Crisi Siriana
Siria: i fronti jihadisti cedono – Entra in campo anche l’Egitto
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Crisi siriana, dicembre 2016 - La resistenza jihadista sta per essere spezzata ad Aleppo est. E con essa l'intera strategia statunitense ed europea per la Siria
Moon of Alabama, 28 novembre 2016 (trad. ossin)
Siria: i fronti jihadisti cedono – Entra in campo anche l’Egitto
Moon of Alabama
Aggiornamento dalla zona che definisce l’enclave di Aleppo est:
Tutta la parte nord controllata dagli jihadisti è stata liberata, circa il 40% del territorio. Una nuova carta è disponibile qui. Circa 10.000 civili sono scappati verso le zone controllate dal governo (smentendo le stime di 250.000 civili presenti in zona, formulate dall’ONU). Le pompe d’acqua sono tutte nelle mani del governo. L’acqua ricomincerà a scorrere.
Fine dell’aggiornamento.
L’Esercito arabo siriano (EAS) e i suoi alleati hanno fatto enormi progressi ad Aleppo est. Anche qui, come dovunque a quanto sembra, i fronti del Jihad cedono. I dissensi tra gli oppositori (del governo), che riflettono quelli dei loro sponsor, ne frenano l’iniziativa. La discreta campagna aerea russa sulla retroguardia dei “ribelli” ne ha ridotto le risorse in materiali e uomini.
Le forze egiziane verranno presto in soccorso all’alleanza siriana. Siccome diverse enclave “ribelli” sono state eliminate, o militarmente o attraverso accordi di pace, alcune truppe siriane si rendono disponibili per intervenire su altri fronti. Si è fatto intendere con chiarezza alla Turchia che deve rinunciare ai suoi piani sulla Siria (e l’Iraq). Con maggiori forze disponibili, e la solida protezione (aerea) russa, l’EAS è in grado di muovere verso Idleb, nel nord del paese, e verso Raqqa, a est.
Il fronte del jihad, nella parte nord-est del calderone di Aleppo, è stato spezzato ieri e tutte le sue difese sono completamente crollate. I jihadisti hanno dovuto ripiegare e il terzo di Aleppo est che era controllata dagli jihadisti sta per cadere rapidamente nelle mani delle forze governative siriane. La causa principale della sconfitta degli jihadisti è – mantenetevi forte – la “mancanza di ospedali”:
“I rivoluzionari si battono con accanimento ma l’intensità dei bombardamenti e dei combattimenti, il numero dei morti e dei feriti e la mancanza di ospedali giocano un ruolo importante nello sfaldamento del loro fronte”, ha dichiarato un responsabile di Jabha Shamiya, uno dei più forti gruppi che lottano contro Assad nel nord della Siria.
E’ stato sicuramente la distruzione dell’ultimo ospedale per gatti transessuali di Aleppo da parte di un missile termonucleare a ribaltare la situazione. E’, credo, la prima volta che un argomento di propaganda tanto ridicolo viene usato per spiegare una completa disfatta.
In realtà le forze siriane cercano di ridurre al minimo le perdite, usando la loro schiacciante capacità di fuoco per aprire la strada prima dell’avanzata della fanteria. Questo distrugge tutte le linee di difesa che i “ribelli” mettono in campo, prima ancora che inizino i combattimenti veri. Solo soldati bene addestrati al combattimento e molto disciplinati potrebbero sostenere un tale fuoco e offrire una reale resistenza. I “Ribelli” non ne sono capaci.
La mappa di Electronic Resistance mostra i progressi dell’EAS oggi:
Circa 1.500 civili sono scappati da Aleppo est per rifugiarsi dietro le linee dell’EAS (altri rapporti parlano di 4.000 - questo dimostra che i ribelli hanno tenuto dei civili in ostaggio). Ci si è subito accorti che la propaganda dei 200.000, 250.000, 300.000 civili di Aleppo est, martellata dagli Stati Uniti e dalle Nazioni Unite, è un assurdo. Le zone liberate sono quasi del tutto disabitate. Come abbiamo mostrato a metà ottobre, c’erano ad Aleppo est probabilmente da 4 a 5000 jihadisti (adesso di meno), la metà dei quali di Al Qaeda, e probabilmente 20.000 civili, per la maggior parte familiari di combattenti. (E’ molto possibile che anche queste stime siano esagerate).
A est della città di Aleppo, l’avanzata dei Turchi verso Al-Bab è stata fermata da un raid aereo siriano con protezione russa. I piani di Erdogan per istituire una entità alleata della Turchia, comprendente almeno Al-Bab, Raqqa e Manbij, sono andati in fumo. Elijah Magnier fa un’analisi eccellente degli interessi che muovono i diversi attori nella regione e di quel che accade: dopo un anno la Russia si vendica e ferma la Turchia alle porte di Al-Bab.
A sud della Siria, intorno a Damasco, due altre piccole enclave “ribelli” hanno deposto le armi e concluso un accordo di pace col governo. Si lascia ai combattenti che dicono di voler morire sul campo di battaglia la possibilità di andare a Idleb, dove saranno eliminati più tardi (o – più verosimilmente – fuggiranno verso l’Europa).
La sacca di jihad a est della Ghuta si è ridotta nel corso delle ultime settimane, fino ad un’unica cittadina disabitata e a qualche villaggio. Saranno ripuliti nei prossimi giorni. Un tentativo jihadista di liberare una sacca di resistenza a ovest della Ghuta è fallito.
Qalaat Al Mudiq @QalaatAlMudiq - 3:49 - 26 nov 2016
I ribelli hanno cominciato una nuova battaglia nella #provincia di Quneitra per spezzare l’assedio di W. # Ghuta. Il bombardamento preventivo è in corso.
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[Molti tweet parlano di «progressi» e di «successi»]
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Qalaat Al Mudiq @QalaatAlMudiq - 6h53 - 27 novembre 2016
@QalaatAlMudi. La battaglia si è fermata per disaccordi intercorsi tra i gruppi impegnati nel tentativo di spezzare l’assedio di W. # Ghuta & Khan Ash Sheikh. L’evacuazione sta cominciando
Influenti ambienti egiziani, soprattutto militari, hanno cacciato i Fratelli Mussulmani dal governo (colpo di Stato del 3 luglio 2013, ndt). I Fratelli Mussulmani sostenevano gli jihadisti in Siria e in Libia e stavano assumendo posizioni sempre più radicali. L’esercito egiziano ha agito su sollecitazione dei Sauditi, che avevano offerto un enorme aiuto economico perché il governo fosse rovesciato. Riyadh vedeva i Fratelli Mussulmani come un pericolo. In seguito le priorità saudite sono cambiate. I Wahhabiti si sono immediatamente riconciliati con gli ideologi dell’islam politico dei Fratelli Mussulmani. Con la Turchia governata dai Fratelli Mussulmani e il Qatar che li appoggia, i nuovi dirigenti sauditi hanno intensificato la loro campagna per fare applicare la legge islamica in Libia, Iraq, Siria e Yemen.
Tutto questo ha modificato la situazione per l’Egitto. La Turchia e il Qatar sono diventati dei nemici, come le forze collegate a loro in Libia. Quando i Sauditi hanno ufficialmente chiesto al governo di Sissi in Egitto di appoggiare i Fratelli Mussulmani, questo ha provocato la fine dell’alleanza. I Fratelli Mussulmani sono i nemici dell’Egitto, e non li si lascerà mai più andare al potere. L’Egitto ha anche rotto con gli Stati Uniti, che avevano appoggiato i Fratelli Mussulmani dovunque. Per contro le relazioni con la Russia sono tornate amichevoli.
Il Cairo ritiene che l’istallazione di un qualsivoglia regime islamista in Siria metterebbe in pericolo l’Egitto (Israele potrebbe facilmente dirottare gli jihadisti che appoggia attivamente nelle altezze del Golan siriano verso la penisola del Sinai). L’Egitto crede anche che il regime saudita attuale cadrà prima della fine del 2017 a causa di lotte interne. Attualmente quindi offre il suo aiuto alla Siria per combattere i suoi nemici.
Da alcune settimane, una delegazione militare egiziana di alto livello si è recata in Siria per discutere della loro partecipazione alla campagna, sotto il comando siriano e russo. Si dice che alcuni elicotteri ed aerei egiziani siano stati spediti ad un aeroporto del governatorato siriano di Hama. L’Egitto dispone di una forte fanteria e di un accesso marittimo alla Siria. Ecco qualche informazione seria sulle truppe al suolo:
La Francia aveva costruito due navi d’assalto anfibie Mistral per la Russia ma, nell’ambito delle sanzioni per l’Ucraina, non le ha più consegnate. Alla fine sono state vendute all’Egitto. Dove sono state equipaggiate con elicotteri e apparecchi elettronici russi. Si dice che siano ufficiali russi a comandarle.
Ogni nave può trasportare un intero battaglione, da 400 a 900 uomini e tutto l’equipaggiamento. Basta che le due navi egiziane facciano due viaggi ciascuna da Suez a Laodicea perché una brigata di fanteria completa, e tutta la logistica, arrivi in Siria in pochi giorni. Gli elicotteri russi a bordo dei Mistral assicurerebbero l’appoggio aereo. La flotta russa che staziona nella parte est del Mediterraneo coprirebbe la spedizione.
Si tratterebbe di una unità militare autonomamente organizzata, capace di battersi in modo coerente e indipendente. Una simile unità è molto più preziosa delle forze sciite irregolari impegnate dagli Iraniani per battersi in Siria. Queste hanno bisogno dell’aiuto logistico e del comando dell’esercito siriano. Gli Egiziani possono invece fare da soli tutto quello che viene loro dato incarico di fare. Per ragioni geopolitiche (in particolare il canale di Suez), né gli Stati Uniti, né la Turchia oserebbero fare niente.
Attualmente, circa 4 000 Iracheni e 4 000 Iraniani compongono le forze sciite fornite dall’Iran in Siria. 400 ufficiali dei servizi di informazione iraniani si trovano sul posto per consigliarli e guidarli. Hezbollah ha spedito circa 2 000 soldati delle sue unità speciali Redwan. Oltre al suo sistema di difesa, la Russia impegna delle forze speciali e elementi di comando sul campo. La forza egiziana, con circa 4 000 soldati non costituirebbe una enorme forza numerica, ma sarebbe una forza di combattimento unita ed efficace. Il sostegno politico che una simile unità simboleggerebbe, poi, avrebbe certamente una altrettanta importanza, se non di più.
La Francia, che sostiene febbrilmente gli jihadisti in Siria, sarebbe fortemente imbarazzata da una simile iniziativa. Tutti riderebbero delle sue sanzioni contro la Russia se i Mistral «egiziani» finissero con l’appoggiare il governo siriano sotto il comando russo.
Se l’Egitto facesse questo, una offensiva del governo siriano verso Raqqa diventerebbe, non solo possibile, ma probabile. L’esercito egiziano ha una certa esperienza nella lotta agli jihadisti in Sinai. Non teme troppo le perdite e detesta gli jihadisti. E può sufficientemente rafforzare le sue unità secondo le necessità. Se l’Egitto deciderà, la conquista di Raqqa sarebbe solo un aperitivo e tutti i piani statunitensi per un «principato salafita» nell’est della Siria e l’ovest dell’Iraq sfumerebbero.
Con tutto quanto detto, e col presidente Trump tentato dal ritirare l’appoggio degli Stati Uniti agli jihadisti in Siria, la fine della guerra è in vista.
Anche se il Qatar, e altri, continuassero ad appoggiarli, gli jihadisti non avrebbero alcuna speranza contro una alleanza molto meglio organizzata attorno al governo siriano.
Il Consiglio europeo per gli affari esteri, che è fortemente influenzato dagli Stati Uniti, ha appena pubblicato un nuovo documento sulla Siria destinato ai governi dell’Unione Europea: Primo test per Trump - Politica europea e assedio di Aleppo.
Nel sottotitolo si legge:
Non vi è più una reale speranza di deporre Assad. L’Europa deve piuttosto lavorare ad un orribile accordo che permetterebbe al popolo siriano di evitare il peggio.
Un titolo meglio concepito avrebbe potuto essere: Come l’UE si è del tutto resa superflua, seguendo servilmente gli Stati Uniti nel loro delirio e opponendosi ad Assad e alla Russia.
L’UE è talmente divisa e manca talmente di visione che non riesce nemmeno a gestire i ricatti dell’aspirante sultano della Turchia. Se l’UE bloccasse tutti i crediti e cessasse di sostenere l’economia turca, per il governo Erdogan sarebbe il fallimento in qualche mese. Putin ha dimostrato come ci si deve comportare con Erdogan. Come mai nessuno a Bruxelles (o a Berlino) ha imparato la lezione?