Unfollow 48, dicembre 2015 (trad. ossin)
 
Syriza e Israele – Cronaca di una satelitizzazione annunciata
Arsi Chadijstefanou

 

E’ bastato meno di un anno ad Alexis Tsipras per portare a compimento il tentativo, avviato dal governo Mitsotakis e proseguito dai successori, di trasformare la Grecia in un satellite di Israele

 

 
Tsipras e Netanyahu
 
Al telefono una voce grave chiese: “Hai letto quello che dice l’opposizione?” “Non ne avevo il tempo e non avevo nessuna intenzione di perdere una mattinata”, rispose l’interlocutore con tono sarcastico. “Nessun partito serio può riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele”, riprese la voce grave continuando a gratificare gli avversari degli epiteti più sprezzanti: “E’ repugnante, è vergognoso, sono idee messe insieme da un gruppetto di dilettanti”. “Sì, davvero, è totalmente immorale”, aggiunse l’uomo che parlava all’altro capo della linea telefonica. Questa conversazione venne registrata dai servizi di informazione della Casa Bianca il 29 giugno 1972. La voce grave apparteneva al “mago della diplomazia statunitense”, di origine ebraica, Henry Kissinger. L’interlocutore, pienamente d’accordo con lui, era il presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon. Perfino questi due politici repubblicani, responsabili della morte di milioni di civili in tutto il pianeta, sapevano che vi è un limite ai progetti dello Stato israeliano. E provavano un sincero disgusto per la piaggeria del partito democratico verso Tel Aviv.
 
Come reagirebbero queste due vette della diplomazia statunitense se venissero a sapere che il Primo Ministro della Grecia, che fino a qualche mese fa portava la kefiah (la sciarpa palestinese) come simbolo della “rivoluzione scic” ha indirettamente riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele?
 
“E’ un grande onore per me trovarmi nella vostra capitale storica ed incontrarla”, ha scritto Tsipras nel libro dei visitatori del presidente israeliano. I diplomatici greci con maggiore esperienza hanno cambiato colore di fronte a una simile dimostrazione di totale sottomissione verso Israele. I propagandisti del partito di governo hanno lavorato notte e giorno nelle settimane successive per sterilizzare questa dichiarazione inaudita, ricorrendo perfino all’argomento trito e ritrito del dilettantismo. Quel che in nessun modo volevano rivelare è che Tsipras aveva cominciato a preparare il terreno per questo allineamento al fianco di Israele già diversi mesi prima delle elezioni del gennaio scorso. La deliberata scelta di personalità note per i loro legami con la lobbie di Israele in Grecia e negli Stati Uniti, come anche le frequenti visite di quadri di SYRIZA all’ambasciata di Israele, costituivano un messaggio chiaro, che però nessuno ha voluto intendere.
 
Un flirt che viene da lontano
Per molti, il flirt di SYRIZA con Israele comincia nell’agosto 2012, quando Tsipras incontra Shimon Peres (responsabile tra l’altro del massacro di decine di civili nei campi dell’ONU in Libano nel 1996). Di fronte al malumore della base del partito e alle richieste di chiarimenti di Tassos Kourakis, l’apparato del partito ricorre a un diversivo: con Rena Dourou in prima linea, che ha scritto due articoli per riciclare Peres, accusato di crimini di guerra, presentandolo come la “dissidenza di sinistra” in Israele e insistendo che “il nostro paese ha tutto da guadagnare dalla coincidenza dei nostri interessi geostrategici con Israele”.
 
Ma chiunque abbia seguito da vicino l’evoluzione della politica estera di SYRIZA data al 2009 i primi “turbamenti amorosi” verso Israele. Più precisamente: il 10 dicembre 2009, accademici, giornalisti, uomini politici, alcuni dei quali giocheranno un ruolo decisivo nella formulazione della politica di SYRIZA in tema di difesa, si incontrarono in una giornata organizzata dall’Istituto di Relazioni Internazionali (IDIS). In mezzo a nomi famosi come quelli di Constantin MItsotakis, di Theodore Pangalos, di Yerassimos Arsenis, ecc, c’era anche Sotiris Roussos, professore supplente all’Università del Peloponneso, che insisteva sulla necessità di una collaborazione tra Grecia e Israele in materia di sicurezza, e sull’utilità di far giocare la lobbie israeliana degli Stati Uniti a favore della Grecia. Benché sia ben presto tramontata la leggenda di questa lobbie che avrebbe salvato l’economia greca, grazie alla sua influenza sui centri finanziari internazionali (non era d’altronde una riproposizione, questa, degli stereotipi antisemiti?), queste idee si fanno spazio nel nucleo direttivo di SYRIZA. E, cinque anni dopo, Sotiris Roussos si ritrova ad essere il coordinatore della sezione politica estera e di difesa del partito e in prima linea nei tentativi di avvicinamento con quello che il maggior partito della Sinistra definisce “Stato terrorista del Medio Oriente”. Non è un caso che Roussos abbia coordinato la presentazione ufficiale del programma di SYRIZA per la Difesa, il cui secondo relatore era Costas Grivas, ben noto “nazionalista”, borsista della Fondazione Fullbright – l’uomo che, come all’epoca sottolineava il Giornale dei redattori, era gratificato di “commenti entusiastici” da parte dei giornali di estrema destra e dell’organizzazione nazista Chryssi Avgi. 
 
Quando Tsipras portava la kefiah
 
Abbandonato ogni tentativo, anche solo formale, di presentarsi come un amico dei Palestinesi, Tsipras e i suoi amici hanno allora avviato un’operazione per fare breccia nel cuore di Tel Aviv, piantando le tende nell’ambasciata di Israele ad Atene. Lo stesso Primo Ministro rende visita all’ambasciatore Irit Ben Aba, quasi un mese prima delle elezioni di gennaio – seguito tre giorni dopo da Rena Dourou. Il matrimonio tra SYRIZA e Tel Aviv troverà una conferma appena 24 ore prima delle elezioni, quando Nikos Pappas passerà per la residenza di Irit Ben Aba per promettergli ancora una volta che il nuovo governo manterrà, non solo la cooperazione militare, ma anche lo scambio di informazioni tra i servizi segreti dei due paesi.
 
Il ruolo di coordinatore di questi contatti sembra essere stato assunto dal consigliere diplomatico di Tsipras, Vanguelis Kalpadakis, del quale ha suscitato scandalo tra il Corpo diplomatico la nomina in una età eccezionalmente giovane all’ambasciata di Ankara – un posto che gli altri diplomatici possono ottenere solo dopo decenni di servizio. Coincidenza: il fratello del consigliere diplomatico di Tsipras, Yorgos Kalpadakis (sono i due nipoti del presidente del Parlamento Nikos Voutsis) si trova a capo dell’ufficio d gabinetto di un altro quadro filo-israeliano di SYRIZA, Iannis Dragasakis. Il vice presidente del governo Tsipras non manca a nemmeno una manifestazione dell’ambasciata di Israele ad Atene, dove può incontrare sempre qualche membro della famiglia Mitsotakis, dal patriarca Constantinos fino a Dora Bakoyanni. Gente che conosce da molto tempo Dragasakis riferisce di rapporti particolarmente stretti di quest’ultimo con la famiglia che ha aperto la strada alla cooperazione diplomatica della Grecia con Israele (Jean Cohen, che si presenta nella sua biografia come “l’iniziatore ufficioso della comunicazione tra i due paesi, è stato per anni il consigliere di Constantin Mitsotakis). I Dragasakis ha avuto l’occasione di esprimere la propria ammirazione per lo Stato di Israele durante la visita resa con Dora Bakoyanni a Gerusalemme nel 2014
 
Un satelitizzazione totale
Tutto ciò accadeva mentre ancora SYRIZA era al governo dopo avere adottato come copricapo ufficiale la kefiah palestinese. Si può bene immaginare che cosa sia successo quando il nuovo Primo Ministro ha cominciato a piazzare degli atlantisti ai posti più importanti della politica estera, della difesa e dei servizi di informazione. La scelta di Nikos Kotzias e di Panos Kammenos come ministri, e di Roumbati alla testa dei Servizi di Informazione (EYP), venne considerata come un’apertura verso gli Stati Uniti, ciò che per definizione va di pari passo con un rafforzamento dei legami con Israele.
 
Konstantinos Mitsotakis
 
Il giornale To Vima ci avvertiva fin dal 2012 che “Kammenos ha contatti con circoli israeliani e al di là dell’Atlantico”. In questo contesto, alcuni diplomatici arabi consideravano quasi certo che la Grecia si sarebbe astenuta nello storico voto sul riconoscimento dello Stato palestinese – decisione la cui responsabilità SYRIZA ha tentato di scaricare sul ministro degli affari esteri, Petros Molyviatis. Le stesse fonti diplomatiche hanno dichiarato a UNFOLLOW che, in seguito, il governo ha respinto proposte provenienti da paesi arabi per sostenere il sistema bancario e, più in generale, l’economia nazionale. 
 
Ma quel che nemmeno i critici più intransigenti di SYRIZA avrebbero potuto immaginare è che la Grecia sarebbe diventata il secondo paese al mondo dopo gli Stati Uniti a firmare con Israele l’accordo “Status of Forces Agreement”, che prevede la presenza nei due paesi di personale militare impegnato in esercitazioni e cooperazione militare. “La Grecia – disse allora l’analista Ali Abounima – offre il proprio territorio per addestrare gli Israeliani ad uccidere i Palestinesi”. Purtroppo le iniziative del governo Tsipras non si fermano qui. Lo slogan “la Sinistra per la prima volta” si è presto trasformata nella prima volta… che una aviazione di guerra straniera – quella di Israele – partecipa all’esercitazione “Iniochos”
 
Rispondendo a queste manifestazioni di buona volontà, lo stato maggiore di Israele ha infatti invitato la Grecia, insieme agli Stati Uniti e alla Polonia, a partecipare alla più grande esercitazione aerea mai realizzata dopo la creazione dello Stato di Israele. Così è bastato meno di un anno a Tsipras per portare a compimento i tentativi avviati dal governo Mitsotakis e dai suoi successori di trasformare la Grecia in un satellite di Israele. E’ andato anche oltre i suoi predecessori, tagliando completamente ogni comunicazione col mondo arabo e assicurando un piccolo marchio greco ai prossimi massacri di Gaza.
 
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