Crisi Siriana
Quarta settimana dell’intervento russo in Siria. Analisi della Dichiarazione di Vienna
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Crisi siriana, novembre 2015 - Direi che, almeno fino ad oggi, la Russia ha ottenuto diversi risultati importanti col suo intervento in Siria. Ma più importante ancora è che ha costretto gli Stati Uniti ad accettare una conferenza cui è stato invitato anche l'Iran
Le saker francophone, 2 novembre 2015 (trad. ossin)
Quarta settimana dell’intervento russo in Siria. Analisi della Dichiarazione di Vienna
Direi che, almeno fino ad oggi, la Russia ha ottenuto diversi risultati importanti col suo intervento in Siria. Ma più importante ancora è che l’intervento russo ha costretto gli Stati Uniti ad accettare una conferenza cui tutti gli attori regionali, ivi compreso l’Iran, sono stati invitati. A conclusione dei lavori, la conferenza ha adottato una risoluzione comune che si può leggere integralmente qui.
Io penso che questa dichiarazione costituisca una importante sconfitta per gli Stati Uniti e, dunque, una nuova vittoria diplomatica per la Russia. Ecco qui alcuni dei punto che sono stati accettati (con la corrispondente sezione della dichiarazione tra parentesi):
- L’Iran parteciperà ai negoziati sul futuro della Siria (preambolo)
- Non sarà autorizzata la spartizione della Siria (#1)
- La Siria non avrà un governo religioso (#1)
- L’esercito siriano non sarà sciolto (#2)
- Daech e gli altri terroristi dovranno essere battuti (#6)
- Sarà il popolo siriano a scegliere il suo governo (#8)
Ora traduciamo queste proposizioni in termini politici e vediamo che cosa comportano:
- Gli Stati Uniti non sono riusciti a isolare l’Iran, il cui ruolo cruciale viene ora riconosciuto da tutti
- Agli Stati Uniti non sarà consentito di dividere il paese tra un Wahhabistan e un Alauistan
- Nessuna delle fazioni sostenute dagli Stati Uniti (tutte di ispirazione religiosa) avrà la possibilità di governare
- L’esercito siriano (che è saldamente filo-Assad) non sarà né sciolto né disarmato
- Tutte le fazioni sostenute dagli Stati Uniti (essendo tutte composte da estremisti wahhabiti) dovranno essere sconfitte militarmente
- Assad potrà restare al governo (in quanto sarà lui certamente ad essere eletto, essendo il leader più popolare)
La conferenza di Vienna sulla Siria
Ora, io non sono così stupido o ingenuo da credere, anche solo per un secondo, che gli Stati Uniti rispetteranno questi impegni. Tutto al contrario. Affermo solo che la Russia ha inflitto un’altra forte sconfitta diplomatica agli Stati Uniti, simile a quella di Lough Erne o degli Accordi di Minsk-1 e Minsk-2. A Lough Erne, per esempio, gli Stati Uniti sono stati costretti ad accettare la seguente dichiarazione: Invitiamo le autorità e l’opposizione siriana a impegnarsi congiuntamente per distruggere ed espellere dalla Siria tutte le organizzazione e gli individui affiliati ad Al Qaeda e tutti gli altri attori non statali legati al terrorismo”. In altri termini, si sono invitati i wahhabiti legati a Daech ad unirsi all’esercito governativo siriano per sconfiggere Daech! Sappiamo tutti ovviamente che non è questa l’interpretazione che si è voluta dare dell’impegno. Ma l’importante qui è che le azioni e le politiche USA sono talmente indifendibili che gli stessi Stati Uniti devono condannarle o, almeno, contraddirle in qualsiasi forum pubblico.
Azioni/Politiche/obiettivi USA | Politiche ufficiali USA in Siria |
Totale sostegno militare a Daech | Opposizione intransigente a Daech |
Promozione di un regime wahhabita |
Promozione di un governo laico |
Divisione della Siria | Salvaguardia dell'unità della Siria |
Distruzione dell'esercito siriano | Mantenimento dell'esercito siriano |
Destituzione a tutti i costi di Assad | Siriani liberi di eleggere Assad |
Sabotaggio di tutti gli sforzi russi | Collaborazione con la Russia |
Mutamento di regime in Iran | Iran come partner |
Mentre, almeno fino ad oggi, gli Stati Uniti erano riusciti a fare l’esatto contrario di quello che dichiaravano, continuare a comportarsi in questo modo diventa oltremodo difficile adesso che l’esercito russo è direttamente impegnato in Siria. Questo fatto è apparso evidente nel momento surrealista in cui, dopo le accuse USA che la Russia avrebbe bombardato i terroristi sbagliati, gli Stati Uniti non hanno voluto poi fornire alla Russia un elenco dei veri e dei falsi terroristi.
Questa tattica diretta a costringere gli Stati Uniti ad accettare formalmente qualcosa cui essi si oppongono è la stessa che Putin aveva utilizzato anche per l’Accordo di Minsk-2, con il quale i Russi hanno fondamentalmente costretto gli Stati Uniti e il loro regime di marionette ucraine ad accettare un dialogo coi Novorussi, anche se un siffatto dialogo è assolutamente impossibile. E’ quanto la Russia fa anche oggi: costringere gli Stati Uniti a negoziare con Assad e l’Iran.
Per contrasto, la politica e le azioni che la Russia dichiara sono semplici, dirette e totalmente coerenti tra loro: vincere i terroristi, sostenere il governo legale della Siria, rispettare il diritto internazionale. Nel caso della Russia, non c’è bisogno di nascondere nulla e, di fatto, i Russi sono stati assolutamente trasparenti nel loro operato.
Sono oramai anni che gli Stati Uniti sognano di fare ad Assad la stessa cosa che era stata fatta a Saddam Hussein e a Gheddafi, e senz’altro dispongono della forza militare per farlo: ciò che adesso scoprono, con gran dispetto, è che la Russia è capace di disfare i progetti statunitensi, ricorrendo abilmente ad una combinazione di diplomazia intensa e limitati sforzi militari. Finora gli Stati Uniti non sono stati capaci di fronteggiare questa situazione.
Sul piano militare la situazione resta, nella migliore delle ipotesi, complicata. Gli articoli migliori che ho trovato sulla situazione sul terreno sono, ancora una volta, sul sito internet del Colonnello Cassad. Per sintetizzare una lunga storia e risparmiarvi tutti i dettagli di ogni battaglia, sembra che l’Esercito siriano avanzi lentamente in molte direzioni, ma che sia incapace di sfruttare a suo vantaggio gli attacchi aerei russi e che questi modesti successi tattici non sono sfociati in sfondamenti operativi. In parole povere: le forze governative combattono molto duramente per ottenere risultati modesti.
Io non biasimo minimamente i Siriani per questo. Le linee del fronte sono lunghe, complesse, i wahhabiti vi sono ben nascosti, il contingente dell’aviazione russa in azione è piccolissimo e non può fare tutto. Un esperto russo ha dichiarato oggi di stimare le perdite dell’Esercito siriano, dall’inizio della guerra, in 85.000 uomini. Se è vero, questo potrebbe spiegare, almeno in parte, che i Siriani hanno molteplici compiti e hanno difficoltà a concentrare forze sufficienti in un dato posto, per operare uno sfondamento.
E tuttavia è assolutamente possibile che gli sforzi combinati dei Russi e dei Siriani riportino alla fine un successo operativo e che le forze di Daech crollino all’improvviso, almeno su una parte del fronte. Il problema è che i due campi sono impegnati in una corsa contro il tempo: la prossima sessione di negoziato è prevista già tra due settimane e, finora, nessuno sembra potersi presentare al tavolo dei negoziati in posizione di forza. Sembra che gli Statunitensi progettino un attacco contro Raqqa, servendosi principalmente di forze curde. Se così è, allora è un piano piuttosto bizzarro. Dopo tutto, perché le forze curde dovrebbero essere d’accordo con un’operazione tanto pericolosa e potenzialmente costosa (in termini di materiali e vite umane) tanto lontano dalle loro zone, che essi devono proteggere più o meno in ogni direzione? In confronto, il piano russo che mira a sbloccare l’Esercito siriano, aiutandolo a riconquistare Aleppo e la strada strategica che collega Damasco a Homs e Aleppo, sembra molto più realista, anche se presenta molte potenziali difficoltà. Se i Siriani non riusciranno a centrare questi due obiettivi nel corso delle due prossime settimane, ciò complicherà enormemente i prossimi negoziati e potrebbe costringere l’Iran ed Hezbollah ad impegnare forze ben più importanti per dare una mano all’esercito siriano.
Le prossime settimane saranno cruciali.
Obama con la prossima (probabile) presidente degli Stati Uniti