I treni per Reggio Calabria
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I treni per Reggio Calabria
I giorni cantati, dicembre 2014 - Oggi, 12 dicembre 2014, è in Italia giornata di sciopero generale, indetto dalla CGIL e dalla UIL. La CISL non ha aderito perché non “fa politica” (e infatti tutti i suoi segretari si candidano regolarmente in Parlamento). Il sindacato ha molti difetti, ma è pur sempre l’organizzazione dei lavoratori, per questo viene considerato “vecchio e residuale” da quelli che considerano “moderno” svalutare il lavoro e abolire il “posto fisso”. Ma il sindacato italiano ha una storia gloriosa, ed è per questo che vogliamo rendere omaggio a questa giornata di lotta, ricordandone uno dei momenti più alti: la manifestazione di solidarietà degli operai del nord e del centro con quelli del sud, a Reggio Calabria, il 22 ottobre 1972.
Con le parole e la musica di Giovanna Marini
Rivista anarchica, anno 42 n. 374 ottobre 2012
I treni (e la nave) per Reggio Calabria
Sandra d'Alessandro
Anno esplosivo, il 1972. Letteralmente. Cominciamo da Milano. 11 marzo: Il Comitato di lotta contro la strage di Stato indice una manifestazione contro un raduno della “Maggioranza silenziosa”, la “buona” borghesia milanese più fascista che democristiana. La città è in stato d'assedio, la tensione alle stelle; furibondi, scoppiano di scontri tra servizi d'ordine della sinistra extraparlamentare e polizia e carabinieri. Candelotti e proiettili di pistola sono sparati ad altezza d'uomo; muore un pensionato, Giuseppe Tavecchio, e per questo crimine saranno rinviati a giudizio un ispettore e alcuni agenti di polizia. 110 arrestati, tra cui la sottoscritta, che sarà scarcerata tre mesi dopo, alla chiusura dell'istruttoria.
Il 17 marzo, sui tralicci di Segrate, salta per aria l'editore GianGiacomo Feltrinelli. Il 5 maggio il compagno Franco Serantini viene barbaramente ucciso dalla polizia sul Lungarno Gambacorti, a Pisa. Il 17 dello stesso mese viene assassinato a Milano il commissario Luigi Calabresi. Tutto il carcere brinda all'evento; nonostante da anni si tenti di farne un eroe buono, anche i detenuti comuni lo conoscevano come un duro, un picchiatore.
Nel corso dell'anno centinaia di attentati a sedi sindacali e di partiti e associazioni di sinistra, fino a quelle sui treni che dal Centro Nord portavano gli operai e gli edili, e lavoratori di altri settori, a Reggio Calabria, il 22 ottobre, pochi giorni prima del cinquantesimo anniversario della marcia su Roma.
Durante la mia detenzione scoppia una rivolta nel carcere di San Vittore, che si estende anche al braccio femminile; la repressione è violentissima, non ho mai avuto tanta paura in vita mia: nessuna possibilità di sottrarsi alle botte, ai vetri in frantumi che diventavano proiettili sotto i getti degli idranti, e colpivano anche le donne e i bambini del nido. Persino alcune suore sentirono sulla testa e sulle spalle i manganelli dei poliziotti.
Per tutto l'anno si susseguono senza soluzione di continuità scioperi, manifestazioni, occupazioni di fabbriche, scuole, case. L'anno si conclude con la scarcerazione di Pietro Valpreda e dei compagni anarchici, mentre sotto i bombardamenti USA su Hanoi muoiono 2000 civili vietnamiti. In tutto il mondo il 1972 fu un anno esplosivo.
I fatti che voglio ricordare hanno origine nel 1970, quando furono indette le prime elezioni per la costituzione dei Consigli delle Regioni a statuto ordinario, la più importante riforma istituzionale italiana dopo il passaggio dalla monarchia alla repubblica nel 1946. La riforma era stata bloccata per oltre vent'anni dai partiti di centro destra, DC in testa, che temevano il costituirsi di “regioni rosse”, e soprattutto di perdere il controllo, e i relativi privilegi e affari, che il potere centralizzato garantiva.
In Calabria si pose subito il problema del capoluogo, conteso tra le città di Catanzaro e Reggio. Quando fu chiaro che il governo propendeva per la prima, a Reggio esplose la rivolta: era il 14 luglio (presa della Bastiglia!) 1970, e già il giorno successivo ci fu il primo morto, Antonio Labate. I partiti di sinistra presero subito le distanze, e le sedi di PCI, PSI e Camera del Lavoro furono assaltate da squadristi fascisti, infiltratisi nella rivolta, le cui origini in realtà erano nella miseria e nella disoccupazione, che costrinsero milioni di lavoratori ad emigrare, dopo la lunga stagione dell'occupazione delle terre e l'inutile attesa della riforma agraria: era dai tempi di Garibaldi che l'aspettavano! Il 22 luglio il Treno del sole Palermo Torino deraglia a Gioia Tauro a causa delle bombe poste sui binari della ferrovia: 6 morti e 54 feriti il bilancio delle vittime. Il 3 agosto nasce, su iniziativa del sindaco DC di Reggio e del sindacalista della CISNAL Ciccio Franco, che al grido del famigerato “boia chi molla” cerca di capeggiare la rivolta, il Comitato per Reggio capoluogo.
Junio Valerio Borghese, comandante della X MAS, noto golpista e tessitore di trame nere, cerca di tenere un comizio a Villa San Giovanni, vietato però dalla questura. Il 17 settembre Ciccio Franco e alcuni suoi compari vengono arrestati per l'omicidio di un autista di autobus (alla fine i morti furono sei). Il 26 dello stesso mese muoiono in un misterioso incidente sull'autostrada cinque giovani, Gli anarchici della Baracca (un quartiere di Reggio), i quali stavano portando a Roma dei documenti comprovanti le infiltrazioni fasciste e relativi mandanti nella rivolta. Il governo invia l'esercito a controllare la ferrovia Salerno Reggio Calabria, ma col nuovo anno una manifestazione del Comitato, cui partecipano 20.000 persone, e l'occupazione del quartiere Sbarre, inducono il ministro dell'interno Restivo a sospendere le garanzie costituzionali, fino alla fine dell'anno (1971). Il presidente del Consiglio Colombo si barcamena, promettendo in TV che Reggio sarà la sede del Consiglio regionale (Catanzaro della Giunta) e soprattutto la creazione del V polo siderurgico IRI, che occuperà 7500 lavoratori. Almirante soffia ancora sul fuoco, e tiene un comizio, rivendicando il capoluogo per Reggio; ma restano solo le braci, che piano piano si spengono.
Dal 20 al 22 ottobre del 1972 i sindacati confederali, che hanno molto da farsi perdonare, indicono a Reggio una Conferenza sul Mezzogiorno; la città è in stato d'assedio, come ai massimi livelli della rivolta. Per il giorno della chiusura, viene organizzata una manifestazione di solidarietà tra lavoratori del Centro Nord e del Sud. Nella notte tra il 21 e il 22 ottobre vengono poste diverse bombe lungo la ferrovia che porta i manifestanti a Reggio; a Roma i treni restano in attesa delle ore prima di poter partire. La tensione è altissima e la paura tanta: chi ha messo le bombe sta cercando la strage. Anche molti pullman vengono bloccati alle porte della città, dove i fascisti hanno organizzato una contromanifestazione. Sembra che la manifestazione sindacale non possa partire, ma la forza di volontà vince sulla paura e, tra i sassi e gli insulti, il corteo riesce a muoversi; quando a pomeriggio inoltrato si scioglie, arrivano ancora operai che erano rimasti bloccati lungo il percorso; da Genova arrivò persino una nave coi lavoratori dell'Ansaldo.
Il viaggio da Roma a Reggio, con la sua drammaticità, le paure, ma anche la voglia di lottare e la gioia e l'orgoglio di avercela fatta, sono raccontati quasi in cronaca diretta, con voce nitida ed emozionata da Giovanna Marini, che vi partecipò personalmente, ne I treni per Reggio Calabria, la sua canzone più bella, ex aequo con il Lamento per la morte di Pasolini.
Nonostante il tentativo di appropriarsene delle destre clerico fasciste, favorito dall'astensionismo e dalle diverse letture dei fatti da parte delle sinistre, quella di Reggio fu la più grande rivolta sociale dell'Italia repubblicana, e la richiesta di lavoro e giustizia sociale ne furono l'elemento centrale; ma, come sempre, la risposta furono le bombe fasciste, un nuovo anello della strategia della tensione. Dopo quarant'anni il Sud è, se possibile, ancora più abbandonato a se stesso e dimenticato. Di tutti i manuali di storia che mi sono capitati tra le mani (tanti) nessuno la menziona. Un'omissione colpevole e offensiva, ma purtroppo solo una delle tante che riguardano la storia di lotte e il tributo di sangue di questo nostro popolo, che Gramsci definì “grande e terribile”.
I treni per Reggio Calabria (testo)
Andavano col treno giù nel meridione
per fare una grande manifestazione
il ventidue d'ottobre del settantadue
in curva il treno che pareva un balcone
quei balconi con la coperta per la processione
il treno era coperto di bandiere rosse
slogans, cartelli e scritte a mano
da Roma Ostiense mille e duecento operai
vecchi, giovani e donne
con i bastoni e le bandierearrotolati
portati tutti a mazzo sulle spalle
Il treno parte e pare un incrociatore
tutti cantano bandiera rossa
dopo venti minuti che siamo in cammino
si ferma e non vuole più partire
si parla di una bomba sulla ferrovia
il treno torna alla stazione
tutti corrono coi megafoni in mano
richiamano "andiamo via Cassino
compagni da qui a Reggio è tutto un campo minato,
chi vuole si rimetta in cammino"
dopo un'ora quel treno che pareva un balcone
ha ripreso la sua processione
anche a Cassino la linea è saltata
siamo tutti attaccati al finestrino
Roma ostiense Cisterna Roma termini Cassino
adesso siamo a Roma tiburtino
Il treno di Bologna è saltato a Priverno
è una notte una notte d'inferno
i feriti tutti sono ripartiti
caricati sopra un altro treno
funzionari responsabili sindacalisti
sdraiati sulle reti dei bagagli
per scrutare meglio la massicciata
si sono tutti addormentati
dormono dormono profondamente
sopra le bombe non sentono più niente
l'importante adesso è di essere partiti
ma i giovani hanno gli occhi spalancati
vanno in giro tutti eccitati
mentre i vecchi sono stremati
dormono dormono profondamente
sopra le bombe non sentono più niente
famiglie intere a tre generazioni
son venute tutte insieme da Torino
vanno dai parenti fanno una dimostrazione
dal treno non è sceso nessuno
la vecchia e la figlia alle rifiniture
il marito alla verniciatura
la figlia della figlia alle tappezzerie
stanno in viaggio ormai da più di venti ore
aspettano seduti sereni e contenti
sopra le bombe non gliene importa niente
aspettano che è tutta una vita
che stanno ad aspettare
per un certificato mattinate intere
anni e anni per due soldi di pensione
erano venti treni più forti del tritolo
guardare quelle facce bastava solo
con la notte le stelle e con la luna
i binari stanno luccicanti
mai guardati con tanta attenzione
e camminato sulle traversine
mai individuata una regione
dai sassi della massicciata
dalle chine di erba sulla vallata
dai buchi che fanno entrare il mare
piano piano a passo d'uomo
pareva che il treno si facesse portare
tirato per le briglie come un cavallo
tirato dal suo padrone
a Napoli la galleria illuminata
bassa e sfasciata con la fermata
il treno che pareva un balcone
qualcuno vuol salire attenzione
non fate salire nessuno
può essere una provocazione
si sporgono coi megafoni in mano
e un piede sullo scalino
e gridano gridano quello che hanno in mente
solo comizi la gente sente
ora passa la notte e con la luce
la ferrovia è tutta popolata
contadini e pastori che l'hanno sorvegliata
col gregge sparpagliato
la Calabria ci passa sotto i piedi ci passa
dal tetto di una casa una signora grassa
fa le corna e alza una mano
e un gruppo di bambini
ci guardano passare
e fanno il saluto romano
Ormai siamo a Reggio e la stazione
è tutta nera di gente
domani chiuso tutto in segno di lutto
ha detto Ciccio Franco "a sbarre"
e alla mattina c'era la paura
e il corteo non riusciva a partire
ma gli operai di Reggio sono andati in testa
e il corteo si è mosso improvvisamente
è partito a punta come un grosso serpente
con la testa corazzata
i cartelli schierati lateralmente
l'avevano tutto fasciato
volavano sassi e provocazioni
ma nessuno s'è neppure voltato
gli operai dell'Emilia-Romagna
guardavano con occhi stupiti
i metalmeccanici di Torino e Milano
puntavano in avanti tenendosi per mano
le voci rompevano il silenzio
e nelle pause si sentiva il mare
il silenzio di qulli fermi
che stavano a guardare
e ogni tanto dalle vie laerali
si vedevano sassi volare
e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
il nord è arrivato nel meridione
e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
gli operai hanno dato una dimostrazione
Giovanna Marini: Lu mnestre Colombe