Biden e Starmer pagheranno un prezzo alto per il loro sostegno a Israele
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Intervento, 10 febbraio 2024 - La storia sarà un giudice molto più severo nei confronti di quei leader politici che hanno giustificato e tollerato la pulizia etnica di Israele a Gaza (nella foto, manifestazione a Londra per Gaza)
Middle East Eye, 9 febbraio 2024 (trad.ossin)
Biden e Starmer pagheranno un prezzo alto per il loro sostegno a Israele
David Hearst
La storia sarà un giudice molto più severo nei confronti di quei leader politici che hanno giustificato e tollerato la pulizia etnica di Israele a Gaza
Negli ultimi quattro mesi, l’Occidente ha assistito alla demolizione di Gaza, pezzo dopo pezzo.
I quartieri residenziali sono stati rasi al suolo, le università, gli ospedali, le biblioteche fatte saltare in aria. Le famiglie, che costituiscono i pilastri della società, sono state sterminate nelle loro case dove si erano tutte riunite.
L’intera classe media - medici, giornalisti, accademici, uomini d'affari – è stata decimata. I convogli umanitari sono stati bombardati. La gente affamata, in coda per il cibo, o quelli che semplicemente cercavano di fuggire a piedi, sono stati giustiziati dai cecchini.
Queste scene di devastazione ricordano i peggiori crimini della Seconda Guerra Mondiale.
Respingendo l'offerta di Hamas di fermare i combattimenti e di liberare vivi gli ostaggi rimasti, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso questa settimana di voler perseguire la vittoria fino alla fine.
Rafah, che è diventato l'ultimo rifugio, è il prossimo obiettivo. Eppure, a quattro mesi di distanza, questo genocidio su scala industriale trova ancora dei sostenitori tra quelli che si dicono liberal.
Giustificare la guerra
A conclusione di una cerimonia di commemorazione per le vittime francesi dell'attacco di Hamas del 7 ottobre, all'ex presidente francese François Hollande è stato chiesto se le vittime francesi di Israele a Gaza non meritino un analogo tributo.
"Non può essere lo stesso tipo di omaggio", ha detto Hollande. "Una vita è una vita e una vita equivale a un'altra, ma ci sono vittime del terrorismo e vittime della guerra. Essere vittima del terrorismo significa essere attaccato come francese o come difensore di uno stile di vita. Si è invece una vittima collaterale, se si è in guerra [...], non è la stessa cosa", ha aggiunto.
Il tre volte vincitore del Premio Pulitzer, l'editorialista Tom Friedman ha giustificato con le seguenti parole il fatto che gli Stati Uniti e Israele abbiano dato fuoco alla "giungla".
"L'Iran sta alla geopolitica come una specie di vespa parassitoide scoperta di recente sta alla natura. Cosa fa questa vespa parassitoide? Secondo Science Daily, la vespa "inietta le sue uova in bruchi vivi, e le piccole larve di vespa mangiano lentamente il bruco dall’interno verso l’esterno, schizzando fuori quando sono sazie".
"Vi potrebbe essere una descrizione più appropriata del Libano, dello Yemen, della Siria e dell'Iraq di oggi? Sono i bruchi. Il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica è la vespa.
"Gli Houthi, Hezbollah, Hamas e Kataib Hezbollah sono le uova che si schiudono all'interno dell'ospite - Libano, Yemen, Siria e Iraq - e lo mangiano dall'interno. Non abbiamo una contro-strategia che uccida in modo sicuro ed efficiente la vespa se non mettere a fuoco tutta la giungla."
L’idea che gli ebrei fossero parassiti risale all’Illuminismo, ma fu ripresa dai nazisti in Germania e Austria. Un poster nazista che paragona gli ebrei ai pidocchi che causano il tifo è esposto al Museo dell’Olocausto di Washington. Friedman farebbe bene ad andarlo a vedere, così come dovrebbe vederlo d’altronde l'editore del New York Times che ha pubblicato il suo articolo.
Hollande e Friedman sono a fine carriera. Ma il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il leader laburista Keir Starmer non lo sono. Entrambi affronteranno le elezioni quest’anno.
Una ripercussione elettorale
La noncuranza di Biden e Starmer riguardo ai pericoli cui li espone il sostegno alla campagna israeliana a Gaza è bizzarra, perché ciascuno di loro attribuisce più importanza ai rapporti di forza che ai principi. Sono spudorati che tradiscono le promesse.
Ci si sarebbe potuti aspettare da loro maggiore cautela, prima di farsi trascinare da Israele lungo il sentiero dell’ignominia storica. Poiché ogni giorno che questa guerra continua, Netanyahu assomiglia sempre meno all’uomo su cui puntare i propri soldi.
La campagna di Israele a Gaza sta diventando un ostacolo elettorale, proprio perché è ormai al suo quinto mese e non accenna a fermarsi.
La caduta di Saddam Hussein ha cessato di essere una facile dimostrazione di forza per l'esercito USA, nel momento in cui è iniziata la resistenza irachena.
Eppure, due decenni dopo che George Bush e Tony Blair commisero l’errore determinante della loro carriera, con l’invasione dell’Iraq che gettò su di loro un’ombra di cui nessuno dei due è riuscito più a liberarsi, Biden e Starmer stanno mettendo in scena una replica della stessa performance.
Se il momento in cui Blair sacrificò la fiducia in lui della nazione fu il "dossier falso" sulle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, la fine della reputazione di Starmer presso i musulmani britannici è arrivata in quella che avrebbe dovuto essere un'intervista di routine alla LBC.
Nick Ferrari ha chiesto a Starmer se Israele avesse il diritto di tagliare l'elettricità e l'acqua a Gaza. Starmer ha risposto: "Penso che Israele abbia questo diritto. È una situazione in atto. Ovviamente tutto dovrebbe essere fatto nel rispetto del diritto internazionale, ma non voglio allontanarmi dai principi fondamentali secondo cui Israele ha il diritto di difendersi e Hamas è responsabile".
Ha poi subito ritrattato quell'osservazione, ma quello è stato il momento spartiacque.
Il momento spartiacque per Biden è arrivato quando è sembrato dubitare del bilancio delle vittime comunicato dal Ministero della Sanità palestinese. "Non ho idea se i Palestinesi stiano dicendo la verità su quante persone vengono uccise", ha detto Biden, contraddicendo direttamente la valutazione delle Nazioni Unite e delle agenzie internazionali per i diritti umani secondo cui le cifre erano affidabili.
"Continuiamo a utilizzare i loro dati nei nostri rapporti e la loro fonte è chiara", ha affermato l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) in una dichiarazione a Reuters.
Entrambe le dichiarazioni hanno ribaltato l’opinione pubblica e hanno avuto un effetto devastante sugli elettori musulmani in entrambe le sponde dell’Atlantico.
Perdere il voto musulmano
Un sondaggio pubblicato lunedì ha mostrato un drammatico calo del sostegno al Labour da parte dei musulmani britannici.
I dati raccolti da Survation, commissionati dal Labour Muslim Network (LMN), mostrano che il 60% dei musulmani britannici che hanno espresso una preferenza per un partito ha dichiarato che voterebbe il Labour. Ciò rappresenta un calo del 26% dei musulmani precedentemente intervistati nel 2019. Solo il 43% ha affermato che voterebbe sicuramente di nuovo laburista, con il 23% che si dichiara indeciso.
L’apprezzamento per i laburisti è sceso dal 72% nel 2021 al 49% nel 2024, con il 38% dei musulmani britannici che afferma di avere maturato una visione più sfavorevole del partito laburista negli ultimi 12 mesi. L'apprezzamento personale nei confronti di Starmer è -11%.
Il sostegno al Labour Party tra i musulmani è in costante calo dalle elezioni del 2019, ma il punto di svolta verso un rapido declino è avvenuto a novembre, un mese dopo l’inizio della guerra di Gaza. In quattro mesi il sostegno al partito è crollato dal 70 al 40%.
L'impulso a caldo di Starmer è stato quello di rilanciare. Poco dopo la debacle della LBC, ha ammonito tutti i rappresentanti eletti a non partecipare alle proteste per il cessate il fuoco. Quando il rifiuto di Starmer di chiedere un cessate il fuoco è stato messo ai voti, diversi membri del suo gabinetto ombra si sono dimessi.
Da allora, più di 70 consiglieri laburisti si sono dimessi in aree come Oxford, Burnley, Hastings e Norwich. Le dimissioni e le espulsioni della sinistra antisionista dal partito stanno ora producendo una reazione negativa.
I seggi marginali di due leader di punta - Wes Streeting, ministro ombra della Sanità, e Rushnara Ali, ministro ombra per gli investimenti - sono minacciati, così come i seggi di John Ashworth a Leicester e il seggio del defunto Tony Lloyd a Rochdale, dove si svolgeranno elezioni suppletive alla fine di questo mese. Potrebbero essere tutti ribaltati da un voto musulmano superiore a quello della maggioranza laburista.
Altri trentasei seggi, compreso quello di Margaret Hodge, che aveva definito il precedente leader laburista Jeremy Corbyn "un fottuto antisemita e razzista" potrebbero diventare marginali (collegi nei quali basta un piccolo travaso di voti perché venga assegnato agli avversari, ndt).
Gruppi di base stanno spuntando ovunque con migliaia di volontari pronti a sostenere i candidati indipendenti.
Un gruppo chiamato The Muslim Vote (TMV) ha affermato che sosterrà i candidati indipendenti con risorse, reti, volontari e finanziamenti nelle circoscrizioni elettorali in cui ritiene di avere potenziali votanti.
Un candidato indipendente potrebbe benissimo candidarsi nella stessa circoscrizione elettorale di Starmer. Già è stata individuata una giovane candidata britannico-palestinese, Leanne Mohamed, per sfidare Streeting a Ilford North.
Il Redbridge Community Action Group che l'ha proposta ha promesso di presentare un candidato "impegnato nei confronti della Palestina, del servizio sanitario nazionale, del razzismo, dell'islamofobia e dell’aumento del costo della vita".
Si tratta di un potente raccordo tra Gaza e l’agenda del Partito Laburista pre-Starmer. Tutti questi apparatchik altamente ambiziosi come Streeting sono vulnerabili. Lo stesso Streeting è consapevole del pericolo in cui si trova e ha iniziato a pronunciare luoghi comuni sull’importanza di uno Stato palestinese. Streeting si è rifiutato di chiedere un cessate il fuoco.
Nessuno si illude che il voto musulmano possa impedire a Starmer di vincere, ma potrebbe fare la differenza tra una vittoria schiacciante in stile Blair e un governo di minoranza.
"Abbandonare Biden"
Biden è più vulnerabile nel Michigan. Di fronte alla rabbia crescente di una consistente popolazione araba e musulmana, la risposta della sua squadra elettorale è stata molto simile a quella di Starmer: eliminare gli arabi e trovare altre strade verso la vittoria.
Come ha scritto Politico: "Il sostegno di Biden a Israele ha danneggiato gravemente la campagna nei confronti della consistente popolazione arabo-statunitense del Michigan, e la sua squadra si sta affannando per trovare altre strade verso la vittoria in quello Stato strategicamente essenziale, secondo quanto riferito da due consiglieri elettorali a cui è stato concesso l'anonimato perché non sono autorizzati a parlare pubblicamente di strategia."
Dearborn ha la più alta concentrazione di arabi statunitensi. È diventato l'epicentro di una campagna nazionale contro la rielezione di Biden. Inevitabilmente, un articolo d'opinione sul Wall Street Journal ha definito Dearborn "la capitale statunitense del Jihad". Di conseguenza è stata accresciuta la presenza della polizia locale.
Possiamo aspettarci che le stesse calunnie comincino ad apparire sui media britannici di destra.
Attivisti provenienti da Michigan, Minnesota, Arizona, Wisconsin, Florida, Georgia, Nevada e Pennsylvania hanno creato una campagna AbandonBiden, sei di questi Stati sono strategicamente essenziali per la vittoria elettorale.
"Stiamo cercando di trovare modi per costruire un meccanismo di coordinamento tra tutti gli Stati indecisi in modo da lavorare costantemente insieme, per garantire che i musulmani statunitensi si facciano sentire in tutti questi Stati e che il signor Biden perda in ognuno di essi", ha dichiarato Hassan Abdel Salam, professore all'Università del Minnesota e membro della coalizione nazionale #AbandonBiden. "Dietro di me, quello che Biden dovrebbe vedere sono 111 voti elettorali. E l'ultima volta vinse con 74."
Abbandonare Biden anche se il vincitore di quella campagna dovesse essere Donald Trump, la nemesi dei musulmani?
Beh, a quanto pare sì. Una nuova generazione è in marcia per cambiare permanentemente il volto del Partito Democratico. "Non abbiamo due opzioni. Abbiamo molte opzioni", ha detto Jaylani Hussein, direttore della sezione del Consiglio per le relazioni statunitenso-islamiche (CAIR) del Minnesota, a Dearborn, nel Michigan, quando gli è stato chiesto delle alternative a Biden.
I musulmani statunitensi non si aspettano di essere trattati meglio del disprezzo (mancanza di rispetto è una parola migliore) che sta dimostrando Biden, ma se Biden verrà rieletto, il voto di novembre sarà la loro unica possibilità di rimodellare la politica degli Stati Uniti.
Biden ha vinto nel Michigan con il 2,8% dei voti e gli arabi rappresentano il 5% dei voti. Il primo sindaco arabo di Dearborn, Abdullah Hammoud, è estremamente chiaro su ciò che vuole che Biden faccia.
"Non c'è mai stata una guerra nella storia in cui l'80% del paese sia stato completamente decimato, in cui il 100% della popolazione sia stato sfollato e in cui il 50% di tutte le vittime siano bambini. Ciò non è mai accaduto.
"Per quanto ci riguarda, vogliamo azioni e non parole. Se il presidente Biden vuole prendere una posizione ferma, può iniziare limitando gli aiuti militari allo Stato di Israele. Potrebbe iniziare chiedendo un cessate il fuoco perché in questo momento vengono uccisi quasi 200 civili in ogni singolo giorno. Questi sono passi tangibili che possono essere compiuti perché capiamo che solo gli sforzi diplomatici possono portare a una pace e a una giustizia durature."
Di una cosa possiamo essere sicuri. La storia sarà un giudice molto più severo nei confronti di quei leader politici che hanno giustificato e tollerato la pulizia etnica attualmente in corso a Gaza.
Il rifiuto di Biden e Starmer di chiedere un cessate il fuoco e il loro rifiuto di sostenere la sentenza della Corte internazionale di giustizia (ICJ) secondo cui Israele dovrebbe adottare misure per conformarsi alla Convenzione sul genocidio, produrrà una macchia indelebile sulle loro carriere.
Nessuno dei due vede il pericolo che corrono su Gaza. Ma neanche Bush e Blair riuscivano a vederlo quando hanno invaso l’Iraq.
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