Gaza, un genocidio annunciato
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La guerra in Medio Oriente, 1 aprile 2024 - Il genocidio di Gaza è la fase finale di un processo iniziato da Israele decenni fa. Non se ne è accorto solo chi ha chiuso gli occhi di fronte al carattere e agli obiettivi finali dello Stato di apartheid (L'immagine è "Un genocidio annunciato" di Mr.Fish)
Scheerpost, 31 marzo 2024 (trad.ossin)
Gaza, un genocidio annunciato
Chris Hedges
Il genocidio di Gaza è la fase finale di un processo iniziato da Israele decenni fa. Non se ne è accorto solo chi ha chiuso gli occhi di fronte al carattere e agli obiettivi finali dello Stato di apartheid
Non ci sono sorprese a Gaza. Ogni atto orribile del genocidio di Israele è stato annunciato in anticipo. Da decenni. L’espropriazione della terra palestinese è il cuore pulsante del progetto coloniale israeliano. Questa espropriazione ha avuto momenti storici drammatici – nel 1948 e nel 1967 – quando vaste parti della Palestina storica furono conquistate e centinaia di migliaia di Palestinesi furono sottoposti alla pulizia etnica. Anche gli espropri sono stati effettuati gradualmente: furto al rallentatore delle terre e pulizia etnica costante in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.
L’incursione del 7 ottobre in Israele da parte di Hamas e altri gruppi di resistenza, che ha provocato la morte di 1.154 israeliani, turisti e lavoratori migranti, con la presa in ostaggio di circa 240 persone, ha dato a Israele il pretesto per fare quello che progettava da tempo: la totale cancellazione dei Palestinesi.
Israele ha raso al suolo il 77% delle strutture sanitarie a Gaza, il 68% delle infrastrutture di telecomunicazione, quasi tutti gli edifici municipali e governativi, i centri commerciali, industriali e agricoli, quasi la metà di tutte le strade, oltre il 60% delle 439.000 case di Gaza, il 68% degli edifici residenziali – il bombardamento della torre Al-Taj a Gaza City il 25 ottobre, ha ucciso 101 persone, tra cui 44 bambini e 37 donne, e ne ha ferite centinaia – e ha distrutto i campi profughi. L'attacco al campo profughi di Jabalia il 25 ottobre ha ucciso almeno 126 civili, tra cui 69 bambini, e ne ha feriti 280. Israele ha danneggiato o distrutto le università di Gaza, che ora sono tutte chiuse, e il 60% di altre strutture educative, tra cui 13 biblioteche. Ha inoltre distrutto almeno 195 siti del patrimonio culturale, tra cui 208 moschee, chiese e gli archivi centrali di Gaza che conservavano 150 anni di testimonianze e documenti storici.
Gli aerei da guerra, i missili, i droni, i carri armati, i proiettili di artiglieria e i cannoni navali israeliani polverizzano quotidianamente Gaza – che è lunga solo 20 miglia e larga cinque miglia – in una campagna di terra bruciata che non si vedeva dalla guerra in Vietnam. Ha sganciato 25.000 tonnellate di esplosivo – equivalenti a due bombe nucleari – su Gaza, e molti obiettivi sono stati scelti dalla intelligenza artificiale. Ha sganciato ordigni non guidati (“bombe stupide”) e bombe “bunker buster” da 2.000 libbre sui campi profughi e sui centri urbani densamente affollati, nonché sulle cosiddette “zone sicure”: il 42% dei Palestinesi uccisi lo sono stati in queste “zone sicure” dove Israele aveva ordinato loro di rifugiarsi. Oltre 1,7 milioni di Palestinesi sono stati sfollati dalle loro case, costretti a trovare rifugio nei sovraffollati ricoveri dell’UNRWA, nei corridoi e cortili degli ospedali, nelle scuole, nelle tende o all’aria aperta nel sud di Gaza, spesso vivendo accanto a fetide pozze di liquami non trattati.
Israele ha ucciso almeno 32.705 palestinesi a Gaza, tra cui 13.000 bambini e 9.000 donne. Ciò significa che Israele sta massacrando ben 187 persone al giorno, 75 dei quali sono bambini. Ha ucciso 136 giornalisti, molti, se non la maggior parte, presi di mira deliberatamente. Ha ucciso 340 medici, infermieri e altri operatori sanitari, il 4% del personale sanitario di Gaza. Questi numeri non riflettono il reale bilancio delle vittime perché conteggiano solo i morti registrati negli obitori e negli ospedali, la maggior parte dei quali non funziona più. Il bilancio delle vittime, se si contano i dispersi, supera abbondantemente i 40.000.
I medici sono costretti ad amputare gli arti senza anestesia. Quelli che soffrivano di gravi patologie – cancro, diabete, malattie cardiache, malattie renali – sono morti per mancanza di cure o moriranno presto. Oltre un centinaio di donne partoriscono ogni giorno, con poca o nessuna assistenza medica. Gli aborti sono aumentati del 300%. Oltre il 90% dei Palestinesi di Gaza soffre di grave insicurezza alimentare e le persone mangiano mangimi animali ed erba. I bambini muoiono di fame. Scrittori, professori universitari, scienziati palestinesi e i loro familiari sono stati rintracciati e assassinati. Oltre 75.000 Palestinesi sono stati feriti, molti di essi rimarranno paralizzati per tutta la vita.
“Il 70% delle morti registrate riguardano donne e bambini”, scrive Francesca Albanese, Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi occupati dal 1967, nel suo rapporto pubblicato il 25 marzo. “Israele non è riuscita a dimostrare che il restante 30%, cioè maschi adulti, erano combattenti attivi di Hamas: una condizione necessaria affinché possano essere presi di mira legalmente. All’inizio di dicembre, i consiglieri per la sicurezza israeliani dichiararono l’uccisione di “7.000 terroristi” in una fase della campagna in cui meno di 5.000 maschi adulti in totale erano stati identificati tra le vittime, implicando così che tutti i maschi adulti uccisi fossero “terroristi”.
Israele usa trucchi linguistici per negare a chiunque a Gaza lo status di civile e a qualsiasi edificio – comprese moschee, ospedali e scuole – lo status di luogo protetto. I Palestinesi sono tutti considerati come responsabili dell’attacco del 7 ottobre o liquidati come scudi umani di Hamas. Tutte le strutture sono considerate obiettivi legittimi da Israele perché presumibilmente sono centri di comando di Hamas, o si dice che ospitino combattenti di Hamas.
Queste accuse, scrive Albanese, sono un “pretesto” utilizzato per giustificare “l’uccisione di civili sotto il manto di una presunta legalità, la cui pervasività onnicomprensiva rivela solo intenti genocidi”.
In proporzione, non si era mai visto un attacco contro i Palestinesi di questa portata, ma tutte queste misure – l’uccisione di civili, l’esproprio di terre, la detenzione arbitraria, la tortura, le sparizioni, le chiusure imposte alle città e ai villaggi palestinesi, la demolizione di case, la revoca dei permessi di soggiorno, la deportazione, la distruzione delle infrastrutture che sostengono la società civile, l’occupazione militare, il linguaggio disumanizzante, il furto delle risorse naturali, in particolare delle falde acquifere – caratterizzano da tempo la campagna di Israele per sradicare i Palestinesi.
L’occupazione e il genocidio non sarebbero possibili senza gli Stati Uniti che forniscono a Israele 3,8 miliardi di dollari in assistenza militare annuale e stanno ora inviando altri 2,5 miliardi di dollari in bombe, comprese 1.800 bombe MK84 da 2.000 libbre, 500 bombe MK82 da 500 libbre e aerei da combattimento a Israele. Questo è anche il NOSTRO genocidio.
Il genocidio di Gaza è il culmine di un processo. Non è un atto. Il genocidio è il prevedibile epilogo del progetto coloniale dei coloni israeliani. È codificato nel DNA dello Stato di apartheid israeliano. È lì che Israele doveva arrivare.
I leader sionisti hanno detto chiaramente quali sono i loro obiettivi.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, dopo il 7 ottobre, ha annunciato che Gaza non avrebbe ricevuto “niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburante”. Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha dichiarato: “Aiuti umanitari a Gaza? Non verrà acceso nessun interruttore elettrico, non verrà aperto nessun idrante dell’acqua”. Avi Dichter, ministro dell'Agricoltura, ha definito l'assalto militare di Israele “la Nakba di Gaza”, riferendosi alla Nakba, o “catastrofe”, che tra il 1947 e il 1949 scacciò 750.000 palestinesi dalle loro terre e vide migliaia di persone massacrate dalle milizie sioniste. Il membro del Likud della Knesset israeliana Revital Gottlieb ha postato sul suo account sui social media: “Abbattere gli edifici!! Bombardare senza distinzione!!… Demolire Gaza. Senza pietà! Questa volta non c’è spazio per la misericordia!” Per non essere da meno, il Ministro del Patrimonio Amichai Eliyahu ha ipotizzato l’uso di armi nucleari su Gaza come “una possibile opzione”.
Il messaggio della leadership israeliana è inequivocabile. Annientare i Palestinesi nello stesso modo in cui noi statunitensi abbiamo annientato i nativi americani, gli australiani hanno annientato i popoli delle Prime Nazioni, i tedeschi hanno annientato gli Herero in Namibia, i turchi hanno annientato gli armeni e i nazisti hanno annientato gli ebrei.
I dettagli differiscono. Il processo è identico.
Non possiamo dire: “Non sapevo”. Sappiamo cosa è successo ai Palestinesi. Sappiamo cosa sta succedendo ai Palestinesi. Sappiamo cosa accadrà ai Palestinesi.
Ma è più facile fingere. Fate finta che Israele consentirà l’arrivo degli aiuti umanitari. Fate finta che ci sarà un cessate il fuoco. Fate finta che i Palestinesi ritorneranno alle loro case distrutte a Gaza. Fate finta che Gaza verrà ricostruita. Fate finta che l’Autorità Palestinese amministrerà Gaza. Fate finta che ci sarà una soluzione a due Stati. Fate finta che non ci sia alcun genocidio.
Il genocidio, che gli Stati Uniti stanno finanziando e sostenendo con spedizioni di armi, dice qualcosa non solo su Israele, ma su di noi, sulla civiltà occidentale, su chi siamo come popolo, da dove veniamo e cosa ci definisce. Dice che tutta la nostra decantata moralità e rispetto per i diritti umani è una bugia. Dice che le persone di colore, soprattutto quando sono povere e vulnerabili, non contano. Dice che le loro speranze, i loro sogni, la loro dignità e le loro aspirazioni alla libertà non hanno valore. Dice che garantiremo il dominio globale attraverso la violenza razzializzata.
Questa menzogna – che la civiltà occidentale si fonda su “valori” come il rispetto dei diritti umani e lo stato di diritto – è una delle bugie che i Palestinesi e tutti quelli del Sud del mondo, così come i nativi americani e gli statunitensi neri e marroni, conoscono da secoli. Ma, con il genocidio di Gaza trasmesso in diretta streaming, questa menzogna è impossibile da sostenere.
Non fermiamo il genocidio di Israele perché siamo Israele, infettati dalla supremazia bianca e intossicati dal nostro dominio sulla ricchezza mondiale e dal potere di annientare gli altri con le nostre armi industriali. Ricordate che l'editorialista del New York Times Thomas Friedman disse a Charlie Rose, alla vigilia della guerra in Iraq, che i soldati statunitensi avrebbero dovuto andare casa per casa da Bassora a Baghdad e dire agli Iracheni: "fate schifo". Questo è il vero credo dell’impero USA.
Il mondo al di fuori delle fortezze industrializzate del Nord del mondo è profondamente consapevole che il destino dei Palestinesi è il loro destino. Mentre il cambiamento climatico mette a repentaglio la sopravvivenza, mentre le risorse diventano scarse, mentre la migrazione diventa un imperativo per milioni di persone, mentre i rendimenti agricoli diminuiscono, mentre le aree costiere vengono inondate, mentre siccità e incendi boschivi proliferano, mentre gli Stati falliscono, mentre i movimenti di resistenza armata sorgono per combattere i loro oppressori. insieme ai loro vassalli, il genocidio non sarà un’anomalia. Sarà la norma. I vulnerabili e i poveri della terra, quelli che Frantz Fanon chiamava “i dannati della terra”, saranno i prossimi Palestinesi.
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