ZAKA, i Caschi Bianchi di Israele
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La Guerra in Medio Oriente, 7 febbraio 2024 - Spacciandosi per organizzazione umanitaria, l'associazione ZAKA, legata all'esercito, si è rivelata uno strumento di propaganda per la guerra di Israele a Gaza, simile ai Caschi Bianchi nella Siria controllata dai "ribelli"...
The Cradle, 6 febbraio 2024 (trad.ossin)
ZAKA, i Caschi Bianchi di Israele
William Van Wagenen
Spacciandosi per organizzazione umanitaria, l'associazione ZAKA, legata all'esercito, si è rivelata uno strumento di propaganda per la guerra di Israele a Gaza, simile ai Caschi Bianchi nella Siria controllata dai "ribelli"
ZAKA, l'organizzazione religiosa israeliana di volontariato diventata famosa per l’attività di raccolta dei corpi delle vittime del 7 ottobre, è tornata sotto i riflettori. Un reportage esplosivo di Haaretz, la scorsa settimana, ha rivelato “casi di negligenza, disinformazione e una campagna di raccolta fondi che ha usato i cadaveri come arredi scenici”.
Più in particolare, il reportage ha divulgato nuovi dettagli, tali da suggerire che ZAKA potrebbe non essere una vera organizzazione di volontariato, ma piuttosto un ente di copertura dell’esercito israeliano. Si ipotizza che abbia avuto un ruolo nell’occultamento della verità sulle reali responsabilità di Israele nell’uccisione di centinaia di civili israeliani, in esecuzione della Direttiva Annibale.
Sfruttare i morti
Il reportage di Haaretz del 31 gennaio inizia descrivendo in dettaglio come i membri di ZAKA, la cui mission dichiarata è quella di preservare la dignità dei morti, abbiano invece usato i cadaveri come materiale scenico per video e inviti a donare fondi.
A Haaretz investigation into an Israeli organisation found cases of negligence.
— Middle East Eye (@MiddleEastEye) February 3, 2024
Some volunteers from Zaka, an ultra-Orthadox organisation that was involved in the recovery of bodies after the 7 October attacks, shot fundraising videos alongside the deceased, the report said pic.twitter.com/aVkajQe97a
Un volontario di un altro gruppo di soccorso ha detto alla testata israeliana: "Era semplicemente bizzarro che ci fosse un cadavere proprio lì accanto a loro, e loro stavano seduti, mangiando e fumando", invece di trasferire il corpo in un'ambulanza o in un camion frigorifero che era parcheggiato dall'altro lato della strada.
"Lì hanno aperto una sala operativa per la raccolta di fondi", ha detto un altro testimone dell'evento. "Due settimane dopo, li ho visti agire in modo simile anche a Be'eri [un altro luogo del conflitto del 7 ottobre]: seduti e girando video e raccogliendo fondi all'interno del kibbutz".
Haaretz ha inoltre riferito che, nel tentativo di ottenere visibilità sui media, i rappresentanti della ZAKA “hanno diffuso resoconti di atrocità mai avvenute, hanno pubblicato foto sensibili ed esplicite e hanno agito in modo poco professionale sul campo”.
In un video pubblicato sugli account di social media di ZAKA, un volontario ha raccontato in lacrime di aver veduto il cadavere di una donna di 30 anni che giaceva a faccia in giù in una pozza di sangue.
"L'abbiamo voltata per poterla mettere nel sacco. Era incinta - racconta il volontario, trattenendo il respiro -. Aveva la pancia gonfia e il bambino era ancora attaccato al cordone ombelicale quando lo hanno accoltellato e hanno sparato alla nuca della madre. Non so se ha sofferto e se ha visto assassinare il suo bambino oppure no".
Il giornale però ha chiarito che questo terribile incidente “semplicemente non è mai accaduto”. Era “una delle tante storie che sono state diffuse senza alcun fondamento di verità”.
Giustificare il genocidio
Affermazioni inventate e diffuse dai rappresentanti della ZAKA sono state poi citate dai leader israeliani come giustificazione per il loro brutale attacco militare a Gaza, che ha ucciso oltre 11.000 bambini palestinesi, molti dei quali bruciati vivi o decapitati dalle bombe fornite dagli Stati Uniti.
Perfino il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il Segretario di Stato Antony Blinken hanno condiviso alcune delle false storie di atrocità inventate dalla ZAKA, citandole come giustificazione per accelerare le spedizioni di armi a Israele, anche quando ormai le conseguenze delle bombe da 2.000 libbre sganciate sui bambini di Gaza erano da tempo sotto gli occhi di tutti.
Come riportato in dettaglio da The Grayzone a dicembre, Yossi Landau, dirigente di ZAKA per la regione meridionale, ha inventato le storie più salaci e ampiamente pubblicizzate, sostenendo che Hamas aveva commesso atrocità impensabili il 7 ottobre.
A sua volta, la pubblicità generata da queste storie ha procurato in breve tempo all’organizzazione, che era quasi in bancarotta, milioni di dollari in donazioni.
MASSACRE MARKETING
— Michael Kobs (@MichaKobs) February 6, 2024
or the tendency to make the bad worse in order to generate headlines, clicks, funding or attention.
There were "decapitated babies" that the shady rescue service ZAKA had invented in order to generate more funding.https://t.co/qFkLYoYXRz
Polemiche e corruzione
Come ha spiegato il giornalista Brad Pearce, non è chiaro dove andranno a finire queste donazioni. ZAKA è da anni oggetto di accuse di corruzione e frode, mentre il suo fondatore è noto da tempo come uno stupratore seriale di bambini.
Nel 2019, il canale israeliano Channel 13 ha riferito che ZAKA era sospettata di utilizzare organizzazioni ombra per incanalare milioni di dollari in donazioni per uso privato, anche se l'organizzazione era sull'orlo della bancarotta.
La reputazione dell'organizzazione è stata ulteriormente messa in discussione nel 2021, quando un'altra indagine di Haaretz ha rivelato che il fondatore di ZAKA, Yehuda Meshi-Zahav, aveva aggredito sessualmente donne e violentato bambini per decenni.
Yedioth Ahronoth ha poi riferito che nessuno degli abitanti del quartiere di Meshi-Zahav era rimasto sorpreso nell'apprendere di quelle accuse, e che "i leader della comunità una volta avevano addirittura pensato di castrarlo".
Un uomo del quartiere ha detto al popolare quotidiano israeliano che le accuse erano dolo “la punta di un iceberg” e ha etichettato Meshi-Zahav “l’Haredi Jeffrey Epstein”.
Nel 2022, un'altra indagine di Haaretz ha svelato che l’organizzazione affermava di impegnare oltre 3.000 volontari e riceveva finanziamenti statali proporzionali a tale numero. Mentre in realtà non contava più di 1.000 volontari.
Nonostante tutto questo, Pearce ha evidenziato che ZAKA ha sempre goduto dell'appoggio di figure potenti nella sfera politica israeliana, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il parlamentare Danny Dannon.
I Gilet Gialli
Il 7 ottobre e successivamente, ZAKA è stata la copertura attraverso cui l’esercito israeliano ha divulgato la falsa propaganda sulle inventate atrocità di Hamas.
L' indagine di Haaretz ha rivelato che durante i primi giorni di guerra – quando era cruciale far prevalere la narrazione israeliana sulla natura dell'operazione di Hamas – soldati in uniforme del Comando del Fronte Interno dell'esercito israeliano hanno fatto molte apparizioni sui media.
“Ma sopra le loro uniformi indossavano giubbotti non appartenenti all'IDF su cui era inciso il nome 'ZAKA'. Gli ufficiali militari che sono stati informati di questo dettaglio clamoroso non hanno potuto spiegarlo”, ha rilevato il giornale.
Ciò ha dato l’impressione che le affermazioni provenienti dall’esercito israeliano, una fonte di informazioni ovviamente parziale, provenissero da una fonte terza e neutrale.
Mentre anche i giornalisti israeliani erano scettici nei confronti delle affermazioni dei comandanti dell’esercito, inclusa la falsa trama secondo cui Hamas avrebbe appeso sette bambini morti a una corda da bucato, le affermazioni altrettanto poco plausibili fatte da Yossi Landau e altri presunti volontari senza scopo di lucro di ZAKA sono state ampiamente riportate in modo acritico negli Stati Uniti, nel Regno Unito, e sulla stampa israeliana.
Collegamenti con l'esercito di occupazione
La stretta relazione tra ZAKA e l'esercito israeliano è ulteriormente dimostrata dalla figura di Haim Outmezgine, che è il capo delle "forze speciali" di ZAKA e anche riservista nell'unità di salvataggio dell'Home Front Command.
Outmezgine è stato uno dei tanti alti funzionari che hanno fatto frequenti apparizioni sulla stampa indossando il giubbotto giallo ZAKA. Ma non ha avuto solo un ruolo mediatico; Haaretz rileva che, secondo alcune fonti, "egli ha svolto un ruolo centrale anche nel collegamento" tra ZAKA e l'esercito israeliano.
Era “al comando di diversi siti a partire dalla sera degli attacchi”, compreso il sito del festival musicale Nova a Re'im e gli insediamenti (kibbutzim) di Kfar Aza e Be'eri.
Il duplice ruolo svolto da Outmezgine, sia nel Comando del Fronte Interno dell'esercito, che in ZAKA, sarebbe la ragione per la quale il compito di raccogliere i corpi delle vittime è stato affidato a volontari ZAKA dilettanti e non addestrati, piuttosto che ai soldati dell'esercito già ben addestrati per questo scopo.
Gli unici soldati che il Comando del Fronte Interno ha utilizzato insieme a ZAKA provenivano dall'unità di ricerca meridionale del Rabbinato Militare, di stanza presso la base militare di Shura.
Diversi ufficiali dell’esercito coinvolti nell’operazione alla base di Shura hanno detto ad Haaretz di non avere “alcuna spiegazione” sul motivo per cui non sia stato permesso ad altri soldati di partecipare alla missione.
Un ufficiale della Shura ha affermato che il modo inesperto con cui i volontari ZAKA hanno raccolto i corpi “ha reso il processo di identificazione molto difficile”.
Un volontario che lavorava a Shura ha detto: "C'erano sacchi che contenevano due teschi, altri con due mani, senza che fosse possibile capire a chi appartenessero".
Ma perché il 7 ottobre nei siti più sensibili con il maggior numero di cadaveri sono stati schierati dei dilettanti di ZAKA e non soldati bene addestrati dell’esercito?
Una delle possibili spiegazioni è la corruzione. Essendo membro sia di ZAKA che del Comando del Fronte Interno, Haim Outmezgine potrebbe aver organizzato il dispiegamento di ZAKA a Nova, Be'eri e Kfar Azza per garantire che l'organizzazione fosse al centro degli eventi e in grado di ottenere l'attenzione dei media e milioni in donazioni.
Nascondere i crimini di guerra
Tuttavia, è ben possibile anche che funzionari di alto livello dell'esercito, dei servizi segreti o del gabinetto di Netanyahu abbiano voluto impiegare ZAKA, per rendere il più difficile possibile qualsiasi indagine sulle centinaia di morti israeliane. Era assolutamente fondamentale, perché è stato lo stesso esercito israeliano a uccidere un gran numero di civili.
Per evitare che gli israeliani venissero fatti prigionieri da Hamas, l’esercito israeliano ha applicato la Direttiva Annibale e ha scatenato una schiacciante potenza di fuoco da elicotteri d’attacco Apache, droni Zik armati e carri armati Merkava.
In questo modo, l’esercito ha ucciso gli israeliani che erano barricati nelle loro case insieme ai combattenti di Hamas a Be’eri, Kfar Azza e altrove, e ne ha uccisi molti altri che attraversavano i campi verso in auto, a piedi, e perfino a bordo di auto da golf e trattori, insieme ai combattenti di Hamas.
Di conseguenza, molti dei cadaveri ritrovati il 7 ottobre apparivano gravemente bruciati o smembrati a causa delle armi pesanti scatenate da Israele. I corpi sono stati trovati schiacciati sotto le case crollate nei kibbutz e sparsi tra i campi vicino al confine di Gaza.
L’esercito israeliano ha poi attribuito la colpa di tutte queste orribili morti ad Hamas. I combattenti delle Brigate Qassam, l'ala militare di Hamas, e di altre fazioni della resistenza, hanno sicuramente ucciso alcuni civili israeliani il 7 ottobre. Tuttavia, i funzionari israeliani affermano falsamente che i combattenti di Al-Qassam hanno deliberatamente massacrato tutti i 1.200 israeliani – per lo più civili – che sono morti quel giorno, bruciandone vivi molti mentre torturavano e violentavano molti altri.
Non recuperando in modo adeguato i corpi e non documentandone lo stato, ZAKA ha consentito all’esercito israeliano di attribuire potenzialmente ad Hamas centinaia di omicidi di israeliani compiuti dall’esercito di occupazione.
I “caschi bianchi” di Israele
I “Gilet Gialli” dei volontari ZAKA ricordano i “Caschi Bianchi” indossati dai membri della cosiddetta Difesa Civile Siriana, istituita e finanziata dalle agenzie di intelligence occidentali nel 2014, al culmine della guerra guidata dagli Stati Uniti per il cambio di regime in Siria.
Come ha ampiamente spiegato la giornalista Vanessa Beeley, i media occidentali e le agenzie di intelligence hanno utilizzato quella presunta organizzazione assistenziale quale “fonte primaria” per diffondere storie false sulle atrocità commesse dall’esercito regolare siriano, compresa creazione di finti scenari che servissero ad incolpare l’esercito di attacchi chimici contro i civili.
In tal modo, le narrazioni sono state manipolate e la scena è stata accuratamente allestita per giustificare l’intervento militare occidentale tendente al rovesciamento del governo siriano guidato da Bashar al-Assad.
Ciò solleva la questione se ZAKA, come i Caschi Bianchi, sia un mezzo utilizzato dall’esercito israeliano e dai servizi di intelligence per giustificare la massiccia campagna militare di Tel Aviv a Gaza, che molti considerano un genocidio, piuttosto che un’autentica organizzazione di volontari no profit.
Tale ipotesi è rafforzata dal fatto che, come osserva Brad Pearce, Mati Goldstein, direttore operativo da lunga data di ZAKA, afferma sul suo profilo LinkedIn di essere un veterano di 25 anni dell'esercito israeliano, attuale comandante delle riserve e di avere "preso parte a molte importanti missioni sotto copertura", il che significa che è stato una spia addestrata.
Questo collegamento potrebbe spiegare gli elogi che ZAKA riceve – nonostante le passate polemiche – dai più alti vertici militari e politici israeliani, e che la collocano in posizione strategica per poter occultare la verità sugli eventi del 7 ottobre.
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