Il mito di Sante Caserio
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Il Mito di Sante Caserio
Il 24 giugno 1894, dopo che il presidente Carnot negò la grazia all’anarchico Vaillant, che era stato condannato a morte per un attentato alla Camera dei Deputati, Sante Caserio uccise il presidente Carnot nel corso di una cerimonia pubblica a Lione, colpendolo al cuore con un coltello sui cui era stato impresso il nome di Vaillant. Dopo aver colpito, Caserio non tentò nemmeno di fuggire, ma corse intorno all’auto del moribondo gridando “Viva l’Anarchia”. Fu processato in Corte d’Assise il 2 e 3 agosto e il 16 dello stesso mese venne ghigliottinato
Il processo a Sante Caserio
Ecco qualche estratto dell’arringa pronunciata da lui stesso davanti alla Corte che lo ha condannato a morte.
Signori giurati! Non pronuncerò una difesa, ma piuttosto una spiegazione del mio atto.
Fin dalla tenera età, ho imparato che l’attuale società è organizzata in modo pessimo, tanto che ogni giorno ci sono diversi sventurati che si suicidano, lasciando mogli e figli nella più terribile disperazione. Gli operai, a migliaia, cercano lavoro senza poterlo trovare. Ci sono famiglie povere che chiedono l’elemosina per mangiare e tremano per il freddo; esse si trovano nella più grande miseria; i più piccoli chiedono da mangiare, e le loro povere madri non possono dargliene perché non hanno niente. Tutto quello che era in casa è già stato venduto o scambiato. Tutto quanto possono fare è solo di chiedere l’elemosina, e spesso vengono arrestate per vagabondaggio.
Ho lasciato la mia terra natale perché mi veniva spesso da piangere nel vedere delle bambine di otto o dieci anni, costrette a lavorare 15 ore al giorno per una paga miserabile di 20 centesimi. Vi sono ragazze di 18 o 20 anni che lavorano anche 20 ore al giorno per un salario ridicolo. E questa non è solo la sorte dei miei compatrioti, ma di tutti gli operai che sudano tutto il giorno per un boccone di pane, nonostante che il loro lavoro crei molta ricchezza. Gli operai sono costretti a vivere nelle condizioni più miserabili, e il loro cibo consiste in un po’ di pane, qualche cucchiaiata di riso, e dell’acqua; così quando arrivano a 30 o 40 anni, sono morti di fatica e vanno a finire i loro giorni negli ospedali.
Inoltre, conseguenza di una cattiva alimentazione e del sovraffaticamento, queste tristi creature sono, a centinaia, divorate dalla pellagra – una malattia che, nel mio paese, colpisce, come dicono i dottori, quelli che sono malnutriti e conducono una vita fatta di fatica e privazioni.
Io mi sono reso conto che vi sono molte persone che hanno fame e molti bambini che soffrono, mentre il pane e gli abiti abbondano nelle città. Ho visto molte industrie piene di abiti e di prodotti di lana, e ho visto anche dei magazzini che traboccano di grano e granturco, che servirebbero a chi ne ha bisogno. E, dall’altro lato, ho visto migliaia di persone che non lavorano affatto, che non producono niente e che vivono grazie al lavoro degli altri; che spendono ogni giorno migliaia di franchi per divertirsi; che corrompono le figlie degli operai; che possiedono abitazioni di quaranta o cinquanta stanze; venti o trenta cavalli; molti servitori; in una parola, tutti i piaceri della vita.
Io credo in Dio, ma quando vedo una tale diseguaglianza tra gli uomini, mi rendo conto che non è stato Dio a creare l’uomo, ma l’uomo a creare Dio. Ed ho scoperto che sono quelli che vogliono proteggere le loro proprietà ad avere interesse a predicare l’esistenza del paradiso e dell’inferno, e a mantenere il popolo nell’ignoranza.
Poco tempo fa, Vaillant ha lanciato una bomba nella Camera dei Deputati, per protestare contro l’attuale sistema della società. Non ha ucciso nessuno, solo ferito qualche persona; ma la giustizia borghese l’ha condannato a morte. E, non soddisfatta della condanna dell’uomo colpevole, ha perseguitato gli Anarchici e arrestato, non solo quelli che conoscevano Vaillant, ma anche quelli che erano presenti ad una pubblica lettura anarchica.
Il governo non ha pensato alle loro mogli e ai loro figli. Non ha pensato che l’uomo detenuto in cella non è l’unico a soffrire, che i piccoli chiedono il pane. La giustizia borghese non si è fatta turbare dal caso di questi innocenti, che non sanno nemmeno che cosa sia la società. Non è colpa loro se il loro padre è in prigione; chiedono solo da mangiare.
Il governo viene a frugare nei domicili privati, ad aprire lettere personali, a vietare letture pubbliche e incontri, a praticare l’oppressione più infame contro di noi. Anche oggi, centinaia di Anarchici sono arrestati solo per avere scritto un articolo in un giornale o espresso una opinione in pubblico.
Ebbene, se il governo usa contro di noi i fucili, le catene, le prigioni, dovremmo forse noi, gli Anarchici, noi che difendiamo la nostra vita, restare chiusi in casa? No. Al contrario noi rispondiamo al governo con la dinamite, le bombe, i coltelli, i pugnali. In una parola, noi dobbiamo fare quello che è possibile per distruggere la borghesia e i governi. Signori della Giuria, voi siete i rappresentanti della società borghese. Se volete la mia testa, prendetevela; ma non crediate che in questo modo fermerete il movimento anarchico.
Fate attenzione, l’uomo raccoglie ciò che semina
Le "leggi scellerate"
I parlamentari approfittarono della bomba lanciata all’interno della Camera da Auguste Vaillant il 9 dicembre 1893, per adottare, già il giorno successivo, un primo gruppo di leggi repressive. Queste nuove disposizioni vennero completate all’indomani dell’assassinio del presidente Carnot per mano di Sante Caserio, con una nuova legge che si proponeva di reprimere le trame anarchiche. Le “leggi scellerate”, come vennero ben presto definite, adottate con la scusa della difesa dell’ordine sociale minacciato dalla propaganda e dall’azione degli anarchici, hanno segnato l’avvio di un periodo di repressione senza precedenti dopo il bagno di sangue della Comune di Parigi, del quale molti militanti pagarono ingiustamente il prezzo.
L’atto di Vaillant venne così immediatamente sfruttato per fare adottare in meno di una settimana e senza alcuna discussione preliminare due leggi: una il 12 dicembre 1893 che riguardava la stampa, e l’altra il 18 sulle associazioni a delinquere.
La prima di queste leggi scellerate modificava le disposizioni della legge del 29 luglio 2881, varando una nuova tipologia di delitti, quella dell’apologia di reato. Obiettivo: colpire le provocazioni indirette e consentire alle autorità di eseguire sequestri e arresti preventivi.
Ancora più direttamente, la legge sulle associazioni per delinquere del 18 dicembre si proponeva come obiettivo di perseguire ogni forma di accordo per preparare o commettere attentati contro le persone e la proprietà, anche se non vi era stato alcun atto esecutivo. La definizione assai generica della nozione di accordo e di quella di attentato contro le persone e le proprietà permetteva, in realtà, di condannare ai lavori forzati chiunque fosse in qualche modo coinvolto nelle attività libertarie, anche se partecipandovi in modo del tutto occasionale.
Questo pacchetto di leggi venne completato all’indomani dell’assassinio di Carnot con una terza legge scellerata che mirava, questa volta direttamente, ad impedire la propaganda anarchica o antimilitarista sotto ogni forma. Chiunque fosse stato riconosciuto colpevole di avere, con l’obiettivo di fare propaganda anarchica: 1. O per provocazione o per apologia (…) incitato una o più persone a commettere un furto, o un omicidio o un saccheggio o un incendio (…); 2. O rivolto una provocazione a militari di terra o di mare, con l’obiettivo di distoglierli dai loro obblighi militari e dall’obbedienza dovuta ai loro capi (…) sarebbe stato deferito al Tribunale di polizia correzionale e punito con la prigione da tre mesi a due anni. Peggio, la pena della relegazione poteva adesso essere pronunciata contro gli individui condannati, in virtù di questa nuova legge, ad una pena superiore a un anno di prigione… Insomma, la “ghigliottina secca”, il trasferimento al bagno penale, minacciava oramai tutti i militanti libertari, anche se colpevoli solo di reati di parola o di apologia di atti di propaganda.
Il mito di Sante Caserio nella cultura popolare
Le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio
testo di Pietro Cini, anarchico toscano
Nel video che segue è interpretata dalla splendida voce di Giovanna Daffini (1913-1969)
Il sedici di agosto
sul far della mattina
il boia avea disposto
l'orrenda ghigliottina
mentre Caserio dormiva ancor
senza pensare al triste orror.
Entran nella prigione
direttore e prefetto
con voce d'emozione
svegliano il giovinetto
disse svegliandosi: "Che cosa c'è?"
"E' giunta l'ora: alzati in piè."
Udita la notizia
ei si vestì all'istante
veduta la giustizia
cambiò tutto il sembiante.
Gli chieser prima di andare a morir
dite se avete qualcosa da dir.
Spettacolo di gioia
la Francia manifesta
gridando "Viva il boia
che gli tagliò la testa"
gente tiranna e senza cuor
che sprezza e ride l'altrui dolor.
Così disse al prefetto:
"Allor ch'io morto sia
prego questo biglietto
datelo a mamma mia.
Posso fidarmi che lei lo avrà
mi raccomando, per carità.
Altro non ho da dire
schiudetemi le porte
finito è il mio soffrire
via datemi la morte.
E tu, mia madre, dai fine al duol
e datti pace del tuo figliol."
Poi con precauzione
dal boia fu legato
e in piazza di Lione
fu dunque trasportato
e spinto a forza, il capo entrò
nella mannaia che lo troncò.
La ballata di Sante Caserio
Scritta da Pietro Gori nel 1900
Intepretata da Sandra Mantovani
Lavoratori a voi diretto è il canto
di questa mia canzon che sa di pianto
e che ricorda un baldo giovin forte
che per amor di voi sfidò la morte.
A te Caserio ardea nella pupilla
delle vendette umane la scintilla
ed alla plebe che lavora e geme
donasti ogni tuo affetto ogni tua speme.
Eri nello splendore della vita
e non vedesti che lotta infinita
la notte dei dolori e della fame
che incombe sull'immenso uman carname.
E ti levasti in atto di dolore
d'ignoti strazi altier vendicatore
e ti avventasti tu sì buono e mite
a scuoter l'alme schiave ed avvilite.
Tremarono i potenti all'atto fiero
e nuove insidie tesero al pensiero
ma il popolo a cui l'anima donasti
non ti comprese, eppur tu non piegasti.
E i tuoi vent'anni una feral mattina
gettasti al vento dalla ghigliottina
e al mondo vil la tua grand'alma pia
alto gridando: Viva l'anarchia!
Ma il dì s'appressa o bel ghigliottinato
che il tuo nome verrà purificato
quando sacre saran le vite umane
e diritto d'ognun la scienza e il pane.
Dormi, Caserio, entro la fredda terra
donde ruggire udrai la final guerra
la gran battaglia contro gli oppressori
la pugna tra sfruttati e sfruttatori.
Voi che la vita e l'avvenir fatale
offriste su l'altar dell'ideale
o falangi di morti sul lavoro
vittime de l'altrui ozio e dell'oro,
Martiri ignoti o schiera benedetta
già spunta il giorno della gran vendetta
della giustizia già si leva il sole
il popolo tiranni più non vuole.
Nella recente interpretazione di Les Anarchistes
L'interrogatorio di Caserio
di Anonimo
raccolto e interpretato da Caterina Bueno (1943-2007)
Entra la corte
esamina il Caserio
e gli domanda se si era pentito:
"Cinque minuti m'avessero dato,
un altro presidente avrei ammazzato ".
" Sì, lo conosco, ci ha il manico arrotondo:
nel cuore di Carnot
l'ho penetrato a fondo ".
" Li conoscete voi vostri compagni? "
"Sì, li conosco, io son dell'anarchia:
Caserio fa il fornaio e no la spia ".
Giovanna Daffini - Vi ricordate quel 18 aprile?