Il padre di Assange: Julian è sottoposto a torture fisiche e morali
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Intervento, 21 novembre 2021 - Prima parte dell'intervista di Olivier Berruyer a John Shipton (nella foto), il 14 novembre 2021, in occasione del suo viaggio a Parigi, organizzato con l’aiuto di Viktor Dedaj e del collettivo Robin des lois, che chiedono al governo francese di accordare l’asilo politico a Julian Assange...
Élucid, 16 novembre 2021 (trad. ossin)
Il padre di Assange: Julian è sottoposto a torture fisiche e morali
Oliver Berruyer
In questa intervista concessa a Élucid, John Shipton, padre del fondatore di Wikileaks Julian Assange, parla di suo figlio
Imprigionato da più di dodici anni per aver rivelato documenti segreti che provano i crimini degli Stati Uniti, è attualmente sottoposto, secondo il padre, a vere e proprie torture psicologiche, fatte di ingiurie, calunnie, isolamento ed altre azioni ostili
Olivier Berruyer (Élucid) : Come sta oggi Julian Assange?
John Shipton : L’ho visto giovedì scorso e non sta al suo meglio. Dopo undici anni di privazione della libertà, tre dei quali di detenzione arbitraria in una prigione ad alta sicurezza, il calvario sembra non finire mai. Se il giudice deciderà per l’estradizione, vi saranno altre udienze dinanzi alla Corte suprema britannica, poi dinanzi la Corte Europea per i diritti umani (CEDU). Qualsiasi cosa accada, Julian può solo aspettarsi di passare ancora più tempo nelle aule dei tribunali.
C’è la possibilità di fare una istanza di liberazione sotto cauzione alla Corte Europea dei diritti umani (CEDU), ma non è certo che il Regno Unito accetterebbe la decisione. I Britannici potrebbero dire no.
Élucid : Quali sono le sue condizioni di detenzione ?
John Shipton : E’ detenuto a Belmarsh, una prigione di alta sicurezza per assassini, terroristi, bombaroli e gente brutale. Julian non ha mai nemmeno ferito qualcuno ed è di natura molto amabile. Non riesco a capire che cosa ci faccia in una prigione del genere.
A Belmarsh, trascorre quasi 23 ore al giorno chiuso in una piccola cella, sotto sorveglianza permanente, con contatti molto limitati con gli altri prigionieri. Ma è già un piccolo progresso rispetto alla situazione iniziale, perché ha passato quasi un anno in una struttura medica in condizioni di isolamento totale. Era arrivato al punto che si è scoperto che aveva nascosto una lametta di rasoio nella biancheria intima per suicidarsi.
Questo peggioramento delle sue condizioni gli ha impedito di presenziare a due udienze la settimana scorsa. Trovo strano peraltro che le due udienze siano state egualmente celebrate in assenza di Julian.
Seppure la giudice negasse l’estradizione di Julian negli Stati Uniti per timore o in previsione di un possibile suicidio, egli si trova comunque in una situazione analoga qui nella prigione di Belmarsh, un po’ meno dura certo, ma sempre penosa. È curioso che la giudice consenta che egli resti in queste condizioni.
Le condizioni di detenzione imposte a Julian presentano tutti i sintomi della tortura fisica e morale inflitta con questo interminabile isolamento. È crudeltà che si aggiunge a crudeltà.
Bisogna tenere presente che Julian è in prigione da due anni e mezzo, e che fino ad oggi non c’è stato alcun processo.
In effetti, Julian si trova in custodia cautelare, e ciò significa che non è stata accertata la sua colpevolezza. È un uomo innocente, fino a prova contraria.
La cosa che più mi irrita, è che nessun redattore capo dei giornali che hanno stampato i documenti di WikiLeaks — che si tratti di Le Monde, o Der Spiegel, o El País o ancora del Guardian — è stato incriminato. Al contrario, Julian ha subito una persecuzione davvero selvaggia e malevola.
Queste persecuzioni sembrano mirare, più che all’applicazione della legge, alla distruzione di Julian. Non sono l’unico ad esserne convinto ! Nils Melzer, rapporteur delle Nazioni Uniti sulla tortura e professore di diritto internazionale all’Università di Glasgow, pensa che a Julian si stia applicando un omicidio al rallentatore. Anche secondo me è così. Il rapporto di Melzer sostiene che le violazioni di legge, la non applicazione di altre nei confronti di Julian Assange, la persecuzione e la demonizzazione che durano da oltre dieci anni, siano assimilabili alla tortura.
In definitiva, il vero scandalo sono la malevolenza, la diffamazione, le menzogne, la persecuzione incessante e l’applicazione in malam partem delle leggi da parte del Crown Prosecuting Service britannico e della Procura svedese. È il caso emblematico di questo inizio del XXI secolo.
Come descriverebbe la prima parte del processo, l’anno scorso?
Perché sia chiaro a tutti, questo processo è una farsa, pieno di vizi procedurali. Per esempio, in udienza Julian era chiuso in una gabbia di vetro che lo costringeva a mettersi in ginocchio per poter parlare coi suoi avvocati attraverso una fessura di tre centimetri. La giudice Vanessa Baraitser ha anche vietato a quaranta ONG di accedere alla sala d’udienza, obbligandole a seguire i lavori tramite una registrazione video di pessima qualità. Ha consentito che il capo di imputazione venisse modificato sei settimane prima dell’udienza e che l’accusa depositasse un dossier di circa 500 pagine solo poche ore prima dell’udienza.
La giudice Baraister ha anche utilizzato le accuse di un testimone islandese di nome Thordarson, secondo il quale Julian gli avrebbe dato dei consigli su come piratare qualcosa in Islanda. Ebbene, questo testimone-chiave adesso ha dichiarato di aver mentito. Infatti quando Thordarson era stato arrestato e processato per frode e abusi sessuali su minori, il FBI lo aveva corrotto promettendogli l’impunità per i suoi crimini in cambio della sua testimonianza.
Questa è davvero solo una goccia in più in un diluvio di menzogne maligne, imbrogli, scandali, violazione di legge e dei diritti della difesa.
Si può aggiungere alla lista la revoca dell’asilo da parte dell’Equador, su pressione dello FMI, senza rispetto della procedura che occorre seguire in simili situazioni. Alan Duncan, un ministro di secondo piano del governo britannico, ha scritto un intero capitolo della sua autobiografia sul modo in cui è riuscito a violare le convenzioni sull’asilo ed a corrompere il presidente dell’Equador con un bel piatto della boutique dei souvenir del palazzo di Buckingham. È tutto semplicemente straordinario.
È difficile spiegare la vastità di queste aggressioni, insulti e cattiverie che continuano ad accumularsi da lungo tempo. È tutto talmente scioccante da risultare incomprensibile.
Non è facile credere che quattro Stati — gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Svezia e l’Australia – si rendano protagonisti di una violazione tanto evidente del Diritto. Mai un giornalista era stato attaccato con tanta violenza. Questi quattro Stati sembrano avere dispiegato tutta la loro forza, violando tutte le leggi sui diritti umani, per distruggere progressivamente Julian, con la tortura psicologica.
Sottolineo d’altronde che l’Australia, il paese di Julian, non ha fatto niente di serio per aiutarlo. Non dicono niente, e questo equivale ad essere complici.
Uno dei gruppi di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria (Ungwad) ha affermato che Julian è detenuto arbitrariamente. La dichiarazione è stata mantenuta anche a seguito di una richiesta di revisione da parte del Regno Unito. Il ministro della Giustizia britannico ha dichiarato allora che era una bugia, che i componenti del comitato sono solo dei novellini e non capiscono niente. In realtà, sono tutti professori di Diritto o pratici del Diritto riconosciuti. Siamo di fronte ad un’altra menzogna flagrante.
Insomma, è una continua non applicazione e violazione delle leggi. Se il Regno Unito e la Svezia rispettassero le loro stesse leggi, Julian non si troverebbe adesso a Belmarsh, e sarebbe lui, e non io, a rilasciarvi questa intervista. Sarebbe libero di viaggiare. Il fatto che si trovi per tutto il giorno nella sua cella, dimostra l’abbandono delle grandi e magnifiche conquiste di civiltà del XX secolo da parte di questi Stati che hanno ceduto alla barbarie. Per quale ragione ? Non lo so.
L’hanno sorpresa queste menzogne da parte di questi governi?
Si, non credo di essere un ingenuo, ma mi è comunque stato difficile dover giungere alla conclusione che il governo era un nemico che violava le sue stesse leggi, e non un’istituzione il cui compito è quello di redistribuire le risorse in modo equo. È molto difficile da accettare. È indispensabile sentire che il proprio governo è neutrale nell’applicazione della legge.
Le grandi invenzioni dei popoli europei sono molte : la Magna carta, che pone uno scudo di Diritto tra il popolo e il sovrano, le Nazioni Unite, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948, le convenzioni sul diritto d’asilo del 1951 (ratificate nel 1967 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite). Ma ognuna di queste magnifiche conquiste di civiltà del XX secolo è stata progressivamente abbandonata, e questo ci ha portato a quello stato di barbarie nel quale gli Stati Uniti e i loro alleati hanno invaso l’Iraq, provocando la morte, direttamente o indirettamente, di 6 o 7 milioni di persone in Medio oriente (secondo i calcoli di Gideon Polya, professore a Melbourne e specialista di aumento della mortalità). Aggiungiamo che uno studio dell’Università Brown (Costs of War) ha constato che tutto ciò ha anche provocato la creazione di 38 milioni di rifugiati nel corso di 20 anni. Il Medio Oriente piange in silenzio, e si aspetta di più dalla Giustizia. È una deriva terrificante di barbarie e di ferocia.
Lei parla di « governo nemico ». Cosa ha pensato della recente conferma di Yahoo News dei piani dell’ex Segretario di Stato Mike Pompeo e della CIA per rapire, e addirittura uccidere, Julian Assange ?
Mike Pompeo è un Segretario di Stato e un ex direttore della CIA fallito, che ha probabilmente dichiarato guerra a WikiLeaks perché la CIA lo sostenga in vista delle sue future ambizioni di candidato alla presidenza. Ha promesso 175 anni di prigione a mio figlio, cosa grottesca da parte di un uomo che ha avuto la responsabilità di una sessantina di luoghi segreti di detenzione (black sites) quando era alla CIA.
Nel suo discorso del 13 aprile 2017, Pompeo ha cercato di intimidire i giornalisti e gli editori di tutto il mondo, per dissuaderli dal dire la verità su quello che gli Stati Uniti fanno. Vogliono semplicemente continuare a dichiarare guerra a chi vogliono, a distruggere lo Yemen, la Libia, la Siria, ecc. La lista è lunga. Il loro obiettivo è di togliere ai media la capacità di fornire idee ed informazioni al pubblico, in modo che i cittadini assumano il controllo della loro vita.
L’articolo di Yahoo è a malapena credibile – e non è strano comunque che il tema non abbia suscitato l’interesse dei media mainstream.
C’è da chiedersi come vivano questi politici, funzionari o semplici impiegati statunitensi che hanno seriamente discusso della possibilità e della legalità del rapimento e dell’assassinio di Julian. Come vivono quando tornano a casa, bevono un bicchiere di vino, accompagnano i figli al cinema e il giorno dopo tronano al lavoro pensando a qualche altro strumento di tortura per Julian, perché ha rivelato la verità sui loro crimini. A lui è bastato questo per essere bollato dal governo come un « terrorista High tech », perché lo sottoponessero alle forche del Patriot Act, che vuol dire che potrebbe essere ammazzato a vista, senza alcuna procedura legale.
Tutto ciò costituisce uno scandalo terrificante e monumentale che avrebbe dovuto, normalmente, portare all’archiviazione immediata del procedimento e al risarcimento dei danni ad Assange e alla sua famiglia. Ecco che cosa sarebbe dovuto accadere.
Lei ha dichiarato di recente che « Solo la Francia può salvare Julian Assange ». Perché ?
La Francia è rimasta neutrale nel caso Assange. Non ha prodotto dodici anni di pure calunnie, né ha mai manifestato la stessa animosità del mondo anglosassone verso Julian. I politici, i deputati, i membri del governo, ecc. non hanno fatto dichiarazioni sul tema e non hanno preso posizione contro di lui, godono di conseguenza di una considerevole libertà di azione.
D’altra parte, se la Francia vuole riguadagnarsi una leadership europea, deve adottare una posizione più indipendente, altrimenti continuerà ad essere lacerata e frammentata dalle potenze che la circondano. La Francia ha adesso l’opportunità di affermare la sua indipendenza, specialmente nei confronti del mondo anglofono.
Sarebbe un segnale fortissimo e una questione d’onore se la Francia tendesse la mano a qualcuno che le ha dato tanto, soprattutto qualche settimana dopo che il contratto da 56 miliardi di dollari dei sottomarini australiani è stato rubato alla Francia dagli Stati uniti.
In effetti pochi Francesi conoscono i rapporti che legano Julian alla Francia. Potrebbe spiegarceli ?
WikiLeaks è stato registrato per la prima volta in Francia, il primo processo che ha subito è stato in Francia. Julian viveva a Parigi, a Le Marais, e aveva una famiglia. Quando è stato arrestato nel Regno unito, era in procinto di rientrare a Parigi.
Julian e WikiLeaks hanno rivelato alla Francia che il telefono del Presidente francese era intercettato, che gli Stati Uniti spiavano la Banca Centrale Europea, che tenevano sotto sorveglianza e interferivano nelle elezioni francesi, che la NSA registrava tutte le conversazioni dei cittadini francesi per il tramite del GCHQ (Government Communications Headquarters) del Regno Unito.
In particolare, queste rivelazioni hanno permesso di bloccare lo spionaggio industriale sui progressi tecnologici della Francia Si trattava di un grande saccheggio dei progressi tecnologici della Francia, soprattutto nel campo dell’alta velocità ferroviaria, del nucleare, della propulsione dei sottomarini. In conseguenza di ciò, cinque grandi imprese tecnologiche francesi vennero acquistate da interessi statunitensi.
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Intervista di Olivier Berruyer (per Élucid) a John Shipton, il 14 novembre 2021, in occasione del suo viaggio a Parigi, organizzato con l’aiuto di Viktor Dedaj e del collettivo Robin des lois, che chiedono al governo francese di accordare l’asilo politico a Julian Assange.
Per sostenere l’azione di John Shipton, potete dare un contributo attraverso il sito ufficiale di sostegno a Julian Assange : https://www.assangecampaign.org.au/donate/
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