Il capo della Giunta militare annuncia una “rinegoziazione dei contratti minerari”

27.12.2008 AFP

Il Capo della Giunta golpista in Guinea, il capitano Moussa Dadis Camara, ha annunciato a Conakry una “rinegoziazione dei contratti” nel settore minerario e l’arresto dell’estrazione nelle zone aurifere “fino a nuovo ordine”, promettendo nel contempo di punire la corruzione.

“Abbiamo bloccato il settore minerario. Ci sarà una rinegoziazione dei contratti”, ha detto nel corso del primo discorso pubblico.

“Per le zone aurifere abbiamo già deciso di bloccare l’estrazione fino a nuovo ordine”, ha aggiunto davanti ad un migliaio di rappresentanti di partiti politici, sindacati, organizzazioni della società civile e dignitari religiosi, riuniti nel campo militare di Alpha Yaja Diallo.
“Sono stati i governanti che erano intorno al capo dello Stato (Lansana Conté, morto lunedì dopo 24 anni di potere) che hanno saccheggiato questo paese”, ha aggiunto.
Ha inoltre assicurato che “tutti coloro che si sono resi colpevoli di storno di fondi pubblici saranno puniti... Chiunque voglia stornare i fondi dello Stato a suo profitto, se saranno scoperto, sarà giudicato e punito davanti al popolo”.
Annunciando un “programma d’azione per combattere l’ingiustizia e l’insicurezza e promuovere una bella elezione libera e trasparente”, ha criticato “l’irresponsabilità e la notoria incapacità dell’Assemblea nazionale e la notoria corruzione del governo” rovesciato.
Ha inoltre promesso una revisione contabile delle finanze pubbliche.
La Guinea ospita più di un terzo delle riserve mondiali di bauxite, di cui è la prima esportatrice e la seconda produttrice mondiale, dopo l’Australia.
Il suo sottosuolo contiene inoltre importanti riserve di oro, diamanti, ferro, nickel, e sono state scoperte nel 2007 riserve di uranio in vari siti.
Malgrado tali ricchezze minerarie, la Guinea resta al 160 posto (su 177) nella scala dello sviluppo umano, secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PNUD)



Il paese, disgustato dal sistema Conté, non oppone resistenze al putch


AFP 27.12.2008

 

In meno di una settimana, dei giovani militari hanno consolidato il loro potere in Guinea senza spargimento di sangue e senza incontrare resistenza, giacché la grande maggioranza dei Guineani sembra soprattutto ansiosa di sbarazzarsi dei protagonisti del “sistema Conté” che è durato 24 anni.

La dissoluzione del governo è stata annunciata martedì, solo qualche ora dopo l’annuncio della morte del presidente Lansana Conté, 74 anni, che ha regnato come un autocrate dal 1984, ma era notoriamente indebolito dalla malattia da almeno cinque anni.
Il secondo giorno dal colpo di Stato, la Giunta, chiamata Consiglio Nazionale per la democrazia e lo sviluppo (CNDD), ha scelto il capitano Moussa Dadis Camara, “presidente” autoproclamato.
“Abbiamo tanto sofferto”, era una delle frasi leitmotiv della folla, spesso composta di giovani, che applaudiva mercoledì il nuovo padrone di Conakry.
Al terzo giorno, l’intero governo rovesciato ha promesso fedeltà al capo della Giunta, e il Primo Ministro lo ha perfino chiamato “Signor Presidente”. E il quarto quasi tutti i partiti e sindacati avevano già “preso atto” del putch.
“Non vi è stata resistenza a causa della crisi di legittimità delle istituzioni e della miseria”, commenta Cellou Dalein, leader dell’Union des forces démocratiques de Guinée (UFDG), già pronto a lavorare col nuovo potere militare “per avviare una transizione tranquilla e democratica”.
“Nel 1995, solo il 40% della popolazione viveva con meno di un dollaro al giorno, oggi è il 55%... Di fronte al malgoverno ed alla corruzione, la gente aveva già espresso la propria insofferenza nel 2006 e 2007, durante le manifestazioni represse con la violenza”, ricorda.
“Beninteso, occorre sempre diffidare”, aggiunge. Ma ricorda che il capo della Giunta “ha domandato sabato ai partiti di proporre essi stessi una data per le elezioni legislative… Io ho apprezzato questa apertura”.
Esce di scena dunque il Presidente dell’Assemblea nazionale, Aboubacar Somparé, che avrebbe dovuto assumere l’interim a capo dello Stato per 60 giorni. Molti erano quelli che non volevano vedere questo membro del “clan Conté” dirigere il paese.
Alla comunità internazionale che condanna il colpo di Stato, l’oppositore Alpha Condé fa notare che “era impossibile una soluzione costituzionale, perché lo stesso Lansana Conté non aveva mai rispettato la Costituzione” ed aveva praticato “una specie di colpo di Stato permanente”.
“Siamo intervenuti tutti, sia pure in modo diverso, per chiedere che non si faccia troppa pressione sul CNDD (la Giunta)”, ha confermato alla AFP l’ex Primo Ministro (1996-1999) Sidya Touré.
Il testo che ha firmato con Alpha Condé chiede la costituzione di un governo in cui non compaia nessuna delle persone “coinvolte anche solo lontanamente nelle malversazioni dei fondi pubblici, nei fatti di corruzione e nei clan mafiosi” del precedente regime, oltre alla fissazione di elezioni (legislative e presidenziali) prima del dicembre 2009.
Intervistata sabato, subito dopo il primo discorso pubblico del capo della Giunta, nel corso del quale aveva soprattutto promesso la “punizione” di tutti i colpevoli di storno dei fondi pubblici, la sindacalista Rabiatou Serah Diallo, grande figura della resistenza al precedente regime, ha dichiarato che aveva “ben parlato”.
Per contro, l’oppositore Ba Mamadou – che aveva nel 2004 scritto una lettera aperta al Presidente Conté, accusandolo di essere “la causa principale delle disgrazie del paese” – non ha plaudito al colpo di forza.
Ha detto a RFI di temere che i leader politici che collaborano coi putchisti non facciano quanto è opportuno, in quanto si rischia che i militari vogliano trattenere il potere nelle loro mani.




 

 

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