internazionali, al pari di un volgare mafioso o un trafficante di droga. Si sarebbero permessi simili fantasie con l’aereo di Valdimir Putin, di Xi Jinping, o anche di Angela Merkel ?
4. L’altro punto da sottolineare è la differenza di trattamento che l’Italia riserva ai terroristi di sinistra rispetto a quelli di estrema destra. Infatti se gli attentati di sinistra (per esempio quelli delle Brigate Rosse) avevano dei bersagli individuali, quelli di estrema destra avevano invece bersagli di massa. Che si tratti dell’attentato alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980 (85 morti, 200 feriti), l’attentato al treno Italicus, 4 agosto 1974 (12 morti, 48 feriti), di piazza della Loggia a Brescia (8 morti, 103 feriti), di piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969 (17 morti, 88 feriti), essi furono tutti attentati non commessi con pistole, revolver o fucili, diretti contro un obiettivo singolo, ma attentati con bombe, attentati di estrema destra contro molte persone, in stazioni, treni o nelle piazze.
- Ebbene, se un certo numero di esecutori o di mandanti sono stati catturati, processati e condannati (e talvolta assolti), i principali mandanti (elementi dei servizi segreti italiani e statunitensi, della NATO, dell’esercito e della polizia italiana dell’organizzazione Gladio, della Loggia P2, o anche dei partiti politici al governo), che alimentavano una deliberata strategia della tensione per impedire che il P.C.I. arrivasse al governo, a perfino per fomentare un colpo di Stato (come i film Z o Cadaveri eccellenti hanno raccontato in modo drammatico), questi principali mandanti non furono mai inquisiti. Di qui i due pesi e due misure con cui sono stati trattati il terrorismo di estrema destra e quello di estrema sinistra.
5. Epilogo (o apologo ?). Prima del 1914, l’attuale regione italiana del Trentino Alto Adige era una provincia appartenente all’Impero austriaco. Siccome questa provincia aveva una numerosa popolazione italofona, molti di essi erano irredentisti, vale a dire chiedevano che la loro provincia fosse annessa all’Italia. Essi erano rappresentati nel Parlamento di Vienna da un deputato irredentista. Nell’agosto 1914, l’Italia, che era ancora formalmente alleata dell’Austria-Ungheria, non entrò in guerra: lo fece solo un anno dopo, il 23 maggio 1915.
- Tuttavia il deputato in questione non attese questa data per rifugiarsi in Italia e tenere una serie di conferenze, in tutte le città, per sostenere la causa della sua provincia di origine. Poi, quando l’Italia entrò in guerra, si arruolò nell’esercito italiano e si batté contro gli Austriaci, suoi ex compatrioti. Catturato, poi riconosciuto, venne processato come traditore e disertore l’11 luglio 1916 e giustiziato per impiccagione il giorno successivo, il 12 luglio, nel fossato del castello del Buonconsiglio a Trento.
- Quel deputato si chiamava Cesare Battisti.
- Dal 1918, in quasi tutte le città italiane ci sono strade, piazze e istituti scolastici che portano il suo nome. C'è un mausoleo, degli steli, dei busti e delle iscrizioni in suo onore...