Le bidonville di Algeri
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La Liberté 24 dicembre 2009
Centri di criminalità, di spaccio di droga, di prostituzione e di povertà: ecco le bidonville che circondano Algeri
di Farid Belgacem
Il comandante della Gendarmeria nazionale di Algeri, il colonnello Mostefa Tayebi, ha annunciato l’istallazione di videocamere di sorveglianza su tutto il territorio della capitale, vale a dire da Mazafran fino a Réghaïa
Le bidonville pullulano nella capitale. Da 40.000 nel 2005 e 2006, le costruzioni abusive sono diventate più di 45.000 nel 2008 e 2009, realizzate su terreni deserti, in prossimità di terreni agricoli o dei canali di scarico delle acque, nei dintorni dei quartieri del centro o di altri quartieri residenziali. Essi minacciano la Grande Algeri, la sicurezza pubblica e l’ambiente della vetrina del paese. Triste realtà dovuta soprattutto agli anni di fuoco, quando l’esodo rurale era un legittimo movimento di popolazione, e diventata oggi un problema dalle molte sfaccettature.
Censiti e sistemati in altri alloggi, gli abitanti delle baracche le trasferiscono ad altri e il fenomeno è diventato tanto ampio da non potere più essere trattato solo in termini psico-sociologici, dati gli enormi danni che esso provoca. Ieri, focolaio di terrorismo e rifugio per le popolazioni che sfuggivano alle minacce di morte, oggi diventate, per forza di cose, nocciolo duro della criminalità di ogni specie, le bidonville spuntano come funghi per sfigurare il volto di una capitale che cerca di rinascere dopo più di 15 anni di terrorismo.
A titolo di esempio, nel 2009 sono state rase al suolo non meno di 450 bidonville. Il caso più eclatante è quello di Gué di Costantine, dove queste odiose costruzioni di calcestruzzo e zinco si sono ridotte sensibilmente di numero, dalle 2000 che erano nel 2008. E ciò perché i gendarmi, sotto la direzione dell’autorità amministrativa, constatano, informano le autorità competenti, li accompagnano nelle demolizioni con rigorosa coerenza.
Ma invano. I “bidonvillisti” recidivano e costruiscono altrove altre baracche, affittando quelle già rase al suolo. La grande operazione di polizia, la 46° dal gennaio 2009, condotta dalla gendarmeria nazionale di Algeri (GGN) ha dimostrato come meglio non si potrebbe che le bidonville e le altre baracche costruite a un tiro di sasso dalle zone industriali o dalle cittadelle universitarie sono sempre lì a segnalare l’esistenza di due mondi contrapposti: quello nel quale dei cittadini vivono e temono per la loro incolumità e i loro beni e quello dove altri sopravvivono in condizioni disumane. Condizioni che non cambierebbero però per tutto l’oro del mondo perché la stragrande maggioranza di loro vive di racket, di droga, di aggressioni e omicidi. E il caso più vergognoso per la capitale resta quello di El-Kerrouche, tra Réghaïa e Rouiba, dove proliferano associazioni a delinquere e le rapine quotidiane contro gli automobilisti.
Algeri dotata di videocamere di sorveglianza
Il comandante del GGN di Algeri, il colonnello Mostefa Tayebi, ha annunciato l’istallazione di videocamere di sorveglianza su tutto il territorio della capitale, vale a dire da Mazafran fino a Réghaïa. Si tratterebbe di un ambizioso programma in via di realizzazione e che sarà completato nel 2010. “Si tratta del programma di videosorveglianza. Già è operativo nella capitale, ma sarà esteso a tutte le periferie e alle grandi arterie automobilistiche”, afferma il colonnello Tayebi che ammette, per contro, che “nella città di Algeri vi è stato un sensibile calo della criminalità e adesso essa è collocata al 4° posto su scala nazionale. Ciò è assai importante per noi. La nostra presenza effettiva e dissuasiva ha prodotto buoni risultati e noi siamo pronti a moltiplicare i mezzi per mantenere sotto pressione le zone dove pullula il crimine”. Porta ad esempio l’identificazione, nel 2009, di più di 200.000 persone, 800 delle quali arrestate su mandati di arresto o perché ricercate dai servizi di sicurezza. Stessa cosa per il terrorismo stradale . I 12 radar istallati hanno dato buoni risultati: dai 2555 incidenti del 2003 (con un parco auto di 1.000.000 di vetture) si è passati a 1112 sinistri del 2009 (con un parco auto di 1,3 milioni di vetture). Altre cifre smentiscono le campagne giornalistiche: da 23.000 ritiri di patente del 2008, si è passati ai 40.000 del 2009 (fino al 20 dicembre), senza contare il 625 ritiri effettuati nel corso dell’ultima grande operazione anticriminalità. La telesorveglianza darà un grande contributo al lavoro dei Gendarmi, che dovrà essere ad ampio raggio per acciuffare sia i criminali che i pirati della strada. Inoltre il colonnello Tayebi ha apprezzato al decisione del governo, assunta con la legge finanziaria complementare (LFC-2009), di sospendere l’esportazione dei rifiuti non ferrosi. “Io auspico la soppressione non la semplice sospensione in quanto, dopo la legge in parola, noi non abbiamo registrato più nessuna denuncia, né constatato alcun furto di rame o di cavi telefonici ed elettrici”.
Veglione di capodanno: Algeri sotto alta sorveglianza a partire dal 25 dicembre
Per il resto il nostro interlocutore ha annunciato che la capitale sarà posta sotto sorveglianza a partire dal 25 dicembre per consentire agli abitanti della città di godersi, in famiglia o con gli amici, le feste di fine anno. “Metteremo in atto un dispositivo eccezionale, abbiamo mobilitato più di 1000 uomini. Questo dispositivo sarà rinforzato in quanto, come avete potuto constatare, in sole 48 ore, abbiamo registrato oltre 40 prelievi di sangue tutti positivi. E’ un fatto molto delicato! Gli abitanti di Algeri hanno il diritto di farsi le feste di fine anno e di non essere coinvolti in incidenti. Per questo motivo controlleremo tutte le strade a partire dal prossimo 25 dicembre. Tutte le unità saranno mobilitate”, esclama il colonnello Tayebi che afferma, per altro, che i complessi turistici come Sidi Fredj e Zéralda e La Pérouse saranno strettamente sorvegliati. Ma già vi è stata un’anticipazione di questa operazione, giacché l’operazione di domenica e lunedì ha permesso di identificare 2.556 persone, di cui 2.347 liberate, 180 interrogate, 29 fermate ed 8 arrestate per immigrazione clandestina.
Vi sono stati anche diversi sequestri, anch’essi importanti per il colonnello Tayebi nella prospettiva di rendere la capitale più sicura e nell’ambito di una strategia che privilegi la prevenzione sulla repressione.
Uno ricatta le prostitute e l’altro ingoia del fumo davanti Melvine
Zéralda, che rientra nella giurisdizione della compagnia diretta dal comandante Maâlem Farès, viene passata al setaccio. In compagnia dei capi delle brigate di Sidi Abdellah, di Rahmania, di Sidi Fredj e di Staoueli, precisamente dei signori El-Miloud Mohamedi, Nabil Zegad, El-Bahi Kerrache e Chérif Azeddine, abbiamo l’occasione di conoscere due mondi totalmente differenti.
Dal sequestro di merci non fatturate e non sottoposte a controllo veterinario, alla caccia ai minori sulla litoranea ed altri soprusi sulla pubblica via, i gendarmi ci fanno conoscere una litoranea come un cocktail di crimini e delitti, ma anche mosaico di mentalità di popolazioni troppo vicine per sentire la differenza. Sulla RN63 e sulla strada della wilaya 133, furoreggiano i mezzi telonati dai dubbi controlli tecnici. Peggio ancora, né fatture né autorizzazioni di trasporto, ancor meno garanzie circa le condizioni di igiene dei prodotti alimentari. I gendarmi hanno molto da fare, soprattutto perché questa arteria stradale importante conduce a centri importanti come Blida, Médéa, Douera e Algeri. A Sidi Fredj e Staoueli, la musica è un’altra: le due brigate sono reduci dall’operazione congiunta. 24 ore dopo la scoperta di un cadavere - un nuotatore avventuriero e socialmente squilibrato -, i nostri interlocutori cascano su 30 chili di hashish al largo della stessa spiaggia di Sidi Fredj. Ma anche 11 casi di guida in stato di ebbrezza, verificati attraverso l’alcoltest elettronico.
Cambia lo scenario, entriamo nella foresta del Villaggio africano. Attorno ad un fuoco di campo, sono appena le 3, quando vengono sorpresi tre giovani delinquenti: consumano droga: La prova? Nessuna direte. Come prova uno dei consumatori ingoierà, sotto lo sguardo degli uomini della SSI (Sezione di sicurezza e intervento), un pezzo di hashish mentre ancora non aveva finito di farsi una canna, secondo quanto egli stesso ha confessato. Recidivo reiterato, pregiudicato, si abbandonerà ad una “diarrea verbale” come per fare la morale ai gendarmi presenti. Ma la litoranea è anche il traffico umano con tutto ciò che questo comporta in termini di ratto di minori, prostituzione e sfruttamento.
Qualche giorno prima dell’operazione, nell’eseguire un mandato di perquisizione per violazione di domicilio, i gendarmi hanno sorpreso un ricattatore. E non importa quale! Il pericoloso depravato filmava le sue vittime e le ricattava in cambio… della presentazione di altre prostitute di lusso.
Senza alcuna denuncia, il prevenuto è stato perquisito da cima a fondo, fino al ritrovamento sul suo telefono portatile di foto e video. Confesserà davanti al procuratore della Repubblica che questo suo comportamento è un “mezzo di sostentamento”. No comment.
A Staoueli, per contro, sono 5 i casi che sono stati risolti con l’arresto di 7 persone per aggressione sullo svincolo di Souidania. Essi aggredivano i commercianti e i grossisti approfittando delle fermate e li privavano dei loro beni. Veri professionisti che ricorrevano a metodi insospettabili. Ma ancora una volta questi malintenzionati provengono dai quartieri caldi e dalle bidonville attigue all’autostrada.
Circondata da numerosi baraccopoli, la capitale riprende certamente a vivere dopo gli anni del terrorismo, ma resta sotto la minaccia di una popolazione delinquente recidiva e criminale, anche se la criminalità viene contenuta nelle sue ultime trincee dagli inflessibili SSI. Lasciamo Zéralda sul tardi, dopo un incontro con la stampa del colonnello Tayebi che promette:”Algeri non sarà più la stessa, ne sono sicuro. Sarà impiegato ogni mezzo per condurre una lotta implacabile contro il crimine, il delitto e le morti sulle nostre strade. La nostra determinazione è più forte”.